Leggende e Tradizioni |
Bandiere al vento… e Animali Fantastici |
04 Ottobre 2022 | ||||||||||
Una storia di vessilli, simboli e creature leggendarie
Ogni anno, il 9 di aprile, viene celebrata una festa davvero particolare: parliamo dell’Unicorn National Day, la Festa nazionale dell’Unicorno. Si tiene in Scozia ed è un omaggio all’animale tradizionale di quella terra: il mitico Unicorno, rappresentato da secoli sullo stemma della nazione scozzese. Un animale fantastico tra i più leggendari e fiabeschi, riguardo al quale abbondano i riferimenti mitici ed artistici: un bellissimo essere non umano il quale, nella stragrande maggioranza delle sue leggendarie rappresentazioni, è visto come un grande cavallo interamente bianco, dotato di un sottile, lungo e appuntito corno che gli emerge dalla fronte. Molto raramente - e solo in alcune delle rappresentazioni più antiche, che risalgono a millenni prima di Cristo - è rappresentato dotato anche di ali, che sono però ben presto scomparse nella sua iconografia e letteratura. Il motivo per cui il popolo scozzese scelse proprio questo fantastico e leggendario animale non umano come emblema … beh, non è del tutto certo. Quello che si sa con certezza è che Re Robert I di Scozia (il mitico Robert Bruce) adottò ufficialmente l’unicorno come animale nazionale della Scozia, dopo che l’esercito scozzese aveva sbaragliato gli Inglesi del Re Edoardo II nella battaglia di Bannockburn del 1314, durante la prima guerra d'indipendenza scozzese. Quindi, un simbolo di forza, di lotta, di vittoria ma … decisamente strano, più legato a risvolti magici che non al rapporto concreto, materiale con il mondo animale. Da dove arrivava questo leggendario simbolo? Probabilmente da molto lontano. Circa cento anni prima, nei primi anni del 1200, i reali inglesi avevano adottato come proprio animale simbolico il leone: qui, anche se le dietrologie si sprecano, sembra tutto più facile … il leone re degli animali, dominatore della savana, creatura potente come poche altre ecc. ecc. Detto questo, possiamo però ripescare leggende remotissime: torniamo indietro nel tempo fino alla civiltà babilonese, nella Mesopotamia del 3500 circa avanti Cristo e qui troviamo numerose rappresentazioni artistiche dell’unicorno ma soprattutto racconti mitologici di vere e proprie guerre del popolo dei leoni contro il popolo degli unicorni. Realistica o simbolica che fosse, questa mitica contrapposizione tra leone ed unicorno non dovette passare inosservata ai potenti scozzesi i quali, per opera del loro re Robert the First, assunsero l’emblema dell’unicorno per dare una forza leggendaria alla loro secolare contrapposizione al Regno d’Inghilterra.
Ci sarebbe da farsi domande su come sia potuto arrivare nella Scozia del 1200 un mito dell'antica Mesopotamia... Mentre invece sicuramente molto vicine alla cultura scozzese sono le leggende celtiche: i nativi scozzesi hanno da sempre vissuto e trasmesso l'epopea del celtismo, che è stata accompagnata da innumerevoli racconti riguardanti gli animali fantastici. Racconti in cui l'unicorno è sempre stato simbolo di purezza e di carattere indomito, di nobiltà, di forza e di poteri magici. Una delle più antiche tradizioni celtiche riguardo all’unicorno si riferiva infatti al suo potere curativo e antivenefico: raccontava che all’alba dei tempi, quando Uomini e Unicorni vivevano insieme, laddove fosse avvenuto l’avvelenamento di una sorgente o di uno specchio d’acqua, come per magia si presentava un unicorno e immergeva il proprio corno nell’acqua, risanandola da ogni veleno. Allo stesso modo, i miti testimoniavano del potere terapeutico dell’unicorno, asserendo che molte malattie dell’uomo avrebbero potuto essere curate o alleviate se questi avesse potuto toccare il magico corno di un unicorno. Dunque, un essere arcaico benevolo, protettore e portatore di conoscenze, in grado di ripristinare l’armonia con la natura. Essere che pareva provenire da una sorta di aldilà, da una dimensione parallela che talora si affaccia sul nostro mondo … Dimensione dove l’unicorno era un individuo puro per eccellenza, tanto da poter essere avvicinato solo dai puri di cuore e cavalcato solo dagli elfi e da alcuni maghi, portatori di conoscenze precluse alla vita quotidiana e capaci di andare e venire tra i mondi. Del magico cavallo bianco le leggende celtiche dicevano non fosse capace di fare del male ad alcuno e avesse il dono di proteggere chi gli stava vicino da pericoli imprevisti, presentendoli. L’unicorno, dunque, come una sorta di tramite tra le dimensioni, di strumento per conoscere qualcosa che va “aldilà” del mondo sensibile, dell’immediato. Potremmo dire, un invito a non fermarsi alle apparenze: forse, non è un caso che questo splendido animale non umano sia stato assunto come riferimento dalla Scienza Alchemica, dove è uno dei simboli che rappresentano la rinascita, il raggiungimento di uno stato di consapevolezza spirituale superiore.
