Tradizioni Celtiche

La Zaibasta, l’antica esperienza della Palestra di Kemò-vad

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12 Gennaio 2012

Esecuzione della Kemò-vad in Palestra. I Kaui indossano le “Girra” previste per la pratica della Kemò-vad

Dall'antico mito del Graal trae origine la pratica ginnica della Kemò-vad, la “Danza del Vento”. Il suo apprendimento avviene all’interno della Palestra, interpretata dall'antico druidismo come una dimensione di vita che seguendo la Via proposta dalla Natura porta dalla pratica del benessere psicofisico all'esperienza mistica del Silenzio interiore


Fetonte, l'Era del Mito e la Kemò-vad

Le antiche tradizioni druidiche riportano il ricordo dell'arcaica apparizione del Graal, un misterioso evento tramandato attraverso il simbolo di una coppa di smeraldo.

Un evento che avrebbe rivoluzionato la storia del pianeta portando un incommensurabile messaggio di conoscenza che avrebbe dato origine alla storia dell'umanità. Lo stesso nome del Graal è in effetti un acronimo che secondo gli alchimisti vuol significare "Gnosis Recepita Ab Antica Luce", ovvero "Conoscenza ricevuta da una antica Luce".

Il druidismo del Piemonte e di parte dell'Europa del Nord associa l'evento arcaico del Graal al mito della discesa sulla Terra di Fetonte, un dio celeste che ha portato sul nostro mondo il suo bagaglio di conoscenza per donarlo all'umanità.

Contrariamente al racconto di Ovidio, secondo gli antichi miti del Piemonte il dio non precipitò sulla Terra, bensì vi discese, per stabilirsi ai piedi del Roc Maol, nome celtico del Rocciamelone, la montagna della Val di Susa in Piemonte. Qui fece costruire dai suoi due servitori di metallo dorato un grande cromlech di pietre erette dentro al quale iniziò a insegnare agli uomini del tempo le scienze del Cielo e della Terra, insieme all'Alchimia dello spirito.


Il dio Fetonte raffigurato sul suo carro celeste posto dentro alla ruota dello zodiaco. La tradizione druidica narra della sua discesa sulla Terra per portare conoscenza all’umanità. Il suo simbolismo si associa al mito del Graal

Secondo la tradizione druidica, quando Fetonte fece la sua apparizione, il nostro mondo era un ambiente selvaggio dominato dalla violenza che impegnava le creature viventi in una lotta continua per la sopravvivenza. Per questo motivo il dio organizzò i suoi allievi nell'ordine monastico-guerriero dello “Za-basta”, dal nome della sacca che portavano sul petto, al fine che potessero avere un ambito dove studiare e in cui difendersi dalle insidie di quell'epoca.

Nacque a quel tempo la disciplina della “Kemò-vad”, come parte dello Za-basta. Una pratica dedicata in parte al piano psicofisico per l'allenamento individuale alle arti marziali e in parte all’esperienza interiore, in grado di arricchire spiritualmente i suoi praticanti.

Il dio si sarebbe poi congedato dai suoi allievi per ritornare alla sua provenienza celeste, lasciando loro in dono una grande ruota d'oro forata che simboleggiava l'Hatmar, la ruota dei ventidue archetipi segreti di conoscenza, che millenni più tardi costituirà la base dell'antico alfabeto runico. L'alfabeto che nei miti nordici verrà ricordato come il dono dato a Odino, il dio guerriero e filosofo degli Asi, da Loki, il dio celeste del tuono e del fuoco.

Secondo le tradizioni druidiche, Fetonte, prima di congedarsi, affidò all’ordine dello Za-basta il mandato morale per la continuazione della sua opera civilizzatrice del pianeta.

