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A cura di Giuseppe Geuna





Problema n.1112


Il Bianco vince in 2 mosse

La soluzione al prossimo inserto

Soluzione del problema n.1111

1.0-0! con la minaccia 2.Tf8#, imparabile perché il Nero non può difendersi con 1...0-0-0.)

La supposta sindrome di Asperger del grande Fischer


Pur non essendo più ormai tra noi scacchisti e pur essendo rimasto, ancora in vita, (troppo) a lungo lontano dal mondo agonistico, la sua leggenda – viene considerato il più grande talento scacchistico di sempre – continua ad alimentare studi ed interpretazioni. Come a dire che, quando a fare il muso è un genio, o perlomeno un individuo considerato tale, anziché girarsi dall’altra parte la gente ne rimane ancora più colpita, addirittura calamitata. Tra gli ultimi eventi (diciamo così) riguardo al Nostro, figura dunque un tentativo di spiegazione del suo comportamento spiccatamente solitario quando non asociale/aggressivo, accompagnato dalla costante pressoché esclusiva ossessione per il gioco degli scacchi.


Bobby Fischer

Sarebbe stato afflitto dalla cosiddetta sindrome di Asperger, imparentata con l’autismo ma da questo differenziantesi in quanto ad “ad alto funzionamento”. Ci sarebbe cioè sì una persistente compromissione delle interazioni sociali, una permanenza di schemi ripetitivi per quanto riguarda il comportamento e di ristrettezza per quanto riguardo riguarda attività ed interessi, ma non assolutamente ritardi nello sviluppo né del linguaggio né della sfera cognitiva. Come uscirne? Va da sé che il povero Bobby non ci riuscì proprio, incupendosi ed isolandosi anzi sempre di più. Né valsero tentativi di amici che gli volevano bene di presentargli delle ragazze, quando già aveva stupito il mondo per aver demolito, lui da solo, la potente macchina scacchistica sovietica. Il metodo evidentemente non era quello. E lui finì i suoi giorni in Islanda, che pure per riconoscenza (la vittoria sui russi era avvenuta a Reykjavik) lo aveva accolto conferendogli la cittadinanza, ancora da solitario. Molti ricordano un barbone ai supermercati, che si presume fosse proprio Fischer. Evidentemente non ce la faceva ad accettare di essere amato. Circola anche un aneddoto curioso, secondo cui sarebbe lui l’autore di una misteriosa telefonata, anonima, ad una trasmissione scacchistica della TV islandese: “Il problema che voi avete appena dichiarato essere insolubile si risolve invece così e così.” Grandioso! Il cielo d’Islanda è spesso solcato da nubi, ma queste come in tutti i cieli del nord vengono anche spazzate via dal vento. Le nubi che stazionavano sulla mente di Fischer non furono invece mai spazzate via. Altra cosa – viene da dire - è invece danzare nel vento, alla maniera dei gabbiani e di tutti gli altri uccelli di quelle latitudini. Fischer avrebbe dovuto capitare in Islanda attorno all’anno mille, tempi ancora di immense feste ed assemblee comunitarie (ne rimane qualche scampolo a tutt’oggi), dove è risaputo che non sussisteva sindrome di Asperger che non potesse sciogliersi tra i rivoli di lava (i raduni si tenevano all’aperto) delle praterie punteggiate di vulcani.











Problema n.1111


Il Bianco matta in 2 mosse (dato del problema è che il Nero non può più arroccare)

La soluzione al prossimo inserto

Soluzione del problema n.1110

Si tratta di uno studio famosissimo del XIX secolo. Le possibilità di vittoria del bianco sono ovviamente legate all'avanzata del pedone c6; il nero deve o cercare di dare continuamente scacco al Re bianco o catturare il pedone con la sua torre, ottenendo così la patta. La prima mossa è 1. c7 cui segue l'obbligata 1. ...Td6+.
Ora il Re bianco non può andare in b7, per l'ovvia Td7 cui seguirebbe la cattura del pedone; non può andare in c5 per 2. ...Td1! seguita da 3. ...Tc1 con la cattura dell'eventuale Donna bianca.
Segue quindi 2.Rb5 e il nero continua con 2. ...Td5+; 3. Rb4, Td4+; 5. Rb3, Td3+; 6. Rc2; ora la Torre non può più portarsi in d1, ma il nero ha un'ultima possibilità, 6. ...Td4!. Infatti se ora il bianco promuovesse a Donna 7. c8=D seguirebbe 7. ...Tc4+!! 8. D:c4 e patta per stallo.
Il bianco ha però l'ultima parola: 7. c8=T! promuovendo a Torre (minaccia il matto in a8) 7. ...Ta4; 8. Rb3 e il bianco vince.

