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L’Ecospiritualità: il futuro è già qui |
28 Dicembre 2024 | ||||||||||||
È sotto gli occhi di tutti la deriva sociale che contraddistingue e riempie le cronache dei nostri tempi; una follia senza freni che culmina oramai quasi quotidianamente in atti di inaudita ed efferata violenza, soprattutto tra i giovani, che sembrano essere diventati preda di un’incomprensibile e dilagante vortice di pazzia. Un fenomeno che desta molta preoccupazione e a cui si fa fatica a trovare una motivazione logica. Non possiamo fare a meno di chiederci quale assurdo motivo possa spingere un essere umano a compiere brutali gesti che colpiscono sempre vittime innocenti e inermi, anche se una primissima risposta sorgerebbe spontanea pensando al maltrattamento che l’uomo perpetua sugli animali. Quanto accade viene spesso ricondotto, in modo per altro molto sbrigativo e superficiale, al degrado sociale, che vuole dire tutto e vuole dire niente, dimenticando che esso è causato da modelli e valori comportamentali alimentati e veicolati dalla società maggioritaria, a cui bisogna uniformarsi per sopravvivere. Valori impostati sull’apparenza, sull’immagine, sulla forza della prevaricazione per ottenere successo e affermazione, sull’arrivismo calpestando il prossimo. In una tale atmosfera impazzita e di forte ingiustizia sociale l’individuo, soprattutto quello giovane, è costretto a cimentarsi in una continua e folle lotta per affermare prepotentemente il proprio ego, la propria sfera personale, perché solo in questo modo riesce a sentirsi realizzato, illudendosi di aver così raggiunto una forma di successo; e tutto ciò sotterrando totalmente la normale spinta che dovrebbe essere presente in ogni essere umano verso la ricerca di condivisione della propria esperienza con il prossimo. In realtà l’analisi di questo fenomeno ci porta ad intravvedere come esso sia l’effetto di una causa molto più generalizzata e profonda che si sta evidenziando sempre di più in modo proporzionale all’aumento del disagio e della disarmonia sociale: l’allontanamento dai valori della Natura. La perdita di fiducia e speranza nel prossimo e il vuoto di valori di riferimento che colpisce i giovani è da ricondurre sostanzialmente al disorientamento provocato dallo scollamento dalla Natura, che è stata invece da sempre per l’uomo maestra e fonte di vita.
Il mondo giovanile oggi sembra spaccarsi tra coloro che si incanalano e abbracciano inconsapevolmente i valori conflittuali e aggressivi del modello sociale del mainstream, purtroppo la maggioranza, e coloro, la minoranza, che invece riescono fortunatamente a sottrarsi a questo mortale richiamo e maturano una consapevolezza che li porta ad adottare e difendere valori diametralmente opposti grazie allo sviluppo di una sensibilità totalmente diversa di natura ecologica. Per quanto questa spinta possa essere encomiabile e condivisibile, mostra però, paradossalmente, dei limiti, perché non mette a fuoco totalmente la causa principale di questo comportamento disarmonico, ossia la mancata percezione di essere tutti affratellati da una comune senzienza che porta rispetto e dignità per ogni cosa dell’esistenza. Può sembrare una speculazione puramente retorica affermare che la causa dei mali dell’umanità va individuata nella sua perdita del rapporto con la Natura, con l’allontanamento dall’armonia dei suoi cicli, dalla mancanza di consapevolezza di sentirsi nella Natura insieme a tutte le forme di vita senziente. Eppure se ci soffermiamo ad analizzare il comportamento umano all’interno della società attuale, non possiamo non constatare che esso è determinato prevalentemente dalla ricerca di un benessere effimero, dallo stordimento per la ricerca del piacere smodato, dallo sfruttamento delle risorse del pianeta per l’appagamento dei propri capricci esistenziali, dalla ricerca del successo a tutti costi; tutti valori distanti anni luce da quelli espressi dalla Natura. Se ci si potesse confrontare con un ragazzo che vive un grave disagio sociale, artefice di comportamenti violenti, su cosa rappresenti per lui la Natura, è molto probabile che si venga del tutto incompresi se non derisi, perché per lui è un valore alieno distante anni luce dalla sua esperienza di vita, incomprensibile e inutile ai fini della sua affermazione e realizzazione personale. Nella odierna società maggioritaria la Natura è infatti diventata solo uno scenario, una tappezzeria che l’uomo usa per riempire lo sfondo della sua vita, ritenendolo un corredo a completa disposizione per soddisfare le sue esigenze egocentriche, e non una fonte inesauribile di insegnamento di vita come è sempre stato per l’uomo dall’alba dei suoi tempi. E a maggior ragione lo è per i giovani, che non hanno più modelli etici sani a cui ispirarsi, crescendo in un ambiente disarmonico e conflittuale mantenuto tale dallo status quo, da cui assorbono solo le negatività che finiscono purtroppo per diventare la “normalità” con cui ingaggiano continuamente un confronto conflittuale.
