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Un giardino dedicato a Giancarlo Barbadoro

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04 Giugno 2025
Il momento più emozionante: lo scoprimento della targa dedicata a Giancarlo Barbadoro
Il momento più emozionante: lo scoprimento della targa dedicata a Giancarlo Barbadoro

Il Comune di Torino ha dedicato un giardino pubblico a Giancarlo Barbadoro, inaugurato giovedì 27 marzo 2025 in una commovente cerimonia ufficiale, riconoscendo l’importanza della figura e degli insegnamenti di Barbadoro.


Un’area verde, l’erba fresca e appena tagliata, delle panchine su cui godere l’ombra del grande ippocastano al centro dello spiazzo. Il gorgoglio morbido dell’acqua che sgorga dal torèt, la tipica fontana verde torinese, la luce morbia del mattino ad illuminar le foglie. E poi una vasta area, dedicata ai nostri fratelli diversi, quelli che Giancarlo amava profondamente e per cui si è sempre battuto. Sullo sfondo i locali dove sorgeva Radio Flash, la storica emittente a cui Barbadoro aveva dedicato tanti anni di trasmissioni. È questo il Giardino Giancarlo Barbadoro, appena inaugurato a Torino, tra Via Oberdan, via Olivero e via Pio VII: sembra fatto apposta, non solo per ricordare una persona straordinaria, ma per portare avanti il suo messaggio di amore, di speranza, di pace e di armonia.

Giancarlo Barbadoro è stato tante cose, oltre che fondatore di Shan Newspaper: è stato in prima linea per i diritti dei Popoli Indigeni, in anni di lavoro come delegato ONU di sei comunità Native, è stato un attivista per la difesa degli animali e della loro dignità, è stato ricercatore delle antiche tradizioni del pianeta. È stato filosofo, teorico dell’Ecospiritualità, partendo dalla visione olistica e mistica delle tradizioni ancestrali dei Popoli Nativi del pianeta, per sintetizzarla con un approccio pragmatico, capace di fornire risposte ai grandi problemi del mondo contemporaneo, in un’opera pioneristica che il mondo maggioritario, solo oggi, a più di venti anni di distanza, sta iniziando a metabolizzare.

Rosalba Nattero intervistata da Rete7
Rosalba Nattero intervistata da Rete7

Il messaggio di Barbadoro è un messaggio di rispetto per la natura e per i popoli indigeni che la proteggono – ha spiegato il Vicepresidente vicario del Consiglio Comunale di Torino Domenico Garcea durante il discorso di apertura della cerimonia. Un messaggio, ha proseguito Garcea, di pace e di armonia che ha avuto un impatto profondo sia in Italia che nel mondo, per questo la Città di Torino ha deciso di dedicargli un giardino pubblico, tra via Oberdan e via Olivero: proprio dietro alla storica sede di Radio Flash, da cui Barbadoro ha per quasi vent’anni condotto la trasmissione “Nel Segno del Graal” insieme a Rosalba Nattero.

Proprio Nattero, attuale presidente della Ecospirituality Foundation e compagna di una vita di battaglie con Barbadoro, ha poi preso il palco, ricordando che Barbadoro è stato musicista, giornalista, poeta, scrittore e conduttore radiotelevisivo, ma molti, proprio per la sua capacità di cambiare le situazioni e lasciare un segno indelebile nelle persone che incontrava, l’hanno definito “sciamano”. Una capacità forse figlia della sua stessa natura, che l’ha portato a vivere una vita straordinaria, in bilico tra gli studi sulle antiche tradizioni dei popoli indigeni e il mondo maggioritario, che osservava con occhio clinico, in cerca di soluzioni ai suoi mali più evidenti. Individui intrappolati in vite che non li soddisfano, solitudine, il dramma degli anziani abbandonati e, soprattutto, forse la sua battaglia più sentita in difesa degli animali: gli ultimi tra gli ultimi, senza voce né diritti. La medicina per questo mondo malato Giancarlo Barbadoro era convinto di averla trovata, proprio scavando nelle tradizioni ancestrali e nella parte più intima dell’essere umano: recuperare un rapporto individuale e privilegiato con l’esistenza, con Madre Terra, con se stessi, senza intermediari né profeti, soli di fronte al grande mistero rappresentato dall’immenso cielo stellato e dal nostro passaggio attraverso questo fenomeno. A questa filosofia, incentrata sulla libera pratica della meditazione, Barbadoro aveva dato il nome di Ecospiritualità, proprio per rendere l’importanza profonda del rapporto armonico dell’individuo con l’ambiente che lo circonda, e degli altri abitanti con cui condivide questo viaggio.

