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Manifestazione contro il Columbus Day davanti alla Casa Bianca
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di Suzanne Benally
Ogni anno, il 12 ottobre, i festeggiamenti del Columbus Day mettono i Nativi in una posizione scomoda e dolorosa. Nel 2011, come popolo Nativo di questo paese, ci troviamo a dover esprimere ancora una volta i nostri sentimenti riguardo ad una festa nazionale storicamente imprecisa.
Il fatto che Cristoforo Colombo non “scoprì” l'America sembra non venir ascoltato. Il fatto che il suo arrivo sulla nostra terra sia stato l'inizio di più di 500 anni di avidità, morte e degrado in proporzioni senza precedenti sfugge allo stesso modo ad orecchi altrimenti attenti. Così, ancora una volta, noi come Popolo Nativo, ci confrontiamo con un altro anno speso ad istruire coloro che insistono nell'affermare che Colombo è una figura degna dell'adorazione nazionale. Chiediamo che nel Giorno di Colombo, sia osservata una riflessione sui fatti storici.
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Il 12 ottobre, in tutti gli Stati degli USA le Nazioni native americane organizzano manifestazioni di protesta
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Al momento dell'arrivo dei colonizzatori Europei, gli Indigeni abitavano il continente da oltre 20mila anni. Eravamo coltivatori, scienziati, astronomi, artisti, matematici, cantanti, architetti, fisici, insegnanti, madri, padri ed Anziani che vivevano in società sofisticate.
A queste società non mancava nulla e avevano tantissimo da dare in quanto a saggezza e conoscenza. Ci opponiamo ad una festività falsa e dolorosa, che perpetra la visione di una terra aperta alla conquista dei suoi abitanti Nativi, delle loro società altamente evolute, e delle risorse naturali.
Siamo solidali con l'appello che arriva da tutte le Nazioni Native ad abolire il Columbus Day, non riconoscendolo e non onorando quella giornata come Giorno di Colombo.
Suzanne Benally è membro della nazione Navajo e Santa Clara Pueblo ed è Presidente della organizzazione Cultural Survival
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