Ad un diciassettenne olandese il prestigioso torneo di Capodanno di Reggio Emilia


Anish Giri non è proprio un outsider, però nella rosa dei probabili vincitori non veniva dato neppure ai primi posti. E dire che il torneo di quest’anno (27 dicembre 2011 – 6 gennaio 2012) era particolarmente tosto, ospitando ben sei tra i migliori grandi maestri del mondo.
A sorpresa dunque vince lui, giovanissimo, a dimostrazione anche che conta di più la materia grigia allo stato puro che non la quantità di informazioni che si sia riusciti ad immagazzinare nella medesima. Ma in fondo è uno standard che nel mondo degli scacchi, in considerazione anche del fatto che in qualunque torneo le cose non vanno poi tutte in modo così deterministico, essendo ad es. potente variabile aleatoria in gioco la tenuta nervosa propria e degli avversari, la sorpresa sia sempre dietro l’angolo.


Anish Giri

L’importanza del torneo annuale di Reggio Emilia, oramai alla 54° edizione, da molti anni presso la sede consolidata dell’hotel Mercure Astoria, giunge in primo luogo dalla sua lunga storia. La prima edizione ebbe luogo infatti nel 1947, sull’onda della ricostruzione bellica, non riuscendo però a ripetersi che nel ’51 e nel ’58. Da quest’ultima data in poi, per interessamento del gran maestro Paoli, il torneo avrebbe però avuto scadenza annuale, e sempre con partecipazioni di grande rilievo. Nel 1991/1992, ad esempio, si ebbe addirittura la partecipazione del campione del mondo in carica Kasparov e del suo predecessore Karpov, allorché – meraviglia sempreverde del nobil giuoco – vinse però il semisconosciuto indiano Anand, che già l’anno successivo sarebbe diventato il nuovo campione del mondo! L’edizione di quest’anno dell’ormai tradizionale torneo di capodanno passerà alla storia anche per aver inaugurato, per la prima volta, una sezione femminile. Vittoria, qui, della georgiana Guramishvili.











Problema n.1110


Il Bianco muove e vince

La soluzione al prossimo inserto

Soluzione del problema n.1109

1…Ra1, 2.Da5+ Rb1, 3.Da4 Rc1, 4.Dc2#

1…Rb1, 2.Dc2+ (2…Ra1, 3.Da4+) …Ra2, 3.Da4+ Rb1, 4.Rc3 Rc1 5.Dc2#


1…Ra3 (1…Rb3), 2.Dc3+ Ra2,
3.Da5+ Rb1, 4.Da4 Rc1, 5.Dc2#)

NO: il NERO NON riesce a pattare

Il nobil giuoco contagia i giovanissimi


Sarà che da noi in occidente gli scacchi stanno finalmente penetrando nelle prime scuole dei ragazzi (molto attiva nel settore la SST, Società Scacchistica Torinese), sarà che all’est si sta ritrovando equilibrio dopo lo sconquasso dell’Unione Sovietica, sta di fatto che non si erano mai visti tanti ragazzi ai campionati europei giovanili. Una valanga di numeri: 1039 giocatori di 48 paesi, suddivisi in sei tornei per i due sessi dall’Under18, Under16, e giù scalando di due fino all’Under8, che si sono recentemente incontrati ed ovviamente scontrati ad Albena (Bulgaria).


Oltre al  numero da record è da segnalare il valore dei vincitori nelle varie fasce, i quali hanno spesso primeggiato per ben 8 punti su nove partite. Ciò costituisce un altro record, dal momento che uscire così a punta da una gran massa di giocatori è evidentemente difficile. Si può poi guardare alla graduatoria dei vari paesi per numero di medaglie, in oro, argento e bronzo come in ogni torneo al mondo che si rispetti, le quali medaglie costituiscono notoriamente il sale di qualsivoglia tipo di gioco a squadre. Ebbene, il primato va ancora alla Russia, ma solo per merito delle loro ragazze più giovani! Un segno forse della maggior tenuta delle femmine, rispetto ai maschi, sempre dopo lo sconquasso di quel paese. A questo punto sorge una domanda: dopo la caduta di tanti tabù ideologici, possibile che proprio i ragazzi e le ragazze non possano gareggiare a scacchi insieme? Lungo fare i nomi di tutti i vincitori e vincitrici in così tanti tornei. Diamo invece notizia che ora, al parlamento europeo, è in agenda anche un progetto dal titolo “Scacchi a scuola”.