Il messaggio di Barbadoro è un messaggio di rispetto per la natura e per i popoli indigeni che la proteggono – ha spiegato il Vicepresidente vicario del Consiglio Comunale di Torino Domenico Garcea durante il discorso di apertura della cerimonia
Il messaggio di Barbadoro è un messaggio di rispetto per la natura e per i popoli indigeni che la proteggono – ha spiegato il Vicepresidente vicario del Consiglio Comunale di Torino Domenico Garcea durante il discorso di apertura della cerimonia

Roberto Garosci, Vicepresidente della Ecospirituality Foundation, ha poi ricordato l’esperimento pratico di Ecospiritualità fondato da Giancarlo Barbadoro: l’Ecovillaggio di Dreamland, nato intorno al grande cerchio di pietre eretto proprio su progetto di Barbadoro, a ricordare le tradizioni ancestrali dell’umanità e il mito della Città di Rama, come base su cui costruire una convivenza armonica, edenica, tra tutti i suoi abitanti: umani e non. Un’armonia che nasce dai principi fondamentali di Amore, Libertà e Conoscenza e dall’applicazione pratica dell’Ecospiritualità.

Ultimo, ma non certo per importanza, a salire sul palco cerimoniale è stato Marco Porcedda, Assessore alla Legalità e Sicurezza della Città di Torino, che – oltre a ricordare l’operato di Barbadoro nelle più alte istituzioni, una su tutte l’ONU – ha sottolineato l’importanza di portare avanti e diffondere il messaggio di pace e rispetto per l’ambiente, le altre specie e le altre culture, specie in questo periodo storico in cui la necessità di questi valori emerge con forza. Un riconoscimento per quello che Giancarlo Barbadoro ha fatto nel tempo per Torino, ma anche a livello nazionale e internazionale, ma soprattutto uno stimolo e uno sprone per le nuove generazioni, perché trovino modelli che li spronino verso le battaglie e i valori di cui il mondo ha più bisogno, una su tutte l’ecologia, di cui Barbadoro è stato pioniere.

È poi seguito il momento clou, quello più simbolico, ovvero lo scoprimento della targa dedicata a Giancarlo Barbadoro, velata fino a quel momento dal tricolore, alla presenza del Gonfalone della Città di Torino.

L’Assessore Porcedda, indossando la fascia tricolore, il Vicepresidente Vicario Garcea, Rosalba Nattero e Roberto Garosci della Ecospirituality Foundation hanno quindi svelato insieme la targa che la Città di Torino ha dedicato a Giancarlo Barbadoro, inaugurando così ufficialmente il giardino che porta ora il suo nome e la sua memoria.

Ultimo a salire sul palco cerimoniale è stato Marco Porcedda, Assessore e alla Legalità e Sicurezza della Città di Torino, che – oltre a ricordare l’operato di Barbadoro nelle più alte istituzioni, una su tutte l’ONU – ha sottolineato l’importanza di portare avanti e diffondere il messaggio di pace e rispetto per l’ambiente, le altre specie e le altre culture, specie in questo periodo storico in cui la necessità di questi valori emerge con forza.
Ultimo a salire sul palco cerimoniale è stato Marco Porcedda, Assessore e alla Legalità e Sicurezza della Città di Torino, che – oltre a ricordare l’operato di Barbadoro nelle più alte istituzioni, una su tutte l’ONU – ha sottolineato l’importanza di portare avanti e diffondere il messaggio di pace e rispetto per l’ambiente, le altre specie e le altre culture, specie in questo periodo storico in cui la necessità di questi valori emerge con forza.

