Tradizioni Celtiche |
Storie di Draghi, Cromlech e Templari - 2 |
23 Dicembre 2011 | |||||||||||||||
A nord della città di Torino è sorto un grande Cromlech che testimonia la continuità della cultura dei Celti e riecheggia il mito di Fetonte. La sua architettura simboleggia le antiche conoscenze cosmologiche dei druidi e rappresenta uno straordinario planetario in pietra
Il cromlech di Dreamland, un tentativo di dare visibilità ai miti celtici Oggi si tende ad ignorare le radici celtiche dell’Europa attuando un occultamento sistematico delle vestigia della grande civiltà che nei tempi antichi si è manifestata sul continente europeo. Una civiltà che dalle prime migrazioni giunte dall’Africa 300mila anni orsono si è evoluta tanto da non aver nulla da invidiare a quella dell’Antico Egitto. Lo testimoniano ancora le gigantesche piramidi modellate nelle elevazioni naturali, la finissima gioielleria e gli oggetti tecnologici, come le “wobblestones”, comunemente conosciute come “barchette celtiche”, la cui realizzazione nel nostro tempo, per riprodurre le loro caratteristiche funzionali, necessita di ricorrere all’uso del computer. Purtroppo molte altre testimonianze dell’antica civiltà europea sono andate perdute e occultate, se non addirittura distrutte. Come è accaduto per la gigantesca piramide francese di Saint-André, a nord-est di Nizza, alta più di cinquanta metri, che alla fine degli anni ‘70 è stata completamente rasa al suolo per fare posto a un raccordo autostradale.
Così come è successo alla grande piramide di Barnenez, in Bretagna, di 75 metri di lunghezza, che negli anni ’50 era stata destinata alla funzione di cava di pietre da costruzione ed è stata salvata parzialmente solo per l’intervento deciso della popolazione del luogo. Oppure come nel caso del “Disco di Nebra”, una sorta di astrolabio in oro e rame dedicato allo studio del Cielo, rinvenuto in un sito archeologico della Germania, saltato agli onori della cronaca solo a seguito di un furto dei soliti tombaroli, che si erano introdotti nella sede degli scavi in corso da anni, senza che nessuno sapesse nulla della sua esistenza. In questo clima culturale, mentre si ignorano le origini celtiche dell’Europa e si distruggono i suoi monumenti più antichi, il gruppo musicale LabGraal, da sempre impegnato nella riscoperta e nella divulgazione della musica celtica, ha voluto andare controcorrente edificando un cromlech per dare un contributo di testimonianza della cultura dei Nativi europei. Non un cromlech qualsiasi, ma una struttura che rispondesse il più possibile alle disposizioni costruttive particolari dettate, secondo la tradizione druidica, dal mitico Fetonte al tempo della sua discesa avvenuta, secondo la leggenda, nella Valle di Susa, in Piemonte. Narrano in proposito i miti delle comunità druidiche e delle Famiglie celtiche del Piemonte e dell’Europa che il dio, dopo essere disceso con il suo carro di fuoco, fece costruire un grande cerchio di pietre erette dai suoi due aiutanti di metallo dorato. In questo cerchio, sempre secondo la leggenda, avrebbe preso a insegnare le scienze del Cielo e della Terra insieme a quelle dell’Alchimia dell’interiore.
Oggi questa struttura megalitica che vuole ricordare l’antico mito di Fetonte, realizzata in pietre di varie dimensioni posate a secco, si eleva imponente sul suolo di Dreamland, una “terra dove ogni sogno è possibile” posta a nord della città di Torino, alle porte delle Valli di Lanzo per dare visibilità alla cultura dei Celti, una cultura che nella Natura trovava esempio di vita e risposte ai grandi interrogativi dell’umanità. La struttura dello Stone circle di Dreamland è costituita da un primo cerchio interno di pietre di 9 metri di diametro, posate al suolo. Questo primo cerchio è circondato da un secondo cerchio esterno, del diametro di 23 metri e disegnato da dodici “standing stones”, “pietre erette” di notevoli dimensioni che sorgono dal terreno protendendosi verso il cielo. Completa la struttura un ultimo cerchio esterno su un diametro di quaranta metri, tracciato da quattro massi, in funzione di “four directions”, che segnano i quattro punti cardinali del pianeta. Lo Stone circle assume diversi significati. Quello più significativo è di rappresentare innanzitutto la “ruota forata” che il mitico Fetonte della tradizione druidica avrebbe lasciato al momento del suo congedo dall’umanità: un simbolo che conteneva tutte le sue conoscenze. Un esempio in chiave megalitica della “Tavola rotonda”, forata al centro, dei celebrati dodici Cavalieri della saga arturiana che, guidati dal druido Merlino, si erano messi alla cerca del Graal per ridare alla Terra un nuovo Eden.
