Tradizioni Celtiche |
Nemeton, il giardino sacro dei druidi |
07 Novembre 2013 | ||||||||||||
Il rapporto con la dimensione della Natura e con le sue forme di vita consente di riscoprire i valori di Madre Terra. Un’esperienza ecospirituale che secondo l’antico druidismo permette di realizzare conoscenza mistica e benessere psicofisico
I Popoli naturali e la Natura La Natura rappresenta una inevitabile manifestazione con cui ci confrontiamo ogni giorno. Costituisce la fonte delle nostre abituali percezioni dell’esistenza e rappresenta il supporto materiale e psicologico con cui costruiamo e viviamo le nostre vicende personali. Tuttavia nella cultura ordinaria del mondo maggioritario non esiste un rapporto ben definito tra l'individuo e la Natura. Per la maggior parte della gente la Natura è estranea al proprio trend di vita ed è paragonabile per certi versi ad un disturbo esterno con cui dover convivere. In questo caso la Natura rappresenta la pioggia, il mutare delle stagioni che modifica abitudini e vestiario. Si manifesta con il fastidio dato dagli insetti, dal vento troppo indiscreto e dall’erba alta che nasconde i sentieri sui pendii delle montagne. Appena qualche volta, occasionalmente, giunge a mostrare un po’ di breve poesia e di relax sui prati occupati dai picnic o da tramonti spettacolari. Tuttavia la Natura, così com’è concepita dal mondo maggioritario, si distingue da quella che è interpretata e vissuta dai cosiddetti “Popoli naturali”. I Popoli naturali rappresentano una cultura, presente su tutto il pianeta, che non si è sviluppata dentro i parametri alienanti dettati dalle grandi religioni storiche, bensì ha attuato una specificità culturale nel rapporto con il significato che la Natura può esprimere. Potrebbero essere erroneamente paragonati ai popoli nativi del pianeta, ma occorre distinguerli da quelle culture native che sono ascrivibili nella società maggioritaria avendone assimilato le varie evangelizzazioni religiose. I Popoli naturali rappresentano culture native che non si sono piegate alla violenza del mondo maggioritario e sono riuscite a mantenere integro lo spirito pragmatico di riferimento ai fenomeni della Natura con cui dare un senso reale e concreto all’esistenza dell’individuo nella sua piena libertà e ricchezza di conoscenza. Manifestando nel nostro tempo anche una conoscenza tecnologica che non ha nulla di meno delle nicchie sociali più evolute del mondo maggioritario. I Popoli naturali danno attenzione alla Natura perché la percepiscono come teatro della loro esistenza, e loro stessi si considerano parte imprescindibile di tale teatro, valutando che entrambi hanno preso sostanza da quello che la società maggioritaria ha identificato come “Big bang”. Un evento arcaico che ha fatto sorgere dal nulla la nostra esistenza, i corpi celesti, tutte le forme di vita, i nostri pensieri, le nostre emozioni e il nostro stato di consapevolezza interiore che ci fa sentire di essere vivi e di esistere. Per questo motivo i Popoli naturali, non solo danno attenzione alla Natura come manifestazione di eventi stagionali e di fonte di sussistenza vitale, ma vedono in essa il riflesso di un Mistero che ritengono sia alla base di tutta l'esistenza e che porta ad estendere il tema della Natura ad una qualità immateriale di valore mistico.
Il concetto mistico di Shan e l’ecospiritualità In Europa, come in altri continenti, la cultura dei Popoli naturali si è manifestata con i Nativi europei. Il druidismo, quale espressione della loro spiritualità, identificava la Natura nell'universo scaturito dal Big bang che comprendeva l'uomo e tutte le forme di vita in un evento globale. Il druidismo concepiva la nascita dell'universo da una condizione preesistente che continua tuttora. Quindi il concetto di Natura si estendeva ad una qualità di esistenza che travalicava il visibile per assumere un valore invisibile e immateriale. Una qualità che oltre ad avere un significato fisico possedeva un significato mistico.