Problema n.1109


Il Nero riesce a pattare?

La soluzione al prossimo inserto

Soluzione del problema n.1108

1. Rd6! che minaccia
2. Db7#, esponendosi però agli
    scacchi della torre nera. Dopo
1. ...Td3+ la torre in d3 interferisce
    la linea d'azione dell' Ah7 e
    permette il matto
2. Ad5#, similmente dopo
1. ...Tg6+, segue
2. Ae6#.

Chi sono i giocatori di scacchi più vecchi?


Dopo aver cercato i giocatori più giovani, possiamo ora, non senza sorprese come sempre negli scacchi, cercare anche nell’altro senso dell’asse dei tempi. Intanto, a conferma del carattere intergenerazionale del gioco, continuiamo ad intercettare i vecchietti (tipo ottantenni o giù di lì) che arrivano ai tornei tutti pimpanti, magari accompagnati da qualche nipote complice, i quali vecchietti potranno ovviamente duellare con avversari anche di gran lunga più giovani. Al circolo di scacchi di Torino c’è proprio, appesa in bella mostra alla parete, una bella foto di ottantenne da una parte della scacchiera e di ragazzino dall’altra, con la didascalia che recita: “Almeno settant’anni d’età separano i due contendenti.”


Viktor Kortschnoj

Dialogano in silenzio, non solo perché d’obbligo nelle sedi che si rispettano, ma perché ad esprimersi sono le mosse, i gesti stessi delle persone. Sulla scacchiera, il risultato di questi duelli intergenerazionali non è mai scontato. Ne sanno qualcosa i maestri sovietici degli anni sessanta, messi KO da un moccioso americano dal nome Fischer (futuro campione del mondo), oppure il campione del mondo Karpov (ancora sovietico) che per un pelo non veniva detronizzato dal molto più anziano connazionale Kortchnoi. E proprio a quest’ultimo, che poi sarebbe il “terribile” Viktor, va la palma della longevità, corredata da risultati ovviamente. Nessuno è come lui, anche se non è mai diventato campione del mondo. Ad ottant’anni suonati, lo si continua a trovare nei maggiori tornei, temuto per la capacità di concentrazione ed ovviamente per la proverbiale grinta. E’ uno che non molla proprio mai. Nella vita non poté non litigare con i vertici scacchistici sovietici, da lui accusati di favorire il maggiormente allineato (dal punto di vista ideologico) Karpov, fuggendosene in Olanda. Combatté poi una decina d’anni prima di averla vinta sulla questione della propria famiglia, intrappolata in Russia dal regime, la quale comunque alla fine, grazie proprio all’enorme vespaio suscitato a livello internazionale, poté raggiungerlo. Ora è naturalizzato svizzero, per cui traslittera il proprio cognome in Kortschnoj, alla tedesca. Ha fatto pace con Karpov, col quale anzi collabora quale supporto alla squadra ucraina. E’ paragonabile, per longevità sulla scena, solo ad un altro gigante, del passato: Emanuel Lasker. Non potremo non occuparci anche di lui.











Problema n.1108


Il Bianco muove e matta in 2 mosse.

La soluzione al prossimo inserto

Soluzione del problema n.1107

1. Dd6+ Ra8
2. Dc6 Axc6
3. Td8 Dc8
4. Txc8#
   (se 2. … Dc8 allora 3. Td8 Rb8
    4. TxD con il Nero che resta
   dunque senza la D e
   conseguente facile vittoria
   per il Bianco)

Chi sono i campioni di scacchi più giovani?


E’ noto come i campioni di scacchi emergano in età molto giovane, soprattutto oggi nell’era dei computer e della globalizzazione. Per contro ci sono campioni che si mantengono tali anche in età avanzata, come l’ottantenne russo Viktor Korchnoj (detto “il terribile Viktor”), facendo sì che il “nobil gioco” possa davvero qualificarsi quale intergenerazionale.


