Leggende e Tradizioni

Le streghe di Triora

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13 Aprile 2011

Triora è stato classificato come uno dei borghi
più belli d’Italia


Vi sono notti di fine estate che portano una sorta di presagio dell'inverno e, nonostante il caldo, può presentarsi una precoce foschia autunnale, l'aria diventa più umida e scura e instilla un senso di freddo e desolazione dell'animo, come un ricordo di inverni passati, come la paura di un futuro pieno di ombre.


“Triora, 1587. Quella sera la giovane donna, se pur camminando sull'angusto sentiero con passo svelto e sicuro, era molto inquieta.

Fu presa da un brivido e da un irragionevole impulso a fermarsi e guardarsi attorno. Mentre era immobile e tesa come una corda d'arco, il verso del corvo la fece trasalire. Sopra di lei, il borgo con le sue mura e le case di pietra scura arroccate una sull'altra, sembrava minaccioso come se la sua vera natura fosse di un'enorme fauce che stesse per inghiottirla per sempre. Da fondo valle, invece, vedeva strisciare per l'amato bosco una foschia insidiosa, come se dovesse arrivare a lei per avvolgerla, gelarla e annullarla.

Conservando l'angosciosa sensazione, prese a proseguire più veloce di prima chiedendosi se parlarne poi alle sorelle... aveva sentito dire cose orribili sulla riunione della sera avanti... di quello dovevano parlarne sicuramente.

Quando irruppero in mezzo a loro ebbe il tempo di guardarli negli occhi, avevano lo sguardo febbrile di furie allucinate da una crudeltà senza fondo e una sete di vendetta feroce e disumana, lo sguardo che lei si era sempre immaginata proprio del 'demonio' di cui la Grande Madre, la Dea, mai le aveva parlato ma di cui invece straparlavano i prelati cattolici e le varie Signorie ad essi convertiti. L'orrore che provò, per un attimo superò la paura e la fece urlare e desiderare di morire in quell'istante."

Triora a metà del millecinquecento era una città fortificata, podesteria di Genova, era anche nominata "il granaio della Valle Argentina" per la ricchezza delle messi annuali. Tuttavia il 1587 era il terzo anno di una carestia che stava esacerbando i trioresi, probabilmente viziati dalle proprie fertili terre.

Durante una drammatica riunione del 'parlamento' del paese convocatosi sulla piazza principale, tutti i guai di Triora vennero, in quella sede, ferocemente e irrazionalmente imputati alle bagiue, alle 'streghe' di Triora.

Una sorta di cattiva coscienza collettiva, quella sera volle a tutti costi un capro espiatorio, che si tramutò nella tragica volontà di fare arrestare e condannare a morte tutte le bagiue, accertate e sospette.

Non si sa quanto fu pilotata la rabbia dei convocati: fu il podestà stesso, arrivato con tanto di armigeri, a decretare le streghe colpevoli per la fame e la persistente carestia. Tuttavia a Triora sussistevano altre poco chiare e non poco influenti faccende, forse bisognava distrarre l'attenzione da una congiura segreta in atto contro la Repubblica di Genova da parte del medico del paese, nonché coprire la storia di un priore che batteva moneta falsa e preparava 'strani' unguenti, inoltre non va dimenticato il clima oscurantista e da crociata, che dal ‘300 in poi la chiesa cattolica aveva scatenato contro ogni forma di paganesimo o anche solo d'eresia dal suo tracciato.

Oltre dell'aver causato la carestia, le bagiue vennero incolpate di una somma di delitti 'classici': avere ucciso infanti, seccato mammelle di mucche, aggredito viandanti, e tutta una serie di nefandezze che andavano, appunto, dall'aver causato comuni inconvenienti ai concittadini, sino all'infanticidio. Oltre all'accoppiamento con il diavolo e la pratica di svariati riti e azioni sataniche.


La Cabotina è un vecchio casolare che sorge a Triora. La leggenda vuole che questo edificio fosse abitato, durante il XVI secolo, dalle “Bagiue”, o “Baggiure”, termine dialettale che significa "streghe"

E sì che le bagiue erano considerate anche benefattrici. Nella credenza potevano conferire benessere e prosperità a intere famiglie, rendere sane e produttive le mucche, aiutare gli innamorati, guarire da innumerevoli mali, aiutare la fertilità dei terreni, e via dicendo. Nella realtà certamente curavano con efficaci pozioni di erbe e prodotti naturali, praticavano la pranoterapia, aiutavano le donne in difficoltà e probabilmente guarivano gli animi, come ogni buon terapeuta, anche tramite consigli. Non viene difficile pensare che sia stato più facile, per una donna, confidarsi a un'altra donna piuttosto che ai preti dell'epoca e per questi motivi e per gli antichi ricordi ancestrali buona parte della popolazione ad esse ricorreva.

