Misteri

Luci e ombre sui viaggi interstellari della NASA

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08 Maggio 2014

L’astronave “Star Trek” dell’omonima serie cinematografica ideata da Gene Roddenberry per la tv americana

Come raggiungere i lontani pianeti extrasolari. Allo studio della NASA un nuovo “propulsore” spazio-temporale in grado di annullare ogni distanza e durata del tempo di viaggio. Le anticipazioni di Bob Lazar, lo scienziato che rivelò il segreto della propulsione dell’UFO di Roswell. E se fosse vero quanto dichiarò il presunto crononauta John Titor?


La NASA alla conquista delle stelle

Dopo i numerosi successi nel campo delle conquiste spaziali, adesso la NASA si trova a sviluppare piani di insediamento umano sulla Luna e sta preparando un viaggio sino a Marte. Ma il suo progetto più ambizioso rimane quello di voler conquistare anche lo spazio interstellare e far raggiungere da una delle sue navi spaziali le più vicine stelle.

Ma nonostante lo sviluppo scientifico di questi ultimi anni la NASA si trova di fronte alla difficoltà tecnologica di estendere i suoi progetti di esplorazione interstellare per via delle enormi distanze esistenti tra la Terra e gli altri corpi celesti.

Il fisico italiano Enrico Fermi ebbe a dichiarare negli anni ’50, molto ingenuamente, che erano proprio le grandi distanze interstellari a rappresentare una barriera insormontabile per l’esplorazione spaziale. Il fatto che sulla Terra non fossero mai giunte dallo spazio creature aliene in esplorazione, dato che la Terra era troppo difficile da raggiungere, costituiva una conferma alla sua affermazione.

Ignorava, nel suo tempo, la pletora di documenti su avvistamenti e atterraggi di oggetti non identificati che i governi francesi, russi e inglesi conservavano da anni nei loro archivi segreti e che solo recentemente si sono apprestati a rivelare. Ultimi quelli del transfuga ex agente della CIA, Snowden, che ha rivelato quanto era contenuto negli archivi segreti degli USA.

Nonostante la possibile barriera costituita dalle distanze interstellari, la scoperta di nuovi pianeti extrasolari ha tuttavia stimolato l’attenzione degli scienziati della NASA sulla realizzazione di nuovi propulsori in grado di superarla.

Una delle scoperte astronomiche più recenti, che ha scosso l’opinione pubblica mondiale, ha riguardato il caso del pianeta Kepler 186f, un vero e proprio gemello della Terra più o meno grande come essa. Si trova a circa 500 anni luce, nella costellazione del Cigno, ed è il primo esopianeta a trovarsi nella “zona di abitabile” intorno ad una stella che significa la posizione ottimale per cui possano comparire forme di vita paragonabili a quelle del nostro pianeta.

Gli astronomi autori della scoperta ipotizzano che sul pianeta extrasolare possano esistere grandi continenti ricoperti da immense foreste, circondati da vasti oceani.

La scoperta del pianeta extrasolare è avvenuta nell’aprile 2014 grazie al lavoro di due telescopi, tra i più grandi del pianeta, entrambi installati sulla cima del Mauna Kea alle isole Hawaii. Il primo, Gemini Nord, è un telescopio riflettore da 8 metri di diametro, mentre il secondo è il riflettore Keck II da 10 metri di diametro.


L’innovativo propulsore “Vasimr”


L’innovativo propulsore della NASA, “Vasimr“, potrebbe consentire a una spedizione umana un viaggio di andata e ritorno su Marte di pochi mesi

A fronte di questa ultima intrigante scoperta, che non è da meno di altre più o meno simili, un numero sempre più agguerrito di scienziati, ingegneri e appassionati dello spazio ha sentito crescere la necessità di dover sviluppare un idoneo propulsore in grado di portare esploratori umani attraverso le stelle. Il contatto con altre civiltà extraterrestri o più semplicemente con altre forme elementari di vita potrebbe arricchire il nostro mondo di nuove prospettive scientifiche e culturali.

Sono nati così vari progetti di ricerca, come “100 Year Starship”, “Tau Zero Foundation” e ”Icarus Interstellar”, che si prefiggono di attuare le basi tecnologiche per realizzare una missione interstellare entro la fine del secolo.

Attualmente è già in opera il rivoluzionario motore a ioni “VASIMR”, ovvero “Variable Specific Impulse Magnetoplasma Rocket”, collaudato dalla NASA nel 2000 dall’équipe di Franklin Chang-Diaz. Si tratta di un nuovo tipo di propulsore, non più basato sulla combustione di propellente ordinario, ma sull’emissione a impulsi di getti di plasma la cui prestazione consentirebbe di poter andare sino alla più vicina stella, rimanerci in orbita e ritornare sulla Terra, in un periodo stimato di tre-quattro anni in totale.

Nel 2003 l’agenzia spaziale giapponese ha addirittura inviato la sonda Hayabusa, dotata della spinta di ben quattro motori ionici allo xeno, sino alla fascia degli asteroidi oltre Marte. La sonda giapponese ha raggiunto, come previsto, l’asteroide 25143 Itokawa rimanendovi in prossimità per molti mesi.