A millenni di distanza dall’Era del Mito, ancora oggi i druidi della Foresta di Brocéliande in Bretagna praticano tra di loro l’arte della Kemò-vad, ritenendola un’esperienza di grande portata interiore. Il suo significato letterale, che si traduce in “Danzare nel Vento”, mostra il senso esperienziale della filosofia riferita alla Natura dell’antico druidismo: essere vento nel vento per vivere la natura e la forza del vento. Riferendosi al vento come al simbolo di un ente misterioso e invisibile, ma che pur tuttavia consente la vita agli esseri viventi e attraverso la sua energia mostra di essere in grado di dominare la dimensione umana.

Un ente in grado di rappresentare il simbolo druidico dell’archetipo di armonia espresso dall’esistenza nell’interpretazione druidica di “Shan”, il piano reale della Natura nella sua qualità immateriale e invisibile, a cui ogni individuo può riferirsi per trovare benessere e ricchezza spirituale. Una Natura che travalica la sua manifestazione ordinaria per assumere un valore mistico.


La Zaibasta

Al tempo dell’Era eroica dello Za-basta i monaci-guerrieri, definiti “Kaua” (praticanti dello Za-basta) e “Kaui” (praticanti della Kemò-vad), si riunivano in comunità denominate “Zaibastu” che potevano essere stanziali, come le grandi fortezze megalitiche che ancora oggi si possono vedere sull'intero pianeta, oppure formazioni itineranti su percorsi continentali. Comunità che si collegavano in ogni caso tra di loro come un solo popolo.

Ciascuna Zaibastu sviluppava al suo interno l’attività della “Zaibasta”, la Palestra esperienziale dei Kaua e dei Kaui, dove venivano apprese le tecniche delle arti marziali.


Una immagine della ruota d’oro forata che Fetonte, secondo le tradizioni druidiche, avrebbe lasciato in dono all’umanità al momento del suo commiato prima di ritornare al cielo da cui era venuto. Questo simbolo era considerato sacro dagli antichi Celti e ancora oggi si trovano identici esemplari presso le culture native dei popoli di tutti i continenti

La Zaibasta rappresentava la dimensione protetta all'interno delle strutture fortificate della Zaibastu in cui poteva avvenire lo sviluppo dell'esperienza personale dei monaci-guerrieri.

La struttura esperienziale della Zaibasta era basata sull’attuazione di tre precise competenze sancite dal “tai-tzan”, il marcatore geografico antropomorfo lasciato sul territorio a riferimento dell’estensione esplorata, rispondente alla dimensione ternaria della sfera individuale del Kaua e del Kaui.

La struttura della Zaibasta era suddivisa in tre parti: a Nord dell'insediamento da campo, o della fortezza, vi era l’area dedicata all’insegnamento delle arti marziali.

Al centro veniva a trovarsi lo spazio dedicato alla pratica collettiva delle arti marziali, dove tutti i membri della Zaibastu potevano venire ad assistere. Una Palestra, un “campo di Marte”, dove i vari partecipanti si intrattenevano a seconda dei loro livelli di esperienza e dei loro compiti. Uno spazio che, nel caso delle comunità stanziali, ospitava spesso la realizzazione di grandi cromlech di pietre erette.

Infine, a sud dell'insediamento della Zaibastu c’era la parte della Zaibasta, o Palestra, dedicata allo specifico insegnamento delle arti terapeutiche.


Un esempio di scudo celtico. Si può osservare la disposizione tripartita degli spazi della Palestra dello Za-basta secondo le competenze del suo utilizzo

La Zaibasta, nel suo complessivo organico, rappresentava il cuore della vita della Zaibastu. Era il luogo di incontro di tutti i membri della comunità dove, a seconda delle competenze, si esercitava la pratica delle arti marziali, dove si prendevano decisioni strategiche, dove si festeggiava e si celebravano i vari riti propri della Zaibastu.


La Palestra, l’universo vissuto dal Kaui

La Zaibasta è oggi la Palestra di Arte e di vita del Kaui. Essa rappresenta il luogo dove i Kaui, nella loro scelta di vita, realizzano la Via, ovvero concretizzano le tappe proposte dal Sentiero d'Oro.