Così come non sarà un caso che, nella cultura popolare anglosassone, ancora oggi l’espressione unicorns and rainbows (unicorni e arcobaleni) è l’equivalente del nostro “rose e fiori”. Oppure che, nel linguaggio dell’economia, in particolare nell’attualissimo mondo delle aziende che si occupano di Internet, per “unicorn” si intende una piccola azienda appena creata che sta crescendo rapidamente e ha grandi prospettive di affermazione … Spostandoci di molto poco, troviamo un’altra terra fascinosa dalle radici antichissime: il Galles, ove si celebra uno dei più straordinari animali fantastici, il Drago. Sulla bandiera gallese troviamo infatti il leggendario Y Draig Goch che, in gaelico, significa il Drago rosso, drago che la tradizione popolare vuole essere stato vessillo del mitico Re Artù e di altri condottieri celti fin dalla più remota antichità, per diventare bandiera nazionale gallese con Cadwaladr, Re del Galles dal 655 al 682. E si può ben dire che la bandiera nazionale del Galles sia a tutt’oggi la più antica tra le bandiere nazionali del mondo intero: la prima testimonianza scritta dell’adozione di questo stendardo risale infatti all’anno 820, quando un monaco gallese di cui non si hanno notizie (tranne che il suo nome latinizzato era Nennius) scrisse la prima storia documentata d’Inghilterra, la cosiddetta “Historia Brittonum”, libro in cui è riportata appunto la celebrazione del Drago Rosso sul drappo gallese fin dai tempi del Re Cadwaladr. Ovviamente, ci si può chiedere: perché il Drago? Sono state intessute moltissime trame intorno alla storia di questa mitica bandiera: una, tra tutte, ci sembra la più vicina alle radici del popolo gallese, perché ci parla di Myrddin, un personaggio davvero imponente nella storia e nella cultura celtiche. C’è chi dice sia solo una leggenda ma sono state riscontrate numerose prove tangibili della sua esistenza e della sua affascinante avventura. Pare sia nato, appunto, in Galles, a Caer-Fyrddin, l’attuale Carmarthen, nel sud del paese, intorno al 550. Fu uomo dalle grandissime abilità: profeta, indovino, conoscitore della magia, politico geniale, consigliere di re come Uther Pendragon, padre del mitico Re Artù e poi, soprattutto, di Artù stesso. Myrddin lasciò un’impronta indelebile nella cultura e nella spiritualità celtiche, fu narrato nelle letterature in mille modi ed è arrivato a noi con un nome che tutti conosciamo, vale a dire Merlino, meglio noto come Merlino il Mago. E si fa proprio risalire a un magico evento la storia del mitico Drago Rosso: per la precisione, a una profezia che Merlino, giovanissimo, comunicò al condottiero e poi re britannico Vortigern. Merlino raccontò che gli erano apparsi due draghi: uno rosso, che rappresentava i Celti britannici, l’altro bianco, che rappresentava gli invasori sassoni di quella che oggi è la Gran Bretagna.