Il druidismo concepiva questo particolare concetto di Natura con il concetto di Shan. Un’esistenza globale che non può essere definibile sul piano immaginativo e intellettuale, tanto da assumere il significato di un “Vuoto” di attribuzioni concettuali. Più lo si cercava di descrivere e più ci si allontanava dal suo reale significato. Un Vuoto che tuttavia si rendeva accessibile e comprensibile con la diretta esperienza di ogni individuo attraverso lo stato spirituale del proprio Io consapevole. Un modo di intendere la Natura che non comportava solamente la manifestazione dei cicli stagionali o del cielo stellato, ma che si identificava nel Mistero che essa rivelava con la sua stessa manifestazione. Un Mistero che rappresentava l'intima e reale natura dell'esistenza, contemporaneamente sua causa e suo fine, comprensibile nel concetto di "Shan" della cultura druidica, cioè il Mistero dello stato globale della reale natura dell'esistenza, immanente a tutte le cose. Da qui è nato il concetto di ecospiritualità vissuta dai Popoli naturali per definire l’esperienza di partecipazione dell’individuo alla Natura: realizzare l’armonia dello Shan attraverso l’ottenimento di una consapevolezza interiore armonica, per rapportarsi con l'ambiente e con tutte le forme di vita, sino a estendere il significato ad un piano mistico e globale. La natura nel concetto di Madre Terra Nelle culture dei Popoli naturali il riferimento alla Natura trova una eco nella definizione del concetto di “Madre Terra” che riveste una particolare importanza simbolica e spirituale. Per queste culture il tema di Madre Terra esprime la Natura nelle sue manifestazioni vitali attraverso i fenomeni del cielo, del suolo, delle acque e del fuoco e delle relazioni esistenti tra l’individuo e il cosmo. Madre Terra rappresenta la Natura nella sua qualità eterna che ha dato vita all'umanità e che è capace di rigenerarsi sempre, in ogni possibile avversità. Essa riporta al mito dell'antica “Terra imperitura”, mai dimenticata dall’umanità, che simboleggia l'Eden andato irrimediabilmente perduto secondo le tradizioni storiche del mondo maggioritario ma che presso i Popoli naturali costituisce il simbolo del ritorno al rapporto con la Natura e all’armonia e al benessere che questa può consentire di realizzare. Il riferimento a questo Eden lo si ha anche nel mito druidico della "Nuova terra", una terra intesa come rinnovata nel rapporto ecospirituale degli individui verso l’ambiente e verso tutte le creature che l’abitano. È il concetto di "Dreamland" o "Terra del ricordo" degli antichi popoli del continente europeo, ravvisabile nella mitica cultura nordica di "Vinheim", la "Terra della gioia e della fratellanza". Una dimensione che il druidismo definiva come il “Mondo di Gwenved” o della luce bianca, illuminato dalla conoscenza dell’Oiw, la Causa prima origine e sostegno del tutto. Tema parafrasato in seguito dal cristianesimo come il “Regno dei cieli realizzato in terra”. Una dimensione che si può riconoscere anche nel concetto di "Dreamtime" o “Alcheringa”, il contesto sociale e mistico tradizionale del “Cuore Antico” vissuto dagli Aborigeni australiani come dimensione culturale e spirituale, ma equivocato dagli antropologi della società maggioritaria come il “Tempo del sogno” quale evanescente modus vivendi degli Aborigeni, dai contorni indefinibili e visto come culto legato ad antiche tradizioni senza più significato.
Nell’Alchimia druidica, la “terra nigra”, grassa e fertile da cui nasceva la vita interiore dell’Iniziato era un ricordo delle proprietà della terra dell’antico bacino del suolo fertile dell’odierno Mar Nero. Essa rappresentava l’elemento mistico di base che, nell’Athanor alchemico, si trasformava da qualità inerte della materia in quella spirituale degli stati percettivi superiori di coscienza. La Terra come madre che dona la vita interiore agli Iniziati permettendo la percezione dell’immanenza del Mistero. Per l’antico sciamanesimo druidico il concetto di Madre Terra si esprimeva come concreta madre planetaria della vita che affratella tutti gli esseri viventi visti come figli della stessa esistenza. In merito esiste l’antico mito druidico di Kuid’hà, il “dio dell’acqua”, che nella sua esegesi, sotto forma di una cometa giunse in ere antiche a fecondare la terra arida e sterile, a seguito della sua formazione planetaria, apportando elementi vitali che hanno permesso di conseguenza la comparsa della vita. Così come avrebbe potuto fare uno spermatozoo che abbia fecondato un ovulo.
