Viaggi

ParisLondon, l’Europa ha la sua capitale

Stampa E-mail
24 Gennaio 2013

Un viaggio unico per vivere insieme due metropoli differenti e complementari, sempre più vicine con Eurostar. Un viaggio particolare ed esclusivo per conoscere l’arte e i sapori, i colori del Mondo, tutte le tendenze che ridisegnano il vecchio continente


Perché scegliere? Per quale ragione non affrontare le due più affascinanti mete europee vivendole nel confronto serrato di una settimana? Oggi Londra e Parigi – forti del proprio inconfondibile dna – permettono al viaggiatore creativo un’esperienza fino al 1994 (data del congiungimento ferroviario sotto la Manica) impensabile, o quantomeno molto più complessa. Il collegamento tramite Eurostar (che attiva 18 tratte giornaliere) consente di raggiungere dalla Gare du Nord la nuovissima stazione di St Pancras International in poco più di due ore, evitando i lunghi e dispendiosi collegamenti da e verso i trafficati aeroporti cittadini.

Quindi si arriva e si parte da centro a centro, con tutto il bagaglio che si desidera, pronti a calarsi in una irresistibile bulimia di arte e ristorazione d’eccellenza, di storia e di nuove tendenze, sentendosi dove batte il cuore del mondo, perché ParisLondon può davvero considerarsi la capitale virtuale d’Europa.

Smisurato e vibrante di ogni possibile energia, se lo consideriamo un unico agglomerato urbano arriviamo alla soglia dei venti milioni di abitanti, con un numero pressoché incalcolabile di opportunità verso sapori e cultura, sport e architettura, moda e shopping, musica e appuntamenti di ogni genere.

Quindi benvenuti a ParisLondon, dove il primo confronto parte dall’anima. Se ‘Parigi è sempre Parigi’ – come nella più scontata delle definizioni – Londra è una mutazione che conquista e riconquista ad ogni passaggio. La diversità si coglie idealmente dalla prospettiva fluviale, dove Senna e Tamigi affondano nel centro cittadino offrendo scenari di protervia bellezza, quelli dove – inevitabilmente – si approda sempre, sovente a poche ore dall’arrivo.


Parigi, Notre Dame

Parigi è una ‘grande dame’ che seduce e rassicura, le quinte dei suoi palazzi non ammettono facili trasgressioni e lungo i quai l’occhio ripassa visioni ben note: la Tour Eiffel, il Louvre, l’Île de la Cité con Notre Dame, l’Île St. Louis. Solo procedendo ancora lungo la rive droite il ‘nuovo’ prende corpo con la Cité della Moda e del Design, l’Institut du Monde Arabe e la nuova Biblioteca Nazionale. I quartieri ad alto tasso di innovazione – La Défense e la Villette – appaiono quasi un corpo estraneo, nati e cresciuti oltre le mura auliche del centro.

A Londra le cose sono andate diversamente e, per secoli, il Tamigi ha diviso in due la città: a nord tutto il meglio offerto dall’Impero – il Big Ben, Saint Paul’s, la City, la Tower of London, ma anche i quartieri di Westminster, Mayfair, Bloomsbury, Soho – mentre a sud le attrattive erano di poco superiori allo zero.

Negli ultimi vent’anni molto – per non dire tutto – è cambiato. Londra si è innamorata del suo fiume decorando la riva meridionale con impattanti meraviglie: la ruota del London Eye, la Royal Festival Hall, il National Theatre, la Tate Modern, il Millennium Bridge, lo Shard di Renzo Piano ed il nuovo municipio. Oggi, se la si osserva dall’Hungerford Bridge, la capitale degli inglesi mostra i muscoli, forte di un’annata olimpica che l’ha riportata al centro del mondo.

