Indigenous Peoples

Il segreto di Ngog Lituba, la montagna sacra del Camerun

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03 Febbraio 2011



La montagna sacra del popolo Bassa sormontata dalla croce installata dalla Chiesa Cattolica per appropriarsi del valore simbolico del sito. Si distingue in basso l’apertura della caverna che si inoltra nel cuore della montagna.

di Giancarlo Barbadoro

Il mito di Ngog Lituba rappresenta uno dei pilastri della cultura e della spiritualità dei popoli Bassa, Mpo’o e Bati del Camerun. La storia di un dio che dopo aver dispensato conoscenza abbandona il mondo degli uomini lasciando il compito di continuare la sua opera attraverso le società iniziatiche africane. I parallelismi del mito con le vicende di Fetonte, disceso anticamente dal cielo secondo la tradizione druidica, nella Valle di Susa in Piemonte. L’avversione della Chiesa cattolica e il tentativo di appropriarsi della montagna sacra per cancellare la sua importanza spirituale presso i popoli africani.

Ngog Lituba è una bassa, e pur tuttavia maestosa, montagna rocciosa che si trova nel paese delle comunità Bassa e Bati, nel distretto di Nyanon, a nord-est di Douala, nel centro del Camerun.

Una montagna che da millenni è considerata sacra dai Nativi Africani ed è ritenuta come la culla dei popoli Elog-Mpo'o, Bassa, Duala, e del gruppo Bati, e che oggi si trova al centro di un caso internazionale di prevaricazione culturale. Un caso che ricorda quello di Mount Graham, in Arizona, dove si è tentato di ridimensionare, a danno degli Apache, il loro riferimento alla loro montagna sacra addirittura con l’installazione di un osservatorio  astronomico internazionale. Oggi, dopo le numerose proteste e le interpellanze della Ecospirituality Foundation all’ONU,  l’osservatorio è abbandonato dalla maggior parte degli sponsor, ma resiste ancora quello del Vaticano.

Ngog Lituba ha il significato etimologico di "roccia forata" e prende il suo nome da un foro che si apre sul suo fianco e che procede lungo una galleria che racchiude molti ricordi sacri del Popolo Bassa.

Ngog Lituba si presenta misteriosa e rimarchevole non solamente per via del mito che la circonda e per l’importanza spirituale che riveste, ma anche per la sua particolare struttura rocciosa che non ha trovato ancora una soddisfacente spiegazione.

La montagna si trova nel cuore di una vasta foresta, attraversata dal fiume Sanaga, anch’esso rivestito di significati mitici, le cui acque scorrono impetuosamente e con grande fracasso e vanno a urtare la roccia sacra. Nel suo insieme ha l'aspetto di una roccia vulcanica, insolita e isolata nel mezzo di una area piatta e tranquilla che si estende per molti chilometri. Nulla potrebbe far pensare ai resti di un vulcano spento. Potrebbe essere valida l’ipotesi di considerare l'immensa  area in cui si trova come quella di un antico cratere meteorico livellato dal tempo.

Prendendo in esame il suo particolare aspetto, Ngog Lituba potrebbe essere in effetti una roccia meteorica di straordinarie proporzioni. Se consideriamo che gli oggetti che entrano nell'atmosfera terrestre, provenendo dallo spazio, sono sottoposti inevitabilmente a forti frizioni che generano temperature tanto elevate da far fondere i materiali rocciosi, si può constatare come il complesso roccioso con il suo aspetto supporti l’ipotesi della sua origine meteorica.


Brice Tjomb, Rappresentante della Ecospirituality Foundation in Camerun, in una intervista televisiva in occasione della sua visita a Torino.

In merito a tale ipotesi, si può osservare come, salendo in cima alla montagna, in alcuni punti la roccia appaia gonfia e piena di aria proprio come se il materiale di cui è fatta abbia ribollito a suo tempo a causa di forti temperature.

Per curiosità, si può aggiungere anche che in certi punti della montagna, si possono osservare addirittura impronte preistoriche di piedi umani lasciate nella roccia evidentemente in un momento in cui il materiale doveva essere ancora malleabile.


L'origine del popolo Bassa è legata a Ngog Lituba e al suo significato sacro. In base alle leggende e ai miti che sono tramandati ancora oggi in Africa, Ngog Lituba è considerata come la culla dei popoli Elog-Mpo'o, Bassa, Duala, e del gruppo Bati.

