Animalismo |
Il palio delle oche |
04 Ottobre 2022 | ||
Quando la tradizione diventa maltrattamento. Pubblichiamo il parere “pro veritate” dell’esperto
L’oca bianca europea domestica in varietà ha origine dalla specie Anseranser (Classe Aves – ordine Anseriformes – famiglia anatidae) addomesticata da millenni ed entrata nel contesto delle attività umane. La specie vista ed usata nel Palio di San Maurizio Canavese (TO) che ha avuto luogo il 25 settembre scorso, è la cosiddetta oca italiana o oca romagnola interamente bianca con becco rosato rossastro e zampe variabili più o meno dello stesso colore, uniche note rispondenti alle particolarità originali. Tipicamente le oche non sono animali corridori e la corsa è una manifestazione etologica di fuga. È descritto in etologia che un animale in una condizione negativa reagisce o con l'immobilizzazione o con il tentativo di fuga, cioè la comprensibile ricerca di sottrarsi alla negatività. Le oche nel Palio corrono nel tentativo di evitare una situazione che non è di loro gradimento, poiché gli animali cercano di evitare la vicinanza con le presenze umane e non solo con i predatori della loro specie. Nel Palio si sfrutta proprio la paura per indurre la corsa, con la presenza delle persone in un duplice ruolo. I conduttori agiscono direttamente correndo e incitandole. Anche se fossero persone che gli animali conoscono, perché i loro allevatori, nel momento della corsa scatta un altro tipo di risposta, ovvero quella di fuga di fronte ad una situazione che incute timore. Questo è lo scopo delle grida, del vociare e degli incitamenti, circostanza che non permette certo agli animali di riconoscere chi eventualmente li accudisce. Infatti se scattasse il meccanismo del riconoscimento le oche non fuggirebbero perché avrebbero un riferimento che darebbe loro sicurezza e cercherebbero rifugio presso la persona stessa. Invece il rumore, sempre problematico per gli animali e la presenza di coloro che corrono dietro di loro induce la risposta di “combatti o fuggi” tipica della paura e, non essendovi le condizioni per combattere, si mette in atto il comportamento di fuga che è esattamente quello che viene richiesto per l'effettuazione del Palio. Un atto nevrotico tipico nella fauna ornitica gregaria, dove la sopravvivenza gregaria si trasmette alterata dalla paura e quindi alla fuga sconvolgendone l'ordine psicofisico, si nota durante le fasi preparatorie della corsa con una caratteristica sincronia d’azione dovuta alle regole dello start: le oche sono allineate e tenute per mantenere la posizione e poiché la specie è aggregante tutte in successione si trasmettono quella che viene definita nevrosi liberatoria. Ed ecco che alla partenza le oche corrono sotto l’input istintivo dello stress/paura sollecitata dalle grida dei “tutori” e finché la muscolatura le sostiene corrono volando fra le cornici di folla delirante che ne delineano il percorso, poiché in realtà non è tanto l’ambizione a far correre l’oca ma lo stress da paura tramite gli incitamenti che questi provocano modulando toni impetuosi. Il comportamento delle oche durante la corsa dimostra inequivocabilmente un comportamento di paura, le ali allargate, le manifestazioni vocali i tentativi di sottrarsi alla corsa deviando il percorso sono tipiche manifestazioni di timore che sostiene la corsa degli animali. Finita la prima parte in cui le oche svolazzano, con il finire delle energie fisiche presentano segni di stanchezza, con il collo tenuto alto e il becco aperto alla ricerca di aria e si muovono camminando adagio e lentamente, benché i proprietari dietro di loro continuino a incitarle. Ciò dimostra la fatica fisica richiesta superiore alle capacità fisiologiche delle oche, con un accumulo di acido lattico nei muscoli. Un altro atteggiamento evidenzia la paura, il fermarsi talvolta e il rigirarsi in cerca di una soluzione in grado di porre fine alla situazione. Una condizione negativa è anche la superficie su cui avviene il Palio. Le zampe palmate delle oche sono utili per il movimento nell'acqua che si deve considerare l'ambito più idoneo alla specie; le zampe palmate non sono specializzate per la corsa. La prova si ha dall'osservazione delle zampe dei ratiti (struzzi ed emù) uccelli corridori che infatti hanno le zampe anatomicamente formate da dita separate e robuste. Inoltre le zampe nel corso dell'evoluzione della specie si sono adattate al movimento sul terreno naturale, che era essenzialmente quello erboso che confina con l'ambiente acquatico; è del tutto evidente che una strada asfaltata non è assolutamente indicata per le zampe delle oche. Riassumendo, la corsa del palio è assolutamente innaturale per la formula e le caratteristiche fisiologiche delle oche. Sarebbe anche importante effettuare delle analisi tossicologiche per verificare l’eventuale somministrazione di sostanze, anche con l’alimentazione, al fine di alterarne il comportamento poiché le partenze sono molto strane, al di sopra delle loro doti fisiche in quanto tale varietà di oca è solitamente appesantita e terricola, e solo raramente utilizza il volo come metodo di spostamento. Gli animali sono sottoposti a una forma di paura, dimostrata dal loro comportamento; ali allargate, tentativi di volo e di sottrarsi al percorso, manifestazioni vocali tipiche, tutti segnali di uno stato timoroso. Il palio induce pertanto un senso di paura e timore che genera stress il quale è causa di sofferenza. Il terreno su cui sono fatte correre è doloroso per le zampe degli animali che non sono adatte a muoversi, se non per brevi tratti, sulla superficie asfaltata. La situazione provoca dolore e sofferenza. La forma stessa della corsa, la sua lunghezza, è eccessiva per le risorse fisiche delle oche alle quali è richiesto uno sforzo fisico eccedente le possibilità fisiologiche della specie per cui ogni animale impiegato vive una condizione di sofferenza per l’eccesso di acido lattico accumulato che genera una dolenzia nei muscoli interessati. Complessivamente, le oche utilizzate nel palio vivono una condizione di forte sofferenza generata da più cause, dallo stress per la situazione ambientale che induce la corsa, dalla fatica eccessiva per le capacità fisiologiche, dalla qualità della superficie inadatta alle zampe palmate. Lo stato di forte sofferenza è causato da una condizione generale che rientra in quanto previsto dall’art.544 ter come fatiche insopportabili per le caratteristiche etologiche degli animali che è fattispecie di maltrattamento.
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