Lo Stone circle di Dreamland rappresenta un esempio di "Land art". Un'opera architettonica realizzata e integrata in seno all’ambiente naturale con elementi scelti e raccolti dalla stessa natura. Lo Stone circle è da considerarsi un’opera d’arte che si identifica in uno specifico evento ambientale. Un evento che è in grado, attraverso la sua dimensionalità, di manifestarsi nella qualità di un vero e proprio simbolo che riveste il ruolo di catalizzatore del rapporto tra l’individuo e il cosmo che lo circonda. Lo Stone circle, nella sua struttura circolare, è un segno ancestrale di perfezione e eternità conosciuto da tutti i Popoli naturali dell’intero pianeta. Un simbolo dell’energia che nasce dal suo centro e converge verso di esso e che mostra la presenza di un centro invisibile che si rivela come evento di conoscenza mistica. E’ anche un’opera d’arte che, come per i grandi petroglifi preistorici di Nazca in Perù, disegnati al suolo, può essere vista nella sua totale completezza solo dall’alto oppure deducendo la sua struttura da terra, camminandole intorno. L’opera è nata con l’intento di avvicinare il pubblico ad una esperienza di contatto più intimo con la Natura, consentendo di interagire con gli eventi astronomici e dell’ambiente. E anche per dare l’occasione di conoscere la cultura dei Popoli naturali, che proprio nella Natura trovano un riferimento ambientale e spirituale, e in particolare la cultura celtica che costituisce le radici storiche e morali di tutta l’Europa. Lo Stone circle rappresenta infatti l'inserimento spirituale dell’individuo nella Natura. Per far scoprire una dimensione di silenzio nella lezione di immutabilità dell'esperienza mistica del "giardino di pietra" rappresentato dalle pietre che nel loro disegno segnano un preciso spazio spirituale in cui raccogliersi. Per consentire la scoperta di una identità di riferimento storico e spirituale a chi pratica l'esperienza della meditazione, rammentando che quest'ultima è un'esperienza con precise radici storiche e spirituali. Lo Stone circle ha lo scopo di condurre dall’approccio della materialità della pietra strutturata architettonicamente alla scoperta della Natura come manifestazione dello "Shan", ovvero la Natura intesa come l'immaterialità dell'esistenza in cui tutti, noi e gli altri abitanti del pianeta, viviamo e esistiamo.
E seguendo le consuetudini delle antiche tradizioni dei Popoli naturali, l’opera ha anche lo scopo di attivare le eventuali potenzialità terapeutiche, spirituali e magiche dell'individuo secondo quanto è consentito dalle proprietà archetipali del simbolismo che sono proprie di un cerchio di pietre. Un planetario di pietra Sul piano didattico, in campo astronomico, lo Stone circle vuole rappresentare la riscoperta di uno strumento di archeoastronomia che consente di rapportarsi alla Natura ed interagire con essa, tanto sul piano dei fenomeni del visibile quanto su quelli dell’invisibile. Lo Stone circle si rivela così come uno strumento astronomico in grado di rilevare la posizione stagionale del Sole, della Luna e delle stelle, identificando la collocazione delle galassie e delle costellazioni. Grazie a questa sua funzione si possono condurre ricerche nel campo dell'archeoastronomia e osservare come gli antichi Celti rilevavano la posizione del Sole per determinare l’alternarsi dei Solstizi e degli Equinozi. L'utilizzo più immediato della struttura dello Stone circle rimane quello della "Rosa dei Venti". In questa funzione il grande cerchio di pietre mette l'osservatore al centro della grande carta geografica virtuale di tutta la superficie del nostro pianeta. Le dodici standing stones fungono da riferimento e da orientamento, e mostrano le direzioni verso cui si trovano le grandi città, le grandi opere umane e gli altri monumenti megalitici del pianeta. Il Cromlech rappresenta anche un vero e proprio planetario di pietra, dove sono rappresentati, con le giuste proporzioni siderali, gli elementi del nostro sistema solare, come l’orbita della Terra e la fascia degli asteroidi di Kuiper sino alla zona di ghiaccio di Oort che avvolge a distanza il Sole e la sua famiglia.
