Tradizioni Celtiche

Beltaine, la Festa del Drago

Stampa
02 Maggio 2012

Lo spettacolare Beltaine Fire Festival di Edimburgo


Il Primo Maggio è una data nota soprattutto perché tutto il mondo celebra la festa dei lavoratori. Una festa le cui origini risalgono all’antico ordine statunitense “Knights of Labor”, una organizzazione fondata a Filadelfia nel 1869, di chiara ispirazione massonica. La festa ricorda le lotte e le conquiste dei lavoratori di tutto il mondo.

Ma il Primo Maggio è anche una ricorrenza molto più antica: è la festa celtica di Beltaine, che cade la notte tra il 30 aprile e il 1° maggio.

I nomi con cui è stata ricordata questa festa sono molti: Beltane, Beltain, Beltaine, Beletene in gaelico irlandese, Bealtuinn nel gaelico scozzese. La festa è ricordata anche come la Festa del fuoco di Bel, fase chiara dell'anno, il risveglio della natura a primavera.

Il calendario dei Celti è come un cerchio senza inizio né fine. Un ciclo continuo di eventi cosmici che si riflette nell’esperienza dell’individuo, secondo il concetto filosofico dei Druidi, i sacerdoti dei Celti, che non vede un confine tra l’individuo e la Natura. Noi siamo Natura, siamo parte di Madre Terra e del Tutto. Una mentalità poetica che riflette un modo di pensare ispirato all’armonia cosmica.

Secondo questa filosofia, noi siamo in stretta relazione con gli eventi cosmici: il grande e il piccolo sono entrambi i riflessi di una stessa unità; ciò che avviene nel cosmo ha un riscontro simbolico dentro di noi. Per questo i Druidi celebravano il succedersi delle stagioni, le fasi lunari, i Solstizi, la precessione degli Equinozi. Celebravano Madre Natura e gli insegnamenti che incessantemente essa ci elargisce.

Le feste celtiche seguivano un calendario che simboleggiava delle precise fasi evolutive dell’individuo, come la celebrazione di una meditazione cosmica. Esistevano quindi vari cicli di feste: le feste della Rinascita, della Purificazione, del Risveglio, della Partecipazione. Ogni ciclo celebrava un’esperienza mistica relativa al contatto con la Natura. La festa di Beltaine segna il passaggio dall'oscurità invernale alla luce estiva, con chiaro riferimento ad un risveglio interiore.


Il May Pole al Downtown Cuckoo Fair di Salisbury

Ma le feste celtiche non avevano solo una valenza mistica: erano momenti in cui la comunità si aggregava, celebrava i riti e si riuniva per prendere decisioni collettive.

Beltaine fa parte del ciclo delle feste del Risveglio, il periodo che va da fine marzo a fine giugno. Il senso simbolico di questo gruppo di celebrazioni si riferisce all’esperienza del Risveglio interiore, l’Aru-tet, inteso come risveglio cosciente all’esistenza.

Nella festa di Beltaine, il fuoco è l’elemento principale. Beltaine, in lingua gaelica significa appunto "Fuoco Lucente", ed è nota per i fuochi sacri che vengono accesi durante la festa.

I Druidi accendevano un fuoco sacro strofinando rametti di quercia facendo bruciare sette diversi tipi di legname. Con questo fuoco venivano accesi grandi falò attorno ai quali la comunità si riuniva in grandi balli collettivi. Era anche la festa della fertilità e della fecondità, in un clima di allegria, canti e balli, nei cui rituali veniva celebrata la cooperazione dei quattro elementi di fuoco, terra, aria e acqua.

Beltaine è anche detta Shuda Draka la Festa del Drago. Il drago è il simbolo dell'universo che compare dallo squarcio del caos e della sua possente energia, che si riflette nella Natura a cui fanno riferimento gli uomini nell'interpretazione del Mistero. Il fuoco, elemento centrale della festa, interpreta il potere mistico e creativo del drago.

Il drago è la figura mitica della cultura druidica che impersonifica la Natura e i suoi poteri, celesti e tellurici. La figura del drago è conosciuta presso tutti i popoli della Terra, antichi e moderni, anche con attributi mistici. Il simbolismo si riferisce alla nascita dell’universo, quell’evento misterioso che ha dato origine a tutto ciò che fa parte del mondo che conosciamo e alla nostra stessa presenza in esso.


