Misteri |
Fantasmi e antiche dimore |
23 Luglio 2015 | ||||||||||||
Le vecchie case sono spesso al centro di racconti del terrore o di film e romanzi che sviluppano trame sul paranormale. Il cinema e la letteratura raccontano molte storie di contatti tra la dimensione dei viventi e quella dell’aldilà, e le agenzie di viaggi promuovono visite nei castelli scozzesi abitati dai fantasmi. Esiste una vasta casistica di eventi misteriosi, al limite del soprannaturale, registrati in castelli, palazzi antichi e anche dimore più semplici ma “vissute”; una fenomenologia dovuta probabilmente alla loro storia di frequentazioni umane, con tutte le vicende a queste collegate. Si può ipotizzare che le case possano recare impresse nella loro struttura, negli oggetti, magari passati di mano in mano per generazioni, le memorie e le emozioni di cui sono state partecipi come muti testimoni. Oppure, che le persone che vi hanno abitato per qualche motivo non riescano ad abbandonare questa dimensione e, pertanto, mantengano una sorta di attaccamento ai luoghi dove hanno vissuto e sofferto eventi molto coinvolgenti, in alcuni casi anche traumatici. A volte è necessaria la presenza catalizzatrice di qualche individuo ricettivo, come gli animali o le persone dotate di particolari capacità sensitive, per riportare alla luce fenomeni particolari come manifestazioni di presenze, visioni di fantasmi, messaggi dall’aldilà. È senza dubbio una dimensione che stimola la curiosità, in quanto non estranea alla nostra vita (prima o poi, anche noi saremo “di là”), a dispetto di una certa cultura clerical-occamista che tende a relegare tutto ciò che riguarda l'aldilà in un ambito proibito, per cui fare ricerca su questo argomento è considerato negativamente.
La testimonianza che riporto riguarda l’esperienza vissuta da persone a me molto vicine e che reputo degne di fiducia. Una sera all’inizio di questa primavera ero ospite a casa di queste persone, con altri amici e parenti; la serata procedeva normalmente, in allegria, tra una chiacchiera e l’altra, fino a quando i due gatti di famiglia, dopo un veloce spuntino, si fecero aprire la porta verso il giardino per uscire. Sono gatti molto liberi e la notte amano stare in giro. Ma dopo neanche mezzo minuto, si sentono miagolii e soffi e un forte grattare alla porta del giardino: sono i due miciotti, piuttosto agitati, che cercano rifugio in casa. Uno dei due, il maschio, sparisce in qualche camera ma la gattina, Violetta, spaventata da qualcosa, si siede sul davanzale vicino al tavolo da pranzo per tenere d’occhio l’esterno. Inizialmente la micetta guardava dalla finestra verso il buio del giardino, con il pelo dritto e gli occhi sgranati come solo i gatti sanno fare; poi, a poco a poco si è calmata, ma è comunque rimasta con noi, accovacciata sul davanzale per tutta la sera. Era davvero inquietante, tanto che anche io cominciavo a provare qualche brivido. Mi stavo chiedendo cosa avesse spaventato i gatti: non poteva essere il grosso cane di famiglia, che risiede in un suo spazio recintato, mentre il giardino ha alte mura che lo separano dalle altre proprietà e dalla strada esterna. Una prima parziale risposta arrivò dallo sguardo che la padrona di casa e la figlia, che chiameremo Lisa, si erano scambiate mormorando qualcosa tra di loro. Ovviamente ero molto incuriosita, così la madre, Maria (anche questo un nome di fantasia, per rispetto della privacy), mi raccontò che quello stesso pomeriggio era stata protagonista di un fenomeno strano: rientrando con l’auto, “vide” nel cortile antistante la casa un ragazzino sui 10-12 anni, alto e magro, con i capelli biondi scuri, molto corti. Aveva un abbigliamento un po’ antiquato per un ragazzo: un vestito nero, con giacca e cravatta. Sembrava aggirarsi nervosamente davanti alla casa, grattandosi la testa, come se fosse preoccupato o ansioso. Maria ebbe la sensazione che il ragazzino stesse prendendo coscienza di essersi “perso” e di non sapere come ritrovare i suoi genitori. Avevo già sentito raccontare in altre occasioni di eventi particolari che si erano verificati in quella casa, come la manifestazione di presenze o di rumori, ma a questo punto la mia curiosità era molto accesa e volevo saperne di più, stimolata forse dalla reazione di Violetta, la gatta.
