Animalismo |
La tortura non è la mia cultura |
17 Ottobre 2011 | ||||||
Barcellona abolisce la corrida. Sono sempre più numerosi gli spagnoli che si oppongono a questa pratica aberrante
“Stanotte c'è una luna piena spettacolare. Il vento è così fresco e il silenzio ricopre tutto con il suo manto. Potrebbe essere una notte perfetta... ma è anche la mia ultima notte. Tutto è stato solo una grande menzogna finora, e quando il Sole sorgerà ancora, la verità sarà rivelata. Sono nato al solo scopo di morire.”
Ancora mi ricordo la prima volta in cui vidi un toro morire, trafitto da una spada. Non ricordo precisamente quanti anni avessi, ma dovevo essere molto piccola. Mio nonno sedeva a fianco a me, completamente concentrato sullo schermo della TV. Ricordo ancora che l'ambiente era così caldo da soffocarmi, doveva essere estate, intorno alle 6 di pomeriggio. Sullo schermo, un uomo stava in piedi di fronte all'animale, puntando una spada contro di lui mentre il toro guardava giù, a terra, seguendo i movimenti del drappo rosso... Dopo un paio di secondi passati a guardarsi l'un l'altro, quel pezzo di freddo metallo fu conficcato nel corpo dell'animale mentre la folla applaudiva. Il toro, sforzandosi di rimanere in piedi, agitava la testa guardando ora per aria. Le gambe cominciarono a piegarsi finché il toro non cadde morto, coperto del suo stesso sangue nell'arena. “Nonno, è morto?” solo uno sguardo veloce verso di me per non perdersi quello che stava succedendo alla TV. “non ancora... combatte ancora, ma non sarà per molto”. La folla esultava, sventolando sciarpe bianche. Un uomo si piegò sul toro, estraendo un coltello. Entrambe le orecchie del toro furono tagliate lì, quello era il premio per l'uomo con la spada. Quella fu la prima volta in vita mia in cui assistetti ad un assassinio. Tristemente, non fu l'ultima. Com'è possibile che l'omicidio sia elevato come parte dell'identità di una nazione? Questa è una domanda che molti di noi spagnoli si pongono ogni giorno. Una domanda alla quale non abbiamo ancora trovato una risposta razionale. Ad oggi, nel bel mezzo della lotta per i diritti alla vita e alla libertà, degli animali vengono uccisi per intrattenimento, sulla base di interessi economici e politici. Comunque l'opposizione alla tauromachia (corrida) non è cosa nuova. Nel corso della storia molti intellettuali, politici e persino la Chiesa hanno provato, senza successo, a porre fine a questa pratica. Ora, quali sono gli argomenti dei sostenitori della corrida per giustificare tortura e crudeltà verso questi animali? Ecco cosa dicono.
Riferito al toro: "nessun altro ammira maggiormente la sua bellezza, nessuno esige più fieramente la sua integrità e si indigna con più rabbia contro ogni abuso, maltrattamento o disprezzo verso il toro" (Andres Amorós, “Escritores ante la Fiesta de Antonio Machado a Antonio Gala”, Madrid, Egartorre, 1993). Secondo i sostenitori della tauromachia, la corrida non è il destino più crudele per un toro e, per giustificare quest'affermazione, spiegano che i tori da combattimento hanno un trattamento preferenziale a confronto di quello riservato ai tori da allevamento. I sostenitori dicono inoltre che, se non fosse per la pratica della corrida, la razza dei tori da combattimento si estinguerebbe perché sarebbe troppo costosa da mantenere per qualsiasi altro scopo. Ma fino a che punto si può considerare una “vita migliore” quella di un toro da combattimento? Tutto il dolore e la sofferenza inflitti all'animale durante lo “spettacolo”, fanno parte di quella “vita migliore” che i sostenitori della corrida enfatizzano così tanto? E' assurdo! E i tori da combattimento, possono poi essere considerati una specie diversa? Esistevano prima della comparsa di questa pratica o è forse stata quest'ultima a plasmare una nuova razza? I punti di vista tra detrattori e sostenitori sono ovviamente agli antipodi, senza alcuna possibilità di raggiungere un'intesa. Comunque, le opinioni degli