Il ruolo della vegetazione, la prima forma di vita del pianeta Noi tutti viviamo nel contesto della Natura e troviamo posto e identità nel Mistero che essa manifesta. Le montagne e le pianure che abbiamo intorno a noi portano a vedere la dimensione spaziale della Natura in cui viviamo, ma l’immaginativo personale di ciascun individuo completa immancabilmente la sua percezione aggiungendo la presenza della flora che ricopre il nostro pianeta, dai boschi alle verdi praterie, che colora lo scenario e lo completa in una effettiva e concreta rappresentazione della Natura. La vegetazione, in tutte le sue forme, viene infatti a rappresentare il senso della Natura che ci circonda. Una iconografia che spinge i progettisti urbani a usarla per decorare l’anonimo grigio delle città e che costituisce anche la dimensione del verde che viene cercata da chi sceglie di vivere in campagna. Non c’è da stupirsi per questa tendenza immaginativa che possiede un valore archetipale probabilmente in tutte le specie viventi del pianeta. Le piante, secondo la tradizione druidica e secondo la moderna paleontologia, sono state le prime forme viventi che hanno popolato la superficie della Terra. Erano presenti immense foreste che coprivano i continenti che stavano formandosi e che si separavano e in questo contesto arboreo sono nate in seguito le altre specie viventi che hanno popolato questo mondo compresa quella umana. Oggi, secondo il druidismo, questa prima forma di vita si è altamente evoluta attraverso i millenni sviluppando una forma di “intelligenza” che non è comprensibile all’umanità ma che è in grado di comunicare con essa attraverso piani di interazione intuitiva e onirica. Quasi fossero i custodi e i maestri della vita del pianeta. Creature in contatto con piani invisibili del nostro quotidiano e in relazione con i loro abitanti. L’archetipo ambientale prodotto dalla presenza di questa prima specie che ha accompagnato la storia del pianeta è rimasto così incisivo nella memoria collettiva dell’umanità che ancora oggi si celebra la sua nascita proprio in un immenso e magico giardino che testi antichi come la Bibbia ce lo propongono come l’Eden, terra rigogliosa di vegetazione e di alberi da frutta che affrancava la prima umanità dall’obbligo di procurarsi il cibo attraverso il peso del lavoro. Così come nell’identico modo il druidismo ricorda la “Terra Imperitura” che fu sede della comparsa della specie umana e che sempre porta nel cuore come un modello di vita a cui ritornare per essere in armonia con la Natura e per accedere alla sua conoscenza che consente di spiegare l’universo e l’esistenza della vita.
La leggenda del drago della foresta e il Mistero insito nella Natura Il contatto con la vegetazione, il buio dei suoi sentieri e il susseguirsi all’infinito di prospettive silvestri, hanno portato la prima umanità a cogliere il senso magico delle foreste tanto da aprirsi al concetto di Mistero che poteva dominare la vita di ogni individuo. Foreste che non ospitavano solamente gli occasionali esploratori che vi si inoltravano allontanandosi dalle coste marine, ma che erano la casa di innumerevoli forme di vita. Alcune innocue, altre curiosamente affascinanti e altre ancora decisamente pericolose. Poi nella fitta boscaglia che ricopriva il pianeta gli uomini scoprivano all’improvviso le radure circolari. Queste, aprendo un inevitabile varco tra le cime degli alberi, consentivano di mostrare di giorno i raggi del sole che scendevano tra le fronde e di notte il cielo stellato. Per queste caratteristiche le radure diventavano veri e propri luoghi magici segreti dove si affacciava il mistero della vita e della morte.
È emblematica l’antichissima leggenda del drago danzante, proiezione della luce solare e delle stelle sulla radura sottostante, che nel fitto della foresta creava con i suoi passi ritmati, come quelli di un tamburo rituale, le misteriose radure circolari.
