Tradizioni Celtiche

Le Feste dei Celti

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28 Novembre 2012

Una cerimonia del Gorsedd of Bards, Inghilterra


Quando si ha l’occasione di venire a contatto con le culture dei Popoli naturali ci si può accorgere che esistono tradizioni antiche ancora ben vive e operanti, nonostante la loro apparente invisibilità. I Popoli naturali non sono culture del passato, da conservare sotto una teca. Sono culture vive e vitali, con una loro visione filosofica che tiene conto dell’individuo integrato nella Natura; con espressioni di socialità basate sull’uguaglianza e sul rispetto del pianeta e delle altre forme di vita. Culture in netto contrasto con la società maggioritaria e con i dogmi delle grandi religioni, ma non per questo indegne di sedersi alla pari, al fianco delle altre culture “maggioritarie”, nella comunità umana.

L’invisibilità in cui i Popoli naturali sono stati relegati vale anche per i Nativi europei, i quali hanno subìto gli stessi torti, le stesse persecuzioni religiose, gli stessi soprusi dei Nativi di altri continenti. La cancellazione dalla storia dell’Europa di una cultura millenaria, immensamente ricca dal punto di vista spirituale, scientifico e artistico come quella celtica, è l’esempio più lampante di questo sopruso. Ma la cultura celtica, così come si comincia a conoscerla oggi per via di una moda che si sta rapidamente diffondendo in tutto il mondo, non è che la punta dell’iceberg di una tradizione ben più antica, che meriterebbe un interesse approfondito da parte dei ricercatori.

Esistono ancora oggi in Europa tradizioni antichissime, vive, con una loro manifestazione sociale e spirituale, che non meritano di essere dimenticate in quanto il loro apporto può essere utile per un confronto costruttivo, e alla pari, con la società maggioritaria. Culture che hanno mantenuto vive antichissime tradizioni che hanno origine nel cuore più vero della cultura celtica, posta al di là del celtismo conosciuto attraverso la storia gallo-romana. Tradizioni preceltiche che hanno incredibili similitudini con le culture di altri Popoli naturali del pianeta, come i Nativi americani o gli aborigeni australiani. Stessi miti, stessi reperti. Ne sono un esempio il mito di Madre Terra, comune a tutti i Popoli naturali, o i vistosi reperti megalitici sparsi su tutto il pianeta, o ancora il simbolismo del cerchio sacro. Tradizioni antichissime che tuttavia ancora oggi influenzano la società e la cultura e affascinano chi anche indirettamente le incontra.


Uno Knot (intreccio celtico) tratto dall’antico Book of Kells conservato al Trinity College di Dublino

È innegabile che il mondo celtico, con la sua visione filosofica in un transito costante tra visibile e invisibile, abbia influenzato poeti e artisti di ogni tempo. Il mito immortale del Graal ne è un esempio, così come quello analogo di Fetonte, che ancora oggi è ricordato dalle Famiglie Celtiche del Piemonte come un evento che ha segnato la storia dell’umanità.

Le feste celtiche trasmettono la visione dell’universo percepito e vissuto tra visibile e Invisibile degli antichi Celti. Feste antiche che si snodano in un percorso in cui il mondo terreno e il mondo degli dèi si sovrappongono. Le stagioni scandiscono i ritmi della vita e della morte; la morte non è la fine ma un nuovo inizio.

Questo concetto è molto importante per comprendere la cultura celtica. Nei cicli della natura si trova l’elemento divino, che permea l’intera vita dei Celti. Le feste celtiche sono proprio i momenti in cui si aprono le porte tra il mondo degli uomini e quello del Trascendente. In alcune ricorrenze, secondo i Celti gli spiriti dei defunti e gli abitanti del mondo invisibile possono comunicare con i viventi.

Ma soprattutto, il calendario cosmico delle feste celtiche rivela una via spirituale che rispecchia il ciclo della morte e della rinascita, tipico della filosofia dei druidi.