Sergej Karjakin

Andando dunque a caccia dei talenti più giovani, ecco il russo Sergej Karjakin, celebre per essere diventato il più giovane Grande Maestro Internazionale della storia, avendo ottenuto il titolo alla verde età di 12 anni. Per rendersi conto della portata dell’exploit, basti dire che il record dura da una decina d’anni, e che il celeberrimo Fischer aveva raggiunto il medesimo traguardo a 14 anni. Più recente è invece il caso di Samuel Sevian, nato nel 2000, che Grande Maestro Internazionale ancora non è, ma che nondimeno alla verdissima età di 9 anni ha ottenuto un titolo equivalente a livello nazionale, precisamente quello di Grande Maestro Nazionale degli Stati Uniti (prestigioso riconoscimento della United States Chess Federation). Fa specie sentire che il campione, all’epoca, frequentava dunque la quarta elementare! Sempre allora, ecco le parole del suo preside: “E’ decisamente molto dotato. Durante le vacanze per il Giorno del Ringraziamento, la scuola ha organizzato una gara di matematica e lui l’ha vinta. La sua mente sembra fatta apposta per risolvere problemi”. E’ il caso di chiedersi: quali sono dunque i confini della mente?!










Problema n.1107


Il bianco vince in 4 mosse.

La soluzione al prossimo inserto

Soluzione del problema n.1106

1.Ac5 Af5

  (se 1… .bxc5 2.Dxf7+ Rh6

   3.Df8+ Rg5 4.Df4#)

2.Dh6+! Rxh6

3. Af8+ Rg5

4.h4#

Ad un polacco il 50° campionato Under 20


Dariusz Swiercz è il nome, tutto polacco, del ragazzo appena 17enne che si è di fresco aggiudicato il titolo a Chennai, in India. Questi tornei giovanili, tipicamente generazionali, sono di solito molto combattuti, con in serbo non di rado una quantità di sorprese.


Dariusz Swiercz

Quello appena concluso non fa eccezione, a cominciare dal fatto che in base alla classifica intermedia il giocatore favorito era un altro, precisamente l’armeno Hovhannisyan, che invece a sorpresa ha “soltanto” pattato l’ultima partita. Il nostro polacco è andato invece a vincere, ponendosi come punteggio allo stesso livello dell’armeno, superandolo però in base allo spareggio tecnico (risultati migliori con i giocatori migliori).

Gli analisti diranno se nel torneo sono comparse novità teoriche, invero mai semplici a prodursi; sicuramente si è potuto assistere a partite spettacolari. Forse la più significativa è la dodicesima dello stesso vincitore, giocata sotto i colori del nero con l’insidiosa variante Najdorf della difesa siciliana. Ad un certo punto egli cattura il famoso “pedone avvelenato” in b2 (a suo tempo novità teorica del grande Fischer), rimanendo classicamente con la Donna spiazzata. L’abilità sta nel riportarla in gioco, rintuzzando al contempo l’attacco bianco sull’ala di Re. A questo punto chi dei due sbaglia d’un pelo, è fritto. Dariusz Swiercz calcola di poter addirittura rinunciare all’arrocco, intuendo con opportuni cambi la superiorità della propria struttura di pedoni per il finale. Audacia, coraggio ed infine precisione, che strappano gli applausi. Nelle varie interviste egli si dimostra per giunta simpatico, rivelando senza problemi i propri metodi di allenamento nonché l’abitudine, che non intende cambiare, di andare a letto presto, per uno scacchista s’intende, la sera (mai dopo le 23:30)! Tutto grazie al nonno, che gli aveva insegnato i rudimenti scacchistici ad appena tre anni.










Problema n.1106


Il bianco muove e matta in 4 mosse.