Sviluppando la loro esperienza di vita in un contesto culturale antropocentrico e specista, come quello imposto dalla società maggioritaria, finiranno per diventare a loro volta spettatori distaccati e indifferenti alla vita e alla natura, in quanto inutile, ignari invece di essere un tassello del mosaico universale della vita. È un quadro allarmante di fronte al quale non si può essere solo spettatori passivi; uno scenario che richiede una presa di posizione precisa che possa essere in qualche modo un apporto costruttivo al miglioramento della situazione. Viene da sé che in tal senso non possono esistere ricette idonee pescate all’interno del quadro fenomenologico in esame, perché la risoluzione del problema sociale non può stare nella sua causa. È quindi chiaro che va cercato un modello di riferimento completamente diverso dal nostro, che sia portatore di valori in controtendenza rispetto a quelli disarmonici in cui siamo immersi, causa del clima di sofferenza e disagio dell’individuo. Se siamo convinti che un cambiamento può avvenire solo nel recupero del contatto con la Natura, allora possiamo guardare con grande interesse e attenzione, ad esempio, al modello sociale dei popoli naturali, o nativi, che purtroppo all’interno del costume sociale nel quale viviamo sono dei perfetti sconosciuti o tutt’al più rappresentano delle culture esotiche oggetto di interesse solo per la curiosità etnica che suscitano. Culture lontane dalla nostra che, a torto, riteniamo superiore intellettualmente e civilmente. In queste società gli individui giovani crescono e sviluppano esperienze inseriti in un contesto dinamico e armonico strutturato secondo le leggi della Natura, sviluppando un’esperienza diretta con l’esistenza senza intermediari: vivono cioè all’insegna di quel valore universale che è stato definito dal loro maggior studioso, il ricercatore e filosofo Giancarlo Barbadoro, “Ecospiritualità”. L’Ecospiritualità può essere definita come una filosofia di vita ispirata alla Natura e basata sulla maturazione di un equilibrio interiore che si estende all’ambiente stabilendo con esso un rapporto armonico. Le società naturali sono così chiamate proprio in virtù del fatto che a distanza di millenni e millenni hanno mantenuto intatto il loro rapporto diretto con la Natura, da cui traggono fonte di ispirazione ed equilibrio per la loro vita quotidiana. Esse l’hanno per fortuna preservato dall’impatto culturale devastante delle grandi religioni che hanno subito nel tempo.
