Recensioni |
Le origini dell’umanità devono restare segrete |
23 Luglio 2015 | ||
“DNA”, il nuovo libro di Dario Giardi, oltre che essere un thriller appassionante ci pone di fronte a interrogativi inquietanti
Il secondo libro di Dario Giardi è un thriller avventuroso e appassionante in cui la realtà si fonde con il mistero che trapela da luoghi e vicende reali che fanno da corollario alla trama avvincente. Cosa lega un centro ricerche di Città del Messico al piccolo comune di Bojano in Molise, alla Specola Vaticana e agli scavi archeologici di Isernia, passando per il controverso osservatorio di Mount Graham fino a giungere a Pula in Sardegna? La risposta si trova tra le pagine di “DNA”, il nuovo lavoro di Dario Giardi, edito da Leone Editore. La narrazione, che scorre sempre fluida e avvincente per le 200 pagine del volume, segue le vicende di Estela, giovane psicologa messicana perseguitata (o propiziata?) da strani sogni premonitori, che si imbarca in un'avventura attraverso l'Atlantico per ritrovare l'amato Daniel, disperso insieme ai suoi compagni nel corso di una misteriosa spedizione archeologica. Il viaggio di Estela si rivelerà ricco di imprevisti, ostacoli e peripezie, svelando pian piano il mistero e rivelando le trame di un'oscura cospirazione, volta a nascondere inquietanti verità sulla vera storia dell'umanità. Intrigati? Il meglio deve ancora venire. Perché il merito narrativo più grande di Giardi è probabilmente quello di tessere sapientemente la finzione con la realtà; i luoghi e i misteri che fanno da scenario alla trama sono infatti realmente esistenti. Ci troviamo quindi doppiamente trascinati da una pagina all'altra: da una parte sospinti dalla tensione tipica del thriller legata all'invenzione narrativa, dall'altra incuriositi dai misteri di luoghi e storie reali, che diventano, tra Ooparts (oggetti fuori dal tempo), siti archeologici e antichi popoli, parte integrante del tessuto narrativo, tanto da non riuscire più a distinguere con chiarezza dove inizi la “realtà” e dove la fantasia. Non sorprendetevi troppo, se dopo aver letto “DNA” (o per i più impazienti, tra una pagina e l'altra) vi ritroverete a cercare informazioni sull'Homo Aeserniensis, sui Shardana, sull'ordine dei Templari o sulle attività della Specola Vaticana e le varie organizzazioni (più o meno note) che agiscono all'interno della Chiesa Cattolica. La capacità di stimolare una curiosità che vada al di là del quotidiano e dell'ovvio è indubbiamente un pregio inestimabile in qualsiasi lettura, che sfortunatamente si ritrova in ben pochi libri del “mainstream”, ma che fortunatamente autori come Giardi riescono a riportare nelle loro opere con grande successo. Dal punto di vista più prettamente tecnico, la scrittura di Giardi è sempre fluida e dinamica, e si distingue per le ottime descrizioni, sia paesaggistiche che dei personaggi, capaci di disegnare in poche, ma evocative parole, scorci suggestivi senza rallentare il ritmo incalzante della narrazione. Altro fattore che incide positivamente sull'immersione (e che ci porterà a non scollarci dal libro prima di averlo finito) è la capacità di Giardi di raccontare anche gli eventi più strani o avventurosi, come esperienze vissute in prima persona. Capita regolarmente, leggendo “DNA”, di avere la netta impressione che l'autore ci stia raccontando un pezzo della sua vita, una sua esperienza diretta, il che impreziosisce notevolmente la profondità della lettura. “DNA” è un thriller atipico, che racconta e vuole comunicare più di quanto il lettore inizialmente si aspetta. Sotto quest'aspetto ricorda grandi classici del genere come “Shibumi” o il più recente “Il codice Da Vinci”, nella capacità di fondere alla tensione tipica del thriller, anche uno scorcio di qualcosa che va oltre il semplice mistero investigativo: un'intuizione, un'esperienza, la ricerca di un mistero sotterraneo, che si cela tra le pagine della storia, nelle profondità della Terra e, chissà, anche nel nostro DNA. Estratto dalla nota dell'autore: verità o finzione? “Siamo soli nell'universo? Difficile dirlo e poi, sarebbe davvero rassicurante dare una risposta positiva a questo quesito? Cosa sarebbe più inquietante: sapere di essere soli tra milioni di galassie o essere certi dell'esistenza di altre forme di vita sparse per il cosmo?[…] La cosa di cui tutti noi siamo più affamati è la conoscenza del significato della vita ed è proprio quello che la scienza non ha saputo fornire. Solo in parte le religioni hanno saputo riempire tale vuoto e così tutti noi continuiamo a ricercare un “senso” al nostro esistere. Non voglio dire che questo senso debba essere necessariamente una verità. Possiamo anche solo immaginarlo, ma niente potrà spegnere il desiderio recondito che tutti noi abbiamo di accendere la luce nella stanza buia dove sogni, speranze e verità si confondono. Queste implicazioni, queste riflessioni sono al centro della storia che ho voluto raccontare. Una storia dove verità e finzione si mescolano continuamente...” Dario Giardi, scrittore, fotografo e musicista, si è laureato con lode presso l’Università Luiss di Roma. E’ esperto di arte e cultura celtica, etrusca e romana, temi su cui sta attualmente preparando il suo primo film. Con Leone Editore ha pubblicato “La ragazza del faro” e “DNA”. |