Ambiente

Salviamo il Lago Bullicante

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22 Aprile 2023
Lago Bullicante - avvolto da una folta vegetazione ed i resti dell’ex fabbrica ricoperti dalle acque
Lago Bullicante - avvolto da una folta vegetazione ed i resti dell’ex fabbrica ricoperti dalle acque

Nella periferia est di Roma nel 1992 è nato un laghetto la cui acqua dolce e pulita con gli anni ha richiamato svariate specie animali e favorito una rigogliosa crescita di piante. Oggi il lago e i ruderi dell’ex Snia Viscosa ospitano una incredibile biodiversità di flora e di fauna.


Premessa

Secondo la toponomastica il lago Bullicante si chiama “Sandro Pertini”, ma è comunemente chiamato anche lago “della Snia”, si trova nella zona est di Roma all’altezza di Largo Preneste tra i quartieri Prenestino-Pigneto-Casalbertone, nell’area della vecchia fabbrica SNIA Viscosa,uno dei più grandi opifici italiani che produceva seta artificiale, aperto nel 1923 e chiuso nel 1954.

Dopo il 1954 il terreno dell’ex fabbrica è passato di mano varie volte fino ad arrivare all’azienda “Ponente 1978” del gruppo del costruttore Antonio Pulcini attualmente proprietaria di una parte del sito.


La storia

Ed ecco la storia del laghetto. Le cronache raccontano che tutto iniziò nel 1992 quando le ruspe del costruttore scavando il terreno per edificare un centro commerciale, intercettarono la falda acquifera dell’acqua Bullicante situata a cinque metri di profondità; dalla falda fuoriuscì una marea d’acqua che, riversandosi nell’invaso artificiale creato dai lavori, diede immediatamente origine ad un vasto laghetto profondo dai due ai sei metri. Il costruttore per svuotare l’invaso e proseguire i lavori, provò a dirottare le acque nelle fogne, ma quest’ultime si intasarono allagando la vicina Largo Preneste. Le forti proteste degli abitanti del quartiere costrinsero il titolare dell’azienda ad interrompere i lavori.

In un secondo momento la Magistratura accertò che secondo il piano regolatore il luogo non è edificabile e per ottenere comunque la concessione edilizia era stata falsificata la planimetria, perciò nel 1992 dopo pochi mesi dallo sbancamento e dalla fuoriuscita dell’acqua, la Regione Lazio annullò la concessione respingendo anche i ricorsi dell’imprenditore.

Da questo momento tutto rimase fermo, per molti anni!

Nel frattempo, nelle zone interne del parco non visibili alla vista dei passanti per via delle mura di cinta dell’ex Fabbrica, la natura indisturbata ha dato il via ad una rigogliosa crescita di piante che a loro volta hanno richiamato svariate specie animali, mentre il laghetto veniva alimentato dalla vena delle acque delle sorgenti del Bullicame e del fosso della Marranella che ne garantivano l’equilibrio idrico.


Altro scorcio del Lago Bullicante e sullo sfondo i palazzi del quartiere Casalbertone
Altro scorcio del Lago Bullicante e sullo sfondo i palazzi del quartiere Casalbertone

Acque dolci, minerali e purissime del Fosso della Marranella e delle sorgenti del Bullicame

Il fosso della Marranella è un torrente che nasce sui colli Albani, attraversa l’Appia Antica,entra nella città e arriva a piazza della Marranella dove nel 1920 era diventato un bacino aperto di acque di scolo altamente inquinate. Nel 1934 per risolvere il problema le acque vennero convogliate in un collettore sotterraneo e al torrente fu dato il nome di fosso della Marranella per distinguerlo dagli altri fossi delle campagne romane. All’altezza di via dell’Acqua Bullicante il fosso riceve le acque delle sorgenti del Bullicame, chiamate così per le emanazioni gassose sulfuree che le facevano ribollire. Il percorso del torrente all’interno del collettore prosegue sotto gli ex stabilimenti della Snia, sotto la linea ferroviaria e all’aperto nei tratti campestri. All’altezza di via di Pietralata si getta nelle acque del fiume Aniene.

Il lago Bullicante è l’unico naturale presente sul territorio romano, ha una profondità di quasi nove metri e si estende per circa diecimila metri quadri. È considerato a ragione, un’oasi naturale urbana.