Usando una metafora, possiamo dire che Parigi si sta evolvendo per linee interne, trasformando la recettività dei suoi quartieri (come Belleville e Bercy), edificando il nuovo senza impatti visionari, vivacizzando nella continuità il proprio patrimonio artistico e culturale. Londra invece ha inciso con maggior vigore sul fronte urbanistico, ha alzato il proprio orgoglio con la fantasia di celebrati archistar, ha approfittato pienamente delle possenti risorse finanziarie di una piazza economica senza pari, ha subito, contenendo il colpo, contrasti stridenti tra ricchezza appariscente e povertà negletta, ovunque ha saputo spingere con forza il piede sull’acceleratore della creatività.

Da un incontro ravvicinato se ne esce con la sensazione di un voltaggio differente, di una diversa colonna sonora: Parigi è un jazz raffinato, col suo ben dosato mix di sofisticata fantasia; Londra sarà per sempre rock, fragoroso e vibrante, energia pura esibita senza alcun timore reverenziale.


Pattinare sotto la Tour Eiffell

Il più evidente punto di congiunzione lo si riscontra nel tessuto multietnico e multiculturale; da sempre ‘aperte al mondo’ entrambe le dimensioni di ParisLondon accolgono sforzi, energia, risorse, contrasti e invasioni per filtrarle – amplificandole – nel food, nella moda e nell’arte.

Oggi londinesi e parigini non sono solo più inglesi e francesi, ma indiani e africani, arabi e israeliani, cinesi e giapponesi, russi e italiani, sudamericani e statunitensi, l’ovunque – più che in ogni altro luogo – trova la sua patria di elezione tra la Senna e il Tamigi. Chissà cosa ne penserebbero il generale De Gaulle e Margaret Thatcher…

Atto Primo: Parigi. Location: 50 boulevard de l’Hôpital, XIII arrondissement chez Marc Brunet, proprietario di una spaziosa dimora hausemaniana arredata con pezzi d’epoca di sofisticata bellezza. Il prezzo – 1600 euro la settimana – non deve impressionare, perché se vengono sfruttati adeguatamente i posti letto la quota individuale scende a 30 euro per notte. Meno che in un hotel con un cielo senza stelle. Difficile immaginare qualcosa di più comodo: bastano 15 minuti a piedi per raggiungere Senna e Gare d’Austerlitz, ma, soprattutto, la fermata della metro (Saint Marcel) è proprio di fronte a casa. Il nostro soggiorno parigino propone nell’ordine: alcune tappe gourmet d’eccellenza (ben dosate tra vecchio e nuovo, tra new entry e classici senza tempo), una visita all’Institut du Monde Arabe, la mostra su Parigi vista da Hollywood, una puntata al sempre sorprendente Quai Branly, la nuova Cité della moda e del design, una visita a Notre Dame, che l’anno prossimo celebrerà 850 anni di storia. Parlando di sapori Parigi non è uno stile inconfondibile, va oltre perché da sempre rappresenta ‘la referenza’. Qui è nata la grande ristorazione internazionale, qui si sono stabiliti i più accertati canoni di giudizio (Michelin docet), qui – con buona pace dei sapori globalizzati – governerà sempre incontrastata la cucina francese. Siete degli inguaribili romantici? Volete regalarvi un momento fuori dal tempo ai confini della più fiabesca foresta parigina? Volete godervi il fascino ‘belle époque’ di una palazzina che fu di Napoleone III e divenne ristorante nel 1900, durante la grande Esposizione Universale? Allora ‘il vostro luogo’ non può che essere La Grande Cascade. Gli ancestrali piatti della tradizione vi riveleranno la loro anima, riletti con una purezza priva di minimalismo, all’insegna di un motto che è, da sempre, ‘le sens de la nuonce’. Il tutto interpretato dal talento di Frédéric Robert: grande chef costantemente alla ricerca della «bellezza del buono, ma soprattutto del buono».


