Tradizioni Celtiche

Torino: cronache da una città magica

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11 Aprile 2015

Il monumento al Traforo del Frejus al centro di Torino che viene attribuito, nel suo significato esoterico, alla celebrazione del mito di Fetonte o del Graal

Il Piemonte sembra essere il centro di una energia straordinaria producendo eventi che hanno coinvolto il pianeta. Dalla costituzione Albertina al mito planetario di Fetonte. Piazza Statuto al centro di Torino ospita il monumento dedicato a Fetonte. Una città da sempre sede di movimenti esoterici e di ricerca esobiologica


Il Piemonte al centro della storia

Caratterizzato in parte da tradizioni contadine, il Piemonte è una regione che ha avuto in tempi recenti l'occasione di dare lezione nel campo dell'informatica con il primo mini-portatile della Olivetti. Il suo capoluogo, Torino, ha sviluppato una prolifica industria dell'automobile che ha tenuto a battesimo una corrente proletaria che ha contribuito a caratterizzare in parte lo spirito della Nazione.

Il Piemonte è stato da sempre al centro dell'attività culturale e politica dell'Europa. In Piemonte è nata l'idea, fausta o infausta che sia, dell'unificazione dell'Italia inglobando le varie piccole nazioni che esistevano lungo lo stivale. La politica piemontese di Benito Conte di Cavour era presente in tutti i palazzi reali d'Europa dove la lingua piemontese, oggi declassata a dialetto, era considerata come lingua diplomatica.

L'idea rivoluzionaria di un futuro democratico che sottraesse o riducesse il potere delle corone europee aveva casa in questa regione, e fu proprio allora che l'illuminato re Carlo Alberto, suggestionato dall'idea di un mondo di giusti, redisse la sua Costituzione Albertina libertaria e tanto gradita che stabilì le basi giuridiche di tutte le leggi costituzionali italiane a venire.

Torino era il "caput mundi" del tempo a riferimento di un popolo che agitava la bandiera della libertà in parallelo all'impeto libertario della Francia rivoluzionaria. Una regione che in seguito fu tanto temuta per il suo potere ideologico, al punto che Torino, dopo l'unificazione dell'Italia, venne retrocessa da capitale della nuova Nazione a semplice capoluogo di regione, spostando la capitale prima a Firenze e poi a Roma.


Fetonte e la sua ruota d'oro nella rappresentazione dell'iconografia pelasgica

Ma Torino e tutto il Piemonte sono legati ad eventi prestigiosi ancora più antichi della storia risorgimentale d'Italia, eventi che affondano nel mito.

Le tradizioni druidiche riportano che quando ancora non esisteva l'Europa come la conosciamo oggi, e le terre ad ovest del Piemonte erano in quel momento un insieme di isole circondate dal mare e da acquitrini, quello fu il tempo di un grande evento prodigioso che avrebbe cambiato per sempre la storia del pianeta.

La loro tradizione celebra infatti la discesa dal cielo di Fetonte, un dio dispensatore di conoscenza e di civiltà, la cui venuta è ricordata in tutta l’Europa del Nord e persino nelle lontane tradizioni africane. Fetonte, accostabile alla "discesa del Graal" degli alchimisti medievali che coniarono l'acronimo di "Gnosi Recepita ab Antiqua Luce", si può identificare infatti nella figura del dio egizio Thoth, nel greco Ermete Trismegisto, nei biblici Elohim e nell'africano Njambè.

Fetonte, come il dio Thoth, preparò i suoi primi allievi, gli Ard-Rì, nella "zaibasta", la Palestra in cui insegnava l’arte della meditazione basata sul "gesto consapevole" della Kemò-vad che consentiva di vivere la qualità mistica e invisibile della Natura, lo Shan, vivendo "come vento nel vento". E quando i suoi allievi furono pronti li inviò ai quattro angoli del pianeta per portare la sua conoscenza civilizzatrice all'umanità che all'epoca doveva ancora contendere il suo spazio vitale con i feroci sauri che popolavano la Terra. Una umanità ben diversa dall'odierna ma a cui comunque rimaniamo pur sempre legati in ogni caso.

"Una luce si accese ad oriente e illuminò della sua conoscenza e della sua saggezza spirituale tutto il mondo" riportano le tradizioni druidiche. Per gratitudine a seguito del suo operato venne dato al pianeta il nome di Aard-tha, la Terra di Fetonte, nome che nel tempo, senza più ricordare le sue origini lessicali, è rimasto ancora oggi nel termine Earth. La radice Ard è sempre stata presente nei nomi dati al nostro pianeta dai vari popoli, dal danese al tedesco, dal sassone al gaelico, dall’arabo all’ebraico, dall’antico assiro all’aramaico, dall’antico fenicio al latino.