E’ il luogo dove il Kaui apprende e si esercita nella pratica della Kemò-vad.

All'inizio della sua esperienza, la Palestra si manifesta attraverso l'ambiente ordinario di una palestra ginnica o di uno spazio attrezzato all'aperto. Questo aspetto ginnico-agonistico rappresenta l'approccio propedeutico e ordinario dell’esperienza della Kemò-vad.

In seguito la Zaibasta si rivela con la qualità di Palestra superiore e si manifesta come un luogo simbolico in cui fare esperienza, non più solo nella pratica psicofisica, ma anche nell'attività intellettuale e spirituale. Più avanti ancora nel tempo, la Palestra perde il suo connotato fisico e si rivela infine come il mondo in cui il Kaui è nato e vive, ma a cui questa volta accede con la sua conoscenza acquisita in seno alla Palestra, dove esercita individualmente la sua Arte.

In seno alla Palestra il Kaui inizia un cammino esperienziale che era già cominciato con la sua nascita, ma che ora può condurre in tutta consapevolezza.

L’esperienza della Kemò-vad può rappresentare nell’immediato una pausa di benessere che porta a realizzare un insperato benessere psicofisico, ma può divenire anche un riferimento per la propria vita sul piano interiore e mistico. L’esperienza della Kemò-vad inizia con la scoperta della sua proposta ginnica, ma presto si rivela come l’interpretazione di una Via interiore che non finisce mai e che si completa e si perfeziona innumerevoli volte. Una via interiore che viene intesa come un sentiero di vita per una continua crescita psicofisica e spirituale.

Entrare nell’esperienza proposta dalla Palestra significa in effetti iniziare un viaggio fantastico, tra il valore morale di antiche tradizioni e la personale meraviglia di chi si incammina verso i segreti dell’universo.

Durante questo viaggio accade anche che non ci si sente più soli nella propria curiosità di apprendere e di crescere fisicamente e moralmente. Spesso in seno alla Palestra si incontrano altre persone che stanno compiendo lo stesso percorso interiore con sincerità e interesse e talvolta si finisce per divenire amici e condividere anche gli eventi della vita ordinaria, fino a scoprire il senso intimo di una fratellanza comune.

Per via delle molteplici modalità esperienziali con cui si esprime l’attività della Palestra, la sua identità si può riassumere, a seconda della tipologia di partecipazione, in tre piani esperienziali di interpretazione da parte del Kaui:

1. la partecipazione alla Palestra d'Arte detta di “nauca”. Essa rappresenta la manifestazione della Palestra nella sua dimensione ordinaria di formazione propedeutica della Kemò-vad

2. la partecipazione alla Palestra Superiore, deputata allo sviluppo dell’esperienza interiore, detta anche di “ratchka”. Essa comporta l’interpretazione della Palestra come una sorta di luogo simbolico, che prende il nome specifico di “Askad”, dove avviene l’approfondimento dell’esperienza della Kemò-vad intesa come forma di meditazione.


Un esempio di marcatori geografici antropomorfi degli antichi Celti, rinvenuti in Europa centrale, che venivano lasciati sul territorio a riferimento dell’estensione esplorata e rispondenti alla dimensione ternaria della sfera individuale del Kaui

L'Askad rappresenta la Natura ed è in grado di catalizzarne le forze cosmiche attraverso i simboli che lo costituiscono. Natura in cui il Kaui vive e a cui si riferisce, sotto il cielo stellato che sollecita l'attenzione al Mistero. L'Askad è da intendersi anche come la dimensione della Tradizione dell’antico druidismo, vissuta nel suo aspetto mistico dell'Iniziazione

3. infine, la partecipazione alla Palestra della vita reale, rappresentata dall’esistenza tutta, così com’è vissuta dal Kaui nella Natura e nelle vicende del mondo in cui si trova a vivere, esercitando l’esperienza appresa nella Palestra stessa.