L’Yggdrasil, simbolo arboreo di vita e di evoluzione spirituale Nella cultura dei Nativi europei, così come per tutti i Popoli naturali, l’attuazione del rapporto spirituale con la Natura si rese manifesta con la cultura dello sciamanesimo che raccolse questa esperienza e la sviluppò nella pratica della meditazione come strumento centrale dell'esperienza umana. Lo sciamanesimo è stato la prima forma di religione naturale apparsa nell’umanità, intendendo per religione il contesto culturale e spirituale in cui l’individuo ha sviluppato il rapporto consapevole e spontaneo con il Mistero immanente all’esistenza per provvedere alla sua elevazione interiore e giungere ad un piano di conoscenza. Un contesto naturale, privo di dogmi e di morali, basato sulla sperimentazione diretta della Natura, senza che possa essere mediata da alcun intermediario ideologico. L’archetipo dell’esperienza arborea vissuta dalla prima umanità ha portato l’antico sciamanesimo druidico a concepire la vita umana e la sua evoluzione come quella di un gigantesco albero, l’Yggdrasil, che era in grado di snodarsi attraverso tutte le dimensioni dell’universo focalizzando tre precisi termini di esistenza possibili a tutti gli individui. Il primo era riferito alle sue radici e alla terra in cui affondavano, sede degli elementi fondamentali alla comparsa e alla crescita dell’Yggdrasil stesso. Il cosidetto “Mondo inferiore” o “Annwin” della cosmologia druidica. Il secondo riguardava il tronco che si ergeva dal suolo verso l’alto, considerato come il “Mondo di mezzo” o “Mondo di Abred”. Infine il terzo termine si riferiva allo sviluppo arboreo dei rami e del fogliame che si apriva rigoglioso verso il Sole per accogliere la sua benefica energia. Un terzo piano di esistenza definito come il “Mondo superiore” o “Mondo di Gwenved”. Il sole, definito con i termini di OIW e di Mat, costituiva il mistico “centro vuoto” di Keugant. Il centro creatore del cerchio cosmico concepito dal druidismo che stava ad indicare la natura particolare della Causa Prima del tutto, inevitabile sebbene invisibile nella realizzazione del cerchio, ma intuibile dal potere dello spirito. Gli antichi sciamani, nella ricerca di un significato reale dell’esistenza e del ruolo dell’individuo, presero a sperimentare un rapporto con la Natura in maniera osservativa e pragmatica. Nel loro lavoro di ricerca giunsero alla constatazione che l’universo mostrava solamente un’apparenza sensoriale della sua effettiva sostanza e che esistevano altre dimensioni che era possibile esplorare. Il simbolismo arboreo dei tre mondi dell'Yggdrasil costituì il riferimento dell'esperienza dello sciamanesimo primigenio che prese a sperimentare le tre qualità di esistenza attraverso varie pratiche identificabili nella prassi del “Viaggio sciamanico”. Le esperienze di viaggio proseguirono per secoli sino a quando ci si accorse dell’inutilità delle esperienze condotte sul piano del Mondo Inferiore e di quello di Mezzo. A questo punto divenne chiaro che risultava preferibile e funzionale allo scopo il viaggio sciamanico condotto su un cammino di evoluzione che portava verso una conoscenza e una effettiva armonia interiore procedendo nell’esplorazione del Mondo Superiore verso la realtà promanata dall’Oiw. Nacque così la prassi riconosciuta nell’esperienza della meditazione, intesa come un viaggio sciamanico utile per rispondere al richiamo del Trascendente. La meditazione divenne l’elemento centrale dell’esperienza spirituale dello sciamanesimo in grado di realizzare il principio armonico dell’ecospiritualità. Ovvero realizzare una consapevolezza armonica interiore per poter stabilire un identico rapporto armonico con l’ambiente sino a tracimare nel suo significato metafisico e mistico.
Oggi, la meditazione continua a rappresentare ancora e sempre un laboratorio di trascendenza che consente ad ogni individuo di ottenere una percezione consapevole di se stesso e della reale dimensione di esistenza in cui vive. Un’esperienza che viene identificata tradizionalmente nel concetto sciamanico di “Visione”, ovvero la percezione dello Shan sviluppata dall’individuo nello stato di coscienza consapevole messo in relazione alla qualità mistica del Mistero. Un’esperienza che consente di realizzare un benessere psicofisico e una conoscenza interiore basata sul Mistero che anima il tutto, e che porta ad una concreta gioia di vita. Una condizione di vita che l’antico druidismo bretone definisce ancora oggi con il concetto di Bien-être.
