Animalismo

La strana storia di Pelorus Jack

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01 Luglio 2022
Il Delfino Grampo (Grampus Griseus)
Il Delfino Grampo (Grampus Griseus)

Come uno straordinario delfino mutò il corso degli eventi umani


Continuiamo l’affascinante viaggio oltre l’ovvio del mondo che ci circonda, con le sue infinite e misteriose specie viventi. E riprendiamo dalle acque del mare, uno scrigno infinito di meraviglie criptozoologiche che riescono sempre a creare stupore.

Questa volta… di chi e di che cosa si tratta? Si tratta di un bellissimo delfino, per la precisione un Grampus Griseus, nome scientifico del Grampo o Delfino di Risso, caratteristico per la sua grande dimensione (può raggiungere i 4 metri di lunghezza) e per alcuni tratti morfologici come l’assenza del prolungamento in forma di becco che è tipico di quasi tutte le specie di delfino, la presenza di un solco in forma di V sulla fronte e la forma molto lunga e appuntita delle pinne. Sempre morfologicamente parlando, il Grampo riporta un’altra caratteristica, decisamente criptozoologica: il colore della sua epidermide è grigio chiarissimo da piccolo e diventa sempre più scuro col passare degli anni, assumendo delle striature bianche, simili a graffi, delle quali la zoologia e la biologia non sanno proprio nulla: non ci è dato sapere come e perché si formino, se abbiano un qualche significato metabolico o fisiologico, se siano conseguenza di qualche funzione etologica o altro.

La Nuova Zelanda
La Nuova Zelanda

Ed è proprio un bel Delfino Grampo che ci riporta indietro negli anni, ad una storia davvero suggestiva. Una storia che ci porterà alla prima legge di tutto il Pianeta scritta a protezione di un animale. Siamo nel 1888, nelle tumultuose acque che circondano gli isolotti situati tra le due grandi isole che compongono la Nuova Zelanda. Un luogo in particolare, tra i bracci di mare di questo grande arcipelago, è temuto da sempre per le sue acque perennemente agitate, lo stretto che prende il nome di French Pass, più anticamente noto come Te Aumiti nella lingua dei nativi Maori: separa la costa nord di South Island, la meridionale delle due grandi isole neozelandesi, dalla D’Urville Island, isola di piccole dimensioni situata a pochi chilometri dalla costa. Fin dal 1827, anno in cui l’ammiraglio e cartografo francese Jules Dumont d’Urville ne segnalò la particolare pericolosità, il French Pass è sempre stato evitato il più possibile dai velieri.

Ma, nel 1888, compare Pelorus Jack. Un grande delfino, quasi interamente bianco. Sbuca davanti a una goletta, la Brindle, che si sta avvicinando al pericoloso French Pass e accade una cosa particolare: spinti dalla follia del cacciare e pescare, i marinai tentano di catturare il delfino ma la moglie del comandante della nave si oppone con forza e fa sì che questo possa continuare a nuotare tranquillamente. Qualcosa deve essere successo, qualcosa di magico, forse il delfino ha percepito che qualcuno gli ha salvato la vita e, chissà perché, inizia a guidare la goletta Brindle, nuotandole davanti attraverso le acque agitate del French Pass: è come se volesse farle da guida, percorrendo i tratti di mare navigabili con più facilità. E così, come in una fiaba, il bianco delfino consente alla nave di superare agevolmente il pericoloso braccio di mare.

Da quel giorno, per ben 24 anni, Pelorus Jack accompagnerà, si direbbe quasi che scorterà le navi attraverso i difficili passaggi tra le piccole isole. Si affianca alle navi e prende a nuotare davanti a queste, come indicando le vie più giuste da percorrere per evitare i tratti di mare troppo agitati o i pericoli di scogliere affioranti e di correnti impreviste.

Il French Pass, Nuova Zelanda
Il French Pass, Nuova Zelanda

I navigatori della zona ben presto, con grande sorpresa, iniziano a conoscerlo e nasce una vera e propria fiducia: sono molti i comandanti che fermano la nave fino a quando non compare il magico delfino e, in sua presenza, mai nessuna nave avrà un incidente. Gli viene dato un soprannome affettuoso, Pelorus Jack, che deriva da Pelorus Sound, un lungo e contorto braccio di mare che circonda numerose delle piccole isole che punteggiano le acque tra le due isole grandi. L’etimologia dello strano nome Pelorus pare risalga al latino: Pelorus, in lingua latina, significava “capo”, “promontorio”, derivazione da Pelagus, il mare: molti studiosi però sottolineano che il latino Pelorus derivasse dal greco Peloris, che significava “abissale” ma anche “prodigioso” e “mostruoso”: comprensibile, per un tratto di mare praticamente impercorribile a causa delle forti correnti, degli scogli affioranti e dei passaggi strettissimi.

Ma c’è di più: sempre da Pelagus deriva il mitico nominativo Pelasgi, che indicava le numerose popolazioni di origine celtica che, dopo l’invasione delle acque mediterranee aldilà del Bosforo, con conseguente creazione di quello che oggi si chiama Mar Nero, presero la rotta del mare verso Sud e divennero capostipiti delle civiltà preromane affacciate sul Mar Mediterraneo.

Singolare: un grande delfino, autore di grandi imprese, che portava con sé la gloria di antiche gesta e di nazioni che furono alla base dell’Europa di oggi.

