Animalismo |
Ma chi vuole ancora la caccia? |
08 Giugno 2012 | ||||||||||||||||
Grande successo della manifestazione nazionale che si è svolta lo scorso 3 giugno a Torino contro l’abolizione del referendum per limitare la caccia in Piemonte
A riprova di ciò che è ormai entrato nella mentalità corrente, e cioè che la caccia è una pratica barbara, obsoleta e anacronistica, la manifestazione che si è svolta lo scorso 3 giugno a Torino è stata una ulteriore conferma del profondo sentimento anticaccia che ormai regna nei cittadini di ogni età, cultura, ceto, ideologia politica o religiosa. Più di 3mila persone hanno manifestato pacificamente in corteo nel centro di Torino, provenienti da tutto il Piemonte e da varie parti d’Italia, per protestare contro l’abolizione del referendum che era stato fissato proprio per quella data. Un referendum per limitare la caccia in Piemonte, richiesto 25 anni fa da 60mila persone, lungamente osteggiato dalla Regione e poi reso inevitabile dalla decisione del TAR, ma all’ultimo momento abolito per l’abrogazione della legge regionale che il referendum chiedeva di modificare. Un espediente, un “trucchetto legislativo”, così come lo definiscono i promotori del referendum. Per dare una risposta tempestiva e un segnale ai tanti che si sono trovati disorientati dall’annullamento a campagna referendaria già attivata il Comitato promotore ha organizzato a tempi record, neanche tre settimane, una manifestazione nazionale di protesta.
E il movimento del SÌ ha risposto compatto. Molte sono state le dichiarazioni a sostegno della manifestazione. Il Presidente Emerito della Corte Costituzionale Gustavo Zagrebelsky ha fatto giungere al Comitato del Referendum il seguente messaggio: “Aderisco alla manifestazione del 3 giugno, di protesta contro il comportamento dell’Amministrazione regionale che ha operato per vanificare l’iniziativa di tanti cittadini che, da venticinque anni (venticinque!!!) operano per poter esercitare il diritto al referendum su temi così importanti come la difesa dell’ambiente e il rispetto delle forme della vita che ospita e il contrasto della cultura che considera l’uccisione degli animali uno sport, un passatempo, un divertimento.
Oggi, finalmente, la legittimità di questa iniziativa è stata pienamente riconosciuta ma è venuto a mancare quel minimo di cultura democratica che imporrebbe al mondo della politica, di fronte a una richiesta referendaria, di mettersi da un lato, registrare la volontà dei cittadini e astenersi da comportamenti ostruzionistici. Evidentemente, c’è chi ritiene che i cittadini siano marionette e che la presente amministrazione regionale – la cui legittimità è, come minimo, dubbia – possa manipolarli come meglio ritiene, dando via libera solo alle iniziative che non danno fastidio. Ma la democrazia è un’altra cosa e, prima o poi, ce ne dovremo rendere conto tutti. Auguri per la manifestazione che avete convocato.” Andrea Zanoni, deputato al Parlamento Europeo per la Commissione Ambiente, ha dichiarato: “Il successo di questa manifestazione dimostra che moltissimi cittadini sono molto arrabbiati perché sono stati derubati di un diritto importantissimo che è quello di potersi esprimere, soprattutto per un tema così importante come la tutela degli animali selvatici. Un referendum sulla caccia dovrebbe essere inutile oggi in Italia, perché sappiamo tutti che i cittadini sono contrari all’uccisione degli animali selvatici per divertimento. Il Parlamento dovrebbe semplicemente approvare una legge che vieti la caccia. E’ una cosa semplicissima e non costerebbe nulla. Questo però non avviene perché purtroppo tutti sappiamo che le lobbies che sostengono la caccia sono molto forti e che i nostri rappresentanti al Parlamento non rappresentano più i cittadini, ma rappresentano le lobbies. Ma le manifestazioni come quella di oggi dimostrano che le cose stanno per cambiare. Io credo che con la prossima legislatura potremo parlare di referendum nazionale per abrogare finalmente la caccia in tutta Italia.”
Roberto Piana, promotore storico del referendum, ha dichiarato: “Il referendum è vivo, c’è ancora. Semplicemente non c’è più la legge sulla quale votare. Un atto gravissimo e antidemocratico. Nasce dal Piemonte, da questa piazza e dalle battaglie condotte in questi anni una grande speranza affinché la caccia venga abolita, non solo nella nostra regione, ma in Italia e in Europa. Non ha più senso oggi l’attività venatoria.” Piero Belletti, altro capo storico del Comitato promotore, che con Roberto Piana porta avanti questa battaglia da 25 anni, ha affermato: “Non molleremo. Siamo più decisi e risoluti che mai ad andare avanti. Il referendum non è morto, è soltanto stato accantonato, ma ce lo riprenderemo. Confidiamo molto nella magistratura e ci auguriamo che come è già successo più volte in passato ci dia nuovamente ragione e imponga ancora una volta alla Regione di effettuare il referendum”.
La battuta di arresto che il referendum ha subìto sembra aver dato ancora più forza, nonché una grande visibilità nazionale, al movimento che per tutti questi anni ha lottato e che proprio quando ha quasi raggiunto il traguardo si è visto scippare l’oggetto della sua battaglia. Se non fosse un termine inappropriato visto l’argomento, potremmo dire che ora il Comitato “alza il tiro”. Dice Piana: “Il precedente referendum chiedeva una forte limitazione della caccia, poiché quando era stato formulato la legge nazionale impediva di chiedere l’abolizione totale dell’attività venatoria. Nel tempo la situazione è cambiate: oggi l’articolo 117 della Costituzione stabilisce che la caccia è di competenza regionale. Pertanto con il prossimo referendum chiederemo l’abolizione totale della caccia. Il Comitato che ha combattuto per 25 anni è vivo, è più forte che mai, continuerà la battaglia e siamo sicuri che alla fine vinceremo.” Per saperne di più: www.referendumcaccia.it
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