I gatti hanno delle facoltà percettive molto acute, come sa bene chi ha la fortuna di dividere la vita e la casa con qualcuno di loro: a volte ci fanno venire i brividi perché fissano intensamente un punto su una parete dove noi non vediamo nulla. Talvolta non è che un piccolo insetto ad attirare la loro attenzione, ma di sicuro quella sera la micina aveva visto qualcosa di più inconsueto e inquietante di un ragno sul muro. A questo punto, però, è bene fare un passo indietro e spendere due parole sulla casa dove si sono svolti i fatti. Si tratta di un’antica dimora del ‘700, situata nella prima cintura della città di Torino, che ha avuto nel tempo molti abitanti e frequentatori. Si può dire che abbia parecchia storia alle spalle, a dimostrazione che non è necessario andare fino in Scozia, in qualche vetusto castello, per trovare i fantasmi. Inizialmente, verso la fine del ‘700, la casa apparteneva ad una comunità di suore di clausura e veniva utilizzata come convento estivo. In seguito la vastissima tenuta, che comprendeva altri fabbricati con giardini e terreni agricoli, è stata suddivisa in lotti molto più piccoli. Nell’Ottocento la grande casa è stata dapprima di proprietà di un generale, appartenente ad una nota famiglia piemontese e fratello di un altrettanto famoso scrittore; sul finire del secolo, fu acquistata dal nonno dell’ultimo proprietario, che chiameremo “Andrea”. La casa è attualmente abitata da Maria, vedova di Andrea, e dai figli che vivono con lei. Alla fine degli anni ‘90 Maria si trasferì presso il futuro marito, nella casa che era appena stata ristrutturata dopo essere rimasta disabitata per diversi anni. Fin dall’inizio si manifestarono dei fenomeni piuttosto strani, che il padrone di casa non percepiva, mentre li percepivano sia gli abitanti della casa, Maria ed i suoi figli, che gli eventuali ospiti presenti. Ogni volta che Maria o altri riferivano di aver visto “qualcosa di strano”, Andrea, via via sempre più stupefatto, metteva in relazione le percezioni descritte con eventi avvenuti nella casa parecchio tempo prima. Nello studiare l’origine di questi eventi si potrebbe anche ipotizzare una fenomenologia Poltergeist, come si riscontra nelle case in cui vivono persone molto giovani. È una fenomenologia osservata in diverse occasioni, che comprende spostamento di oggetti, rumori simili a colpi battuti sui muri o sui mobili (i cosiddetti raps ) ed anche eventi più traumatici, come incendi spontanei od oggetti che cadono fragorosamente.
Nel caso specifico, tuttavia, sembra improbabile che le “visioni” siano state provocate dai due figli di Maria, all’epoca ancora ragazzini ed ora entrambi più che ventenni. Già prima del loro arrivo, in effetti, anche il domestico che viveva nella casa con Andrea aveva paura di pulire il salone del pianoforte, poiché aveva l’impressione di essere “osservato”. Impressione che, a livello personale, ho provato nettamente anche io fin da quando ho iniziato a frequentare questa casa. Si potrebbe ancora aggiungere che il Poltergeist, in genere, si manifesta con fenomeni più “impersonali”, mentre in questo caso si sono verificate prevalentemente apparizioni di entità. Per contro, nell’abitazione accanto a quella di cui parliamo attualmente abita una famiglia con due bimbi piccoli. Uno dei primi episodi di cui furono testimoni i nuovi abitanti della casa riguardava degli aloni rotondi bianchi e luminescenti, che scorrevano lungo le pareti esterne della casa. Da come sono stati descritti sembrano corrispondere ai cosiddetti “Orbs”, un fenomeno su cui ormai esiste un’immensa casistica. Maria ed i ragazzi li vedevano dalle finestre, sia fermi, sia in movimento. Non facevano paura, anzi generavano sensazioni di pace, di serenità. I globi di luce, oltre che da Maria e dai suoi due figli, sono stati visti in diverse occasioni anche da un allievo del padrone di casa che la sera si recava presso di loro per studiare il pianoforte. Il musicista raccontava di vedere dei visi alla finestra accanto al pianoforte e di avere la sensazione che fossero creature attratte dalla musica; non ne aveva paura. Una sera, mentre la famiglia stava cenando in compagnia di questo amico nella stanza accanto al salone del pianoforte, si sentirono tre note gravi, molto precise, forti e ben scandite. Tutti scattarono in piedi per correre a vedere chi stava suonando, ma il salone era buio e deserto. Pochi giorni dopo il fenomeno si ripeté di nuovo: mentre la padrona di casa scendeva al pianterreno per salutare un ospite che stava conversando con il marito, sentì di nuovo le stesse tre note suonate al piano, ma anche in questo caso il salone era deserto. In seguito non capitò più. Maria, sempre in questo stesso salone che sembra essere la stanza più “frequentata” della casa, ha avvertito la presenza di un uomo in abiti non moderni, con panciotto e orologio con catena, che dava le spalle ad una finestra e la osservava dal lato opposto rispetto al pianoforte. Nel raccontare questi avvenimenti, la mia amica precisa che i fenomeni si manifestano in genere dopo il crepuscolo e, nel caso di queste “visioni”, le figure non sono mai viste di fronte, ma sempre di lato, come se fossero percepite con la coda dell’occhio. Non si tratta di immagini definite, ma un po’ sfocate, lattiginose, come se fossero su uno schermo.