La ricercatrice dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia Monia Procesi nel 2018 ha studiato le acque del lago. Nel suo sito scrive che le acque della falda acquifera dell’Acqua Bullicante sono ricche di biodiversità vegetale e faunistica, e rappresentano un raro bene naturale e sociale preziosissimo per una metropoli come Roma.

Sempre la ricercatrice Monia Procesi spiega la ragione per cui la falda acquifera si chiama “Bullicante”: “Notizie storiche suggeriscono che l ’acqua aveva la caratteristica di “Ribollire” a causa della presenza di venute di gas di origine naturale” e aggiunge: “Questi gas sono generalmente ricchi in anidride carbonica (97-99%), si originano a migliaia di metri di profondità, solitamente in zone vulcaniche attive, quiescenti ed estinte, risalgono in superficie disciogliendosi negli acquiferi o generando polle gorgoglianti ed emissioni gassose al suolo. Questo fenomeno, noto come degassamento naturale, è ben conosciuto come degassamento in gran parte delle aree associate a distretti vulcanici”.

Secondo la ricercatrice grazie alle acque del lago può essere studiato il fenomeno del degassamento naturale e quei processi che avvengono nelle grandi profondità dei luoghi vulcanici, sismici, idrogeologici ed energetici. Ricerche altrimenti impossibili da effettuare in questa zona di Roma densamente edificata.

Parco delle Energie
Parco delle Energie

Monia Procesi individua nell’antico Vulcano Laziale che si trova sui Colli Albani la causa del fenomeno dell’acqua del Bullicame. E certamente non è casuale che il lago Bullicante è simile per conformazione al lago vulcanico di Albano.

In definitiva secondo la ricercatrice Monia Procesi, il lago Bullicante: “rappresenta non solo un Lago naturale, di per sé bene prezioso, ma anche un laboratorio naturale unico nel suo genere”.


La Natura ha rigenerato l’ambiente con una incredibile biodiversità di flora e di fauna

Gli ambientalisti a loro volta hanno studiato l’area intorno al lago, oggi diventata un’oasi urbana, sottolineando lo straordinario recupero della natura. Tra questi il botanico e docente dell’Università di Tor Vergata Giulio Fanelli spiega alla Rivista online “L’essenziale” i risultati delle sue ricerche: “gli anni di abbandono hanno favorito un processo di successioni naturali che ha portato a un’altissima biodiversità”. Dice ancora: “Non è importante però solo la quantità di specie, ma anche la ricchezza delle interazioni, il ruolo delle piante e degli animali che rendono l’ecosistema resiliente. Ad esempio anche una pianta considerata infestante come il rovo, è essenziale perché sta favorendo la formazione di humus, la sostanza organica che rende fertile il suolo”.

Infine il Botanico Giulio Fanelli descrive che ad aver catalizzato una così grande biodiversità sono l’acqua pulita del lago e i ruderi dell’ex fabbrica: “Quest’ultimi si comportano come le rupi marittime, con i pini di Aleppo e una formazione simile a un prato che ricopre tetti e pavimentazioni, entrambi habitat protetti dall’Unione Europea. L’Ecosistema è unitario ed è stato un errore escluderne una parte (si riferisce a quella di proprietà privata) dal Monumento.”

Sgarza Ciuffetto – foto di Mario Paoloni, tratta dalla pagina facebook del Forum Territoriale del Parco delle Energie
Sgarza Ciuffetto – foto di Mario Paoloni, tratta dalla pagina facebook del “Forum Territoriale del Parco delle Energie”

Sono tante le varietà botaniche presenti, questo è un elenco di alcune di esse: come detto sopra il Pino d’Aleppo, le robinie, i salici, i fusti di cannuccia palustre,le graminacee e la vegetazione spontanea, tutto talmente folto da poter essere frequentato soltanto dagli animali. Si calcolano ben 350 tipi di vegetazione e quattro habitat tutelati dalle norme europee a difesa della biodiversità.

Il sito è frequentato da parecchi animali tra cui il comune merlo e i fagiani che nidificano nel prato, da alcune specie tutelate dalla Direttiva uccelli come il martin pescatore, l’airone rosso e la sgarza ciuffetto, per un totale di quasi novanta varietà di uccelli di cui nove d’interesse comunitario. E ancora, sono state riscontrate trenta specie di libellule, praticamente un terzo di quelle presenti nel nostro paese.

