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La Terra vista dallo spazio (Image NASA)
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Il progetto di una Carta dei Diritti di Madre Terra presentato all’ONU propone la visione del nostro pianeta come un organismo vivente che deve essere tutelato
di Rosalba Nattero
L’Ecuador è stato il primo Paese a riconoscere i diritti di Madre Terra nella sua Costituzione. Lo ha presto imitato la Bolivia e ora il progetto di una Carta dei Diritti di Madre Terra è in via di discussione alle Nazioni Unite. Dall'anno 2008 i diritti della Terra sono parte fondante della Costituzione dell'Ecuador. Nella riscrittura della sua Costituzione, avvenuta a seguito di un referendum popolare, l’Ecuador ha inserito la Dichiarazione universale dei diritti della Natura, un atto che rappresenta una nuova visione del mondo accomunando in un'unica battaglia tutti i movimenti per la tutela dell’ambiente e degli animali, per la liberazione dallo sfruttamento, per i diritti della Terra, degli esseri umani e di tutti gli esseri viventi. Seguendo l’esempio dell’Ecuador, il 7 dicembre 2010 in Bolivia è stata approvata la “Legge dei Diritti della Madre Terra”, che definisce la Terra come “il sistema vivente dinamico costituito dalle comunità indivisibili di tutti i sistemi di vita e dagli esseri viventi, interdipendenti e complementari che condividono un destino comune”. E aggiungendo che "la Madre Terra è considerata sacra". Tre capitoli e dieci articoli che affermano attraverso la sostanza giuridica valori come l'armonia, il bene collettivo, la garanzia della rigenerazione, il rispetto e la difesa della Terra, la sua non mercificazione e l'interculturalità. La proposta di una carta dei diritti del pianeta è stata portata all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite da Evo Morales, presidente della Bolivia. Il discorso del Presidente Morales all’ONU era incentrato sulla necessità di lavorare per l’approvazione di una Dichiarazione Universale sui Diritti della Madre Terra. "Il XX secolo è stato il secolo dei diritti umani. Innanzitutto con l'approvazione dei diritti civili e politici nel 1948, e in secondo luogo con l'approvazione dei diritti economici, sociali e culturali nel 1966. Adesso il XXI secolo deve diventare il secolo dei diritti della Madre Terra e di tutti gli esseri viventi” ha esordito Morales nella sua dichiarazione.
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Evo Morales nel suo discorso al Summit
delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile Rio +20 a Rio de Janeiro
il 21 giugno 2012
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“Per vivere in armonia con la natura dobbiamo riconoscere che non sono solo gli esseri umani ad avere diritti, ma anche il pianeta, gli animali, le piante e tutti gli altri esseri viventi hanno diritti che dobbiamo rispettare. Ciò che sta accadendo adesso a causa del cambiamento climatico è legato al mancato rispetto dei diritti della Madre Terra.” Evo Morales nel suo accorato discorso alle Nazioni Unite ha elencato i punti della Carta dei Diritti di Madre Terra, tra cui: Il diritto alla vita, che significa diritto ad esistere Il diritto per cui nessun ecosistema, nessuna specie animale o vegetale, nessun ghiacciaio, fiume o lago possa essere eliminato o sterminato a causa di un'attitudine irresponsabile degli esseri umani. Noi umani dobbiamo riconoscere che anche la Madre Terra e gli altri esseri viventi hanno diritto a esistere e che il nostro diritto termina quando incominciamo a provocare l'estinzione o l'eliminazione della natura. Il diritto alla rigenerazione delle sue bio-capacità La Madre Terra può rigenerare le sue bio-capacità. L'attività umana sul Pianeta Terra e le risorse della terra non possono essere illimitate. Lo sviluppo non può essere infinito. C'è un limite, dato dalla capacità di rigenerazione delle specie animali, vegetali, forestali, delle fonti di acqua e dell'atmosfera. Se noi esseri umani consumiamo o peggio dissipiamo più di quanto la Madre Terra è in grado di ridare o ricreare, distruggeremo lentamente la nostra casa, asfissieremo poco a poco il nostro Pianeta, tutti gli esseri viventi e noi stessi. Il diritto ad una vita pulita, ovvero il diritto della Madre Terra di vivere senza essere inquinata Non solo noi esseri umani abbiamo il diritto a vivere bene, ma anche i fiumi, i pesci, gli animali, gli alberi e la stessa terra hanno il diritto a vivere in un ambiente sano, libero dall'avvelenamento e dall'intossicazione. Il Presidente Morales ha così continuato il suo appello all’ONU: “È giunta l'ora di riconoscere che la terra non ci appartiene, bensì siamo noi ad appartenerle. Che la nostra missione nel mondo sia vigilare sui diritti non solo degli esseri umani, ma anche della Madre Terra e di tutti gli esseri viventi". La proposta è ancora sul tavolo delle discussioni delle Nazioni Unite, ma il valore morale e rivoluzionario di questo appello contiene una indubbia provocazione che mostra l’enorme contrasto tra la visione del mondo dei Popoli indigeni e quella della società maggioritaria. La legge sui Diritti di Madre Terra, già in atto in Bolivia e in Ecuador, è stata fortemente influenzata dalla visione indigena del mondo spirituale, che pone la Natura al centro dell’esistenza e di tutte le cose della dimensione umana. Un ente spirituale da cui tutti noi dipendiamo, e dal quale possiamo trarre insegnamento e conoscenza.
