Tradizioni Celtiche |
Chi ci ha scippato il Natale? |
24 Dicembre 2011 | ||||||
L’antica festa che celebrava l’evento più importante per l’umanità è diventata una ricorrenza incomprensibile
La festa più celebrata dell’anno, quella che comunemente viene chiamata “Natale”, è forse anche una delle più incomprensibili e più slegate dal nostro contesto quotidiano. A Natale tutti ci sentiamo più pronti ad essere disponibili, tolleranti, buoni e pietosi. Ci scambiamo regali, ci ricordiamo improvvisamente di persone che per tutto il resto dell’anno possono tranquillamente andare in malora senza che ce ne accorgiamo. Le famiglie sentono il bisogno di radunarsi intorno ad una tavola imbandita e di mostrarsi unite e felici. Si corre alla messa di mezzanotte anche se non si è entrati in una chiesa per tutto l’anno. Ci si scopre mistici per una sera, si cerca di fare in una giornata quello che non si è fatto per un anno intero. Ma tutto questo, perché? In virtù della ricorrenza della nascita di un personaggio che non ha riscontri storici accertati? Di un simbolo che sembra lontano anni luce dai bisogni effettivi dell’individuo? Non possiamo negare che in questi giorni si avverta una magia particolare. Il cielo sembra più zeppo di stelle che mai, e se per un caso fortuito arriva in tempo anche la neve, si rimane incantati e per un attimo si gusta il silenzio. E’ il momento in cui si fanno bilanci, si esprimono buoni propositi per il nuovo ciclo alle porte, sembra che da una misteriosa porticina venga fuori la “Speranza” e ci dispensi un po’ della sua positività. Eppure non capiamo il perché di questo stato d’animo generalizzato.
Semplice: non lo capiamo perché nessuno ci ha aiutato a capirlo. Se ci spostiamo solo un po’ di latitudine geografica, e andiamo più a Nord, scopriamo che questa festa viene conosciuta con il nome di Yule. Yule, l’antica celebrazione celtica. E tutto appare più chiaro, perfino la enigmatica figura di Babbo Natale trova il suo posto e la sua spiegazione. Nelle tradizioni nordiche, in questo periodo si celebra l'arrivo degli antichi Iniziatori della tradizione druidica sulla Terra. Il ricordo della caduta delle pietre celesti che mutarono il destino del pianeta e dell’umanità. Mito che viene ricordato ancora oggi nelle leggende irlandesi dei Tuatha de Danann e dei mitici Ard-Rì, i primi re d’Irlanda che fondarono la Nuova Terra. Visto in questa chiave, il Solstizio d’Inverno assume tutto un altro significato. Diventa più chiaro il motivo per cui questo periodo dell’anno sembra evocare ricordi ancestrali e uno strano senso di appartenenza ad una dimensione diversa da quella quotidiana. Il Solstizio d’Inverno è stato cooptato dalla tradizione cristiana e trasformato nella ricorrenza della nascita del Cristo, ma in realtà ha radici molto più antiche e si riferisce ad una ricorrenza celebrata da tutti i Popoli naturali del pianeta. In epoche precedenti al cristianesimo, l’antico culto del Mithraismo celebrava il Sol Invicto, il Sole che emerge dalle tenebre. Mithra, il Sol Invicto, nasceva da una madre vergine il 25 dicembre in una grotta e l’evento era annunciato da una stella cometa. Si direbbe che il mito cristiano non brilli di originalità. Nei paesi celtici si celebra Yule, una festa che rievoca il mito del Graal: secondo le leggende, in questo momento particolare dell’anno, anticamente sarebbe stato fatto un grande dono all’umanità, quel dono che nelle tradizioni celtiche viene identificato con il Graal, simbolo di conoscenza e di ricchezza interiore. Yule inizia con il Solstizio d’Inverno ma si protrae fino al 6 gennaio, un intero periodo in cui secondo le antiche tradizioni possono comparire nel cielo i “segni” che daranno indicazioni per l’anno a venire. Fra i simboli moderni del Natale cooptati dall’antica festa pagana, oltre alla figura di Babbo Natale, compare l'uso decorativo del vischio e dell'agrifoglio e l'albero di Natale. Di questo mitico dono disceso dal cielo si parla ad esempio non solo nella leggenda celtica dei Tuatha de Danann, o nel mito persiano di Mithra, ma anche nelle leggende Hopi.
Il mito del Graal sembra far trasparire un evento ricordato da tutte le tradizioni del pianeta: una misteriosa conoscenza pervenuta sulla Terra in epoche remote. Il mito è riportato da Platone come la caduta di Fetonte e del suo carro celeste sulla Terra in epoche arcaiche, avvenuta nella zona dove si incrociano due fiumi e identificata nell’area dove oggi sorge la città di Torino. Il mito è ricordato dai popoli autoctoni delle terre del Piemonte come un dono ricevuto da una antica Conoscenza proveniente dal Cielo. Un "dono" fatto all’umanità da esseri misteriosi. Anche la leggenda di Babbo Natale, enigmatica e misteriosa, assume un significato più chiaro: rappresenta il “dono” fatto all’umanità in un’era arcaica da esseri provenienti da un’altra dimensione. Babbo Natale è una figura presente in molte culture, non solo della civiltà occidentale, ma anche in America latina, in Giappone ed in altre parti dell'Asia orientale. Il suo ruolo è sempre quello di distribuire doni. Nella tradizione nordica rappresenta, in pratica, la discesa del Graal sulla Terra. Da notare che il Graal, nella sua forma più antica, è simboleggiato da una grande pietra verde, uno smeraldo; analogamente, la figura di Babbo Natale, nelle leggende originali, non indossa un vestito rosso, bensì verde. La celebrazione dei Solstizi e degli Equinozi fa parte del bagaglio ancestrale dell’umanità ed è un’usanza che accomuna i Celti ai Nativi americani e a tutti i popoli nativi. Il Solstizio d’Inverno, in particolare, è simbolo di rinnovamento e rinascita, e può rappresentare un’occasione di riflessione e rinnovamento personale. Riscoprire il vero significato di questa festa significa forse dare un senso al bisogno di una nostra dimensione più intima e individuale, e di vivere un rapporto più vero con gli altri. Esigenze che in questo periodo dell’anno sembrano farsi più pressanti. |