Non possono mancare le rane, i rettili,le lucciole ed i mammiferi. Infine tra i ruderi della ex fabbrica si possono trovare anche il falco pellegrino ed i rapaci notturni come la civetta ed il pipistrello pigmeo, un animale raro che vive soltanto in ambienti puliti.

È anche importante ricordare che i ruderi della fabbrica dismessa della Snia Viscosa, di cui alcuni di questi sommersi nelle acque del lago, hanno un valore storico e sono considerati resti di archeologia industriale italiana.

La rivista “Geologia dell’Ambiente” nel 2021 ha pubblicato un articolo firmato da 11 esperti sui risultati delle ricerche effettuate nel lago. Nell’articolo si legge che è diventato luogo di sosta, di riposo e di nutrimento per alcuni uccelli migratori; viene sottolineata l’importanza dell’intero ecosistema che assorbe anidride carbonica mitigando l’inquinamento e la temperatura di una delle zone di Roma più intasate ed inquinate; infine, secondo gli esperti, non va dimenticata la sua utilità sociale: nel 2020 i canadair hanno prelevato le sue acque per spegnere un incendio.

Martin Pescatore - foto di Mario Paoloni, tratta dalla pagina facebook del Forum Territoriale del Parco delle Energie
Martin Pescatore - foto di Mario Paoloni, tratta dalla pagina facebook del “Forum Territoriale del Parco delle Energie”

L’ISPRA, le Associazioni ambientaliste come Italia Nostra ed il WWF hanno riconosciuto al lago un ruolo fondamentale, tanto che da tempo è oggetto di visite didattiche e di ricerche scientifiche.

Oggi questo specchio d’acqua ha una funzione positiva per l’intera città e rappresenta un corridoio ecologico che unisce due zone già tutelate: la “Riserva della Valle dell’Aniene” ed il “Parco dell’Appia Antica”.


La lotta contro la speculazione edilizia

Purtroppo negli anni successivi alla sua formazione, il lago ha rischiato varie volte di scomparire a causa dell’abusivismo edilizio. E ancora oggi è in pericolo. Si legge tra i numerosi articoli pubblicati in rete che con il passare degli anni si sono moltiplicati i progetti edilizi del costruttore proprietario dell’area ex industriale, ma per fortuna al momento non realizzati.

Comunque nel 2021, almeno al lago e all’area immediatamente limitrofa,è stato riconosciuto dalla Regione Lazio lo status di Monumento Naturale e bene pubblico,facendo partire la pratica di demanializzazione da parte dell’Agenzia del Demanio.

Tutto il sito è stato chiamato “Parco delle energie” e la cittadinanza allo scopo di salvaguardarlo da qualsiasi tipo di speculazione ha istituito un Ente civico che si chiama “Forum Territoriale del Parco delle Energie”.

Nel 2020 il “Forum” si è mobilitato per trasformare tutta l’area in parco naturale insieme ai resti di archeologia industriale dell’ex SNIA, anch’essi frequentati da tanti animali e ricchi di piante ma a tutt’oggi di proprietà privata.

Nell’estate del 2022 i rappresentanti del Forum hanno contestato il taglio di una parte della vegetazione, ma il titolare dell’azienda si è difeso sostenendo che “è stata fatta una pulizia su richiesta della Questura di Roma.”

Tortora dal Collare - foto di Mario Paoloni, tratta dalla pagina facebook del Forum Territoriale del Parco delle Energie
Tortora dal Collare - foto di Mario Paoloni, tratta dalla pagina facebook del “Forum Territoriale del Parco delle Energie”

Sempre nell’articolo del giornale online “L’Essenziale” viene riferito che a fine 2022 si è diffuso di nuovo l’allarme tra gli abitanti del quartiere per un nuovo progetto sui ruderi dell’ex fabbrica a loro volta vincolati dalla soprintendenza ai beni culturali, di restauro conservativo e parziale ristrutturazione che dovrebbe trasformare in un polo logistico i quarantamila metri quadri dei capannoni.

Ma nel merito l’Assessore all’Urbanistica di Roma Capitale, Maurizio Veloccia, ha già ribadito con chiarezza che l’eventuale approvazione del piano di riqualificazione dell’area, dipende dall’estensione, o meno, del Monumento Naturale.

Sul problema della proprietà privata l’Assessore ha indicato due soluzioni: la prima consiste nell’esproprio del terreno ma è molto costoso, la seconda prevede la tutela sia dell’interesse pubblico che di quello privato.