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Il culto della Grande Madre è presente
in tutte le tradizioni antiche dei Popoli della Terra. La Venere di
Willendorf, rinvenuta in Austria, si stima sia stata realizzata circa
26.000 anni fa
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È la Pachamama dei Popoli indigeni del Centro America, è lo Shan dei Nativi europei o il Wakan Tanka dei Nativi nordamericani. Cambia il nome, ma il significato è lo stesso: la Terra come la nostra Grande Madre, che ha generato tutto ciò che esiste sul pianeta e se ne prende cura. Da sempre, presso tutte le culture vicine alla natura, si considera la Terra come un’entità viva, madre e protettrice degli uomini. Nelle tradizioni del Nord Europa troviamo il simbolismo della Grande Madre, o Dea Madre. Questo mito è ripreso anche ai giorni nostri da scienziati come James Lovelock che nella sua “Ipotesi Gaia”, dall’antico nome greco della Terra, teorizza che il pianeta sia un organismo vivente che si prende cura delle sue creature. L’ipotesi Gaia riprende un’antica teoria druidica secondo cui la Terra è intesa come un organismo vivente in grado di mantenere costanti le condizioni favorevoli al manifestarsi della vita, di conservare gli oceani a temperatura stabile e la loro salinità a livelli immutabili.
Ma la visione della Natura, secondo i Popoli naturali, si spinge oltre. La Natura non è solo il manifestarsi di un’armonia che si mostra con i prati, le montagne o i fiumi: la Natura è depositaria di un grande mistero, un mistero che Madre Terra cerca di trasmettere ai suoi figli attraverso un incessante insegnamento spirituale. Più ci avviciniamo alla Natura, più troviamo forza interiore e armonia in noi stessi. È il concetto dell’ecospiritualità, una definizione che accomuna la visione spirituale di tutti i Popoli indigeni. Proprio all’ONU, da diversi decenni sono in atto dei Forum per la tutela dei diritti dei Nativi. In questi Forum, nativi appartenenti a etnie di tutto il pianeta si incontrano, diversi nell’aspetto, nella cultura, nella lingua e nelle tradizioni. Ma nonostante queste enormi differenze c’è un’intesa comune sulla spiritualità. Tutte queste etnie, dalla prima all’ultima, sono concordi nel definire la Natura come l’unico vero riferimento spirituale. Da qui il concetto di ecospiritualità. È un concetto tanto semplice quanto apparentemente impossibile da comprendere, se si è inseriti nella visione del mondo della società maggioritaria. Eppure i Nativi hanno capito che difendere i diritti di Madre Terra significa difendere la sopravvivenza di tutti. Rispetto per la Terra significa rispetto per tutti i suoi abitanti, a qualsiasi specie appartengano. Purtroppo la società maggioritaria è basata su un rapporto conflittuale tra uomo e ambiente, poiché pone l’uomo al centro dell’universo, con il diritto di sfruttare tutto ciò che ha intorno, dalle risorse del pianeta agli animali. Il risultato è disastroso e si ritorce contro la stessa società maggioritaria.
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Pow wow alle Nazioni Unite di Ginevra durante un Forum dedicato ai Popoli indigeni
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Non è da molto che si comincia a comprendere, ad esempio, che la maggior causa di inquinamento del pianeta sono gli allevamenti intensivi. Ne abbiamo un esempio nella deforestazione Amazzonica, in cui l’88% del territorio disboscato è stato adibito all’allevamento per l’esportazione di carni. L’allevamento intensivo è anche la causa dell’inquinamento del suolo e delle acque. E tutto ciò per che cosa? Per produrre cancro e malattie, come ormai è provato dalla maggior parte delle ricerche sull’alimentazione. Oltre a produrre una sofferenza indescrivibile a milioni di creature senzienti, costrette a condizioni che non dovrebbero neppure essere prese in considerazione in una società civile, gli allevamenti intensivi producono danni irreparabili al pianeta e sono la maggior causa di malattie per l’uomo. Questo rapporto conflittuale con Madre Terra, cui siamo costretti, volenti o no, a sottostare, è destinato a ritorcersi contro di noi, se non vi porremo dei ripari. È quello che la Bolivia e l’Ecuador stanno cercando di fare con la Legge dei Diritti di Madre Terra, e si spera che saranno imitati anche da molti altri Stati. Il discorso di Evo Morales alle Nazioni Unite si è concluso con un monito: “L'Organizzazione delle Nazioni Unite è l'ente che deve far rispettare i diritti della Madre Terra e degli altri esseri viventi. La grande sfida delle Nazioni Unite nel XXI secolo sarà pensare e vegliare sui diritti di tutto e di tutti.”
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