La profezia si concludeva con l’immagine dei Celti vittoriosi e fu proprio da quel sogno leggendario di Merlino il Mago che pare nacque l’attaccamento del popolo gallese al grande drago rosso: una visione dunque, di libertà, di rinascita che ci riporta molto indietro, fino alla culla dell’Umanità, cioè a quella cultura dello Sciamanesimo druidico che, fin dall’alba dei tempi, individuò proprio nel drago l’animale simbolo della nascita e dell’evoluzione della vita. La storia della bandiera gallese e del suo drago sa dunque di un’avventura molto antica, piena di fascini storici, culturali e simbolici. Così come quella dello stemma di stato dell’Islanda, dove campeggia ancora un Drago, a ricordo dell’essere benevolo, protettore dell’isola in epoche antiche … Su questo stemma compaiono infatti, a sostenere la croce che rappresenta lo Stato d’Islanda, le figure di 4 esseri sospesi tra mito e realtà: un Gigante umano, un Toro, un’Aquila e un Drago. Anche qui la storia è intrigante, perché questi 4 esseri sono da sempre, nella tradizione islandese, identificati nei 4 cosiddetti landvættir, ovverossia i quattro Protettori del Paese, ognuno dei quali si ritiene abbia salvato, in epoche remote, l’isola da pericoli portati da genti esterne che avrebbero arrecato distruzioni e sventure alle genti islandesi. Il drago, in particolare, era considerato da sempre come un essere realmente esistente, compagno di vita delle altre specie animali: era solito fare i propri nidi su alte scogliere e da qui volare a precipizio verso i mari, con un occhio sempre attento alla difesa delle terre d’Islanda. Anche qui, dunque, un connubio antico tra uomini, animali ed esseri leggendari… La magia continua e ci fa arrivare all’altro capo del Pianeta, in una piccola ma davvero particolarissima nazione, il Bhutan, che è ancora oggi un regno ereditario, situato nella parte orientale delle terre himalayane, tra India e Cina. Qui, il drago è davvero visto come l’origine e l’emanazione di tutto: a partire dal nome stesso della nazione che, nella lingua dzongkha, l’antico linguaggio delle etnie locali, non è Bhutan bensì Druk Yul, che significa Terra del Drago. Così come il re viene chiamato Druk Gyalpo, che significa Re Drago e i bhutanesi definiscono sé stessi Drukpa, che significa Popolo Drago. Come a dire: l’animale fantastico e l’animale umano diventano la stessa cosa.
Non stupisce che, sulla bandiera del Bhutan, campeggi proprio un grande drago bianco che stringe tra gli artigli delle gemme, a testimonianza del benessere materiale e spirituale che questa mitica creatura ha sempre propiziato per le genti del posto. Ma non solo, nelle tradizioni locali il colore bianco del drago rappresenta il legame sacro tra sovrano e popolo e l’impegno di tutti a mantenersi puri nei pensieri e nelle azioni che uniscono i gruppi etnici del Bhutan: un impegno di cui la forza e la vitalità del drago saranno sempre testimoni e garanti. Bellissimi significati, che ci ricordano quanta importanza ebbe per l’Uomo il simbolo del Drago, a partire, come dicevamo, dalla primigenia cultura ed esperienza dell’Umanità, lo Sciamanesimo druidico, per il quale il drago è stato il simbolo stesso della Natura, un’espressione di vita, di forza, di conoscenza che si trasmise a tutte le culture a venire. Tranne, purtroppo, la cultura ebraico-cristiana che, per opporsi alle antiche tradizioni, trasformò il drago in un essere demoniaco… Ma, per fortuna, per quanti sforzi fecero, le gerarchie ecclesiastiche non riuscirono mai a sradicare il mito positivo del drago, tant’è vero che oggi ne abbiamo una testimonianza precisa nella bandiera, recentissima, di Dreamland. Dreamland è l’Ecovillaggio situato nel Parco Naturale della Mandria, tra Torino e le Alpi: fu creato da Giancarlo Barbadoro, compianto direttore di questa rivista, con l'intento di realizzare un esempio concreto di ecospiritualità e un polo culturale e spirituale, dove si potesse sperimentare una nuova convivenza tra esseri senzienti, animali umani e non umani, nel rispetto di Madre Terra e di tutti i suoi figli, compreso il regno vegetale. Bene, la bandiera di Dreamland è ispirata ad un drappo antichissimo, tradizionalmente riferito alla saga del dio civilizzatore Fetonte e della città megalitica di Rama, città di remotissime origini che si estendeva tra la Valle di Susa e Torino in tempi ancestrali e che costituì per millenni un autentico faro per le conoscenze dell’Umanità. L’Ecovillaggio di Dreamland ha assunto come proprio simbolo la Bandiera cosiddetta dei Tre Draghi, ispirata all’antico vessillo della Città di Rama: uno sfondo azzurro dove campeggiano tre draghi, uno bianco uno rosso uno nero, che si inseguono a spirale, uniti al centro. Immagine che da tempi immemori trasmette precisi simbolismi dello Sciamanesimo druidico. E che ancora oggi sventola nel cielo alpino, ricordando la magia degli Animali Fantastici che hanno scritto e scriveranno le storie dell’Uomo.
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