Il ruolo del Gopa

Nell’attività della Palestra della Kemò-vad, un ruolo importante e insostituibile è quello rappresentato dal Gopa, il Maestro che ne coordina l’attività e provvede all'insegnamento della Kemò-vad e delle arti marziali complementari.

Il Gopa è lo Sciamano, colui che è in cammino sulla Via per la sua ricerca personale di esperienza e che è in grado di mostrarla al Kaui. Il suo insegnamento si identifica nella pratica, nell’esempio e nell’invito a vivere il Sentiero d'Oro, aiutando e sostenendo il Kaui nell'attuazione delle tappe del suo percorso.

Il Gopa all’interno della Palestra riveste un particolare ruolo che integra la sua esperienza personale in una serie di responsabilità sulle quali si regge l’esperienza della stessa Palestra.

Egli rappresenta innanzitutto una guida alla pratica della Kemò-vad essendo più esperto per conoscenze tradizionali e anzianità di pratica. Non va dimenticato che la sua guida non è supportata dal ruolo del suo incarico. Non vuole essere il migliore, vuole solamente mostrare la Via ai Kaui basandosi sulla sua esperienza acquisita. Per questo motivo deve essergli data fiducia e rispetto, quanto basta per poter apprendere serenamente i segreti della pratica della Kemò-vad.


Un esempio di marcatore geografico antropomorfo conosciuto come “Inukshuk”, ancora oggi utilizzato dagli Inuit sul territorio innevato del Canada del Nord

Del resto lui stesso si prende carico dell’esperienza realizzata dai suoi allievi, disinteressatamente, senza chiedere nulla in cambio. La fiducia e il rispetto che gli vengono accordati gli consentono di giudicare con imparzialità l’esperienza realizzata da ogni allievo e i loro conseguenti problemi, senza che venga suscitato alcun malanimo. Atteggiamento in tal caso controproducente poiché allontana ogni Kaui dalla possibilità di correggere con lucidità i propri errori. Per cui spesso il Gopa si mostra gentile con i principianti, ma è necessariamente intransigente con chi ottiene progressi per poterlo aiutare a migliorarsi.

Egli ha fiducia in ciò che conosce e ha già sperimentato ed è sempre disponibile ad imparare ancora, oltre quanto può conoscere, come un eterno allievo della Natura. La sua disponibilità è anche per i suoi allievi in ogni momento del suo tempo, sempre pronto a dare consigli a chi lo cerca per qualsiasi questione. Per questo mostra di saper ascoltare sia in veste di esperto della pratica di Kemò-vad che di amico.

E’ suo compito vigilare che per la buona conduzione dei lavori della Palestra venga osservata da ciascun Kaui la Adinah, la pratica armonica della Kemò-vad costituita dalla pratica del Silenzio e dal rispetto del Tai Shan, nell’applicazione coerente dell’insegnamento con lo spirito della Tradizione e delle sue prassi.

Il suo riferimento morale con cui sovraintende all’attività della Palestra risiede nei principi della tradizione druidica manifestati dai tre “raggi solari” che illuminano l’albero cosmico dell’Yggdrasil: “Shali”, ovvero Pace e Fratellanza, “Atabi”, ovvero di Libertà per l’individuo, e “Sharka”, ovvero la gioia di vita che nasce dalla conoscenza.

Il Gopa non si impone mai, ma sollecita la pratica della Via, costituendo lui stesso un esempio della sua applicazione, senza mai nulla chiedere in cambio. Il suo riferimento è il Tai Shan che è sempre rappresentato nella dimensione della Palestra.

Per tale motivo egli rappresenta il riferimento morale e didattico per gli Allievi della Palestra. Ruolo esperienziale che si estende spontaneamente a quello di essere anche un riferimento eventuale nella vita quotidiana.