Pochi giorni dopo la riunione del parlamento, arrivarono a Triora il vicario dell'inquisitore di Genova e il vescovo Ingauno. Da quel momento almeno trenta povere donne, vennero stanate, incarcerate e torturate con efferata determinazione. Assieme a loro, anche un uomo ed un fanciullo.

In questo racconto non si analizza a fondo il tema della 'caccia alle streghe' e di come con efferatezza e ipocrisia senza ritegno, la chiesa romana cattolica si macchiò di una persecuzione fra le più orrende. Tuttavia, per un giusto inquadramento delle tristi vicende delle streghe di Triora, va detto che con la caccia alle streghe la Chiesa romana portava a casa più di un risultato.

Si perpetrava la cancellazione fisica di ciò che rimaneva delle antiche tradizioni dei nativi europei nel sapere, nelle ricette, pratiche e rituali delle bagiue, sicuramente depositarie di antiche conoscenze da proteggere, anche se probabilmente imbastardite. Fu un caso che le zone occitane e para-occitane, luoghi dove a lungo si era praticato il druidismo e l'antica religione, furono fra le più colpite dalla caccia alle streghe nel periodo della massima persecuzione?

D'altro canto si sbaragliava l'acquisizione di rispetto e potere da parte di un qualcosa che poteva diventare (o già era) una casta di "donne" in grado di influenzare le messi e i destini, di fare del male come del bene, e tramite la tortura, si annullava e umiliava attraverso i corpi, una tradizione femminile come simbolo e con i simboli del femminino stesso, in terra e nel mondo alto dello spirito, marchiando una volta di più la donna come la parte malvagia e negativa dell'universo, e cancellando sempre di più l'eco dell'esistenza della Dea.

Si confermava altresì che niente e nessuno e tantomeno delle donne, potevano osare agire in alcun modo senza autorizzazione e all'insaputa del dominio quotidiano e capillare della Chiesa cattolica, neanche per fare del bene. E poi, come ogni persecuzione, la caccia alle streghe serviva sicuramente alla sistemazione di una serie di questioni locali, commerciali, pratiche, politiche o di semplice "buon vicinato".

Infatti gli arresti proseguirono indiscriminatamente, con particolare cecità e furia, estendendosi ai paesi vicini. Ufficialmente avvenivano sulla scorta di delazioni delle streghe già incarcerate, in realtà ci vuol poco a sopettare l'arresto di curatrici, donne particolarmente di carattere, particolarmente disinvolte e nemiche generiche invise alla comunità per i più disparati cattolici motivi o comuni invidie e gelosie.

In carcere le donne venivano atrocemente torturate, anche sino alla morte. In quelle istruttorie già assurde di per sé, quando qualcosa andava particolarmente storto, ad esempio decessi per sevizie o suicidi, era a causa dell'intervento del demonio in persona che voleva impedire la piena confessione delle ree.

La vicenda di Triora fu particolarmente crudele poichè la carcerazione delle bagiue durò più di un anno, nel corso del quale non si risparmiarono ulteriori arresti anche di anziane e bambine, per tutta la valle Argentina e dintorni. Non va dimenticato che nelle vicinanze si trova Baiardo, antico luogo d'incontro dei Druidi sin dalle epoche più remote.

Un periodo incredibilmente lungo per istruttorie del genere, risultato di una lotta fra Chiesa e potere terreno per la competenza a giudicare e condannare, in cui addirittura il commissario del caso agì da inquisitore più dell'inquisitore stesso e per questo venne persino ripreso dall'autorità ecclesiastica.

Da Genova, intanto, arrivavano richieste di notizie e aggiornamenti, a volte anche con tono allarmato.

Le singole tristi vicende delle bagiue arrestate sono state tramandate e scritte, si possono trovare ben riportate nei vari testi che si trovano al museo della stregoneria di Triora e in particolar modo nel libro di Sandro Oddo “Bagiue – Le streghe di Triora, fantasia e realta’”.

Qui si ricorda che anche un'ansiosa richiesta da parte delle autorità Trioresi a non arrestare le donne nobili e benestanti, venne ignorata, e finirono male anche loro, le ricche accanto alle popolane.

Infine quasi tutte, sotto patimenti e torture, confessarano orrendi misfatti e dopo un anno di guerra di competenze, parecchie perirono e le superstiti vennero deportate verso Genova.


Il rogo delle streghe in un dipinto medievale.