Il Bosco sacro dei Popoli naturali I Popoli naturali hanno da sempre utilizzato la Natura, la dimensione più immediata offerta da Madre Terra, come luogo sacro in cui attuare i riti spirituali. In questo senso gli sciamani hanno scelto l’impenetrabilità delle fitte foreste e delle sue radure magiche in cui realizzare con la meditazione il Silenzio per entrare in contatto con il Mistero. Nella complessità del bosco c'è la definizione simbolica dell'esistenza attraverso gli elementi naturali propri della Natura e qui veniva sancita la partecipazione diretta dell'Iniziato in seno ai simboli identificati negli elementi della Natura. Alle volte il valore spirituale del bosco sacro era deputato ad un angolo specifico della foresta che recava una radura al suo centro, altre volte il suo contesto era esteso a tutta la stessa foresta. Ne è un esempio la Foresta di Brocéliande nel cuore della Bretagna, all’estremo occidente della Francia, considerata sacra dalle popolazioni della regione e utilizzata da tempi immemorabili dai druidi per le cerimonie di iniziazione e di insegnamento delle antiche conoscenze. Esiste ancora oggi un angolo di questa foresta conosciuto come "Le Pierres plates des Ancêtres" situato presso una fonte sacra che fa da riferimento ad una tradizione ancora viva tra i druidi del luogo. Su un grande piano di pietra grigia e liscia, da cui scaturisce l'acqua, si possono osservare distintamente tre coppie di impronte di un piccolo sauro affiancate da cinque altre impronte più piccole di piedi umani, questi con calzari dalla suola completamente piatta. La fontana viene ritenuta dalla gente del luogo come un importante riferimento spirituale e storico e la sua ubicazione è un segreto tribale che nasconde nel cuore di una fitta porzione di foresta. Tradizioni antiche, conservate dalle culture del Nord-Europa. Ad esempio per gli antichi germani la “Foresta nera”, oggi divenuta in parte un grande parco che ospita antiche pietre runiche e piramidi lasciate da popoli sconosciuti, rivestiva un importante ruolo iniziatico. Al suo centro ideale, nell’attuate Teutoburgo, c'è l’insieme delle "Pietre celesti", Externsteine, un complesso megalitico che è meta di turismo e di pellegrinaggi “pagani”. L’importanza del Bosco sacro viene celebrata nell’Edda, un antico poema nordico, quando parla della catastrofe del “Ragnarok”, una guerra spaventosa che avrebbe sancito la scomparsa degli dei e la fine della grande civiltà esistente sulla terra. Ma l’Edda aggiunge una profezia che conforta l’umanità affermando che al riparo di una radura di un bosco sacro si sarebbero salvati i capostipiti di una nuova umanità. Un uomo e una donna che avrebbero dato vita alla loro progenie in grado di ricostruire, dalle ceneri della catastrofe planetaria, una nuova terra di pace, liberta e conoscenza. Il Nemeton degli antichi druidi Presso gli antichi druidi il bosco sacro veniva identificato con l’antico nome irlandese di “Nemeton” ed era considerato un vero e proprio santuario a cielo aperto. Per gli antichi druidi era inconcepibile rinchiudere completamente il contatto con il trascendente in una dimensione limitata come quella di un tempio chiuso da pareti anonime. Per questo motivo i “nemeta” erano posti in aree all’aperto in luoghi dove era stata rilevata, con i “pendoli” e le “forcelle rabdomantiche, la presenza di correnti energetiche sotterranee o incroci di linee di forze telluriche che potevano unire il mondo dei vivi a quello invisibile dei defunti. Solitamente venivano scelte zone boschive costituite da querce e raramente da betulle. Alle volte i nemeta venivano realizzati, trovando le radure adatte allo scopo, in cima a grandi colline, oppure a fianco di fiumi e laghi Ogni Nemeton costituiva il luogo sacro in cui si manifestava l’aspetto più segreto della Tradizione druidica attraverso l’insegnamento dato agli allievi, ma rappresentava anche il luogo in cui la comunità si riuniva per le varie celebrazioni annuali e per lo scambio di normali relazioni umane. Il Nemeton era un “diorama” del sacro. Un vero e proprio modello dell’universo portato alla misura dell’individuo dove si identificava una serie di simboli che contenevano messaggi di conoscenza da penetrare e conquistare.