La soluzione al prossimo inserto

Soluzione del problema n.1105

1. Axe4…a cui segue qualsiasi mossa del nero diversa da fxe4 (altrimenti matto in 2 con 2. Dg4#)
1…( a scelta ) che non potrà impedire
2. Tg4+…fxg4 (obbligata)
3 Dg4#

Tutti esoterici, da Re e Regina all’ultimo Pedone


Dopo i possibili significati nascosti nel design della scacchiera, è la volta dei singoli pezzi. Nella Torre, dai robusti movimenti per linee rette, è facile riconoscere l’istanza razionalità, mentre nell’Alfiere, tutto obliquo, quella dell’emotività. Il Cavallo, dalla classica capacità di eseguire salti, rimanda all’imprevisto, o all’istinto. La Regina, il pezzo più potente, può incarnare l’istanza mentale, dalla potenza per l’appunto deflagrante. Il fatto che solo essa non abbia un pezzo gemello, può sottolineare l’unicità nonché importanza della sua funzione. Il Re, oggetto del desiderio di tutta la partita, protetto ovvero tenuto nascosto da tutti gli altri pezzi, può ben simboleggiare lo spirito: non catturabile, semmai passibile di sconfitta, messo definitivamente a nudo nella mossa dello scacco matto.


Ecco dunque racchiuso, in quest’ultima tappa del percorso, proprio quando il Re non è più difendibile, il processo di liberazione dello spirito, non più trattenuto da niente. Il Pedone, l’umile lavoratore dai piccoli limitati movimenti, può persino assurgere a Regina, qualora raggiunga il traguardo finale: quale istruttiva metafora! Il gioco in sé, se sfrondato dall’ansia nonché necessità del contendere che ha finito per assumere nella storia, può allora apparire come una rappresentazione sacra, con in azione archetipi fondamentali dell’esistenza. Indipendentemente da chi vinca o perda. In fondo, tenuto conto anche della necessità in partita di un alto livello di concentrazione, uno specifico esercizio di meditazione. Intanto, tra una meditazione e l’altra, occhio al campionato del mondo under 20, che si terrà in agosto nell’India del campione del mondo Anand.








Problema n.1105


Il bianco muove e matta in 3 mosse.
(I pezzi in gioco sono tanti, le possibilità pure. Cercare la soluzione più semplice…)

La soluzione al prossimo inserto

Soluzione del problema n.1104

1. Ta2+ Aa7

   (se 1. ... Aa6 2. Txa6+ bxa6

     3. Df3+ Ra7 4. Db7++)
2. Txa7+ Rxa7
3. Da4+ Aa6
4. Dd4+ Ra8
5. Dxh8+ Ra7
6. Db8++

Libere intuizioni tra esoterismo e scacchi


Non vi è mai capitato di guardare in modo diverso (diciamo così) ad una scacchiera, magari quando non ci sono i pezzi sopra? Non importa quali pensieri frullassero per la testa, poiché l’intuizione è una cosa che fora la mente. Se mai gli scacchi serbano un significato nascosto, è in questo attimo particolare che si potrà carpire qualcosa. Le ben 64 caselle prendono facilmente a simboleggiare il teatro dell’esistenza, con la sua immensità ed insieme i suoi confini. Ciò che sta al di fuori, e che sembra pur sempre contenere la scacchiera, non è per il momento di competenza.


Viswanathan Anand

L’alternanza del bianco e nero, ovvero delle luci e ombre, ha tutta l’aria di una spiegazione intrinseca delle dinamiche che vi si sviluppano sopra, di qualunque tipo esse siano. Una presenza così marcata della dualità, quasi ossessiva, può rimandare alla constatazione che di solito nella vita manca invece l’aspetto unitario, la sintesi degli opposti. Ma la scacchiera, così geometrica, fa presagire anche un campo di battaglia, quale in fondo appare ad ognuno la propria esistenza, anche se perlopiù non si capisce mai bene per che cosa si combatta. Forse la battaglia sulla scacchiera porterà ad un risultato più tangibile. Se poi si è voluto fin dall’inizio inserire nella scacchiera il numero 4, ebbene, esso vi risulta sistemato in modo alquanto ingegnoso. Il quadrato di 8 x 8 caselle si può infatti vedere come l’accostamento adiacente di 4 quadrati di 4 x 4 caselle. Se poi si pensa di passare da un quadrato all’altro, ecco individuato un percorso, di qualunque natura esso voglia essere, di 4 tappe. Sulla scacchiera così scomposta si può allora anche individuare un centro, che in realtà non si vede ma attorno a cui in definitiva ruota il tutto. Sopra la scacchiera sistemiamo poi le figure, di cui però parleremo nel prossimo numero. Per intanto volgiamo l’attenzione ad una futura grande battaglia del mondo scacchistico, quella per il campionato del mondo che si disputerà il prossimo anno. Quest’anno si è giunti ad individuare i due contendenti di peso massimo: l’indiano Viswanathan Anand, campione in carica, e l’israeliano Boris Gelfand, che si è guadagnato il ruolo di sfidante vincendo a maggio un serrato torneo di 8 candidati a Kazan (Russia). Anand è famoso, tra l’altro, perché dal vertice continua a considerarsi, e probabilmente con sincerità, un dilettante del gioco degli scacchi!