Così come i Maori, il popolo nativo della Nuova Zelanda, identificarono il bianco delfino, fin dalla sua prima apparizione, con il nome Tuhirangi: costui era il mitico navigatore che, in tempi ancestrali, condusse gli antenati dei Maori attraverso l’Oceano, partendo dalle favolose terre di Hawaiki per raggiungere e colonizzare quella che oggi si chiama Nuova Zelanda. Dunque, da una parte all’altra del mondo, il nome Pelorus ci parla di meravigliose avventure dell’Uomo, destinate a creare nuovi mondi: una sorta di attestato, magari casuale ma significativo, di grande onore e quasi di divinità.

Pelorus Jack nel 1908
Pelorus Jack nel 1908

Detto del suo strano nome, in senso pratico e criptozoologico non si può non rilevare che il grande delfino bianco sembra quasi aver avuto una missione precisa da compiere: è sistematico, nuota davanti alle navi per una decina di chilometri in media e, quando supera i canali più pericolosi, non si avventura mai in mare aperto ma torna indietro, accompagnando le imbarcazioni che fanno la rotta inversa.

Pelorus Jack rimarrà, diciamo così, in servizio giorno e notte, non si arresterà mai, guiderà come un vero e proprio pilota lungo traversate sicure centinaia e centinaia di navi, e lo farà per 24 anni, fino al mese di aprile del 1912, quando scomparve alla vista degli Umani per non farsi più vedere.

Nel corso della sua vita da noi conosciuta, Pelorus Jack lasciò grande magia, stupore, insegnamenti e riconoscenza da parte degli Umani. Un fatto tra tutti: siamo nel 1904 e il traghetto Penguin sta navigando nelle acque di Pelorus Jack, che compare come al solito davanti alla nave. Un passeggero, forse ubriaco e sicuramente fuori di testa, gli spara con un fucile. Per fortuna non lo colpisce ma Pelorus Jack, a conferma delle sue incredibili e criptozoologiche doti percettive, si ricorderà per sempre della Penguin e non accompagnerà mai più la nave fuori dai canali tra le isole, tanto che questo traghetto finì per naufragare nello Stretto di Cook al largo di Capo Terawhiti, dopo aver colpito una roccia vicino all'ingresso del porto di Wellington.

Era il 12 febbraio 1909, morirono 75 persone, lasciando solo 30 sopravvissuti. Incredibile ma vero.

In ogni caso, dopo l’insensata sparatoria, nacque un vero e proprio movimento popolare a favore del nostro delfino, tanto che la gente del posto chiese pubblicamente una specifica protezione per Jack: fu così che, verso la fine del 1904, Lord William Plunkett, Barone d’Inghilterra e ufficiale delle forze armate inglesi, nonché, in quegli anni, Governatore della Nuova Zelanda, firmò un ordine che rendeva illegale la cattura di creature marine nello stretto del French Pass.

Lord William Plunkett
Lord William Plunkett

E non finì qui: sull’onda di una consapevolezza davvero inusuale per quei tempi, venne proposta addirittura una legge per proteggere Pelorus Jack. Legge accolta ed emanata dal cosiddetto Ordine in Consiglio, vale a dire la massima autorità dei Paesi del Commonwealth di quei tempi: si ripubblicò così la formulazione del Sea Fisheries Act, ovvero la legge sulla pesca marittima della Nuova Zelanda, riconoscendo come illegali tutte le azioni volte a danneggiare o importunare Pelorus Jack e tutti gli abitanti marini del French Pass.

Era il 26 settembre del 1904: il nostro magico delfino rimase protetto da quella legge fino alla sua scomparsa nell’aprile del 1912. E fu così la prima creatura marina individuale protetta dalla legge in qualsiasi Paese del mondo, il primo atto di riconoscenza emanato da un governo degli animali umani a protezione degli animali non umani. Un evento decisamente storico, di quelli che lasciano il segno.

A testimonianza di questo, innumerevoli sono state le pubblicazioni e i riconoscimenti artistici riguardo a Pelorus Jack: articoli, libri, fotografie, numerose canzoni e anche una danza in stile scozzese…

Criptozoologicamente parlando, Pelorus Jack rimane un autentico enigma: quale intelligenza e quali percezioni lo spingevano a svolgere un compito così speciale, così diverso, così inspiegabile? Siamo lontani anni luce dalla possibilità di comprendere una vita tanto straordinaria e meravigliosa. Si conoscono diversi casi in cui un delfino ha, per così dire, soccorso e anche accompagnato in salvo un animale umano in difficoltà nelle acque del mare. Ma Pelorus Jack donò tutto sé stesso agli Umani, se ne fece protettore, in barba a qualunque teoria zoologica ed etologica. Anche se a molti anni di distanza, non possiamo non rivolgergli ancora un sincero ringraziamento.

Ringraziamento anche per lo stupore e gli interrogativi che ci procura: cosa sanno di noi i delfini? Come ci vedono? Quanta disponibilità sanno mettere in campo nei nostri confronti e perché? Di sicuro, la nostra scienza ufficiale dei delfini sa ben poco. L’impressione è che ci guardino con instancabile pazienza in attesa che ci rendiamo finalmente conto di dove siamo stati messi a vivere, insieme con infinite altre specie, tutte figlie, come noi, di Madre Terra. Una pazienza che è anche un atto di infinito amore.


Elio Bellangero, ricercatore della Ecospirituality Foundation, conduce la trasmissione “Animali ed Enigmi” su Radio Dreamland www.radiodreamland.it

 

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