Intorno al sito dove era disceso Fetonte venne in seguito edificata la città megalitica di Rama, che giunse ad estendersi per tutta la Valle di Susa. Nel tempo andò distrutta dagli eventi ambientali e ricostruita da popoli diversi in epoche diverse fino a giungere a ispirare anche la cultura esoterica torinese che si trovò ad affiancarsi a quella originata dalle officine metalmeccaniche.



Due esempi di "ruote solari" attribuite al culto di Fetonte rinvenute in tutta la Val di Susa, in Piemonte, il luogo dove, secondo le tradizioni druidiche, il dio fece la sua apparizione scendendo dal cielo

Le grotte alchemiche

Quando venne il tempo di accomiatarsi dall'umanità, Fetonte convocò quanti si erano raccolti attorno al grande cromlech di pietre erette, che aveva fatto costruire dai suoi due aiutanti di metallo dorato, e consegnò ai suoi allievi una grande ruota d'oro forata al centro dicendo che la lasciava in dono all'umanità poiché conteneva tutta la sua conoscenza, affinché non si scordassero della sua venuta e continuassero la sua opera di civilizzazione del pianeta.

Nei millenni a seguire questa ruota divenne il simbolo di una precisa conoscenza spirituale lasciando ancora oggi in tutta la Valle di Susa le "ruote solari", ruote forate in pietra che la riproducono nei più svariati contesti ambientali.

Quando le truppe dell'Impero romano nel 250 a.C. giunsero sino alla Valle di Susa, i continuatori del culto solare di Fetonte nascosero la grande ruota d'oro nel labirinto di stanze esistenti nelle caverne presenti tuttora sotto l'attuale città di Torino.

I romani giunsero a conquistare l'intera Gallia cisalpina. L’area urbana dove sorgerà la città di Torino all'inizio era un grande accampamento fortificato conosciuto come Augusta Taurinorum, usato come stazione di posta per il ristoro e la riorganizzazione delle truppe romane in transito da e verso l’Europa del Nord. Nei secoli successivi l'accampamento si trasformerà nell'attuale città di Torino, mantenendo la geometria di specifiche vie squadrate disegnate dagli architetti romani.


Il mito di Fetonte è presente anche in altri continenti. A sinistra una ruota forata usata come amuleto nel Tassili, in Africa. A destra l'equivalente ruota forata rinvenuta nei pressi dell'antica Alesia, in Francia

A Torino, i racconti raccolti in maniera approssimativa dalle tradizioni druidiche diedero voce alla leggenda dell'esistenza delle grotte alchemiche che si snodavano sotto la città e dove sarebbe stata nascosta la coppa di smeraldo del Graal.

Intorno alla fine del '700, durante le campagne militari di Napoleone in Egitto, l'italiano Bernardino Drovetti si improvvisò mercante d'arte e iniziò a commerciare in Italia i reperti egizi predati dalle truppe napoleoniche. Tra questi reperti c'erano molti sarcofagi completi di mummie e ben presto divenne di moda usare la "polvere di mummia" per curare ogni genere di malattia. Alcune Logge massoniche dell'epoca si fecero portavoce di questa assurda mania terapeutica e presto si trasformarono in templi del culto di Iside. Più tardi confluirono nel contesto del "satanismo" inteso come estrema ribellione al potere della Chiesa del tempo.

Così in Torino venne a crearsi un grande calderone di credenze e di discussioni filosofiche dove gli stralci degli insegnamenti lasciati da Fetonte si mescolavano con quelli egizi, dando vita ad una sorta di esteso esoterismo che dominava i salotti e le Logge dell'epoca.

Si dice addirittura che il Museo Egizio di Torino venne consacrato da sacerdoti egizi per divenire la Terra Sacra di Iside e a questa diceria si aggiunsero tutti i casi di svenimenti a cui andavano soggetti saltuariamente i visitatori nelle sue sale come testimonianza di un potere magico sulle persone.