Lo Knot, il nodo degli eventi

Nella tradizione celtica esiste il concetto di Hnot, che rappresenta il nodo magico degli eventi, composto da più percorsi che si intrecciano formando un simbolismo mistico. Lo Hnot cosmico delle feste celtiche rappresenta l’estensione spazio-temporale del cerchio cosmico dei ventidue archetipi che sono alla base della dottrina druidica. Elementi che sono espressi anche nell’alfabeto sacro delle Rune e che rappresentano la conoscenza esperienziale esprimibile attraverso gli archetipi del Mondo di Abred, detto anche il Mondo delle Esperienze degli antichi druidi.


Il calendario celtico

Il cerchio cosmico può essere interpretato come l’uroboros che si sviluppa e si chiude su se stesso, esprimendo le vicende umane del Mondo di Abred nelle sue manifestazioni di visibile e Invisibile.

Si sviluppa così un intreccio di più percorsi, simboleggiati da uno Hnot celtico che abbraccia il cosmo e che racchiude gli elementi di una celebrazione sequenziale di feste che sancivano la partecipazione dei Celti alla dimensione cosmica della tradizione druidica e al Mistero a cui essa si riferiva.

Lo Hnot cosmico si identifica nel ciclo annuale degli eventi, stabilito dal percorso della Terra intorno al Sole. Le celebrazioni erano scandite dalle situazioni astronomiche di riferimento, che costituivano una datazione comune a tutti i membri dei Clan e sancivano la relazione tra l’individuo e l’ambiente naturale in cui egli esisteva.

Nell’intreccio dello Hnot cosmico si possono identificare tre elementi celebrativi: il percorso delle vicende storiche dell’umanità, la partecipazione ai momenti comuni della gestione collettiva nel suo aspetto sociale e il percorso evolutivo individuale, detto “Sentiero d’Oro”.

L’anno astronomico dello Hnot cosmico può rappresentare un importante elemento culturale, utile per molti motivi. Può mostrare, in maniera sempre attuale e presente, gli eventi della tradizione celtica e della storia di tutta l’umanità per ricordare, nella sua sequenza storica e spirituale, la vera identità dei Nativi europei e dare una dimensione tangibile alla grande avventura che essi hanno vissuto e stanno vivendo.


L’universo vivente dei Celti

La filosofia dell’antico druidismo concepiva l’esistenza come un unico atto fenomenico: l’uomo era interpretato come una specifica manifestazione evolutiva dell’esistenza. Un evento individuale in cui l’esistenza attivava un processo di trasmutazione alchemica che conduceva l’esistenza stessa da un piano di materia inanimata a quello di qualità cosciente e consapevole del Mistero su cui la vita si affacciava. Un evento che il druidismo vedeva applicato a tutte le forme viventi del pianeta.

L’uomo era visto quindi come una manifestazione dell’esistenza non disgiunta dalla sua intima natura, ma parte integrante della stessa. Per tale motivo la vita ordinaria e spirituale dell’uomo veniva inserita nella natura, in un contatto magico e armonico con essa.

Per dare concretezza ed evidenza a questo concetto di integrazione tra uomo e natura, il druidismo aveva creato un sistema celebrativo in cui l’intero universo era utilizzato come tempio dello spirito e teatro delle vicende umane. Questo poetico scenario rappresentava lo spazio culturale in cui venivano officiati i riti e si vivevano le esperienze iniziatiche dei singoli individui.


L’apparizione del Graal alla Tavola Rotonda in un manoscritto del XV secolo

Il sistema celebrativo era in rapporto alle caratteristiche ambientali del pianeta e ai riferimenti astronomici nella sua relazione con lo spazio cosmico, per sottolineare il posto occupato dall’uomo nella natura e il riflesso dei fenomeni che si esprimevano nell’universo.

