Misteri

Criptozoologia: i fantastici misteri della vita sulla Terra

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29 Aprile 2019
Il Luì scuro di Campagnola Emilia
Il Luì scuro di Campagnola Emilia

Cosa sappiamo veramente delle infinite specie che con noi condividono il Pianeta? Un affascinante viaggio ai confini della zoologia


Da circa 70 anni una scienza curiosa e intrigante si affaccia ai confini della zoologia, della biologia e non solo, anche del mondo dei miti e delle leggende.

Criptozoologia, dal greco: “studio degli animali nascosti”. Una denominazione ancora oggi non così conosciuta, anche se il mondo scientifico ne parla dai primi anni ’50 dello scorso secolo. Pioniere di questa ricerca fu Bernard Heuvelmans, accademico belga, laureato a Bruxelles in scienze zoologiche: spirito e tempra di ricercatore infaticabile, dedicò tutta la sua vita ad esplorare il mondo dei “misteri” della zoologia, in particolare il mondo degli animali “sconosciuti”, esseri di cui si sapeva poco o nulla o che addirittura venivano ritenuti impossibili ad esistere, esseri la cui esistenza non era attestata da prove ed evidenze ma solo da indizi, testimonianze oculari, miti, leggende, immagini dubbie ... Pubblicò nel 1955 “Sur la piste des betes ignorées”, che per molti anni rimase la bibbia di una ricerca zoologica alternativa, aperta all’inesplorato e all’enigmatico nel mondo animale: primo libro moderno dedicato a questo genere di ricerche, pose le basi di una nuova disciplina scientifica che solo nel 1982 trova la sua definizione ufficiale, con la costituzione a Washington della “Società Internazionale di Criptozoologia” cui parteciparono e partecipano accademici e ricercatori di vari Paesi.

E arriviamo ad oggi: il campo d’azione e di studio della criptozoologia si è allargato a dismisura.

La Potamites Montanicola
La Potamites Montanicola

Animali nei miti e nelle leggende, specie sconosciute e teoricamente impossibili, specie mai comparse in precedenza, individui “fuori misura” nel piccolo o nel grande, animali che non sono dove dovrebbero, fossili viventi…

Questa scienza non teme di avventurarsi in territori ignoti, di formulare ipotesi ardite, di cercare di “andare oltre”.  Una ricerca che guarda a 360 gradi sul mondo che ci circonda: attraverso essa si rendono esplicite e concrete domande che appartengono all’Umanità da sempre.  “Dove siamo?” “Com’è fatto davvero il mondo che ci circonda?” “Con chi condividiamo la vita sul Pianeta?”

In fin dei conti è un contributo a tenere sempre desta l’attenzione sulla Natura che ci ha generati e sul grande mistero di esistere che questa rappresenta, attraverso l’esplorazione senza pregiudizi del mondo in cui siamo stati messi a vivere e della sua storia ed evoluzione.

E così si scoprono tante cose meravigliose nella loro enigmaticità. E non è il caso, a mio parere, di scomodare certi must criptozoologici come lo Yeti o il “mostro” di Lock Ness (esseri di cui, peraltro, è bellissimo parlare …). Basta andare, ad esempio, a Reggio Emilia.

Sì, perché a Campagnola Emilia, provincia di Reggio Emilia, durante un evento dedicato al birdwatching (l’osservazione e caccia fotografica agli uccelli) nel settembre 2018, è stato individuato un “Luì scuro”.

Cos’è? Un uccellino canoro, parente degli usignoli, dal delicato piumaggio di varie tonalità giallo- grigio-marroni. Per quale motivo può interessare la criptozoologia? Perché è una specie che vive in Asia: si riproduce nell’area della Siberia e sverna nel Sud-Est asiatico. Raramente è stato osservato in Alaska e Nord America. Ora: che cosa ci faceva un unico esemplare di questa razza a Campagnola Emilia? Era solo, distante migliaia e migliaia di chilometri da suoi luoghi abituali, completamente al di fuori delle sue rotte migratorie. Sarà o non sarà strano?

Il “gamberetto” antartico in una foto NASA
Il “gamberetto” antartico in una foto NASA

Si impongono tante domande: cosa ci faceva proprio lì? Era un esploratore, un ricercatore in viaggio? Cosa ne sappiamo davvero di lui e dei suoi movimenti, visto che la sua presenza in Emilia va oltre quanto conosciamo della sua specie?

Per rimanere nel campo del “non dovrebbe essere lì”, facciamo un bel salto fin sulle cime andine.