Un altro simbolismo dello Stone circle di Dreamland, che ricalca quello del Cromlech di Fetonte, è ravvisabile nella rappresentazione della saga di Midgard, la “Terra di Mezzo”, che appartiene al mito e che è stata celebrata anche dal poema norreno oggi conosciuto come l’Edda, in cui si ritrovano le antiche gesta di Odino e dei progenitori dell’umanità nel loro antico Eden. Una terra protetta da un cerchio di pietre al cui centro si ergeva l’Yggdrasil, l’albero cosmico della Vita e della Conoscenza, citato anche dalla fonte biblica. Oggi questo albero cosmico è rappresentato dalla forza invisibile che passa per il centro dello Stone circle e che viene reso visibile da chiunque si ponga su questo centro nel suo fluire cosmico. C’è ancora da aggiungere che la costruzione dello Stone circle di Dreamland è stata oggetto di molti eventi particolari, alcuni di natura simbolica e altri invece assolutamente inspiegabili. Per fare un esempio di alcuni di questi eventi straordinari, possiamo citare l’airone e il falco che, prima che esistesse il cromlech, si posarono al centro del futuro cerchio di pietre. L’airone e il falco, nel simbolismo esoterico dell’antico celtismo, rappresentano la figura del drago e la continuità dal passato al presente. Un altro fatto strano fu il cambiamento improvviso del rigido clima invernale che si trasformò in una mite temperatura primaverile al momento della realizzazione del primo cerchio di pietre. Oppure l’inspiegabile fioritura spontanea di fiori che disegnò con precisione impressionante, giorni prima della posa delle pietre, lo spazio che doveva essere occupato dalle dodici “standing stones” del secondo cerchio. Un fenomeno che persiste è la straordinaria percezione di silenzio ovattato che accoglie chi viene a sedersi all’interno del cerchio interno.
Un altro fenomeno che vale la pena di citare è la presenza dei misteriosi piccoli globi luminosi, anche fotografati, che si aggirano silenziosi tra le pietre della struttura megalitica. E la manifestazione, avvenuta per parecchi anni, di inspiegabili disegni nell’erba comparsi all’improvviso attorno al cerchio di pietre, come i famosi “crop circles” che compaiono da tempo accanto ai monumenti megalitici del nord Europa. Potremmo ancora aggiungere l’incomprensibile fenomeno di fluttuazione dell’aria, al centro del primo cerchio, che impedisce di mettere a fuoco l’erba del prato in qualsiasi stagione oppure la grande nube bianca che si sprigionò, in uno dei primi giorni della sua costruzione, dal centro del cromlech per assumere la forma di una grande coppa, per poi ritornare misteriosamente riassorbita dallo stesso centro da cui era scaturita. Recentemente lo Stone circle è stato aperto, la prima domenica di ogni mese, alle visite del pubblico per consentire di sperimentare la sua struttura archeoastronomica in osservazioni di vario genere. Un pubblico che ha scoperto spontaneamente il fatto che appoggiandosi a ciascuna delle dodici standing stones si possono ricavare degli effetti salutari che potremmo definire di natura terapeutica. La stessa cosa che del resto testimoniano da secoli gli abitanti di Carnac, in Bretagna, che utilizzano le “pietre erette” del sito “Les Alignements” per curare i loro mali di vario genere. Suggestioni a parte, ci colpisce poeticamente l’idea che anche il “cerchio di pietre” di Dreamland abbia incominciato a vivere una sua vita attraverso l’apporto delle esperienze del pubblico e ripristinando un legame morale tra l’Era del Mito e il tempo presente. Ora non ci resta che aspettare che scenda nuovamente una grande luce dal cielo per illuminarlo e illuminare l’umanità dell’antica conoscenza del Graal.
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