Animalismo |
No allo Zoo! |
04 Maggio 2015 | ||||||||||
Gli animalisti torinesi protestano contro l’ipotesi dell’apertura di un nuovo zoo a quasi trent’anni dalla chiusura del vecchio giardino zoologico
Chiunque ami gli animali e abbia rispetto per le altre specie non sopporta l’idea che gli animali vengano usati per intrattenimento, spettacolo, esibizione. Nelle realtà degli zoo, oggi spesso chiamati “bioparchi”, gli animali sono dei detenuti a vita, senza aver commesso alcuna colpa. Sono privati della loro libertà, estrapolati dal loro ambiente naturale, esibiti e umiliati. Questo nei casi migliori. Ci sono poi situazioni ben peggiori, in cui gli animali sono costretti in strette gabbie dalla nascita alla morte, maltrattati e denutriti, o casi in cui addirittura si arriva alla soppressione quando questi animali sono considerati in “sovrannumero” o scomodi, come nel caso dell’uccisione di una giraffa e di quattro cuccioli di leone allo zoo di Copenhagen, o l’“esecuzione” di un piccolo orso allo zoo di Berna. Non si capisce come queste manifestazioni di oppressione ed esibizioni di sofferenza delle altre specie che convivono con noi sul pianeta possano essere considerate educative e ci si chiede che lezione possano trarne i nostri figli quando vi vengono condotti dai genitori.
La città di Torino si era distinta negli anni passati per alcune iniziative a tutela degli animali che sono state imitate da molte altre città in Italia e in Europa, come il divieto dei botti di Capodanno e il regolamento per la tutela e il benessere degli animali, un regolamento modello che ora è in fase di revisione da parte della Consulta Animalista della Città di Torino per ulteriori miglioramenti. Ora però gli animalisti torinesi sono in subbuglio per via di una delibera consiliare che lascia aperta l’ipotesi della riapertura di uno zoo nel Parco Michelotti, dove già quasi trent’anni fa sorgeva il vecchio zoo comunale. La vecchia struttura, rimasta aperta dal 1955 al 1987, era uno zoo “tradizionale”, con animali chiusi in gabbie e in spazi molto angusti. Pachidermi, ippopotami e rinoceronti, orsi polari, leoni e tigri, scimmie, giraffe ed elefanti erano costretti a mostrare al pubblico la loro umiliazione e la sofferenza di vivere in condizioni di costrizione, in un contesto contro la loro natura. Dopo innumerevoli contestazioni e polemiche da parte degli ambientalisti per via delle condizioni in cui venivano tenuti gli animali, lo zoo nel 1987 venne definitivamente chiuso. Nella storia del vecchio zoo, che pubblichiamo qui sotto, emerge la mentalità con cui venne costruito il giardino zoologico. Il direttore dello zoo, Arduino Terni, organizzò battute di caccia grossa in Birmania e in Africa per catturare pachidermi, leoni, tigri, pantere, puma, ippopotami.
Raccontava Terni: “Ho partecipato ad una battuta di caccia contro il rinoceronte indiano. Un’avventura piena di emozioni. Abbiamo impiegato un mese e mezzo per portare l'enorme bestione, pesante 22 quintali, in una fossa pantanosa di dove si poteva farlo entrare in gabbia.” Sempre nella storia del vecchio giardino zoologico leggiamo che l’ippopotamo dello zoo è rimasto ucciso da una bambola. Da qualche giorno non mangiava più e deperiva. All’autopsia è stata trovata una testa di bambola (probabilmente lanciata da una bambina) che aveva bloccato lo stomaco. L’attuale progetto di “Concessione per la valorizzazione” del Parco Michelotti sembra scongiurare il pericolo di vedere nuovamente animali esotici in gabbia, ma il rischio di ospitare animali in cattività è reale e preoccupa gli animalisti. La nuova veste del Parco Michelotti potrebbe essere quella di una fattoria didattica o di un bioparco, ambiti che nonostante la riqualificazione del termine rimangono comunque luoghi di detenzione per gli animali. Per questo motivo molte associazioni animaliste e ambientaliste di Torino si sono unite nel “Coordinamento No Zoo” con l'obiettivo di “scongiurare, a distanza di quasi trent’anni, la riapertura di un luogo di prigionia per animali nella nostra città.” Marco Francone, presidente della Consulta Animalista della Città di Torino e tra i protagonisti dell’ottenimento della chiusura del vecchio zoo, afferma: “Nel 1987 supportati da molti cittadini avevamo plaudito alla chiusura dello zoo di parco. Nel 2015 rischiamo di rivedere l'apertura di una struttura di detenzione per animali usati a scopo di “intrattenimento” a beneficio di soggetti privati, e non lo possiamo accettare”. A questo scopo il Coordinamento No Zoo ha lanciato una petizione popolare rivolta al Consiglio Comunale di Torino contro l'ipotesi di coinvolgere animali in cattività nell’ambito della futura destinazione del Parco Michelotti.
