Indigenous Peoples

I Maori nelle Valli di Lanzo

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23 Luglio 2015

I danzatori Maori nell’esecuzione della Haka, la loro danza tradizionale

Un evento eccezionale ha visto esibirsi nei paesi delle Valli di Lanzo i testimoni di un’antica tradizione proveniente dall’altra parte del mondo, insieme a danzatori di questo emisfero


Assistere ad una “Haka”, la danza tradizionale dei guerrieri Maori, eseguita da autentici Maori della Nuova Zelanda, senza dover attraversare il globo, ma addirittura sotto casa, è più che emozionante.

È quello che è successo nei paesi delle Valli di Lanzo in questo luglio infuocato, in occasione del 6° Incontro Internazionale di Folklore 2015.

Il Festival ha ospitato il gruppo Maori della Nuova Zelanda “Nga Uri A Te Wai-O-Taiki”, che sta per “I discendenti del Fiume Wai-o-Taiki”; il gruppo del Kenya “Sounds of Africa”, i “Balarin de Riviere del Friuli” e i padroni di casa, il Gruppo folk-corale “Rododendro”.

Il Festival ha entusiasmato il numerosissimo pubblico per la genuinità, l’abilità e la passione di tutti gli artisti.

Ma l’attenzione più grande era inevitabilmente per i danzatori Maori, senza nulla togliere agli altri artisti, sia quelli provenenti dall’Africa che i danzatori di casa nostra.


Rosalba Nattero intervista Blackie Tohiariki, leader del gruppo Maori “NgaUri a Te Wai-o-Taiki” (I Discendenti del Fiume Wai-o-Taiki)

Questo forse per vari motivi: innanzitutto per l’eccezionalità del fatto di avere nelle nostre valli un gruppo proveniente nientemeno che dall’altra parte del mondo, nell’altro emisfero. Ma anche, e forse soprattutto, perché la belluinità e la grande forza che questi artisti trasmettevano era un qualcosa di talmente lontano dagli schemi di una “normale” danza a cui noi occidentali possiamo essere abituati, da essere considerati quasi degli alieni. E vogliamo precisare anche che questa forza era espressa al di là dei ruoli, infatti alla Haka partecipano sia maschi che femmine, con la stessa intensità creativa. Cosa che nelle danze folkloristiche cui siamo abituati è abbastanza anomala.

Abbiamo potuto constatare lo sbigottimento del pubblico, dapprima sbalordito e divertito da uno spettacolo che poteva avere un senso solo se considerato come uno scherzo. Poi il divertimento ha lasciato il posto alla curiosità e, direi, anche un po’ all’inquietudine, proprio come se il pubblico presente avesse avuto davanti a sé dei marziani.

Frequentando i Popoli naturali ci si abitua facilmente al loro essere fuori dagli schemi, alla loro genuinità (che non va confusa con ingenuità), alle loro espressioni creative non “di maniera”.

Ma se è più facile essere preparati a tutto questo quando si è a casa loro, o nei grandi convegni internazionali organizzati dall’ONU per gli Indigenous Peoples, più sbalorditivo è invece assistere nelle nostre valli alla dimostrazione di una cultura che sta agli antipodi, sia geograficamente che intrinsecamente, rispetto a quella addomesticata a cui la Società maggioritaria ci ha abituato fin dalla nascita.


Il gruppo Maori in un’altra danza tradizionale

Il gruppo “NgaUri a Te Wai-o-Taiki” (I Discendenti del Fiume Wai-o-Taiki) proviene da Marae o Ruapotaka, della comunità Maori di Auckland East delle Glen Innes, sulle rive del fiume Wai-o-Taiki in Nuova Zelanda. Il Marae è un insieme di edifici e di terreni dove gli appartenenti alle comunità Maori si incontrano per importanti eventi e cerimonie, oltre che per diffondere e tramandare la propria cultura e le proprie tradizioni alle nuove generazioni attraverso lo studio del linguaggio, delle arti, dei canti e delle danze. Il gruppo è stato costituito con lo scopo di mantenere viva l’identità della cultura Maori, una cultura che, come tutte quelle dei Popoli naturali del Pianeta, si ispira alla Natura come unica fonte di insegnamento e tramite con il Mistero dell’esistenza.