La NASA già progetta di poter utilizzare questo innovativo propulsore per inviare degli astronauti sul pianeta rosso in un viaggio di andata e ritorno di pochi mesi.


Il propulsore “spazio-temporale” della NASA

Tuttavia anche con un propulsore con questa prestazione, a fronte di un viaggio interstellare occorrerebbero anni di viaggio costringendo gli astronauti a immaginabili disagi e portando i progettisti a optare in alternativa per una spedizione robotizzata.

Nelle rappresentazioni cinematografiche della saga di “Star Trek” l’astronave del capitano Kirk sfrecciava a velocità superluminale grazie al suo fantastico “motore a curvatura” che funzionava a “cristalli di dilitio”. Questa saga è stata premonitrice di molte innovazioni tecnologiche, come i cellulari, i tablet e il teletrasporto. Tanto che in onore al suo ideatore, Gene Roddenberry, la NASA ha battezzato con il suo nome un asteroide e un cratere sul pianeta rosso.

Sarà per questo motivo che, per non sfuggire ai pronostici tecnologici del genio cinematografico, al Johnson Space Center della NASA a Houston si sta studiando la possibilità concreta di costruire un vero e proprio motore “a curvatura” per compiere viaggi interstellari a velocità maggiori della luce e consentire agli astronauti un viaggio in tempi ridotti.

Sembra che Harold White, capo del programma del Centro di Propulsione avanzata, abbia già realizzato in laboratorio un apparato sperimentale in grado di creare piccole distorsioni nello spazio-tempo utili allo scopo. Se i suoi esperimenti avranno successo, in scala più grande porteranno a realizzare navi spaziali in grado di generare una distorsione spazio-temporale che unirà il punto di partenza con quello dell’arrivo nello spazio. Quasi istantaneamente.

Il motore, se ancora lo si vuole chiamare con questo nome, non sarebbe più un propulsore vettoriale come siamo abituati a vedere nel lancio dei moduli spaziali attuali, bensì un apparato in grado di portare la navicella della NASA contemporaneamente attraverso il tempo e lo spazio.

In realtà la navicella non andrebbe più veloce della luce. Invece di spingere la navicella, il “motore a curvatura” la dislocherebbe semplicemente da un luogo all’altro eludendo il limite della velocità della luce stabilito dalla teoria della Relatività di Einstein.

Per riuscire nel suo intento Harold White tuttavia dovrebbe avere a sua disposizione un distorsore naturale dello spazio-tempo, ovvero un mini buco nero, gestibile in laboratorio, che presentasse le stesse qualità possedute dai grandi e massicci corpi oscuri presenti al centro delle galassie.


Un wormhole ricavato artificialmente nel tessuto dello spazio-tempo consentirebbe a una astronave di spostarsi istantaneamente dalla Terra sino a qualsiasi altra stella dello spazio

Ma per realizzare un mini buco nero occorre necessariamente possedere e utilizzare un acceleratore di particelle dove acquisendo velocità prossima a quella della luce queste aumentano la loro massa in maniera esponenziale. Poiché la NASA non possiede strutture del genere si potrebbe pensare che le voci di qualche tempo fa riguardanti l’avvenuta creazione di mini buchi neri nel Large Hadron Collider del CERN di Ginevra e nell’acceleratore Rhich di Long Island, New York, possano anche essere incredibilmente vere.

Al momento, benché gli esperimenti stiano procedendo positivamente, l’équipe di Harold White è oggetto delle critiche d’uopo degli skeptics americani che, data la loro propensione conservatoristica, affermano che è impossibile alterare lo spazio-tempo, soprattutto con questo utilizzo.


Il propulsore “spazio-temporale” del caso Roswell

In questo campo di prospettive scientifiche possiamo citare anche un fatto singolare che ha il sapore di fantascienza e che, se veritiero, potrebbe supportare il progetto in atto presso la NASA e smentire Enrico Fermi sulla sua affermazione che le distanze interstellari potevano impedire i contatti ravvicinati tra diverse civiltà planetarie.

L’8 luglio 1947 si verificò il caso dell’UFO che sarebbe precipitato in New Mexico vicino alla cittadina di Roswell. Una circostanza confermata dai rapporti presenti negli archivi dell’FBI che confermerebbero il racconto dei molti testimoni, militari e civili, dell’epoca.

Qualche tempo dopo Bob Lazar, uno scienziato dell’équipe del Dr. Teller, l’inventore della bomba H americana, cooptato da un gruppo di ricercatori che doveva studiare i resti dell’oggetto venuto dallo spazio, dichiarò che l’UFO in questione era stato portato di nascosto presso la base militare di Edwards, dentro ad un hangar super vigilato dall’esercito americano. Seguì ancora una sua dichiarazione in cui affermava che, secondo la sua percezione di scienziato, l’UFO possedeva un “propulsore” in grado di muoversi attraverso lo spazio-tempo e con questo mezzo poteva superare le inevitabili grandi distante interstellari.