Questi eventi non sono mai stati sgradevoli per gli abitanti, anzi, spesso sono stati accompagnati da sensazioni piacevoli. Ad esempio, i primi tempi in cui era andata ad abitare nella nuova casa, Maria si alzava all’alba per affacciarsi ad una finestra su un pianerottolo all’ultimo piano, perché lì provava un senso di pace e gioia. Al marito venne in mente che suo padre, quando abitava lì in estate, tra gli anni ‘30 e ‘50, aveva l’abitudine di affacciarsi all’alba proprio a quella finestra per suonare il flauto insieme agli uccellini, che avevano imparato alcune melodie e le ripetevano insieme a lui. Rovistando negli armadi, ritrovò il vecchio flauto appartenuto al padre. Solo in un caso Maria mi ha raccontato di aver provato una forte angoscia. Di fronte alla casa, dall’altro lato del giardino, c’è una costruzione un po’ malandata che, oltre un secolo fa, ospitava una specie di piccolo teatro appartenuto al nonno del marito. In questa costruzione si apre il portone di accesso alla proprietà. Maria era particolarmente turbata da un locale con la finestra situata proprio sopra questo portone. Quando ne parlò al marito, lui si ricordò di alcuni racconti sentiti da ragazzo. Secondo questi racconti, nel periodo in cui il complesso era abitato dalle suore, in quella stanza era stata ospitata una vedova che era diventata folle dopo aver perso un figlio in guerra. Le religiose l’avevano trovata morta, avvolta nella stessa bandiera che aveva avvolto la bara del figlio. In un’altra occasione, Maria ha intravisto nel giardino un giardiniere con la tuta blu intento a pulire il giardino: un uomo robusto, senza capelli, con il collo un po’ tozzo. Quando raccontò al marito la sua visione, Andrea sbiancò, perché la descrizione corrispondeva perfettamente alla figura del giardiniere di sua madre, ai tempi in cui si trasferiva nella casa per trascorrervi l’estate. Un’altra figura vista dalla mia amica è stata quella di una donna sulla soglia della camera da letto. Si trattava di una donna anziana, abbigliata con abiti di fine ‘800, di colore nero. Non aveva l’aria ostile, ma un’espressione “antipatica”. In seguito riconobbe questa donna in una foto mostratale con altre foto di famiglia dai parenti: era la nonna del marito. Dopo la morte di Andrea, avvenuta alcuni anni fa, le foto dei due coniugi in due diversi portafoto appoggiati sul pianoforte, cambiavano continuamente posizione senza che nessuno fosse entrato nella stanza. Maria le disponeva un po’ sfalsate, con la foto del marito in primo piano, mentre chi entrava nella stanza le ritrovava regolarmente affiancate. Questo fenomeno si è ripetuto parecchie volte e poi è cessato.
Un avvenimento particolarmente inquietante è stato quello raccontato da Lisa. Maria era in una saletta al piano terra in uno degli alloggi della proprietà (non il loro), insieme ai familiari che abitano tutt’ora le altre porzioni della grande villa, per discutere di questioni condominiali; i ragazzi erano rimasti in giardino a giocare. Lisa, che all’epoca aveva circa 11 anni, era in giardino a giocare con un’amica ma poteva osservare l’interno della casa; in effetti, le due ragazzine curiosavano con molto interesse cercando di non farsi notare dagli adulti. Alla fine della riunione Lisa si lamentò con la madre per essere stata esclusa dalla riunione; anzi, era davvero molto arrabbiata con lei perché, a suo dire, ad un altro bambino era stato permesso di rimanere nella stanza con i grandi. Maria cadde dalle nuvole: alla riunione erano presenti solo adulti, ma le ragazzine, sia Lisa che la sua amichetta, avevano visto distintamente un bambino con capelli biondi a caschetto, di circa otto anni, seduto su una sedia a dondolo posta in un angolo della stanza. Qualche anno dopo, in occasione di una cena in cui era ospite la stessa ragazzina amica di Lisa, Maria ed i ragazzi chiacchieravano tra loro e qualcuno osservò che Andrea l’avrebbe pensata diversamente rispetto al tema in discussione. In quel momento, un portafoto con l’immagine di Andrea fece un balzo dalla mensola su cui si trovava, come se fosse stato scaraventato giù con forza, facendo saltare tutti quanti sulla sedia. Sembrava proprio che Andrea la pensasse diversamente e cercasse anche di farlo sapere! Successivamente tutti i fenomeni sono cessati per qualche anno fino alla recente visione del ragazzino in giardino. Non sappiamo molto di quanto ci attende oltre il confine della vita. La morte è una dimensione misteriosa, ma sembra probabile, secondo le antiche culture dei nativi del pianeta, che esistano dei momenti e dei luoghi in cui i confini tra i due mondi siano così sottili da consentire una comunicazione tra viventi e defunti. Anche le vecchie dimore sembrano avere la prerogativa di favorire questo contatto. |