Il simbolo dei “Knights of Labor”, organizzazione di chiara ispirazione massonica a cui si fa risalire la festa dei lavoratori

Secondo una antica leggenda druidica: “all'inizio del tempo c'era solo il Vuoto. Esisteva l'abisso degli abissi, ribollente e senza fine del caos. Era incomprensibile, profondo e immenso e si perdeva nell'infinito che è all'origine del tutto. Poi, un giorno, questo abisso si squarciò all'improvviso, e dentro ad esso si aprì una breccia e si formò una grande voragine. E da questa voragine uscì fuori con un salto il Drago da cui ha origine la nostra esistenza”.

Beltaine è una festività ricordata ancora ai giorni nostri, rimasta nelle usanze e nel folklore dell’Europa, molte volte celebrata senza conoscerne il vero significato, come spesso avviene per le antiche usanze pagane che inspiegabilmente rimangono intatte nella memoria collettiva nonostante le repressioni religiose.

Questa celebrazione era caratterizzata dall'attività festosa dei suoi partecipanti. Venivano battuti i tamburi, che rappresentavano il suono incessante del pulsare della vita, intorno al fuoco che simboleggiava il drago che esce dalle viscere della terra. Le bagpipes e le trombe rappresentavano le urla guerresche prolungate di risposta del drago; le urla dei guerrieri ricordavano il potere di Mat, il Creatore, a cui si riferivano i viventi per realizzare le loro opere spirituali, terapeutiche e sociali. Questo rituale rappresentava il risveglio del potere del drago che sosteneva i viventi per realizzare le loro opere e vincere i nemici.

Nel mondo germanico è la notte di Valpurga, Walpurgisnacht, celebrata tra il 30 aprile ed il 1º maggio con canti, balli e falò che radunano anche fino a migliaia di persone.


Il Drago è il simbolo vitale dell’universo in molte tradizioni della Terra

Conosciuto come Walpurg/Beltane, questo era il momento in cui anticamente venivano celebrati riti relativi alla purificazione e alla fertilità. Walpurg rappresenta l'irrompere definitivo delle forze vitali nella Terra di Mezzo e sui suoi abitanti. E' il momento in cui viene reso omaggio agli spiriti domestici e anche quello in cui è possibile stringere dei Patti con i Landvaettir (Spiriti della Terra).

Simbolo di Walpurg sono i Pali di Maggio, che in Scandinavia, Germania e Inghilterra, vengono spesso eretti su gradini o terrapieni al fine di riprodurre simbolicamente l'Yggdrasil, l'Albero Cosmico sacro agli antichi popoli appartenenti a questa Tradizione.

Il Palo di Maggio è un elemento importante nella tradizione celtica di Beltaine. E’ sostanzialmente un lungo tronco piantato a terra, alla cui cima sono legati dei nastri colorati con i quali i danzatori eseguono intrecci decorativi ballando intorno al palo. Man mano che la danza si svolge intorno al palo, ruotando in cerchio, i nastri si attorcigliano creando un bellissimo effetto multicolore. Secondo la tradizione di Beltaine il Palo di Maggio viene preparato in occasione della ricorrenza di Imbolc, il 1° febbraio.

Sono moltissimi i paesi di tutta Europa ad erigere il Palo di Maggio. Il rito è conosciuto come Palo di Beltaine o May Pole ed è praticato in tutti i Paesi dell’Europa, compresi il Nord e Sud Italia.

Originalmente i pali erano in betulla e i giovani danzavano intorno ad essi durante la festosa celebrazione. In modo particolare le fanciulle strofinavano i propri genitali sulla betulla (simbolo della Grande Madre) per propiziarne la fertilità.

I Pali di Maggio vennero vietati in Inghilterra nell'aprile del 1644 dal governo e fu decretato lo sradicamento di quelli permanenti, infliggendo così un duro colpo alle celebrazioni locali che avevano ancora un sapore pagano. Anche dopo la disfatta della Repubblica e la restaurazione della monarchia, molti di questi Pali non furono mai rimessi a loro posto.

Altro importante elemento di Walpurg è la purificazione attraverso il fuoco come preparazione all'avvento dell'estate. I Druidi solevano accendere due grandi fuochi attraverso i quali facevano passare le mandrie come atto magico per preservarle da eventuali epidemie.