Problema n.1104


Il bianco muove e vince in 6 mosse.

La soluzione al prossimo inserto

Soluzione del problema n.1103

1. Td8+ Rh7
2. g6+ Txg6
    (se 2. ... Rh6 3. Th8++)
3. fxg6+ Txg6
    (se 3. ... Rh6 4. Th8++)
4. Rh5 a1 = D 5. Axg6++

Judit Polgar alla ribalta dei media

Dopo aver asceso il podio del campionato europeo individuale di Aix-les-Bains (3° ex-aequo), la bella ungherese, famosa nel mondo scacchistico quale migliore scacchista in rosa di sempre, è ora gettonatissima per interviste e dichiarazioni da parte delle riviste specializzate.


Judit Polgar

Irresistibili due fattori: il trovarsi ai vertici assoluti (titolo di Grande Maestro Internazionale) da una ventina d’anni, dunque non una meteora come tante, e poi l’essere donna. Riguardo a quest’ultimo punto la signora, nota anche per essere stata sottoposta dal padre ad un training tanto mirato quanto severo fin dall’età di cinque anni, ha le idee chiare: la supremazia maschile è solo dovuta al fatto che, per una serie di ragioni, sono molto di più i maschi che giocano a scacchi rispetto alle femmine. Ma è ricercando tra le righe delle sue tecnicissime interviste – gli intervistatori privilegiano pur sempre la parte razionale – che si ha modo di vedere, come in un lampo tra le nubi, ciò che veramente la muove: il piacere, ancor e di nuovo, di giocare a scacchi! Al di là di ingredienti sacrosanti quali talento, resistenza al lavoro, buoni allenatori, buone opportunità, buoni nervi, ecc. ecc., interpretiamo l’affermazione come un segno di libertà, categoria dello spirito. Prevediamo che la signora, ora 34enne, continuerà a giocare anche da vecchia, quando magari (ma speriamo di no!) non sarà più così forte, con però in ogni caso la possibilità di trasmettere il piacere del nobil gioco ai nipotini, come del resto ha già fatto coi due figli e continua tuttora a fare con i ragazzi delle scuole.









Problema n.1103


Il Bianco muove e matta in 5 mosse.

La soluzione al prossimo inserto

Soluzione del problema n.1102

1. Ad5  Rh7
2. Cf8+   Rh8
3. Cxg7  Axg7 
4. Th1#

Di nuovo un russo sul tetto d’Europa

Si è appena concluso, ad Aix-les-Bains, il 12° campionato europeo individuale, che ha visto trionfare il russo Vladimir Potkin. Sono slavi anche i nomi degli immediati inseguitori: Wojtaszek, Polgar (Judit, una delle tre sorelle), Moiseenko.


Vladimir Potkin

Il torneo è risultato molto combattuto, tant’è vero che questi primi quattro hanno alla fine ottenuto lo stesso punteggio, 8.5 su 11 partite, con però il regolamento che assegna la vittoria al russo in quanto alla testa  della classifica fin dall’inizio. Mentre Potkin è in fondo un outsider, Judit Polgar è da tempo ben nota negli ambienti scacchistici, dove conta numerosissimi tifosi che speravano per l’appunto in lei. Polgar (ungherese, 34 anni, sollecitata dal padre fin da piccola insieme alle sorelle a dedicarsi anima e corpo agli scacchi) ha tutto per farsi notare: è bella, è a tutt’oggi la più forte scacchista in rosa, ha delle esternazioni decisamente attraenti. Tipo questa: “Gli scacchi sono una forma d’arte. Fare le mosse giuste equivale alle movenze d’un artista in atto di creare un capolavoro; presuppone estetica, calcolo e intuizione. Io provo una grande gioia nel creare belle partite, e spero di dare ispirazione a tutti gli appassionati di questo reale gioco.”













