Tradizioni Celtiche |
Il Santuario della Ruota Forata |
08 Gennaio 2014 | ||||||||||||||||
Nei miei percorsi alla ricerca di testimonianze del nostro passato celtico mi capita di imbattermi in autentiche sorprese. Non è una novità che le Valli di Lanzo, in Piemonte, siano pregne di testimonianze celtiche. Anzi, è difficile non incontrare usanze pagane, riti antichi, celebrazioni apparentemente religiose secondo l’interpretazione secolare, ma che mostrano con evidenza un passato bel più antico e preistorico. Ma la scoperta della mia recente escursione è andata oltre ogni previsione. Mi trovavo a Viù, nella valle omonima. Un comune che non passa inosservato per via di un folklore particolare e di un’arte locale che impregna tutto il paese e si manifesta ad ogni angolo. Il Pinocchio in legno alto sei metri e mezzo, scolpito dal falegname Silvano Rocchietti, ci accoglie dalla piazza centrale del paese. Ma è solo una delle tante particolarità di Viù. Proprio qui è stato rinvenuto un grande altare druidico preistorico, ora posto nella piazza del paese, su cui compare il graffito che raffigura tre volti femminili, chiamati “Le Tre Norne” o anche “Le Tre Masche”. Del resto non c’è da stupirsi, perché il territorio su cui sorge Viù è stato abitato sin da ere preistoriche, come dimostrano i reperti neolitici e le incisioni rupestri presenti sul luogo. Nella frazione Fubina sorgono inoltre le famose "Porte di Viù", due monoliti calcarei posti lungo la via, alti una decina di metri, rivestiti di leggende e tradizioni locali, che danno il benvenuto in un ideale accesso a tutta l’alta Valle.
Quello che non mi aspettavo era trovare addirittura un santuario dedicato ad un antico mito presente in tutte le culture dei Popoli nativi del pianeta. Mi riferisco alla ruota forata, un simbolo preistorico ritrovato sotto forma di reperti, incisioni, oggetti di dimensioni diversissime, in pressoché tutti i siti megalitici del mondo. La ruota forata è un elemento importante nel mito di Fetonte, presente nelle tradizioni dei Nativi europei. Il personaggio ricordato come Fetonte è in realtà una iconografia di un evento ben più antico del mito ellenico, e si riferisce a un’arcaica scuola druidica i cui iniziatori, provenienti dall’esterno del pianeta, avrebbero donato agli uomini del tempo una conoscenza antica trasmessa attraverso il dono di una grande ruota d’oro forata. Questa conoscenza avrebbe significato per l’umanità un salto evolutivo talmente grande da essere ricordato nei miti e nelle leggende di tutto il pianeta. Non c’è da stupirsi che anche nelle Valli di Lanzo, ricchissime di folklore e tradizioni locali, questo mito venga ricordato e tramandato. Il santuario in questione è in realtà dedicato ad un’apparizione di una misteriosa “Signora”, interpretata in chiave cristiana come la Madonna. Eppure tutte le raffigurazioni presenti nel santuario, sia i dipinti che le numerose statue, non ricordano la Madonna ma piuttosto una druida, senza nessun simbolo cristiano, ma con invece dei simboli druidici come il Tribann. La cosa curiosa è che questa apparizione non si sia manifestata a Viù o nei territori circostanti, bensì in Francia, nella località La Salette in Provenza. Il 19 settembre 1846, circa alle tre del pomeriggio, su una montagna vicina al villaggio di La Salette una pastorella e un giovane pastore, entrambi adolescenti, mentre stavano pascolando le mucche ebbero un’apparizione: in un primo momento apparve loro in una luce risplendente una “bella Signora”, vestita in una foggia straniera.
La Signora stava seduta su una roccia, in lacrime, con la testa fra le mani. In un secondo momento la Signora si alzò e, parlando ai due ragazzi sia in francese che nel patois del luogo, ossia nel dialetto occitano, affidò loro un messaggio da diffondere il più possibile. Era un messaggio di amore universale che la chiesa interpretò ovviamente come un invito alla conversione. Infine la “Signora” comunicò a ciascuno dei due fanciulli un segreto, prima di scomparire nel cielo, al di sopra del Mont-sous-les-Baisses. Non si conosce il motivo per cui il parroco di Viù abbia voluto dedicare un santuario all’apparizione della Signora de La Salette. È ancora più inspiegabile il motivo per cui questo santuario sia in realtà un luogo di culto dedicato alla Ruota Forata. Tutta la zona che circonda il piccolo santuario è cosparsa di ruote forate di dimensioni diverse. La prima, quella che ci accoglie, è una ruota preistorica in pietra collocata all’interno di un antico pozzo anch’esso a forma di ruota, con una fonte che versa l’acqua all’interno e cade proprio al centro della ruota forata in pietra. Davanti alla piccola chiesa vi è una grande ruota forata scolpita sul terreno, con i quattro raggi a formare le quattro direzioni, come l’antica medicine-wheel dei Nativi americani o la croce celtica degli antichi druidi. Alla porta di ingresso campeggia anche lì il simbolo della ruota forata, mentre davanti alla chiesa vi è la statua di San Rocco, raffigurato come sempre con un cane, un “santo” protettore degli animali che abbiamo già avuto modo di incontrare in molti dei nostri percorsi sulle tracce dell’antica tradizione celtica in Europa. Una figura misteriosa che è stata associata a un druido. Poco più in là, sul retro della chiesa, ecco la sorpresa più grande: un laghetto sovrastato da una grande ruota forata con al centro una fonte che riempie costantemente lo stagno, e tutto intorno, delle offerte votive lasciate in gran quantità dai prosecutori del culto.
Il luogo è evidentemente molto frequentato e “partecipato”, perché le offerte sono dappertutto, dentro e fuori il santuario. L’altro elemento presente ovunque è l’acqua, un’acqua terapeutica a giudicare dalle tante offerte che vengono poste vicino all’altare e alle ruote forate. Le offerte sono costituite soprattutto da piccoli vasetti pieni d’acqua, e si presume che vogliano ricordare altrettanti desideri esauditi. Ricordiamo che l’acqua è un tipico elemento druidico esistente in ogni luogo dove c’è la presenza dell’antico sciamanesimo dei druidi. Insomma, un luogo che manifesta con molta evidenza un antico culto celtico che viene tramandato in maniera molto sentita dalle persone del posto. Del resto, nella bottega del falegname che ha costruito il grande Pinocchio a guardia del paese la presenza della cultura celtica si fa sentire anche se discretamente. Una statua di Cernunnus, la divinità celtica con le corna, è esposta in molte forme e diverse dimensioni. Chiediamo all’artista Silvano Rocchietti il motivo di tutte queste statue raffiguranti sempre lo stesso soggetto, e lui ci spiega che è attratto dalla figura del diavolo. Ma non il diavolo inteso come il male, bensì come qualcosa di più antico e misterioso. Crediamo di capire.
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