Ngog Lituba è il centro di miti fondamentali per la loro cultura. Questi da sempre effettuano pellegrinaggi alla grotta sacra per commemorarvi la loro storia e insegnare ai propri figli la loro tradizione segreta, conservata da pochi iniziati, comunemente riconosciuti come Mbombock o Mpeh Mpeh, a seconda delle tribù.

Ngog Lituba viene considerata dalle varie tradizioni del luogo come la grotta da cui uscirono i due primi progenitori del popolo africano.

L’evento è ricordato dalle antiche tradizioni del popolo Bassa attraverso le vicende dei due loro progenitori. La tradizione africana riporta che i due progenitori, in fuga dall’antico Egitto, cacciati dai Foulbe e inseguiti dai loro nemici, come nel racconto biblico del faraone egizio che inseguiva gli ebrei fuggitivi, si rifugiarono all’interno della grotta di Ngog Lituba.

Provvidenzialmente, subito dopo che ebbero preso riparo dai loro inseguitori nella grotta, un ragno tessé rapidamente la sua tela proprio sul suo ingresso.

I loro inseguitori passarono davanti alla roccia e senza sospettare nulla, ritenendo che nessuno fosse entrato nella grotta essendo la tela intatta, proseguirono senza indugio oltre la montagna consentendo così ai fuggitivi di salvarsi dalla loro furia omicida e di procedere poi per il loro cammino.

Da allora questa montagna è considerata la culla del popolo Bassa e il ragno è divenuto il loro totem e ha assunto un valore di sacralità.

Ancora altre tradizioni relative al mito che circonda Ngog Lituba affermano che questo fu il luogo in cui, al principio dei tempi, si manifestò il dio vivente Nyambé, l'antico degli antichi.

Qui creò gli spiriti, la prima coppia umana che mancava di ombelico e l'immensa foresta dove vi pose la grande roccia di Ngog Lituba.

Secondo la tradizione africana, la coppia umana generò quindi la sua prole che andò a costituire nel tempo un popolo numeroso e felice. Nyambé viveva tra di loro dispensando conoscenza e proteggendoli dalle malattie e dalla morte e il foro nella roccia era la sua casa.

Intorno al dio gli uomini vivevano nella pace e nella prosperità poiché possedevano una unione di intenti basata sulla reciproca amicizia, uniti simbolicamente “come le dita delle mani”. Ai piedi della montagna, Nyambé aveva piantato il "Singue", un piccolo albero  che consentiva di ritrovare salute e una rinnovata gioventù in grado di far ricominciare una nuova vita.

La Delegazione del Popolo Bassa del Cameroun con Giancarlo Barbadoro
e Rosalba Nattero della Ecospirituality Foundation, allo Stone Circle di Dreamland.

Dalla prima coppia di esseri viventi si venne a formare il popolo africano e quando questo divenne numeroso iniziò a migrare e a disperdersi per tutta l’Africa.

Accadde purtroppo che comparvero individui che presero a contestare il ruolo del dio e, appoggiati dai loro seguaci, presero a reclamare la loro volontà di poter vivere indipendenti senza bisogno della sua presenza.

Il dio, rispettando la loro volontà, si fece da parte. Prima di accommiatarsi dagli uomini si presentò un'ultima volta per dare ancora la sua esortazione.

Nyambé riunì il suo popolo al monte della pietra forata. Mostrò un fascio di rametti trattenuti da un laccio e spiegò come questo fascio, ovvero l'unità del popolo, non poteva essere spezzato neppure dal più forte dei presenti, mentre un qualsiasi singolo rametto era frantumabile senza problemi da chicchessia e li invitò a mantenersi uniti per continuare a vivere nella pace e nella felicità.

Quindi si congedò lasciando il mondo degli uomini, si incamminò verso ovest, lasciando che le società iniziatiche segrete che aveva fondato continuassero a onorarlo e a far conoscere il suo insegnamento tra le varie nazioni africane che si stavano formando.

Da allora il popolo africano perse la sua unità e cominciò a  conoscere la sofferenza e la morte. Solo coloro che lo ascoltarono, assecondandolo nella sua esortazione, poterono continuare a vivere nel suo dono spirituale.