Per salvare l’intero habitat è però importante considerare, come ha sottolineato il botanico Giulio Fanelli, che oramai i ruderi fanno parte dell’ecosistema e un danno ad una piccola parte del tutto potrebbe causare una probabile calamità.

Per la tutela dell’area ex Snia il Consiglio del V Municipio competente per zona e successivamente l’Assemblea Capitolina in data 24 gennaio 2023, hanno votato a favore impegnandosi ad adottare tutte le misure necessarie per bloccare qualunque azione tesa a modificare l’aspetto naturale del parco e, di conseguenza, a sostenere presso la Regione Lazio l’iter di ampliamento del Monumento Naturale, per arrivare ad acquisire nel demanio pubblico anche quella parte di terreno che al momento è di proprietà privata.


Ruspe sul sito in occasione del taglio della vegetazione
Ruspe sul sito in occasione del taglio della vegetazione

Nella Costituzione italiana è prevista la tutela dell’Ambiente

Alcuni articoli della Costituzione italiana possono giustificare l’acquisizione nel demanio della proprietà privata dell’area ex Snia.

Nell’articolo 9, nel 2021 è stata inserita la tutela non soltanto del paesaggio e del patrimonio artistico, ma anche dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, nell’interesse delle future generazioni.

Mentre nell’art. 41vengono tracciati i limiti entro cui può essere svolta l’attività economica privata, che è libera, ma non può essere portata avanti in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana, alla salute, all’ambiente.

Al momento per approvare il Decreto che tutelerebbe come Monumento Naturale l’intera area ex Snia, manca soltanto la firma dei rappresentanti della Regione Lazio.


La Convenzione di Ramsar

Il 2 febbraio 2023, giorno coincidente con l’anniversario dell’Approvazione della Convenzione di Ramsar e giornata internazionale per le zone umide, il “Forum” ha promosso una importante attività coinvolgendo i cittadini che hanno a cuore la salvezza del lago. La mobilitazione consisteva nell’invio della richiesta ai rappresentanti della Giunta Regionale uscente Leodori e D’amato, di firmare prima della scadenza del loro mandato alla Regione Lazio il Decreto per salvare il Parco delle Energie. Migliaia di missive sono state inoltrate, ma purtroppo i rappresentanti della precedente Giunta Regionale non hanno firmato disattendendo le istanze di benessere pubblico da parte degli abitanti della città, della comunità scientifica, del Municipio V e di Roma Capitale.

Ora dobbiamo sperare nella nuova Giunta Regionale.

Il lago visto dall’alto accanto alla ferrovia Roma-Pescara, a destra i palazzi del quartiere Casalbertone
Il lago visto dall’alto accanto alla ferrovia Roma-Pescara, a destra i palazzi del quartiere Casalbertone

Riguardo la Convenzione di Ramsar ospitata nel 1971 nell’omonima città dell’Iran e depositata presso l’UNESCO, firmata da alcuni governi, istituzioni scientifiche e organizzazioni internazionali, consiste in un Trattato che protegge le zone umide come ambienti primari per la vita degli uccelli acquatici che percorrono le rotte migratorie per raggiungere nelle diverse stagioni i differenti siti di nidificazione, sosta e svernamento. L’Italia recepì il Trattato nel 1977.

Ecco l’elenco delle aree umide riconosciute: le paludi, gli acquitrini, le torbe, i bacini naturali o artificiali con acqua stagnante o corrente, dolce, salmastra, o salata, comprese le zone marine la cui profondità in bassa marea non superi i sei metri.

È evidente che il lago Bullicante rientra nelle zone umide protette dalla Convenzione di Ramsar.


Conclusioni

All’interno di una città caotica e inquinata come Roma, senza alcuna interferenza umana, negli anni, grazie alle acque del lago si è sviluppato un ecosistema unico che rappresenta un vero gioiello. Oggi questo specchio d’acqua è il simbolo dell’evoluzione della vita che si manifesta in ogni luogo possibile, e della Natura che si rigenera e riequilibra l’ambiente circostante come soltanto essa è capace di fare.

La presenza del lago è stata definita un miracolo, un tesoro, ma è importante ribadire che questo angolo di biodiversità è prezioso e da salvare ad ogni costo, per il rispetto della evoluzione che opera sul pianeta da milioni di anni e di cui noi uomini facciamo parte, ed infine per il riguardo dovuto, a prescindere, a tutte le forme viventi.

 

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