Nell’agosto del 2010 gli erpetologi Karla Garcia e German Chavez scoprirono sulle Ande peruviane

una specie di lucertola mai fino allora identificata: un animale semi-acquatico dai colori brillanti cui venne riconosciuto il nominativo scientifico di Potamites Montanicola. Anche qui, che c’è di strano? Si scoprono continuamente specie mai viste prima (il che, a ben pensarci, è comunque una cosa un po’ misteriosa…), per cui una nuova lucertola non dovrebbe fare scalpore. Il fatto è che costei sfida nozioni scientifiche radicate: vive ad altezze superiori ai 2000 metri, dove la temperatura scende di notte verso lo zero eppure … è un animale a sangue freddo, per il quale il calore è un elemento fondamentale di sopravvivenza. La Potamites Montanicola dunque contraddice ciò che sappiamo sulla termoregolazione. Anche se casi di animali a sangue freddo resistenti a basse temperature sono già stati individuati, il caso della lucertola andina si propone come un autentico mistero e come testimonianza di quanto ancora ignoriamo dei meccanismi di vita sul Pianeta.

Ed ora un bel tuffo nelle profondità marine, in quelle dove fa un freddo inimmaginabile: sotto la calotta polare antartica. Siamo nel Mare di Ross, profonda baia antartica rivestita per la massima parte da una piattaforma di ghiaccio alta diverse centinaia di metri. Qui la NASA (proprio quella che esplora le profondità dello Spazio) avviò nel 2010 un progetto di ricerca per studiare la superfice del ghiaccio immersa in acqua. Con opportune trivellazioni gli scienziati erano già scesi nell’acqua a 180 metri sotto il livello del ghiaccio, quando, con enorme stupore, vi scoprirono un gamberetto! O meglio, un lysianasside, piccolo crostaceo anfipode che può raggiungere i 6-7 centimetri di lunghezza e vive in acque ben più temperate (ad esempio è molto diffuso in Australia).

Un Lysianasside australiano
Un Lysianasside australiano

Invece, questo solitario esemplare se ne stava tranquillo lì, al buio totale, a temperatura bassissima, nessun’altra forma di vita, possibilità di nutrirsi sconosciute … A detta degli stessi ricercatori che lo scoprirono, in quella zona teoricamente non avrebbe dovuto esserci vita, né tantomeno presenza di un crostaceo dalle abitudini ben diverse … eppure il piccolo era lì. Come e perché ci fosse arrivato e come potesse sopravvivere sono misteri ancora oggi, ben testimoniati da un suggestivo filmato che la NASA ha diffuso.

Luì, Potamites e Lysianasside sono solo alcuni esempi di quanto la realtà possa farla in barba a una scienza che pretende di incasellare, categorizzare e predefinire ciò che invece la vita porta lungo i sentieri dell’impensato, dell’ “irregolare”.

Su uno di questi sentieri ho incontrato poco tempo fa (e gli rivolgo un saluto affettuoso) un beluga.

Il beluga è un mammifero marino appartenente all’ordine dei cetacei, parente del delfino da cui si distingue per il colore bianco, una protuberanza craniale e l’assenza della pinna dorsale. Di recente, nell’autunno 2017, un beluga di circa 4 anni è diventato “ospite” di un acquario nella città di Koktebel, in Crimea.

Un beluga
Un beluga

Tralasciamo i commenti sull’insopportabile crudeltà degli acquari, delfinari, zoo acquatici e quant’altro, orribili luoghi di prigionia e sofferenza per i nostri fratelli animali: purtroppo è anche da questi luoghi che giungono notizie particolari.

Ora, la vita del nostro amico beluga fu all’inizio difficile oltreché per la prigionia in sé, anche per il fatto che era stato inserito a vivere in una vasca già occupata da un gruppo di delfini. L’interazione tra beluga e delfini non era agevole, anche perché le due specie parlano lingue diverse, lingue ampiamente studiate dagli scienziati umani. Alla fine, cosa è successo? Pian piano, il beluga ha imparato la lingua dei delfini! La capisce e la parla: ormai è uno di loro. Come avrà fatto, si chiedono gli scienziati? Sì, certo, ci sono diverse specie animali che sono in grado di imitare vocalizzi non appartenenti alla loro lingua: ma da qui ad impossessarsi di un intero sistema di espressione, modificando del tutto la propria struttura vocale, ce ne passa … Il nostro amico bianco ha dato una sonora lezione all’accademismo di chi pensa che capire e “imparare” sia questione da umani. E ha dato prova di un’intelligenza stupefacente.

Insomma, criptozoologicamente parlando, il mondo animale è avanti anni luce da una certa scienza ufficiale, così come dalla parascienza degli skeptics.

Siamo rimasti, per ora, nel campo di eventi incontestabili, evidenti a tutti.

Ma è solo l’inizio … l’avventura continua!

 

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