Nel suo compito, nei lavori e nelle competenze della Palestra, il Gopa si avvale dell’aiuto degli altri Maestri anziani, i Puna, e dei Sadi, gli Allievi che hanno dimostrato di praticare idoneamente l’Adinah.


Le “Sharra” colorate dei Livelli di esperienza

L’esperienza che viene realizzata e vissuta all’interno dell’attività della Palestra si riferisce al simbolismo dell’Yggdrasil, l’Albero cosmico della Vita dell’antico sciamanesimo druidico.

Un albero vitale che secondo il simbolismo druidico affonda le sue radici nel mondo oscuro della Terra, dominato dalle buie forze telluriche e sede di creature elementari, per transitare nel “mondo di mezzo”, il Mondo di Abred, sino a raggiungere con le sue fronde il Cielo in cui le distende per raccogliere il nutrimento irraggiante del Sole, visto come la Causa Prima del Tutto.

Così come nell’antico simbolismo dell’Yggdrasil, la vita dell’individuo è vista come segnata da precise tappe, i Nai-tah posti sul tronco dell’Albero cosmico, che corrispondono all’acquisizione di precisi stati di benessere psicofisico e di proprietà interiori identificabili in stati percettivi superiori di coscienza.

Per l’antico druidismo ogni individuo interpreta l’archetipo evolutivo dell’Yggdrasil. Per attuare la sua risalita evolutiva lungo l’infinito tronco arboreo, può avvalersi della “Korà”, una forma di energia personale disponibile fin dalla nascita, che può essere utilizzata per migliorare se stesso e che può consentire una personale e progressiva evoluzione spirituale. Questa sua possibilità lo porta a raggiungere e a vivere progressivamente le potenzialità di ciascuno dei Nai-tah, sino a conseguire il benessere e la conoscenza a cui può arrivare come suo completamento individuale.


L’anello tradizionale del Gopa che manifesta il suo conferimento e il ruolo che ricopre in seno ai lavori della Palestra

La Palestra, dal canto suo, nell’interpretazione del senso consapevolizzato dell’esistenza introietta nella sua attività l’archetipo evolutivo dell’Yggdrasil manifestando il suo cammino evolutivo su cui il Kaui può incamminarsi a seconda del proprio bisogno personale.

In questo caso le tappe esperienziali raggiunte da ciascun Kaui nella pratica della Kemò-vad sono riconosciute dalla qualifica dei “Nai”, i livelli di esperienza che corrispondono alle tappe esperienziali dei Nai-tah, ravvisabili nel simbolismo dell’Yggdrasil.

Nell’attività della Palestra i Nai rappresentano i gradi conquistati nell’applicazione dell’Adinah, ovvero nell’esecuzione corretta della Paità, nella pratica armonica della Kemò-vad, nel rispetto del Tai Shan e nell’applicazione coerente delle prassi della stessa Palestra.

Nel corso della specifica cerimonia della “Shadi Hnata”, la Cerimonia del Conferimento, i Kaui ricevono le Sharra, una sorta di sciarpe colorate, che sanciscono e manifestano attraverso il loro colore le competenze esperienziali raggiunte.

Le Sharra di colore arancio sono attribuite come attestato di frequenza a quanti hanno concluso i corsi di base di Kemò-vad, quelle di colore giallo a quanti hanno intrapreso la “Hasba-au-ratchka”, esperienza che porta ad una conoscenza più approfondita della Kemò-vad e che dà accesso alla partecipazione dell’attività della Palestra Superiore.

A quanti partecipano a quest’ultima competenza della Palestra viene quindi attribuita la Sharra di colore verde, e così via per gli altri livelli restanti con diversi colori a seconda del Nai a cui si riferiscono.