La rappresentazione rinascimentale della torre di terra prodotta, secondo la descrizione di Dante Alighieri, dalla caduta del Graal. La sua struttura ricorda inequivocabilmente quella del monumento del Traforo del Frejus nel simbolismo dedicato a Fetonte

Il monumento a Fetonte di Piazza Statuto

Tuttavia il mito di Fetonte non è stato dimenticato, nella sua interezza, dalla cultura profonda del Piemonte e ne è prova il monumento che è stato dedicato a questo dio elargitore di conoscenza che è stato eretto proprio nella grande Piazza Statuto, situata nel cuore di Torino, testimone della storia della regione.

Questa piazza è uno dei luoghi più significativi ed emblematici della città di Torino. A suo tempo prese questo nome per ricordare e perpetuare la memoria dello Statuto Albertino, promulgato il 4 marzo 1848 ed elargito ai piemontesi dall'allora re Carlo Alberto che con illuminata prospettiva sociale rendeva giustizia alla partecipazione democratica del popolo piemontese. Una costituzione così significativa che ha stabilito le base delle successive leggi costituzionali italiane.

Poi, nel 1857 venne iniziato il traforo del Frejus, un'impresa ingegnieristica eccezionale per l'epoca, voluta dal re Vittorio Emanuele II che con quest'opera ferroviaria tendeva a voler congiungere il Piemonte alla Francia, aprendo una nuova via di collegamento tra gli Stati che preannunciava il sogno di una unità europea delle nazioni. Il traforo comportò lo scavo di un tunnel che attraversava le Alpi, tra le cittadine di Bardonecchia e Modane, e dopo nove anni di lavoro che costò la vita di quarantotto operai, fu concluso nel 1871.

Il traforo del Frejus risultò all’epoca una delle opere più rimarchevoli del XIX secolo e divenne un inevitabile simbolo del progresso e del trionfo delle capacità creative dell'uomo. Per questo suo ruolo simbolico il re decise di far erigere un monumento che commemorasse quest'opera e venne scelta Piazza Statuto come luogo dove ospitarlo. Il monumento al traforo del Frejus venne inaugurato il 26 ottobre 1879 divenendo il simbolo e la caratteristica principale della stessa piazza.

Ma il monumento ideato dagli architetti del tempo, in odore di esoterismo, non era affatto dedicato all'opera del Traforo del Frejus, bensì fu l'occasione per poter erigere un'opera che celebrasse il mito di Fetonte pur mostrando un suo aspetto essoterico non decifrabile dai non iniziati.

Gli elementi che possono rivelare la natura particolare del monumento nella sua celebrazione del mito di Fetonte non mancano e si possono evidenziare con facilità.

In cima al monumento si erge la figura alata di un angelo che i suoi realizzatori, nell'ambito di una spiegazione essoterica, attribuirono al simbolo dell'ingegno umano. Un angelo alato che ben rappresenta la discesa di Fetonte dal cielo, portatore di conoscenza a tutta l'umanità. Il "Portatore di Luce" degli alchimisti che in esso identificavano la discesa del Graal sulla Terra.


La storica "Grotta di Merlino" che si affaccia su Piazza Statuto. Le sue attività hanno dato vita a numerose iniziative culturali di Torino e di tutto il Paese. Attualmente si svolgono ancora attività legate a conferenze e a iniziative istituzionali

Ai conoscitori della "Divina Commedia" non può sfuggire il fatto che il monumento appare come una sorta di piramide conica che rispecchia fedelmente la descrizione fatta da Dante Alighieri a proposito della torre piramidale provocata nel suolo della Terra dalla violenta caduta di Lucifero. In cima alla torre, secondo la Divina Commedia, si troverebbe l'Eden abitato da Adamo ed Eva in compagnia della creatura antropomorfa che avrebbe donato la conoscenza all'umanità.

Sui lati della piramide del monumento si possono osservare i giganti in pietra bianca che sono sottesi a enormi massi, facilmente paragonabili ai dannati danteschi posti anch'essi sui lati della torre luciferina, che spingono grandi massi per espiare la loro punizione.

Occorre dire anche che il monumento sorge su una sorta di isola circondata da un laghetto, anticamente segnato da quattro pilastri che indicavano i quattro punti cardinali. Se si presta ancora fede alla Divina Commedia, l'Eden era descritto di trovarsi per l'appunto nell'attuale continente antartico, isolato dalle acque aperto sui quattro continenti che si dipartivano dalle sue coste innevate.

Occorre tener presente inoltre che il monumento è posizionato verso Est nella direzione dove sorge il Sole, simbolo di Fetonte, e non ad Ovest dove venne realizzato il Traforo del Frejus.