Il coordinamento No Zoo è costituito dalle associazioni LAV, Lega per la difesa del Cane, L.I.D.A, ProNatura Torino, SOS Gaia ed Ecopolis, a cui si sono aggiunte successivamente Molecola - Circolo Legambiente Torino, OIPA, Le Sfigatte, "Salviamo il Paesaggio, Difendiamo i Territori" - Comitato di Torino, Associazione META - sezione di Torino. Il Coordinamento No Zoo ritiene anacronistica e improponibile l’idea che, nel 2015, eventuali mucche, elefanti o pinguini, siano costretti a vivere a pochi passi da piazza Vittorio, tra un bar e un ristorante, e posizionati di fronte ad un grande viale destinato ad un costante passaggio automobilistico, tra i più massicci della città. Enrico Moriconi, medico veterinario del Servizio Sanitario Nazionale e consulente tecnico etologia e benessere animale, nella sua esauriente relazione “Gli Zoo, inutili e dannosi per gli animali” afferma: “Lo scopo educativo degli zoo e dei bioparchi non è positivo e, soprattutto per i giovani, contribuisce a formare un'idea erronea degli animali selvatici e a riproporre una visione antropocentrica del rapporto tra gli esseri umani e gli altri esseri viventi, con possibili convinzioni erronee che potrebbero permettere atteggiamenti negativi nei confronti degli ambiti naturali vegetali e animali.” Annamaria Manzoni, psicologa e psicoterapeuta, è promotrice di un documento, sottoscritto ad oggi da oltre 650 colleghi psicologi, sulle valenze antieducative della frequentazione dei bambini a spettacoli che impiegano in modo non rispettoso gli animali.
Nel documento si legge: “La coesistenza con gli animali, dotati di dignità propria quali esseri viventi, è un’esigenza profonda e autentica della specie umana; le relazioni che stabiliamo con loro, lungi dall’essere neutre, sono elementi in grado di incidere sull’emotività e sul pensiero. Il rapporto con loro è elemento di indiscussa importanza nella crescita, nella formazione, nell’educazione dei bambini. Per questo esprimiamo motivata preoccupazione rispetto alle conseguenze sul piano pedagogico, formativo, psicologico della frequentazione dei bambini di zoo, circhi e sagre in cui vengono impiegati animali. Queste realtà, infatti, comportano che gli animali siano privati della libertà, mantenuti in contesti innaturali e in condizioni non rispettose dei loro bisogni, costretti a comportamenti contrari alle loro caratteristiche di specie.Tali contesti, lungi dal permettere ed incentivare la conoscenza per la realtà animale, sono veicolo di una educazione al non rispetto per gli esseri viventi, inducono al disconoscimento dei messaggi di sofferenza, ostacolano lo sviluppo dell’empatia, che è fondamentale momento di formazione e di crescita, in quanto sollecitano una risposta incongrua, divertita e allegra, alla pena, al disagio, all’ingiustizia.” Il Coordinamento No Zoo ha già provveduto alla consegna al Comune di Torino delle prime 500 firme della petizione, a seguito della quale è stato fissato il 12 maggio il “Diritto di Tribuna” in cui i promotori esporranno le loro ragioni davanti a giornalisti, consiglieri comunali e privati cittadini. Nel contempo il Coordinamento ha organizzato una nuova petizione che sarà possibile firmare anche online. Articoli correlati: La relazione sugli Zoo di Enrico Moriconi, medico veterinario S.S.N.: La storia del vecchio zoo comunale di Torino:
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