La Palestra e l’Adinah

La Palestra può essere identificata in un qualsiasi luogo, in uno spazio all’aperto oppure in un ambiente chiuso o in qualsiasi altro posto che possa essere deputato allo scopo, secondo l’utilizzo della Scuola di Kemò-vad. La Palestra è una dimensione che viene attivata nel riconoscimento della sua funzione. Una dimensione che riveste un valore di sacro e che pertanto va rispettata come luogo sacro.

La Zaibasta, la Palestra, rappresenta l’ambito esperienziale dove viene attuata la pratica della Kemò-vad. E’ un luogo di pratica della Kemò-vad, una esperienza di meditazione, una dimensione di incontro con la tradizione antica del Graal, una occasione per incontrarsi e fare amicizia con altri che seguono lo stesso percorso di esperienza interiore. E’ in sostanza il simbolo concreto e globale della Via interpretata dal Kaui, di cui lui stesso fa parte con la sua partecipazione.

Per questo motivo la Palestra non può essere considerata solamente come uno spazio di pratica ginnica o di arte marziale, ma deve essere intesa anche come l’immagine di un atteggiamento interiore che emerge dalla risultante esperienziale di tutti coloro che vi partecipano.


Una meditazione statica nell'attività della Palestra di Kemò-vad

Il Kaui deve quindi necessariamente stabilire un legame interiore consapevole tra sé e la dimensione della Palestra, poiché lui stesso è parte della Palestra e trae giovamento dall’armonia e dalla funzionalità che essa esprime.

Grazie alle qualità morali sviluppate nel contesto della Palestra diviene auspicabile che il Kaui instauri con essa un legame sincero di partecipazione e di identità personale che gli consenta di migliorare l’esperienza del suo percorso sulla Via, giungendo a nobilitare la dimensione in cui egli sviluppa la sua arte.

Per tale motivo in seno alla Palestra esistono delle regole da osservare, contenute nell’Adinah, che vanno rispettate da tutti i partecipanti, poiché solo il loro rispetto può dare corpo alla natura e alla funzionalità esperienziale della Palestra stessa. Nella dimensione umana, quando viene a crearsi una qualsiasi struttura sociale, tutto è basato sulla comune intesa dei partecipanti, che necessita di prassi che diano sostanza alla virtualità della stessa struttura. Senza questa coerenza non può esistere alcuna organizzazione, non ci può essere alcun riferimento culturale e non ci può essere alcuna forma di apprendimento e di trasmissione di esperienza.

Quando le regole di un gruppo vengono meno, non esistono più le prassi in cui il gruppo identifica la sua identità. Quando viene meno l’Adinah, inevitabilmente viene meno anche la concretezza della Palestra.

La Palestra è l’equivalente di un modello di società, con precise regole da rispettare, poiché danno sostegno alla sua esistenza. Gli esempi della pratica dell’Adinah possono essere molti e basati spesso sul buon senso e sull’amore che i Kaui hanno sviluppato per la stessa Palestra.

Prima di iniziare l’attività della Palestra tutti i Kaui indossano necessariamente la “girra”. In questo modo essi mostrano di entrare simbolicamente in una dimensione di armonia e fratellanza, propria della filosofia della Natura. La loro condizione sociale, di età e di distinzione professionale viene lasciata negli spogliatoi del vestibolo, quali simboli di una qualità di vita ordinaria e secolare che non ha nulla a che vedere con l’esperienza della Kemò-vad e della grandezza mistica del trascendente. Rimangono solamente i colori delle rispettive Sharra a distinguere le qualità interiori di ciascun Kaui, che non possono essere condivise tra tutti essendo qualità esperienziali.

Solo dopo che il Gopa e i Kaui si sono scambiati il saluto attraverso il reciproco No-tah i lavori della Palestra possono incominciare. Lo stesso saluto viene quindi ripetuto alla chiusura.

Il No-tah rappresenta un antico segno mistico di potere interiore, eseguito con una gestualità a mani giunte e sovrapposte, che manifesta il simbolismo dell’armonia realizzata dal Kaui e che lo pone in sintonia con la qualità invisibile e immateriale della Natura.