Una storia tutta nel futuro

Sulla spinta del substrato esoterico che riguardava la discesa del Graal nella Valle di Susa, a pochi passi da Torino, la città si è aperta alla ricerca e allo studio di eventi dal sapore di mistero e di avventura nella storia.


La pagina di un quotidiano d'epoca che cita la scoperta fatta dall'"Associazione Spazio 4" in Valle di Susa del grande sito megalitico legato all'antica città di Rama

Sulla scia del tema alieno rappresentato dal mito di Fetonte, considerato a tutti gli effetti come un alieno che viene dallo spazio, Torino divenne anche il centro della ricerca esobiologica italiana.

Gli anni '60-‘70 rappresentano l'epoca dei gradi avvistamenti UFO sul Piemonte e suggestionano l'interesse di un vasto pubblico che in quei tempi i media torinesi rilanciano con profonda attenzione e documentazione. La politica non si era ancora impadronita delle pagine dei giornali e il passatempo di molti era divenuto quello della raccolta di ritagli di quotidiani che parlavano di avvistamenti di oggetti non identificati, gli UFO, nei cieli della regione.

Gli skeptics del tempo non si erano ancora organizzati nelle loro associazioni, che più tardi opereranno ad una impietosa ipoteca culturale proponendo l’idea che il tema UFO è deleterio per la "mens sana" del popolo il quale deve avere ben altro di cui occuparsi. E ancora non imperversavano nelle Università con le loro teorie asservite alla produzione di trattori e al benpensantismo dei circoli del dopolavoro.

Pertanto molti studenti erano liberi di poter guardare al cielo e pensare all'esistenza di altri mondi abitati come già in passato avevano fatto i rivoluzionari americani, come Thomas Paine, e i rivoluzionari dell'ottobre russo, come Lenin. Si era tutti più liberi e non c'era ancora il piattume grigio di una cultura conformista, grigia e senza un vero esercizio di libero pensiero e di fantasia.

Ed è proprio in quest'epoca che nasce in Torino, nel 1967, il "Centro Culturale Jules Laforgue", il cui nome trae ispirazione dal poeta francese simbolista omonimo. Nello stesso anno viene fondata la rivista "Laforghiana", una pubblicazione indipendente che tratta di scienze, letteratura e storia che diviene ben presto portavoce della cultura alternativa nei confronti dello spesso conformismo politico che si stava preannunciando.

Il successo è tale che nella Torino-dormitorio per dopolavoristi, all'inizio degli anni '80, esplode il caso del "Centro Culturale Spazio 4", una iniziativa destinata a dare una decisiva svolta alla cultura della città e ad ispirare la nascita a posteriori di innumerevoli altri filoni culturali che sorgeranno in tutta l'Italia.

Il Centro si occupava di molte discipline, dall'astronomia all'archeologia, dall'esobiologia ad altri fenomeni considerati oggi non convenzionali come l'ufologia e i fenomeni ESP. Ed è proprio l'équipe archeologica di Spazio 4, alla ricerca delle vestigia della città di Rama, che effettua la scoperta di un grande complesso megalitico in valle di Susa.

L'iniziativa culturale rappresentata da Spazio 4 suscita un enorme interesse culturale soprattutto tra i giovani e diventa una vera e propria fucina di idee, un "think tank" che metterà in moto movimenti spiritualisti nella Torino degli anni '80. Attiverà il prestigioso "Movimento Shan" che farà conoscere l'esperienza della meditazione al vasto pubblico sottraendola alle élite dei salotti privilegiati. Contribuirà anche a portare linfa esoterica alla Massoneria del tempo appena sorta dalle ceneri culturali del dopoguerra.

Ma Spazio 4 rappresenta anche un nuovo modo di fare cultura, libera da ipoteche e da preconcetti, che nel tempo ha ispirato ed ha influenzato anche molteplici realtà musicali innovative, come il "Laboratorio Musicale del Graal", oggi conosciuto come LabGraal.


A sinistra, una delle tante strutture megalitiche scoperte da Spazio 4 nel sito della Valle di Susa riferibile alla città di Rama. A destra, l'immagine del sole fiammeggiante, simbolo di Fetonte, intagliato nella roccia accanto ad una scalinata

Nasce in sostanza un filone culturale apartitico che si affiancherà e si svilupperà in maniera del tutto indipendente da quello politicizzato, che in quel momento sta prendendo corpo per conto suo nella cultura, nella musica e nei conflitti partitici universitari.


