Animalismo |
Presidio di protesta per la riapertura della caccia in Piemonte |
25 Novembre 2017 | ||||||||||||||||
Le associazioni manifestano davanti alla sede del Consiglio regionale
Giovedì 23 novembre scorso un folto gruppo di rappresentanti delle associazioni ambientaliste ha organizzato una manifestazione a Torino, davanti alla sede del Consiglio Regionale, per protestare contro l’anticipata riapertura della caccia negli ambiti interessati dagli incendi. Le associazioni avevano richiesto la sospensione della caccia su tutto il territorio regionale e per tutta la stagione venatoria a causa della siccità e degli incendi che hanno devastato la regione. La siccità e gli incendi che hanno continuato a divampare per tutto il mese di ottobre hanno determinato uno sterminio per la fauna selvatica piemontese, riducendo le disponibilità alimentari e rendendo così impossibile per molte specie la sopravvivenza all’inverno in arrivo. La Giunta Regionale del Piemonte aveva raccolto parzialmente le istanze che erano giunte dalle associazioni ambientaliste e animaliste deliberando la sospensione dell’attività venatoria nei Comprensori Alpini interessati dagli incendi fino al 30 novembre e negli ambiti di caccia confinanti fino al 10 novembre, per garantire il rifugio agli animali in fuga dalle aree devastate dagli incendi. Le associazioni avrebbero preferito fosse stata decisa la sospensione dell’attività venatoria su tutto il territorio regionale e fino alla fine della stagione venatoria, ma avevano colto la delibera come un passo avanti, anche se minimo, sulla strada della civiltà.
Ma poco dopo, l’amara delusione: la Giunta regionale decideva di riaprire la caccia negli ambiti percorsi dagli incendi, rendendo di fatto nullo il provvedimento deciso pochi giorni prima e raccogliendo le richieste dei cacciatori. La Giunta ha dimostrato una volta di più che ha tenuto in considerazione solamente l’interesse di una minoranza armata e in nessun conto le esigenze di sopravvivenza delle specie selvatiche. Da qui la protesta e il presidio, organizzato in soli tre giorni da un Comitato di associazioni composto da ENPA, LAC, LAV, LEAL, LEGAMBIENTE Circolo L’Aquilone, OIPA, PRO NATURA, SOS Gaia. Tra i motivi della protesta vi sono state anche la mancata pubblicizzazione della anticipata riapertura (non corrisponde al vero la notizia circolata che la Regione avrebbe semplicemente prolungato il divieto di caccia) e la pessima proposta di legge regionale sulla caccia decisa nella giornata di mercoledì 22 novembre dalla III Commissione consiliare. Le associazioni hanno dichiarato che “si è trattato dell’ennesimo regalo che la Regione Piemonte ha fatto ai cacciatori, di cui sono vittime gli animali.” Nel corso della manifestazione, una delegazione delle associazioni è stata ricevuta dall’Assessore all’Agricoltura, Caccia e Pesca Giorgio Ferrero il quale ha motivato le scelte dell’amministrazione regionale. Nell’incontro, durato più di un’ora e mezza, che si è svolto in presenza dei Consiglieri regionali sia di maggioranza e sia di minoranza, nonché di rappresentanti dei media e di manifestanti, è emerso che le distanze tra il Governo della Regione e le richieste che arrivano dalla società civile restano abissali.
Proprio in III Commissione l’assessore Ferrero ha espresso parere contrario all’istituzione del divieto di caccia la domenica, di fatto contribuendo a far respingere questa proposta che era sostenuta anche da consiglieri di maggioranza. E’ proprio la domenica il giorno nel quale si registrano i maggiori incidenti di caccia. Roberto Piana, vice presidente LAC- Lega Abolizione Caccia, ha dichiarato: “Tra la sicurezza dei cittadini e delle famiglie che frequentano le aree naturali e l’interesse della minoranza armata dei cacciatori la Regione Piemonte ancora una volta ha scelto di schierarsi dalla parte dei cacciatori.” Durante l’incontro non sono mancate le manifestazioni di appoggio alle richieste delle associazioni da parte di diversi consiglieri regionali di maggioranza e minoranza. Per le associazioni animaliste e per tutti coloro che amano gli animali è scontato che la caccia debba essere abolita. Ma non sono solo gli animalisti ad essere contrari all’attività venatoria: tutti i sondaggi dimostrano che la stragrande maggioranza degli italiani non vuole la caccia. In Italia la cruenta, e purtroppo ancora molta diffusa, attività venatoria causa ogni anno ingenti danni agli animali, alla natura e all’uomo.
Nel 2012 in Piemonte si era arrivati a un passo da un referendum sulla caccia, annullato dalla Regione con un espediente: è stato infatti approvato un emendamento da parte del Consiglio regionale che cancellava la consultazione popolare. La legge 70 del 1996 che il comitato promotore voleva modificare con il voto è stata infatti abrogata a pochi giorni dalla consultazione. Si è consumata così una delle pagine più buie per la democrazia nella regione. Se oggi si arrivasse ad un nuovo referendum, quasi sicuramente la caccia verrebbe abolita in tutto il Piemonte. Il Comitato di associazioni che sta lottando per far rispettare una esigenza popolare nella direzione di una società che possa dichiararsi a tutti gli effetti civile, non si ferma. Continueranno le proteste e le manifestazioni per far sì che una esigua minoranza non possa più tenere in ostaggio la stragrande maggioranza di chi vuole andare verso un processo di civiltà e non ostacoli l’evoluzione naturale che porta sempre di più a considerare gli animali come “persone” e non come oggetti con cui trastullarsi a piacimento. La battaglia per fare abolire la caccia in Piemonte, o almeno ridurla il più possibile, continua.
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