Proseguendo sull’Adinah da praticare nella Palestra si può ancora aggiungere che tutte le incombenze relative al mantenimento e alla tutela della stessa Palestra devono essere equamente distribuite tra tutti a seconda delle proprie capacità e della spontanea disponibilità. Il Kaui si trova in tal modo a vivere la sua responsabilità di partecipante ai lavori della Palestra con equa disponibilità e maturità, come ad esempio evitare di sporcare l’ambiente, non produrre schiamazzi, comportarsi educatamente, evitare ogni possibile conflittualità con gli altri allievi.


Un esempio del simbolo archetipale del “Tai Shan”, il Libro della Natura dell’antico druidismo, che viene posizionato all’interno della Palestra per ricordare la filosofia della Natura e l’identità mistica della Tradizione che sono alla base dell’esperienza della Kemò-vad

Secondo la tradizione druidica, ogni Kaui che entra nel luogo sacro della Palestra deve lasciarsi alle spalle tutti i problemi del vissuto quotidiano, purificare la mente e concentrarsi sulla pratica della Kemò-vad per superare limiti e insicurezze, in un costante confronto con se stesso.


La Palestra e la guida morale del "Tai Shan"

La Kemò-vad è un’esperienza di benessere e di partecipazione all’armonia della natura reale dell’esistenza. Questa esperienza si identifica in una filosofia naturale che rappresenta i termini entro i quali la Kemò-vad opera e trova la sua identità nell’esperienza della Palestra.

Per ricordare a tutti i Kaui il profondo significato esperienziale e mistico rappresentato dalla Palestra e invitarli costantemente all’osservanza dell’Adinah è tradizione che venga appeso al suo interno il simbolo arcaico del “Tai Shan”.

Esso rappresenta l’archetipo esperienziale che, secondo la tradizione dell’antico druidismo, è manifestato dalla Natura e coinvolge ciascun individuo che di fatto si trova a vivere e a partecipare ad essa dalla propria nascita. Un manifesto di valore mistico e di invito all’evoluzione interiore che risponde al simbolismo dell’Albero cosmico dell’Yggdrasil.

Il Tai Shan ha lo scopo di portare, con la sua presenza, l’attenzione di tutti i Kaui a sacralizzare lo spazio deputato al lavoro della Palestra. Vuole ricordare che essa rappresenta la dimensione che loro stessi stanno utilizzando allo scopo di migliorarsi fisicamente e interiormente nel riferimento alla Tradizione dell’antico druidismo dei Nativi europei, iniziatrice e promotrice dell’esperienza della Kemò-vad.

Il Tai Shan, definito letteralmente come il “Libro della Natura”, manifesta una filosofia di vita riferita alla via spontanea proposta dalla Natura. Il suo postulato non è una idealizzazione concettuale dell'esistenza che può essere scaturita dalla speculazione del pensiero di qualche filosofo, ma rappresenta un atto di constatazione pragmatica dei fenomeni dell'esistenza e di come l'individuo può interagire con questi stessi in maniera funzionale al fine di realizzare benessere e conoscenza.

Una filosofia naturale che si esprime in un postulato semplice ma sostanziale che l’antico sciamanesimo druidico riassume in quattro precisi punti di riferimento filosofico. Punti che costituiscono la struttura archetipale del Tai Shan. I punti del suo postulato sono semplici, chiari e non lasciano spazio ad alcuna controversia di parte:

1. Esiste una qualità assoluta dell’esistenza, invisibile e immateriale, a cui tutto è sotteso, definita dall’antico druidismo con il termine di Shan, ovvero il Vuoto a cui si riconducono tutti i concetti umani che non sono in grado di descriverlo.

2. Solo lo spirito liberato dalla soggettività dei sensi del corpo e dalle suggestioni della mente può percepire e realizzare l’armonia del Vuoto sul piano umano.