spagnoli sono mutate nel corso del tempo. Nel 2002 (“Interest for the Bull Fighting Spectacles”, 2002 Gallup Institute's Survey) si è scoperto che dopo essere stati interrogati sull'argomento, il 31% degli spagnoli ha ammesso di trovare in qualche modo affascinante la corrida, mentre il 68.8% ha detto di non provare alcun interesse. Nei primi anni '70 circa il 55% della popolazione ne era attratto, negli anni '80 la percentuale scese al 50% e durante gli anni '90 i numeri crollarono al 30% circa. Nel 2006 il 72% della popolazione spagnola affermò di non provare alcun interesse per gli spettacoli di tauromachia. Senza riguardo per l'interesse sempre minore mostrato verso l'argomento, furono investiti in Spagna 500 milioni di euro nel settore della tauromachia, sotto forma di sovvenzioni, mentre nel 2008 furono quasi 600 milioni. Un passo avanti: la messa al bando delle corride in Spagna Sono due le comunità che ad oggi hanno mosso i passi necessari per bandire le corride: le Canarie e la Catalogna. Le Canarie: I pionieri... il primo passo verso la messa al bando Il 30 Aprile 1991, conformemente ad una Iniziativa Popolare Legislativa proposta dal deputato regionale Miguel Cabrera Perez-Camacho, fu modificata la Legge delle Canarie (8/1991) per la tutela degli animali. Pur coprendo esclusivamente “animali domestici e da compagnia”, nel suo quinto articolo è stabilito: “E' bandita l'inclusione degli animali in lotte, celebrazioni, spettacoli ed ogni altro tipo di attività che incorra in maltrattamento, tortura, crudeltà o gli provochi sofferenze”. Anche se non c'è un divieto specifico delle corride (visto che i tori da combattimento non sono considerati animali domestici e/o da compagnia), è dalla metà degli anni '80 che nessuno spettacolo di tauromachia ha avuto luogo nelle Canarie.
Catalogna: 1 Gennaio 2012 Mancano soli pochi mesi perché gli spettacoli di combattimento con tori vengano vietati all'interno del territorio catalano. Comunque questo provvedimento, stabilito dal Parlamento catalano il 28 Luglio 2010, non è stato esente da polemiche. Infatti il testo approvato è studiato espressamente solo per quelle attività e “spettacoli con tori che culminano con la morte dell'animale” e per le attività che includono l’impiego di “picche, vessilli e stiletti” tipici delle corride, sia dentro che fuori dalle arene; fanno eccezione le “feste con tori in cui l’animale non muore (“correbous”) in date e luoghi dove si svolgono tradizionalmente. In questi casi, è vietato fare del male all'animale in ogni modo.” Possiamo chiederci se il decreto sia veramente nato per proteggere gli animali, o se si tratti di una manovra politica per prendere le distanze dalle tradizioni che nel corso della storia sono identificabili come spagnole. Questo è uno dei temi più dibattuti tra noi oppositori della corrida; non riusciamo a capire come mai non siano state messe al bando tutte le attività in cui un animale possa essere minacciato, torturato o maltrattato. Indipendentemente dalle ragioni per cui la Catalogna ha deciso di vietare le corride, dal primo Gennaio 2012, non scorrerà più sangue nelle arene Catalane. Il cammino è ancora lungo nella lotta per la difesa e la protezione dei diritti animali, e non solo in Spagna. In paesi come Francia, Portogallo, Messico, Ecuador, Colombia e Perù si svolgono ancora corride e altre pratiche con questi animali, come spettacoli in cui vengono feriti e torturati. Associazioni, organizzazioni e partiti politici come Galicia, Mellor Sen Touradas, PACMA (Partito Animalista Contro il Maltrattamento Animale), PROU!, CACMA (Collettivo Andaluso Contro il Maltrattamento Animale) in Spagna, MAC (Movimento Antitauromachia di Colombia), ALCO (Animali Liberi da Crudeltà e Oppressione – Perù) PAE, Anima Naturalis e Pro Anima in Ecuador, CAS International nei Paesi Bassi... tutti continuano la lotta giorno dopo giorno perché venga il tempo in cui nessun animale sia più torturato dalle mani di un umano. |