Questo simbolismo si esprimeva attraverso una serie di feste celebrative, poste lungo il corso dell’anno solare e collegate sequenzialmente tra di loro, che costituivano per i popoli celtici tanto un’occasione di riferimento socio-culturale quanto una precisa via realizzativa dell’interiore da percorrere individualmente. Una ruota di eventi che sancivano i valori cosmici dell’universo, rappresentando il teatro in cui l’uomo interpretava la propria storia e la propria spiritualità.

Gli stessi templi megalitici, che erano il fulcro delle celebrazioni druidiche, costituivano elementi simbolici di natura tridimensionale integrati con l’ambiente, simboli che invitavano gli uomini a un’interazione diretta con la natura.

Questi templi erano costruiti con il riferimento agli eventi astronomici stagionali ed erano in grado di calcolare i momenti destinati alle feste celebrative. Risultavano anch’essi integrati nell’architettura dell’universo, indicatori della posizione delle stelle e dello scorrere delle stagioni, e all’interno di essi l’azione rituale degli officianti diveniva una interpretazione effettiva di eventi di portata cosmica.

La loro edificazione era compiuta in una dimensione globale dove il significato dei simboli si sovrapponeva alla realtà, e l’uomo poteva rendersi conto della sua natura cosmica. La sua casa diventava l’universo e la sua vita si rivelava nello svolgersi degli elementi naturali con cui si manifestava l’esistenza.


Le feste celebrative druidiche

Le feste del sistema celebrativo dei Celti avevano lo scopo essenziale di mettere l’uomo in relazione con l’ambiente naturale in cui egli viveva e con gli eventi della sua esistenza, dalla vita ordinaria al rapporto con il mistero del Trascendente.


Il libro “Le Feste dei Celti”, scritto dall’Autrice con Giancarlo Barbadoro, pubblicato dalla Keltia Editrice

L’interpretazione simbolica delle celebrazioni celtiche proiettava l’individuo nello scenario della natura per farlo partecipare agli eventi della stessa, per farlo sentire cittadino dell’universo, parte del mistero che rappresenta l’esistenza, e per dargli modo di realizzare le sue potenzialità interiori.

Le celebrazioni della cultura druidica erano rivolte a due essenziali esperienze.

La prima si identificava nell’esperienza di natura sociale, dove l’occasione della festività del momento rappresentava la possibilità di ritrovarsi e sancire l’appartenenza a una tradizione comune. In questa occasione l’incontro dava anche la possibilità di gestire la cosa pubblica a tutti i membri delle singole comunità che partecipavano. Eventi che si potevano identificare ad esempio nei Gorsedd, le assemblee dei Druidi, dei Bardi e degli Ovati. In questa prospettiva le feste celebravano anche gli eventi storici del passato che avevano caratterizzato la storia della nazione celtica, e in questo caso la ruota del sistema celebrativo veniva a tracciare un preciso percorso di narrazione storica.

La seconda esperienza delle celebrazioni era l’attuazione di una precisa mistica relativa all’individuo, dove l’occasione della festività, pur avendo una inevitabile caratteristica sociale, era rivolta anche a sollecitare l’attenzione dell’individuo alle fasi del suo rapporto con il Mistero.

Le feste tracciavano così il percorso iniziatico dell’individuo attraverso livelli sequenziali che lo portavano verso il centro della stessa ruota cosmica su cui era costruito il sistema celebrativo.

Per avere la possibilità di realizzare un idoneo calendario che sancisse la regolare tempistica degli incontri, le celebrazioni furono collegate a precisi eventi astronomici che stabilivano il momento della loro attuazione.

Per tale motivo venivano realizzati templi megalitici in grado di rilevare e controllare il movimento degli astri della volta celeste al fine di determinare con esattezza il momento dei comuni incontri celebrativi. Dei veri e propri osservatori astronomici in grado, non solo di riportare il cadenzare delle stagioni, ma anche di sviluppare calcoli che determinavano le eclissi e il passaggio delle comete.

 

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