In questo contesto, diametralmente opposto al nostro, il giovane cresce consapevolizzando la propria identità di individuo e mettendo a fuoco in piena libertà le proprie esigenze reali che matura man mano che la sua evoluzione si compie, diversamente da quanto accade nella società maggioritaria in cui sin dalla nascita vengono invece proiettate sugli adolescenti aspettative che prima o poi inevitabilmente produrranno condizionamenti e morali che inibiranno la loro libertà personale. Non è quindi anacronistico né retorico riconoscere nell’Ecospiritualità un messaggio importante e rigeneratore per le nuove generazioni, perché assorbire i valori di questa filosofia di vita porta inevitabilmente a sviluppare immediatamente sensibilità e rispetto per la Natura, facendo anche maturare in chi la vive la consapevolezza di appartenere ad una realtà unitaria e globale in cui si è connessi ad ogni cosa esistente, immensamente più vasta dell’orizzonte percettivo limitato in cui siamo relegati dalla società maggioritaria, causa miope dell’affermazione del proprio ego e delle sue orribili implicazioni. Questo scenario alternativo nella logica della cultura occidentale massificata può sembrare una dimensione utopica senza alcun risvolto pratico e quindi fine a sé stesso, ma in realtà il mondo disarmonico e folle in cui viviamo è semplicemente il frutto di un’ignoranza esperienziale dovuta alla mancata acquisizione da parte dell’uomo dei dati giusti per sviluppare un personale rapporto armonico con la Natura. Oggi la scienza descrive cose impensabili solo pochi anni or sono: ci dice con la fisica quantistica che la realtà è il risultato di una infinita interconnessione tra ogni cosa esistente; si spinge oltre i confini della vita per sondare cosa avviene dopo la morte; studia e riproduce con la biomimesi, nella ricerca sulla produzione di energia pulita, i processi biologici e biomeccanici della natura e degli esseri viventi per imitarli; afferma con certezza che la maggior parte dell’inquinamento del pianeta proviene dalle attività produttive svolte per soddisfare i bisogni dell’uomo antropocentrico, in particolare con la produzione alimentare basata sugli allevamenti intensivi destinati alla macellazione che, oltre a provocare una sofferenza inaudita e gratuita agli animali, produce un’alimentazione scorretta, altamente nociva e non sostenibile perché molto inquinante. E ancora la stessa scienza ci dimostra da tempo che esistono validissime alternative all’alimentazione carnivora, uno dei maggiori fattori della devastazione ecologica del pianeta, al punto che alcuni studi pubblicati dal Journal of the Academy of Nutrition and Dietetics, rivista e organo accreditato della community medico-scientifica nel settore della nutrizione umana, riconoscono con evidenza scientifica che la dieta vegana, se opportunamente bilanciata, è completa e adatta a tutti gli esseri umani, comprese le donne in gravidanza o nella fase dell’allattamento. La letteratura scientifica è ormai talmente copiosa sul tema, che le affermazioni contrarie alla “plant-based diet” sono a tutti gli effetti da considerarsi solo opinioni personali, tuttavia l’opinione pubblica riceve questi messaggi allarmisti sulla pericolosità di scegliere un’alimentazione vegetale, come posizioni ufficiali. Ciò non ha mai avuto, né tanto più lo ha ai giorni nostri, alcun fondamento scientifico. Inoltre la ricerca ha sottolineato con estrema chiarezza quanto il sistema produttivo che sottende all’alimentazione carnivora e onnivora incida negativamente sull’equilibrio del pianeta, divenendo una concausa molto importante della devastazione che la Terra sta subendo, di cui si dibatte oramai quotidianamente.
Oggi dunque possiamo dire che la cultura scientifica descrive la realtà con un paradigma che sta cambiando e che suggerisce implicitamente di adottare uno stile di vita diverso, che tenga sempre più conto dello stretto e imprescindibile rapporto individuo-Natura, una relazione del tutto diversa da quella inculcata dalla società consumistica predominante. Tuttavia non si può fare a meno di registrare come questo modello di realtà, che sicuramente va in una direzione più armonica, socialmente parlando, non viene opportunamente trasmesso ai giovani, alimentando il sospetto che ci possano essere interessi affinché ciò non avvenga in modo sistematico. Perché, viene da chiedersi, l’informazione che giunge dalla ricerca scientifica, a cui la cultura corrente in realtà ha sempre dato un grande credito, rispetto alla necessità di cambiare stile di vita non arriva alla nuova generazione in modo coerente e sistematico? Perché, ad esempio, sui numerosi vantaggi dell’alimentazione vegetale rispetto all’alimentazione carnivora ed onnivora, sia da un punto di vista della salute che etico ed ambientale, non si fa nelle scuole neanche il minimo cenno? Un programma alternativo del genere avrebbe come risultato lo sviluppo nei ragazzi della consapevolezza della nocività devastante che quest’ultima sta recando al pianeta e all’uomo, e quindi a loro stessi, e di conseguenza li spingerebbe a chiedersi se siano giuste o meno le abitudini alimentari assorbite e sponsorizzate dal mainstream. Per la salute dell’uomo e del pianeta sarebbe quindi auspicabile adottare nelle scuole una cultura alimentare basata su un modello educativo integrativo, e non necessariamente sostitutivo, a quello esistente, che faccia conoscere in modo oggettivo e sperimentabile l’alimentazione ecosostenibile del futuro, quella vegetale. Si getterebbero le basi per un miglioramento della qualità di vita di tutti gli abitanti della Terra. Forse sarebbe fin troppo bello e semplice poter scardinare e far crollare solo con una presa di coscienza il cuore del sistema specista e antropocentrico del mainstream, e viene da pensare che forse proprio per questa possibilità concreta e alla portata di tutti esiste una forte resistenza ad accettare e ad adottare le implicazioni di quel nuovo paradigma dei popoli naturali a cui ci si riferiva. C’è da chiedersi, ad esempio, come reagirebbero i giovani se potessero assistere in modo sistematico alla crudeltà di una macellazione o se potessero visitare, come nelle gite scolastiche, un allevamento intensivo?