Il Nemeton era un tempio all’aperto realizzato con i simboli naturali dell’ambiente boschivo in cui si identificavano tutti gli elementi della cosmologia dei Popoli naturali. Soprattutto nel Bosco sacro si riscontrava la presenza dei quattro elementi di terra, aria, acqua e fuoco posti sotto la volta del cielo stellato, considerato come il quinto elemento che rivelava il riflesso del Vuoto o del Mistero. Tra i simboli del Nemeton possiamo identificare una serie di elementi: 1) Gli alberi della foresta: ciascuno di essi rappresentava un Yggdrasil cosmico, ovvero l’universo che si è manifestato all'uomo dopo il Big bang. L'insieme della foresta era inteso come la complessità dello Shan con tutti gli universi paralleli, gli Yggdrasil che crescono nel cosmo, che si generano in esso prevenendo la moderna teoria cosmologica dell’ “universo a bolle”. 2) La radura: rappresentava il mondo di Gwenved, il mondo dei viventi al cui centro si trovava l’espressione del Mistero della Causa Prima, l’OIW o Mat, l’aspetto mistico del concetto di Shan. 3) Il fuoco: simboleggiava il drago, le forze dell'universo che scaturiscono dal Vuoto per portare la vita alla conoscenza del Mistero. Messo al centro della radura simboleggiava la manifestazione dell'OIW attraverso la sua capacità creativa. Simbolismo igneo presentato già dalla Bibbia con la manifestazione di Dio nel roveto ardente. 4) Il suolo-la terra: simboleggiava l'Annwin, le forze sotterranee elementali della Natura in cui si manifestano e si incontrano le creature della Matchka, il mondo invisibile contrapposto a quello visibile, e dove hanno origine le radici dell’Yggdrasil cosmico. 5) Il sole: l'OIW, il centro del cerchio della radura visto nella sua manifestazione celeste che si congiunge con il centro della stessa radura e dà vita al drago danzante. L’Ente che illumina le fronde del Mondo superiore dell’Yddgrasil. L'Ente irradiante i tre raggi di Shali (amore), Atabi (libertà) e Sharka (conoscenza) conosciuti anche nel celtismo gallico con i nomi di Karantez, Nerk e Skiant. 6) L’intreccio dei rami degli alberi: esso costituiva la forma delle lettere dell’alfabeto sacro del linguaggio con cui la Natura parla all’uomo e che può essere letto intuitivamente solamente dagli Iniziati. Da questa forma di lettura arborea sono derivati il linguaggio delle Rune e quello Oghamico o di Ogham. 7) L'aria: simbolo dell'etere cosmico in cui si trasmettono le parole di potenza. Lo spazio, il palcoscenico su cui si sostiene l’esistenza della vita. 8) La fonte: simboleggiava l’atto creativo della causa Prima che si manifesta nel riflesso della Natura, l’atto della manifestazione dell’universo, il Mondo di Abred, che sorge dal Vuoto. La fonte del Potere della realizzazione iniziatica e della terapeutica. La manifestazione del “format” vitale e evolutivo che si manifesta nella condizione fluida del tempo. 9) L'acqua: simbolo dell'energia plasmatica dell'universo, la fonte di vita, la fonte terapeutica. Il “falso vuoto” quantistico che ha dato origine al Big bang. Era considerata anche parte del corpo mistico del dio dell’acqua Kuid’hà, portatore di vita sul pianeta, la cui sostanza è presente in tutte le creature viventi e che le unisce in una sorta di fenomeno quantistico di entanglement. Proprietà utilizzata nell’ambito delle pratiche magiche e terapeutiche del druidismo che giungeva a interessare tutti i viventi sul pianeta. 10) Il cielo stellato al di sopra della radura: esso simboleggiava il Mistero sollecitato dallo spettacolo del firmamento. Era inteso come il quinto elemento oltre i quattro (terra, aria, acqua e fuoco), riferibile al quinto nai-tah o livello di consapevolezza del simbolismo proposto dall’Yggdrasil nel mostrare il sentiero iniziatico di ogni meditante.
La Natura e la via spirituale dell'individuo Per l’antico sciamanesimo druidico il Bosco sacro rappresentava l’identificazione di uno spazio sacralizzato dalla consapevolezza dell’iniziato messo a contatto con il Trascendente. Nel Bosco sacro gli iniziati potevano porsi in meditazione per sviluppare le potenzialità del Silenzio interiore e realizzare l'esperienza della “Visione” per ottenere il “Nah-om”, il Potere che sorgeva dalla sintonia dell’individuo con la natura del Trascendente. Lo sciamanesimo druidico prevedeva che il meditante, per scoprire la propria identità reale e il proprio rapporto con il Mistero, doveva sapersi muovere e operare nel diorama sacro offerto dagli elementi della Natura che costituivano il Nemeton, estendendo il valore del simbolismo rappresentato dal Bosco sacro anche a tutta l'esistenza ordinaria. Per tale motivo il druidismo suggeriva la necessità di dover conoscere i termini visibili e invisibili della dimensione di esistenza con cui il meditante interagiva sul piano reale per poter realizzare un effettivo rapporto con la sua manifestazione. L’invito rivolto a ciascun Iniziato era quello di dover necessariamente conoscere tutti gli aspetti del “Bosco sacro” rappresentato dall’esistenza, identificabile nell’universo e nel proprio Io interiore per poter conoscere i suoi segreti e dare una risposta ai propri bisogni. 1 - continua Articoli correlati: |