Animalismo |
Piemonte: fa discutere la nuova legge sulla caccia |
05 Luglio 2018 | ||||||||
Una legge che scontenta tutti. Una pratica aberrante che 9 italiani su 10 non vogliono, eppure continua ad avere l’appoggio delle istituzioni
Approvata la nuova legge sulla caccia Dopo sei anni di vuoto legislativo, il Piemonte ha finalmente una legge sulla caccia. È ancora fresco lo smacco subìto sei anni fa dai tanti che si battono da sempre per vedere abolita questa pratica crudele, barbara e antistorica. Nel 2012 infatti la vecchia legge regionale venne abrogata dal Consiglio Regionale al solo scopo di impedire il referendum contro la caccia, già indetto per il 3 giugno 2012. Si era arrivati a un passo dal voto popolare, richiesto ben 25 anni prima, in un’altra epoca, quando la sensibilità verso i diritti degli animali era sicuramente meno sentita di ora, da oltre 60.000 cittadini piemontesi. E invece i cittadini rimasero beffati: niente legge, niente referendum. Ora la legge c’è, ma è una legge contestata sia dai cacciatori e sia dalle associazioni animaliste e ambientaliste. Dai cacciatori, perché nella loro insaziabile sete di sangue contestano che siano state inserite 15 specie non cacciabili. Dalle associazioni ambientaliste e animaliste, perché si è fatto un passo indietro di 30 anni: nel 1988 le specie cacciabili erano 21, oggi sono ben 30. Le associazioni contestano il fatto che la nuova legge favorisca il turismo venatorio, consenta la caccia tutto l’anno e confonda l’attività venatoria con gli interventi di controllo della fauna che causa danni. Continueranno ad essere cacciate specie a rischio di estinzione come il gallo forcello e la coturnice. Inoltre non vengono vietate le immissioni sul territorio di fauna selvatica di allevamento.
In un comunicato congiunto diffuso a mezzo stampa, alcune tra le maggiori sigle ambientaliste e animaliste nazionali quali ENPA,LAC, LAV, LEAL, LEGAMBIENTE Circolo L’Aquilone, LIDA, OIPA, PRO NATURA, SOS Gaia hanno dichiarato che chiederanno al Governo di inviare questa nuova legge all’esame della Corte Costituzionale per valutarne i suoi numerosi aspetti di illegittimità. Le associazioni rimarcano che ancora una volta il Consiglio Regionale del Piemonte si è piegato di fronte alle richieste del mondo venatorio, senza tenere in alcuna considerazione le motivate e documentate istanze delle associazioni animaliste ed ambientaliste nonché quelle dei tanti cittadini piemontesi ed italiani che sempre più spesso manifestano, nei sondaggi, nella raccolta di firme, nelle interviste ed in ogni altra utile occasione, la loro netta contrarietà alla caccia. Riconoscono tuttavia l’impegno profuso da alcuni consiglieri di vari gruppi e dell’intero Gruppo del Movimento 5 Stelle nella strenua battaglia che hanno condotto per molti mesi all’interno del Consiglio Regionale per difendere i diritti democratici dei cittadini piemontesi e per tutelare la tanto già martoriata fauna selvatica della regione. Unico piccolo segnale positivo il divieto di caccia la domenica per il mese di settembre. Un provvedimento non sufficiente ad accontentare le richieste delle associazioni animaliste e ambientaliste, che tuttavia sperano che questo provvedimento possa sancire l’inizio di un cambiamento e continueranno a farsi portavoce di tutte quelle persone che vedono nella caccia una pratica dannosa per gli animali e per gli esseri umani. Consegnate oltre 3.200 firme della petizione popolare Martedì 5 giugno una delegazione di associazioni animaliste e ambientaliste è stata ricevuta in audizione dal Consiglio Regionale del Piemonte. Con l’occasione l’associazione SOS Gaia ha consegnato al presidente del Consiglio Regionale le oltre 3.200 firme della petizione popolare “No alla caccia la domenica e nei giorni festivi”.
Le firme, raccolte in pochi giorni, dimostrano quanto il tema sia sentito dai cittadini che si vedono minacciati nella loro incolumità dai possibili incidenti di caccia che impediscono alle famiglie di farsi una tranquilla gita nei boschi. Secondo i promotori la massiccia adesione alla petizione popolare è un ulteriore segnale di generale dissenso, sempre crescente, verso un’attività anacronistica praticata da una minoranza. Abolire la pratica venatoria la domenica e nei giorni festivi – hanno concluso i delegati delle associazioni – sarebbe un primo passo verso l’abolizione di una pratica ritenuta incivile e che causa ogni anno stragi di animali e vittime tra gli umani. Nel corso della giornata il Consiglio Regionale, proseguendo l’esame del Disegno di legge 182, che riforma la disciplina dell’attività venatoria in Piemonte, ha sancito il divieto di caccia la domenica per il mese di settembre. La consegna delle firme darà diritto all’associazione SOS Gaia di essere ricevuta in audizione in una commissione apposita per discutere la mozione presentata con la petizione. La dichiarazione di SOS Gaia SOS Gaia, alla consegna delle firme presso il Consiglio Regionale, tramite la sua presidente (Rosalba Nattero, NdR) ha presentato la seguente dichiarazione: “Siamo qui per portare alla vostra attenzione più di tremiladuecento firme che chiedono che sia abolita la caccia nei week-end e nei giorni festivi. Ovviamente, come associazioni animaliste e ambientaliste noi non vorremmo la caccia in nessun giorno, parliamo per SOS Gaia, ma pensiamo che anche le altre associazioni qui presenti siano in linea con questo pensiero. Noi abbiamo un principio morale ed etico: ammazzare degli esseri viventi è un crimine. So che molti magari qui presenti non la pensano così, ma soprattutto, ammazzare degli esseri viventi per divertimento, per il piacere di uccidere, lo troviamo altamente incivile, altamente non-etico, qualcosa da epoca medievale e primitiva. Questa è la premessa.
Questa petizione dimostra come ci siano tantissime persone che non vogliono la caccia e, soprattutto, che hanno piacere di girare per i boschi, in mezzo alla natura, girare tranquilli, senza la paura di essere in qualche modo impallinati o di essere vittime di caccia. Questo è il nostro pensiero. La dimostrazione che è molto sentito l'argomento deriva proprio dal fatto che in pochissimi giorni di raccolta firme siamo arrivati a più di tremila firmatari. E questo è un segnale che indica che occorre tener presente l'esigenza della maggioranza delle persone. Non si può solo tener presente l'esigenza di chi parla della caccia come fosse uno sport, una cultura, una tradizione. La caccia non è uno sport, non è cultura, non è tradizione. Queste firme vogliono chiedere un passo indietro rispetto alla situazione attuale. Per noi è poco, perché noi non vorremmo la caccia in nessun modo, ma questa petizione è una richiesta di venirci incontro, di venire incontro anche a questa maggioranza silenziosa che non si fa sentire ma c'è ed è sempre in aumento.” |