Il Palo di Maggio in una foto d’epoca

In Italia si celebra il Calendimaggio, o “cantar maggio”, una festa di chiara ispirazione pagana che si celebra soprattutto nelle campagne. Non si conosce l’origine di questa festa, ma ancora oggi rimane l’uso, dal Nord al Sud Italia, di riunirsi per i “canti di maggio” dove i musici vanno di casa in casa suonando e cantando canzoni antiche con funzioni magico-propiziatorie, un vero e proprio rito in cui spesso viene svolta una questua dove, in cambio di doni (tradizionalmente uova, vino, cibo o dolci), i maggianti (o maggerini) cantano strofe benauguranti agli abitanti delle case che visitano.

Per quanto riguarda il simbolo del drago, tipico di questa festa, è un simbolismo rimasto nelle tradizioni di molti popoli in tutto il mondo.

In Bretagna, così come in Cina, esiste il simbolismo del dragone. Nel simbolismo bretone, il dragone simboleggia il punto cardinale dell'est, associato al sole levante, alla fertilità, e anche qui viene legato alla festa del 1° maggio, Beltaine.

Il grido del dragone al primo maggio anticamente annunciava la ripresa della guerra o la minaccia di una guerra. E' proprio a Beltaine che arrivarono in Irlanda più ondate di invasori. Il drago che esce dalla terra per difendere il suo suolo natìo rappresenta la foga guerriera di un popolo e del suo capo militare.

La rappresentazione del drago ha avuto una funzione magica fino dall’antichità, sia presso i Celti sia presso gli Sciiti e poi i Sarmati dall'età del bronzo e più genericamente dall'età del ferro. E' una delle figure più privilegiate del periodo denominato "lo stile delle spade" a partire dal IV secolo a.C.

Un drago a forma di “S” o di lira, finito con una mascella a forma di arabesco, orna le cinture, gli attacchi dei caschi e tutti i foderi di spada scoperti in Francia, Inghilterra, Irlanda, Ungheria, nelle sepolture o nei corsi dei fiumi dove sono stati gettati per offerta.

Una delle scene meno conosciute del vaso rituale proto-celtico di Gundestrup mostra un dio che brandisce un dragone in ciascuna mano allo stesso modo del signore degli animali babilonese. Sullo stesso calderone, dei guerrieri soffiano dentro i carnyx, le trombe di guerra celtiche. Questi corni verticali terminano con una testa di animale simile al dragone producendo dei suoni spaventosi accentuati da claquoirs di legno.


Il falò della festa di Beltaine a Dreamland, nel Parco della Mandria, Piemonte

Nei racconti folkoristici cinesi, i draghi, piuttosto saggi e benevoli, vennero in aiuto a poveri contadini meritevoli colmandoli di gioielli. Bisogna rispettarli per accattivarsi le loro buone grazie.

In senso generale, il drago era dunque benefico e annunciava fortuna e felicità. Dopo aver passato l'inverno sotto terra, esso si invola in primavera, raccoglie in cielo le nubi e provoca i colpi di tuono facendo cadere la prima pioggia. Per paura che non si svegli, i cinesi celebrano in primavera una festa in suo onore, la più rumorosa possibile, con dei gong, dei tamburi e dei petardi. Un rituale ancora oggi praticato a Taiwan o nelle comunità cinesi degli USA.

Nell'alchimia troviamo il simbolismo cosmologico del drago nell'Uroboros, un drago-serpente che si chiude su se stesso mordendosi la coda, a significare l'esistenza finita e infinita su se stessa. Tutto è in Uno e Uno è in Tutto. Alle volte l'Uroboros è rappresentato da due draghi che si divorano vicendevolmente. In questo simbolismo, il drago viene liberato dall'uovo che lo contiene, a mezzo di una spada che produce la dissoluzione dei quattro elementi che lo tenevano prigioniero. Questo simbolo indica il cammino evolutivo dell'uomo che si separa dal mondo materiale per evolvere spiritualmente in stati superiori di esistenza.


Ancora una volta notiamo come queste celebrazioni antiche, apparentemente slegate dal contesto della cultura in cui siamo immersi, siano rimaste profondamente segnate nella memoria dell’umanità e quanto siano aderenti ai bisogni naturali dell’individuo. In queste celebrazioni antiche si ritrova il legame con la Natura e si scopre che il sacro e il profano non sono elementi slegati, ma possono coesistere in una stessa esperienza di vita. Un concetto apparentemente semplice, di cui tuttavia siamo stati privati.