La Grotta di Merlino e le sue attività culturali

Proprio in Piazza Statuto, per celebrare lo spirito antico della tradizione druidica del Piemonte, venne aperta negli anni ‘90 la "Grotta di Merlino", il primo shop dedicato all'artigianato celtico.

Ma lo shop non fu solamente una iniziativa commerciale. Le sue sale hanno ospitato, e continuano a farlo, incontri culturali in collaborazione con Comune di Torino, mostre e concerti, conferenze e corsi di meditazione, collaborando in quest'ultimo campo con la Sezione di Psichiatria dell'Università degli Studi di Torino. Un punto di incontro per gli appassionati di celtismo e di antiche tradizioni, divenuto anche il club del gruppo musicale LabGraal che qui svolge spesso concerti ed ospita altri gruppi musicali. Oggi in queste sale, sempre generosamente offerte, continua ancora l'attività culturale della Dreamland Foundation e dell'associazione animalista "SOS Gaia" che qui spesso ospita la Consulta Animalista della Città di Torino di cui è membro.

Proprio la Grotta di Merlino ha tenuto a battesimo associazioni ufologiche come il CUN, gruppi di meditazione ed enti terapeutici alternativi, come parte del Reiki, oggi presenti in tutta Italia.


Torino e l'Ufologia

Occorre anche dire, in conclusione di questa carrellata storica sull'aspetto magico-esoterico di Torino, che questa città è stata l'epicentro di molti eventi ufologici e di vari misteri del campo dell'ESP.

Non va dimenticato il legame che una certa parte dei torinesi ha verso il Musinè, un monte che, ad ovest della città di Torino, segna l'inizio della Valle di Susa. Il Musiné è stato da sempre al centro di miti e leggende riguardanti personaggi ed eventi misteriosi. Dal medioevo ci giungono leggende riguardanti il "vecchio" che, dentro ad una grotta nascosta nelle viscere del monte e scortato da un drago d'oro, conserva antichi segreti della storia umana. O più recentemente, la cronaca popolare parla della "carrozza di Erode" che di tanto in tanto, quando la cima è ricoperta di nubi, si fa sentire dal cielo con il suo rimbombo di zoccoli e di ruote su un acciottolato invisibile.


Il disegno che illustra l'oggetto a forma piramidale che nel settembre del 1970 sorvolò lentamente il cielo di Torino. Secondo i testimoni dagli oblò si vedevano figure antropomorfe che si alternavano a guardare in basso sulla città

Nell'ultimo trentennio, per via dei numerosi avvistamenti di oggetti luminosi nel cielo che sovrasta il Musiné, la montagna è divenuta oggetto di interesse degli ufologi. Ed esistono in merito anche cronache di incontri ravvicinati con creature aliene incontrate sulle sue pendici.

Uno degli avvistamenti UFO più significativi ed emblematici avvenne negli anni '70 proprio nel cielo di Torino. Un oggetto a forma di piramide lucente e grande quanto un aereo di linea venne visto transitare lentamente all'ora del tramonto, muovendosi da Ovest ad Est. Il cielo era terso e la luminosità dell'oggetto che rifletteva il sole venne notato da migliaia di persone. Ai binocoli si rivelava solo la sua forma piramidale. Si ebbe tuttavia la fortuna di poterlo osservare al telescopio con la potenza di 100 ingrandimenti.

L'oggetto appariva indubbiamente come una piramide regolare di metallo uniforme e lucido, di cui il lato ovest rifletteva la luce ramata del sole al tramonto. Al di sotto della piramide c'era la base piatta caratterizzata da una fila di grandi oblò disposti a croce dietro ai quali si scorgeva l'andirivieni di figure indubbiamente antropomorfe che sembravano scrutare la città sottostante. Inevitabile il paragone che qualche ufologo fece con la croce vista nel cielo da Costantino proprio in Val di Susa prima della sua famosa battaglia.

L'episodio fu emblematico, non solo per la precisione dell'osservazione, ma anche per il fatto che si evidenziò una palese cover up da parte delle autorità istituzionali. Molti cittadini che avevano telefonato all'Osservatorio di Pino Torinese e al vicino aeroporto di Caselle avevano tutti ricevuto la laconica risposta che si trattava di un pallone sonda sfuggito al controllo. E a nulla valsero le confutazioni riguardanti il fatto che l'oggetto viaggiava a velocità costante e lineare sottraendosi agli eventuali venti di alta quota.


www.giancarlobarbadoro.net

 

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