Parigi, La Grande Cascade

C’è un territorio del gusto dove i francesi sono maestri da sempre: la ristorazione nei grandi hotel a cinque stelle. Mettere piede allo Shangri-La di avenue d’Iéna 10 è già una sofisticata emozione che si percepisce prima ancora di aver varcato la soglia dei due ristoranti: il cantonese Shang Palace e il gastronomico L’Abeille. Quest’ultimo incanta per la misura di portate che spaziano verso ogni regione di Francia: grandi classici riproposti con la cura e la presentazione di uno stellato Michelin, curiosità da riscoprire, fantasie nell’esaltare materie prime selezionatissime. Per gustare armonie impeccabili sognando di essere nella valle dell’eterna giovinezza, appunto Shangri-La. Stile e design, simpatia e cordialità nell’accoglienza, servizio veloce ma curato in ogni dettaglio, portate festosamente abbondanti, gusti veri e veraci con una carta dei vini di grande originalità, a Le Moderne estetica e sostanza si presentano a braccetto.

Per sentirsi parigini tra i parigini, allegri e soddisfatti calice dopo calice, piatto dopo piatto. Aperto da poche settimane ma già sulla bocca di tutti, Ma Cocotte è l’ultima creazione di Philippe Stark, la più minimalista e destrutturata della sua sempre sorprendente ispirazione. Collocato nel cuore del mercato delle pulci, tra centinaia di antiquari e brocante, il locale occupa un vecchio magazzino e lo reinventa per un pubblico di edonisti curiosi. Appena si entra non impressiona più di tanto, se non per la grande cucina che va oltre il concetto ‘a vista’ per offrirsi completamente aperta agli avventori. Poi, appena lo sguardo si fa più attento, esce fuori il genio. Ma Cocotte è una casa, un posto dove ognuno occupa il proprio spazio, un luogo dove ogni oggetto (anche le posate…) è volutamente sempre diverso. Se il piano terra è più ‘bistrot style’, salendo i gradini ci si appropria di un ambiente mezzo studio e mezzo bar, tra foto d’autore, libri, poltroncine, arredi ‘anni 70’ che richiamano il design scandinavo dei grandi maestri. A questo punto (colpevolmente) potreste rischiare di non prestare la dovuta attenzione al resto; invece incontrerete una gustosa cucina ‘del mercato’, prezzi più che ragionevoli e un bere miscelato d’autore. Andateci subito, è da vivere (e raccontare) prima che diventi troppo alla moda. Dall’arte della tavola all’arte propriamente detta.


Londra, The Shard

Il panorama delle esposizioni parigine non ha eguali al mondo. Scegliendo in un sontuoso carnet consigliamo: ‘Paris vu par Hollywood’ (gratuita) all’Hotel de Ville (municipio) della città – Da Gene Kelly a Ratatouille rivivrete sogni e fantasie dei maggiori maestri statunitensi; ’25 anni di creatività araba’ (fino al 3 febbraio) e ‘Le Mille e una Notte’ (fino al 28 aprile), le due raffinate mostre dell’Institut du Monde Arabe (concepito da Jean Nouvel sulla rive droite della Senna); ‘Alle origini della Pittura Aborigena’ (fino al 20 gennaio), ‘Nigeria’ (fino al 27 gennaio) e ‘Capelli’ (fino al 14 luglio, la prima esposizione al mondo dedicata alle acconciature) al Quai Branly, il museo sulle ‘arti del mondo’ firmato – corsi e ricorsi – anche lui da Jean Nouvel e anche lui sulla rive droite della Senna. Restando sempre dallo stesso lato del fiume va ancora affrontata l’ultima novità parigina in tema di creatività: la ‘Cité de la Mode et du Design’ al 38 di Quai d’Austerlitz, approdo transculturale della più aggiornata creatività francese e non solo, con grande terrazza lounge dove godersi un drink sorseggiando il futuro.


Londra, insegne a Camden

Atto secondo: Londra. Location: 77 Anfon, in una di quelle tipiche casette che sembrano sbucare da un libro di fiabe; proprietaria Gertrud Keazor, calorosissima ex nazionale inglese di scherma. Chi si aspetta il tipico arredamento british resterà sorpreso: un tocco hippy style e tanti pezzi (bellissimi) di artigianato e antiquariato africano per una casa del mondo foderata di libri e belle foto. Fermata della metro (assolutamente strategica) a 15 minuti di buon passo e prossimità garantita (pochi minuti di taxi) con la stazione di St. Pancras, dove arriva e parte l’Eurostar.