Problema n.1102


Il Bianco muove e vince in 4 mosse.
La soluzione al prossimo inserto

Soluzione del problema n.1101

1.Ab2-e5 Re4xe5
2.Df7-e6#

oppure
1.Ab2-e5 Re4xe3
2.Df7-f4#

Gli dei del centro partita

“Tra l’apertura ed il finale – disse un campione di scacchi – gli dei hanno messo il centro partita.” Non ne ricordo il nome, ma il senso della sua esternazione è ben chiaro, oltreché alquanto stimolante. Sia la fase dell’apertura (dalla posizione iniziale fino a quando si ritiene che i pezzi, dopo un certo numero di mosse, siano sufficientemente “sviluppati” ovvero in postazione da battaglia) sia la fase del finale (dopo il centro partita, quando si ritiene che i giochi sono ormai fatti e comunque non rimangono sulla scacchiera che pochi pezzi) sono oramai tutte catalogate. Qualunque sequenza di prime mosse si faccia, con un minimo di buon senso s’intende, si va a cadere nel già codificato.


Bobby Fischer

Migliaia di schemi di aperture (i finali sono per forza di cose molto più ridotti), con regole praticamente vincolanti, violando cioè le quali (studiate anche a computer) si va incontro a sicura sconfitta. Ovviamente giocando contro chi, invece, le conosca. La musica cambia col centro partita, vero mare magnum, con un numero cioè così alto di possibili combinazioni di gioco da rendere praticamente impossibile qualsivoglia classificazione, da mandare quindi a memoria. Ci fu addirittura chi (il grande Fischer) propose di fare le partite incominciando proprio dal centro partita, tramite una sistemazione casuale dei pezzi sulla scacchiera. Trionferebbero allora la fantasia e la capacità di calcolo, esse sole! Le tecnica dei finali bisognerà invece pur sempre conoscerle (finale di alfiere e cavallo, di re e pedone, ecc.). L’idea di Fischer non ha avuto molto seguito, men che meno nei tornei, almeno finora. Ma non è improbabile che, in un futuro sempre più ipotecato dai computer, siano proprio gli dei del centro partita, dalle indomabili prospettive, a salvare gli scacchi dalla morte per asfissia da precalcolo.










Problema n.1101

Il Bianco muove e vince in 2 mosse.
La soluzione al prossimo inserto

La leggenda dell’origine degli scacchi

La memoria prima del gioco degli scacchi, almeno riguardo alla storia ufficiale, non ha che fondamenti leggendari, dall’ambientazione oltretutto in un paese da sempre un po’ misterioso quale l’India. Tutti ingredienti essoterici – è il caso di dirlo – che potrebbero celare, proprio come il mito di Fetonte riportato da Platone, realtà molto profonde.


La leggenda, alquanto bella, si rivela anche ricca di spunti, specie dal punto di vista psicologico e matematico. Un potente re indiano dunque, avendo nella propria vita già tutto, ma proprio tutto, era in realtà addivenuto ad una noia mortale. Indisse allora un bando, da estendersi anche fuori del regno, con laute ricompense per chi fosse riuscito a farlo maggiormente divertire. La spuntò un mercante – occhio sempre ai mercanti che sentono tante cose! – con il gioco per l’appunto degli scacchi, che dopo opportune illustrazioni, a seguito delle titubanze iniziali, conquistò completamente il re. Le regole del gioco saranno state sicuramente diverse rispetto a quelle di oggi, ma il senso non cambia. Volendo alla fine ricompensare il vincitore del bando, si sentì fare una richiesta apparentemente umilissima: nient’altro che un chicco di grano deposto sulla prima casella della scacchiera, seguito ogni volta dal doppio rispetto alla casella precedente per tutte le restanti 63 caselle. Quando però i sapienti di corte fecero il conto, che oggi scriveremmo come 2^64 – 1, pari alla spaventosa cifra di   1.84467441 × 10^19 , s’avvidero che non sarebbero bastati i chicchi del grano di tutta la terra. Il mercante! La leggenda continua, con quest’ultimo che fu messo a morte dal re. Ma noi pensiamo che i fatti siano andati diversamente. Incapaci di resistere al fascino di una sfida scacchistica, i due, abbandonata la contesa, si misero subito all’opera,  sorseggiando nel frattempo uno squisito tè indiano.


 

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