Nella prospettiva del mito di Nyambé si può ritenere che Ngog Lituba giunga a coinvolgere con il suo significato spirituale non solo il popolo Bassa ma anche tutto il continente africano.


Ngog Lituba non è l'unica presunta roccia di natura meteorica conosciuta sulla terra legata a antichi miti di eventi straordinari del passato che si riferiscono alle radici dell'umanità.

Ne esistono altre in Australia, in alcuni stati degli USA e in molti altri paesi.

In Australia si trova Uluru, la particolare montagna rossa considerata sacra dai Nativi australiani, che si erge al centro del continente e che viene considerata di natura meteorica.

In Germania esiste il complesso di grandi rocce di Externsteine, nella Foresta Nera, che nei significati attribuiti alle varie formazioni riporta una storia leggendaria degli antichi popoli europei e rappresenta un importante simbolo spirituale.

Il carattere sacro di Ngog Lituba lo ritroviamo anche nella montagna sacra degli Apache dell’Arizona, "Dzil Nchaa Si An" (la Grande Montagna seduta), oggi conosciuto con il nome di Mount Graham attribuitogli dai coloni americani.

Questo carattere sacro è attribuito anche alla "Montagna di Adamo", sull'Isola di Ceylon, dove esiste l'impronta di un piede umano che le tradizioni autoctone riconducono al passaggio di un dio celeste, e che ricorda le impronte rinvenute su Ngog Lituba.

Il mito di Ngog Lituba sembra sovrapporsi anche a quello di Fetonte, lontano dalle terre dell’Africa, nella Val di Susa in Piemonte.

Ovidio nelle sue Metamorfosi riporta che Fetonte, figlio del dio sole, sarebbe caduto per sua imperizia sulla terra con il carro solare, incendiandola. Nel merito del valore dei miti, Platone, citando la leggenda di Fetonte, asserisce che essa rappresenta un modo simbolico di trasmettere attraverso il tempo antichi eventi la cui memoria sarebbe andata altrimenti perduta.

La tradizione celtica che è stata tramandata dal druidismo in Europa riporta l'evento ricordato da Ovidio affermando che Fetonte non precipitò, ma discese nella Valle di Susa con il suo carro celeste interamente d'oro, per dare vita all’umanità donando il fuoco e la conoscenza.


Un pellegrinaggio di esponenti del Popolo Bassa a Ngog Lituba. Da sempre vengono effettuate visite alla grotta sacra per commemorare la loro storia e insegnare ai propri figli la tradizione segreta che i loro Anziani custodiscono.

Come per il mito di Ngog Lituba, anche secondo la leggenda di Fetonte l'antico “dio vivente tra gli uomini” viene  messo in relazione con una montagna, il Roc-Maol (l'attuale Rocciamelone), anch'essa  "forata" sul suo fianco per via dell’apertura di una antica e mitica grotta che univa la Val di Susa alle le Valli di Lanzo.

Nella valle, all'interno di un cerchio di dodici pietre erette, Fetonte insegnò, secondo il mito, la sua  conoscenza. E come Nyambé, anche Fetonte portò  in dono agli uomini un albero dai poteri particolari,  l'Yggdrasil, il mistico “albero della vita” che si estendeva tra i mondi e che era in grado di donare benessere e conoscenza.

Prima di lasciare gli uomini donò loro una grande ruota d'oro forata. Secondo il mito, i suoi allievi, gli Ard-rì, porteranno in seguito il suo insegnamento in tutto il continente europeo, dall’estremo nord al bacino fertile dell’attuale Mar Nero. Intorno al cerchio di pietre dove Fetonte insegnava venne quindi costruita in seguito la grande città di Rama in cui, secondo la leggenda, era custodito il Graal.

Un altro racconto relativo al mito di Fetonte, forse ancora più antico, narra di come il Drago primordiale, all'inizio dei tempi, decidesse di  punire l'iniquità della prima vita sulla Terra scagliandovi sopra un grande masso.

Creò quindi i progenitori e poi in seguito li condusse alla grande roccia forata dove sorgeva anche l'albero della vita. Quando venne il momento di accomiatarsi spiegò loro il segreto del Vuoto che era al centro della roccia e dei 22 angoli segreti posti sulla sua circonferenza che portavano al mistero del suo centro invisibile.