3. L’individuo è parte inalienabile del Vuoto e si relaziona ad esso con la sua natura cosmica (il Nah) direttamente, senza intermediari, utilizzando idoneamente i due contrapposti di vuoto e di pieno (han e ham) per attuare l’esperienza del silenzio interiore.

4. La Kemò-vad rappresenta il divenire vento nel vento per conoscere e applicare l’armonia dello Shan ed esistere nel suo eterno stato di realtà. L’armonia realizzata nella Kemò-vad è la stessa che può essere vissuta nel quotidiano e che ha dato origine alla Tradizione. La Kemò-vad è l’esperienza e nello stesso tempo il contesto in cui essa viene vissuta e corrisponde al concetto druidico di Mondo di Gwenved.

Il simbolo del Tai Shan che viene appeso all’interno della Palestra è minimale, costituito da quattro assicelle orizzontali, dette “bana”, tenute distanziate da tre brevi tratti, detti “lod”, fatti di cordicella. Ognuna delle assicelle è decorata da due draghi posti alle due estremità dell’assicella, di colori contrapposti, oppure in posizione chiusa o aperta. Al centro di ciascuna assicella, in sequenza verticale, sono posti i simboli dei quattro gioielli che rappresentano i capitoli dell’Hatmar, il libro degli archetipi esperienziali della “ruota degli Hat” rappresentata dalla grande ruota d’oro forata che Fetonte ha donato all’umanità al momento del suo congedo dal nostro mondo.

Il Tai Shan, messo in evidenza sulla parete della Palestra, ha così la funzione di rappresentare per tutti i suoi partecipanti:

1. un riferimento filosofico di conoscenza riferibile all’esperienza della Natura;

2. una via introspettiva per il Kaui da percorrere per realizzare la propria qualità di vita basata sull’Armonia e sulla Conoscenza;

3. la Via del Sentiero d’Oro, il percorso realizzativo del meditante e della stessa Palestra, riferito al simbolismo dell’Yggdrasil, l’Albero cosmico della Vita.

Un’esperienza da percorrere per realizzare l’identità spirituale dell’Individuo attraverso la sua esperienza di Risveglio e la dimensione sociale rappresentata dal simbolo mistico del Mondo di Gwenved quale riflesso dell’interpretazione della natura dello Shan.

Il Tai Shan rappresenta un antico simbolo di armonia e di potere dello spirito che è in grado di risvegliare in ogni Kaui l’archetipo delle forze della Natura. Quelle forze rappresentate dal vento con cui il Kaui entra in sintonia attraverso la propria danza cosmica per realizzare e vivere il suo benessere e la conoscenza interiore.

Il Tai Shan testimonia con la sua presenza la natura intima della Palestra, accogliendo i Kaui nella dimensione mistica dell’esistenza che trascende il tempo e lo spazio.

Di fronte al significato simbolico del Tai Shan ciascun Kaui e Gopa, al momento del loro ingresso nella Palestra e al momento dell’uscita, dedicano il loro personale No-tah mostrando così il rispetto all’insegnamento del Tai Shan e per trarre forza e buon auspicio dalla Natura che esso rappresenta.

Il No-tah eseguito entrando ed uscendo dalla Palestra è un modo per portare rispetto alla sacralità del luogo e a tutti gli altri Kaui che partecipano e operano per il suo mantenimento.
www.kemovad.org



Pratica di Kemò-vad al cerchio di pietre di Dreamland. La Palestra può essere identificata in un qualsiasi luogo, in uno spazio all’aperto oppure in un ambiente chiuso o in qualsiasi altro sito che possa essere deputato allo scopo. In questo caso la Palestra avviene all’interno dello spazio del Cromlech che riproduce il Cerchio di pietre fatto costruire da Fetonte a mezzo dei suoi due aiutanti di metallo dorato


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