Questo ha sancito la chiusura della cerimonia ufficiale, ma le celebrazioni sono continuate, con la toccante lettura di tre poesie di Barbadoro ad opera dell’attrice Gabriella Pochini e del dottor Mauro Petrillo, un momento che ha rivelato l’animo più intimo e mistico di Giancarlo Barbadoro, capace di intrappolare nei suoi versi l’intuizione di una realtà trascendente, fuggevole ma concreta, al di là della percezione sensoriale del mondo ordinario.

La folla presente si è poi unita in un canto comune intorno al suono potente e al tempo stesso struggente della cornamusa di Luca Colarelli, già compagno di Barbadoro nel gruppo keltic-rock LabGraal: un coro unico sulle note di “End in Glory”, che accompagna ritualmente la fine dei concerti della band, ha questa volta segnalato la fine della cerimonia di inaugurazione del Giardino Giancarlo Barbadoro.

Restava solo il brindisi, offerto dalla Ecospirituality Foundation, per festeggiare l’evento, riunendo i tanti partecipanti in un momento di convivialità, in cui coloro che non hanno potuto conoscere Barbadoro in prima persona, hanno potuto scoprirlo attraverso il racconto dei presenti e il materiale prodotto per l’occasione, disponibile al gazebo predisposto dai volontari di SOS Gaia.

Si è chiusa così una giornata storica, la cui importanza è rappresentata anche dal risalto dato dai media locali e nazionali all’evento. Un altro importante passo, non solo nel ricordo e nel riconoscimento di una persona straordinaria, che rappresenta un esempio per chiunque abbia a cuore le sorti di umani, animali e del pianeta, ma anche e soprattutto nel proseguimento della strabiliante eredità culturale lasciata da Barbadoro.

Il Giardino Giancarlo Barbadoro non rappresenterà solo un luogo di ristoro, di silenzio, di pace e contatto con la natura pur nel caotico ambiente urbano, ma anche un luogo di cultura, uno spazio dove portare in vita attività e dimostrazioni per portare avanti tutte le numerose istanze promosse in vita da Barbadoro e raccolte da lui da Nattero e delle istituzioni che lo rappresentano.

Sotto il sole primaverile, nell’aria colma dei profumi portati dal vento, chiudendo gli occhi, sembrava quasi di cogliere una voce profonda e antica recitare versi familiari e sconosciuti…


La locandina che pubblicizzava l’evento
La locandina che pubblicizzava l’evento

L’universo vivente

di Giancarlo Barbadoro


Eravamo tutti là.

Non sapevamo ancora

che un giorno saremmo esistiti.

Non potevamo saperlo.

Ma eravamo tutti là

in un momento infinito

all’inizio dell’universo.

Eravamo tutti là.

Insieme.

Con le immense montagne.

Con i profondi mari.

Con i futuri profumi della primavera.

C’era già il mio volto

nello specchio dell’infinito.

C’era già il cielo di stelle

che avrei ammirato

chiedendomi chi ero.

C’eravamo tutti.

Eravamo tutti

una sola

unica cosa.

Eravamo tutti là

in un punto infinito

da cui sarebbe iniziata

la nostra esistenza.


www.eco-spirituality.org



Rosalba Nattero, Presidente della Ecospirituality Foundation, durante il suo intervento
La cornamusa di Luca Colarelli chiude la parte ufficiale
Rosalba Nattero, Presidente della Ecospirituality Foundation, durante il suo intervento La cornamusa di Luca Colarelli chiude la parte ufficiale
La folla al Giardino dedicato a Giancarlo Barbadoro
L’attrice Gabriella Pochini legge una poesia di Giancarlo Barbadoro
La folla al Giardino dedicato a Giancarlo Barbadoro L’attrice Gabriella Pochini legge una poesia di Giancarlo Barbadoro


 

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