Il nostro soggiorno seguirà rotte tra novità e tradizione, ed è concepito per chi abbia già visitato le attrazioni più classiche. Sul fronte dello shopping consigliamo: il sempre irresistibile mercato di Camden (sabato tutto il giorno), dove va esplorata con cura la ‘Proud Camden’ (galleria e live music); la coloratissima area di Covent Garden, coreograficamente addobbata per il Natale; l’immenso shop Lillywhite a Piccadilly Circus, dove fare acquisti a tema sportivo approfittando dei prezzi sorprendenti (mediamente inferiori del 40%, arrivano anche al 70% di sconto per i brand locali tipo Umbro e Lonsdale; potrete persino regalarvi la maglia della nazionale inglese di calcio a soli 5 pound…). In tema nightlife affidatevi al sempre aggiornatissimo Time Out, ma non rinunciate all’esperienza di un musical; cercate di assicurarvi un posto per Rock of Ages, adrenalina pura e cast di altissimo profilo.

La mostra del momento William Klein + Daido Moriyama è alla Tate Modern, la più monumentale operazione di recupero architettonico dedicata all’arte contemporanea del globo. Nell’esposizione i due grandi fotografi – il primo statunitense e il secondo giapponese – vengono messe a confronto Londra, New York, Tokyo e Parigi; tutte rilette attraverso le immagini folgoranti, emblematiche e provocatorie di due maestri, curiosamente simili nella lettura di volti e atmosfere.


Westminster e il Big Ben

Sul fronte del food, Londra può solo sorprendere: da anni ha superato ‘quota 50’ nel numero dei ristoranti stellati Michelin e propone – unico caso al mondo – il meglio di ogni tradizione (e innovazione) gastronomica internazionale, con sapori orientali di ogni dove, francesi, caraibici, africani, italiani e latinoamericani, talvolta incredibilmente contaminati.

Per una passeggiata nella ‘nuova Londra’ consigliamo di percorrere tutto il lato sud del Tamigi, dal London Eye fino al nuovo municipio, dove una vigorosa coreografia propone la più grande ruota panoramica d’Europa, teatri e spazi espositivi, il sofisticato ristorante Oxo, l’interattivo museo enologico Vinopolis, il Globe Theatre ricostruito, il Millenium Bridge di Forster, la Tate Modern, il municipio in vetro (sempre di Forster), ribattezzato, per la propria forma e con ironia tipicamente britannica, ‘testicolo’ e ‘The Shard’ (letteralmente ‘coccio’), il nuovissimo grattacielo di Renzo Piano appena terminato, l’emblema di una città che sta crescendo sempre più in verticale. Proprio all’ombra di questa impressionante scheggia in vetro e cemento di 310 metri (il più alto edificio europeo) si può esplorare un quartiere popolarissimo, in azzardato ed affascinante equilibrio tra vecchio e nuovo: storici pub e casette di mattoni a vista, il rinnovato e coloratissimo Borough Market dedicato all’alimentare, gallerie di design ed empori multietnici, manager e massaie pakistane…

Si lascia Londra con l’impressione che abbia vinto lei, meno romantica e aristocratica di Parigi ma vitalissima in ogni manifestazione. Poi, sulla via del rientro, di passaggio a Parigi, un taxista briccone ‘allunga il giro’ e – nel portarci dalla Gare du Nord alla Gare de Lyon – ci fa ripassare tutto il centro storico: il Louvre e i Bistrot, la Tour Eiffel e i ‘quai’ lungo la Senna, Notre Dame e l’Île St. Louis. Così tutto torna in equilibrio, perché Parigi vanta una regia della meraviglia – armoniosa quanto uniforme – che Londra non conosce. Ma ParisLondon è una belva metropolitana in via di apparizione, con due anime distinte che vanno osservate insieme, allora diventano invincibili.


Il Tower Bridge e il municipio in vetro di Forster



Foto Guido Barosio e Marco Carulli



Guido Barosio, giornalista, fotografo e scrittore, è direttore della rivista Torino Magazine.


 

Seguici su:

Seguici su Facebook Seguici su YouTube