Da ciò si poteva spiegare, se l’informazione era veritiera, il fatto che durante gli avvistamenti di “oggetti non identificati” molti testimoni affermavano di aver avuto problemi di anomalie temporali.


Un propulsore che viene dal futuro

Ma oltre al caso Roswell possiamo fare un ulteriore accenno a un evento ancora più fantascientifico che potrebbe essere in relazione al nuovo progetto della NASA.

Accadde che nel 2000 fece la sua comparsa sul web un personaggio, un certo John Titor, che dichiarò di essere un viaggiatore del tempo che giungeva da un prossimo futuro per approdare al nostro secolo allo scopo di recuperare un chip dell’IBM che possedeva facoltà mantenute segrete dalla ditta costruttrice ma che servivano per qualche scopo nel futuro. Un evento che ha tutto per essere un episodio inventato da qualche buontempone, ma che recentemente ha trovato conferma in una dichiarazione di un ristretto team di dirigenti dell’IBM che ha affermato che nessuno oltre a loro era a conoscenza della cosa e che era stato mantenuto sino ad allora come un segreto di portata industriale.

Il presunto crononauta ritornò quindi nel suo tempo, posto a distanza dal nostro di una manciata di decine di anni, ma ebbe il tempo di rilasciare agli incuriositi frequentatori del web un bel po’ di eventi che secondo lui sarebbero accaduti dopo il 2000. Eventi che egli ricordava di aver studiato sui libri di scuola.


L’interno di un acceleratore di particelle. La velocità delle particelle lanciate a quella prossima della luce consentirebbe l’accrescimento della loro massa sino a divenire dei mini buchi neri

Tra le chicche storiche rilasciate da John Titor possiamo ricordare l’affermazione che le due torri gemelle di New York sarebbero crollate a seguito di un attentato. Oppure che sarebbe stata scatenata una guerra dagli USA contro l’Iraq col pretesto di rimuovere presunte armi di distruzione di massa che non erano assolutamente in possesso di Saddam Hussein, anzi non esistevano affatto.

Disse inoltre, sbagliando di un anno, che nel 2009 negli USA sarebbe stato eletto un nuovo presidente ovvero l’inesperto e idealista Barak Obama che non sarebbe stato in grado di riparare completamente la situazione politica ed economica interna degli USA, né di provvedere a contenere la forza bellica della Russia, lasciando così che si accentuassero tensioni internazionali.

Aggiunse inoltre che il suo tempo era caratterizzato dal post bellico di una guerra sanguinosa che però aveva portato ad uno sviluppo tecnologico, medico e culturale molto avanzato, anche se la maggior parte della popolazione viveva in una condizione di tipo rurale, avvalendosi però di internet e di altre meraviglie della scienza. Solo l’Europa si sarebbe trovata dal 2014 in un caos politico che faticava a consentire il suo progresso sociale e tecnologico.
Ma la rivelazione più interessante di John Titor fu la sua affermazione che il CERN di Ginevra avrebbe fatto importanti esperimenti sulla massa delle particelle sino a sperimentare la realizzazione di un mini buco nero che nei secoli a venire sarebbe stato utilizzato per fare viaggi nel tempo e nello spazio. Disse che lui stesso si avvaleva di questa tecnologia sviluppata nel futuro dalla Westinghouse per viaggiare attraverso il tempo.
Come credergli? Al CERN di Ginevra hanno smentito che ststessero lavorando alla realizzazione di un mini buco nero in laboratorio, dichiarando che era una impresa impossibile. Anche se pochi mesi dopo giungeva dal Giappone la notizia che in un acceleratore di particelle del KEK di Tsukuba, inferiore a quello svizzero, erano riusciti a creare una serie di mini buchi neri.
John Titor era un crononauta che giungeva dal futuro oppure si è trattato di un formidabile veggente?

Di certo i tecnici della NASA per affrontare un viaggio interstellare avranno bisogno di un marchingegno tecnologico proprio come quello di Star Trek, descritto anche da John Titor, per superare in pochi istanti le enormi distanze esistenti da stella a stella.

Potrebbe essere che presso i vari acceleratori di particelle del pianeta si stiano già realizzando i mini buchi neri da utilizzare per il progetto della NASA. E in quel momento la NASA si troverà a disporre, inaspettatamente, anche di una vera e propria macchina del tempo con cui poter esplorare, non solo lo spazio, ma anche le epoche passate e future della Terra.

Ma se veramente è possibile realizzare questa prospettiva scientifica, allora si può pensare che ci siano già dei visitatori nella nostra epoca provenienti dalla NASA del futuro.

E qui si apre un fondamentale e inquietante paradosso. Se noi, per gli abitanti del futuro, siamo presenti ormai solo nei loro libri di storia e per loro siamo già defunti da un pezzo, chi siamo noi veramente, visto che siamo certi di essere vivi? Perlomeno ci parrebbe così.

Che senso e ruolo potrebbe avere la nostra esistenza? Di certo l’universo non è inscrivibile in alcun luogo comune ideologico dovuto all’apparenza dei sensi, che molti sono abituati a vivere nonostante tutto, ignorando le sue potenzialità segrete.


www.giancarlobarbadoro.net

 

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