C’è da dubitare fortemente che rimarrebbero impassibili ed indifferenti e, di conseguenza, possiamo chiederci cosa comporterebbe una presa di coscienza del genere? Oppure come si porrebbero i ragazzi nei confronti della scoperta della possibilità di sperimentare un’esperienza interiore di rilassamento, di assaggio di un senso appagante di pace, come potrebbe essere la meditazione? Cosa comporterebbe per loro la percezione di uno stato d’animo che metta a tacere tutti i sentimenti e le emozioni prevaricanti che li assalgono in modo incontrollato spingendoli in quello stato di ansia partecipativa causa dei loro problemi generazionali? La meditazione non a caso è il fulcro dell’Ecospiritualità, un’esperienza, guarda caso, comune a tutti i popoli nativi, che consente il raggiungimento di un equilibrio interiore stabile e profondo. Perché nelle scuole non se ne fa assoluta menzione? Come fosse un argomento tabù, un elemento destabilizzante, perché secondo il luogo comune porta alla fuga dalla realtà o addirittura alla schizofrenia. Eppure in Inghilterra, ad esempio, è diventata materia scolastica; lezioni di storia si alternano ad esercizi di consapevolezza, formule di matematica a tecniche di rilassamento ed esercizi di respirazione. Viene allora spontaneo chiedersi se, come accennato in precedenza, ci sia un preciso disegno, di natura politico-religiosa, dietro alla volontà di mantenere l’immobilismo dello status-quo. In conclusione se l’informazione ecospirituale, basata sull’osservazione e sulla riproduzione del modello della Natura venisse estesa alle nuove generazioni, è molto probabile, anzi sicuro, che queste crescerebbero con ben altri valori di riferimento, valori più salutari sotto ogni profilo, che aiuterebbero a migliorare la qualità della loro vita e dell’intero pianeta. L’individuo giovane, infatti, è più ricettivo dell’uomo adulto perché la sedimentazione dei filtri morali e inibitori che segnano la vita di quest’ultimo, prodotta dai valori della società patriarcale, nel giovane non si sono ancora cristallizzati del tutto e quindi può assorbire più facilmente dagli insegnamenti della Natura esperienze formative diverse, più armoniche. L’Ecospiritualità rappresenta quindi un messaggio rivoluzionario di speranza per tutte le genti, speranza basata su un’esperienza naturale concreta e pragmatica che può arginare la follia del mondo conflittuale del nostronostro tempo. Un messaggio che rivolto alle nuove generazioni può allo stesso tempo gettare le basi per costruire un futuro migliore. È proprio facendo perno sulla forza delle sue implicite ripercussioni etiche che l’Ecospiritualità, lo stile di vita vissuto dai Popoli naturali di tutto il pianeta, tra i quali anche quelli europei, è diventata una Proposta di Legge per l’Istituzione della Giornata Nazionale dell’Ecospiritualità, grazie al sostegno e alla condivisione di alcuni parlamentari che ne hanno potuto apprezzare l’efficacia rivoluzionaria, sotto il profilo sociale e individuale. Un primo tassello di riconoscimento che ci si augura possa diventare in futuro un nuovo modello di riferimento per la nostra società.
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