Ciò che lascia sperare, è che delle donne che arrivarono a Genova non si seppe più alcunché. L'etimologia di un cognome diffuso nella zona di San Martino di Struppa (capolinea della deportazione), lascia addirittura supporre che le bagiue trioresi, scarcerate o scappate, si possano essere rifatte una vita e una discendenza.

Oggi Triora è un affascinante sito che porta le testimonianze di un passato illustre, le antiche case sono di parecchi piani e l'impianto del borgo entro le alte mura è complicato e strutturato. Si respira aria di storia con la ‘esse’ maiuscola e fra le mura e i vicoli di pietra scura, si può 'sentire' l'eco di vicende remote e forti.

Certo è che le 'streghe' infine, hanno fatto la fortuna del paese, rendendolo meta di pellegrinaggio da parte di numerosissimi curiosi e ricercatori. Vi è un interessante museo etnografico e della stregoneria, meglio conosciuto come "museo delle streghe", in procinto di diventare un museo internazionale della stregoneria. E poi, botteghe delle streghe, ristoranti delle streghe, festival delle streghe e chi più ne ha ne metta. Eppure c'è qualcosa che sfugge alla vorace industria del turismo 'stregonesco'… un'atmosfera particolare per chi sa ascoltare, un qualcosa che fa sì che ci si aggiri per il borgo con delicatezza e rispetto.

Arriviamo a Triora nell'ora del tramonto, ora in cui i numerosi turisti si dirigono verso i ristoranti, e andiamo subito verso il "sentiero delle streghe" e la Cabotina, accreditata come il loro luogo di ritrovo. Il sito è suggestivo, le ca-botine sono ruderi di casette semi coperte di vegetazione, poste all'estremità orientale delle grandi mura, una specie di avamposto a picco sulla vallata e su di un bosco ripidissimo il cui limite visivo si perde molto in basso, in uno sfumato verde-grigio.

Sulle mura percepiamo la debole risonanza di un'antica energia ma dopo avere visitato una cabotina con tanto di targa marmorea e un'altra segnalata artigianalmente, ci sentiamo attratti decisamente verso un altro punto con la sensazione che il "luogo magico" sia quello: un rudere vicinissimo a quelli 'targati', interamente coperto di rampicanti e totalmente in bilico sul bosco. Chissà perchè, già visitando le cabotine "ufficiali", ci era venuto in mente che il vero luogo di ritrovo avrebbe dovuto essere nascosto e protetto dalla natura. Infatti il posto che più ci ha 'stregato', di fatto assomiglia a un enorme panettone verde.

Mentre come ipnotizzati e con lo sguardo perso nella trama del bosco osserviamo il lato a valle della terza cabotina, riceviamo ambedue la sensazione di un'energia forte e concentrata.

Appena ci dichiariamo cosa stiamo sentendo, un corvo gracchia due volte e gracchia nuovamente, come se confermasse le nostre sensazioni.

C'è da dire che né prima né dopo si sono uditi corvi. E da quando avviciniamo il punto energetico a quando lo lasciamo, tutta l'atmosfera cambia impercettibilmente ma completamente: lo stesso luogo ma un altro luogo, come una melodia che varia di tonalità e diventa più intensa. Uguale e diversa. E in quel momento sappiamo per certo che il verso del corvo è una risposta precisa. E che una dimensione che non ha bisogno di spiegazioni, ci avvolge. Camminiamo un po' per il sentiero e poi torniamo indietro. In corrispondenza della 'vera' cabotina sentiamo per pochi secondi un profumo molto forte. Un saluto, un ricordo e poi più niente.

Troveremo successivamente, su uno dei cellulari, quattro volte il numero 6 che non significando nulla, ma ricordando comunque un numero ricco di misteri e spesso associato a forze demoniache, sembra quasi uno scherzo del piccolo popolo.

Rientrando verso l'Aurelia, riflettiamo su quanti luoghi come questi andrebbero studiati, vissuti,analizzati e valorizzati, ben più di quanto non avvenga ora da parte della cosiddetta comunità scientifica, ma soprattutto senza pregiudizii e ingerenze esterne.

Purtruppo la strada è ancor lunga e sebbene nella stessa Triora entro pochi anni con finanziamenti dal nord Europa il museo si trasferirà in un sontuoso palazzo e si trasformerà in museo internazionale della stregoneria, è tuttavia bastato che la compagnia teatrale "il teatro della tosse" di Genova proponesse la messa in scena di un sabba, perchè la locale chiesa tuonasse contro e il comune vietasse l'opera.

Ancora una volta un’incredibile ingerenza da parte della chiesa cattolica e una ulteriore conferma di quanto siano violati i diritti elementari dei Nativi d'Europa, anche solo nella ricerca della propria storia.



 

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