La Chiesa Cattolica, indifferente alle tradizioni del Popolo Bassa e degli altri Nativi africani, per opera del vescovo di Douala, Monsignor Mongo, egli stesso dell'etnia Bissoo, ha

ha fatto erigere nel 1959 una grande croce e una statua della Madonna sulla sommità della montagna, con l’intento di trasformare questo importante luogo di pellegrinaggio e culla delle quattordici tribù native di Ngog Lituba, in una proprietà fondiaria da poter utilizzare per i propri scopi.

Nel 2005, M. Samuel Brice Tjomb, membro della comunità Bassa e portavoce della "Confrérie Mbog-Parlement”, chiese l’aiuto della Ecospirituality Foundation per dare un contributo di visibilità pubblica al loro problema.

A fronte della palese violazione della sacralità attribuita dagli autoctoni a Ngog Lituba, la Ecospirituality Foundation accettò di sostenere il caso e, in nome del Popolo Bassa, dal 2006 presentò numerose interpellanze di denuncia all'ONU di Ginevra e di New York sulle profanazioni subite dalla montagna sacra del popolo Bassa.

Nel 2008, durante i lavori del Forum dell’ONU di New York sugli affari indigeni, la Chiesa ha contestato presso la Ecospirituality Foundation le richieste del popolo Bassa dichiarando la legittimità del suo operato, come aveva già fatto in precedenza per il caso di Mount Graham in Arizona, asserendo che non esiste alcuna prova dimostrabile sulla sacralità del luogo e che quindi il popolo Bassa non ha alcun diritto a protestare.

La Ecospirituality Foundation ha ribadito che la sacralità di un luogo viene attribuito con pieno diritto da chi utilizza il luogo stesso. Portando in esempio la sacralità attribuita dai cattolici al Vaticano e citando il necessario rispetto per ciascuna credenza dei Popoli per rimanere al di sopra di ogni possibile conflittualità.

La Ecospirituality Foundation ha chiesto inoltre alla Chiesa le motivazioni del suo gesto suggerendo, nel reciproco rispetto delle diverse religioni, di spostare la croce e la statua della Madonna in un sito di culto proprio dei cattolici.

La Ecospirituality Foundation nei suoi appelli alle Nazioni Unite ha sempre continuato a chiedere che venisse riconosciuta la volontà dei Nativi del popolo Bassa di poter esercitare e di godere liberamente, in virtù della Dichiarazione sui Diritti dei Popoli Indigeni, dei benefici spirituali e culturali relativi a Ngog Lituba, la loro montagna sacra.

Questi ultimi richiedono esplicitamente che questo luogo trascurato e minacciato dal degrado sia riconosciuto dall'Unesco come Patrimonio Mondiale dell'Umanità per poter mettere fine al monopolio della Chiesa cattolica romana.


La particolare formazione rocciosa di Ngog Lituba che sembra mostrare il calore a cui dovette manifestare in origine.

L'appello della Ecospirituality Foundation, rivolto all'ONU a nome del Popolo Bassa, riguarda oggi anche la restituzione al Camerun delle vestigia mistiche e del patrimonio tradizionale conservate nei musei europei dall'epoca della colonizzazione del Camerun da parte della Francia, della Germania e della Gran Bretagna. Viene chiesta quindi la messa a punto di un meccanismo che favorisca l'identificazione, il rimpatrio, il recupero e la conservazione in Camerun degli strumenti spirituali usati dai Patriarchi Mbock e appartenenti agli autoctoni, che sono stati sequestrati nel corso dei decenni coloniali e trattenuti nei musei europei come semplici ornamenti.

In questa richiesta, gli esponenti del popolo Bassa tendono a precisare che la loro rivendicazione è di natura  culturale e spirituale e non contiene alcun interesse politico, poiché sarebbe fuori luogo sostituire la storia dell'indipendenza del Camerun, sostenuta dai popoli nativi di Ngog Lituba, con l’attuale caso che viene portato all'attenzione della comunità internazionale.

Il caso della disputa con la Chiesa cattolica rappresenta per i Nativi e i membri dell'etnia africana Bassa un avento di importanza fondamentale.

Sono infatti consapevoli che per molto tempo sono rimasti vittima di prevaricazioni che minacciano l'estinzione delle loro antiche tradizioni e che oggi Ngog Lituba rappresenta la sola speranza per la loro sopravvivenza culturale.


Per saperne di più: www.eco-spirituality.org


 

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