Nella serata conclusiva del festival, che si è svolta a Lanzo Torinese davanti a un vastissimo pubblico, abbiamo intervistato il leader del gruppo, Blackie Tohiariki, e dalle sue parole traspare tutto l’orgoglio della tradizione che rappresenta, pur nella difficoltà di mantenerla viva.


Blackie, che cosa vi ha portati qui?

Rappresentiamo il nostro paese, Aotearoa, la Nuova Zelanda. Siamo qui per condividere la nostra cultura con il maggior numero possibile di altre culture. Riceviamo molti inviti da diverse organizzazioni di tutto il mondo, sotto la guida di un'associazione che si chiama CIOFF (International Council of Organizations of Folklore Festivals and Folk Arts) e in questa prospettiva quest'anno abbiamo accettato quest'invito.



Un momento della danza del gruppo del Kenya “Sounds of Africa”

La “Haka” è una danza tradizionale molto antica. Puoi spiegarcene il significato?

Quel particolare tipo di Haka, conosciuta a livello internazionale ed eseguita da molte delle nostre squadre sportive, si chiama “Ka mate”: “Ka mate, Ka mate! Ka ora Ka ora!”, e parla di sfida, “sarà vita o sarà morte”.


Per difendere le vostre tradizioni.

Sì, è la sfida di rimanere in vita con le proprie tradizioni, di essere forte e fiero di chi sei e da dove vieni. Specialmente di essere Maori, il popolo indigeno di Aotearoa, la Nuova Zelanda.


Voi avete una tradizione molto antica, come riuscite a trasmetterla da padre in figlio, dai vostri antenati? Come fate a preservarla?

A casa nostra, ad Aeotearoa, combattiamo per la nostra lingua e combattiamo per le nostre tradizioni. Sfruttiamo il trattato di Waitangi, un trattato antico che ci garantisce la “rangatiratanga”, l’autonomia di mantenere il nostro linguaggio, le nostre abitudini e di creare un intero sistema di scuole d'immersione linguistica, dalla scuola primaria alle università. Così ci assicuriamo la sopravvivenza della nostra cultura usando il sistema, specialmente il sistema dell'educazione, educando i nostri giovani nella nostra lingua e per il nostro popolo.
 

Immagino non sia facile mantenere vive le vostre tradizioni in questo mondo disegnato dalla Società maggioritaria.

No, non è facile, specialmente quando si è stati colonizzati e si ha un altro processo burocratico e un altro governo che vuole sì che tu sia Maori, ma un Maori nel modo in cui lo vogliono loro. Ma noi sappiamo cosa significa essere Maori e stasera vedrete, nella nostra performance, che porteremo la vera essenza della nostra cultura.



L’intervista a Francis Mbugua della tribù Kikuyu, leader del gruppo “Sounds of Africa”

Credo ci sia un principio spirituale molto forte nella vostra tradizione…

Sì, è spirituale. Molti del nostro popolo sono religiosi (convertiti al cristianesimo - NdA), ma questo è stato introdotto solo ora. Noi siamo un popolo spirituale, ci basiamo sugli elementi di terra, vento, fuoco e acqua. Noi siamo della terra e respiriamo il vento. Quando facciamo la Haka, quello è il fuoco che brucia in noi e ovviamente siamo per l'80% fatti di acqua, quindi siamo l'acqua che scorre dalle montagne. Abbiamo un'affinità con la terra, ci chiamiamo “tangata whenua”, che vuol dire “popolo della terra”.


Nel corso dell’incontro abbiamo intervistato un altro membro del gruppo Maori: Elizabeth Thompson, danzatrice guerriera.


Elizabeth, non pensi che le vostre tradizioni spirituali siano legate alle tradizioni spirituali di tutti gli Indigenous People del mondo?

Sì, forse perché per la gente Maori, come per gli altri Nativi, c’è una connessione con la terra, la natura, tutte queste cose sono davvero molto importanti per noi. Siamo tutti sulla stessa Terra, siamo tutti qui, e il “mio” non è solo mio, ma è anche il “vostro”, il nostro, e per questo è molto importante proteggere la Terra. Per questo abbiamo una connessione con gli altri Indigenous Peoples nella danza, nelle canzoni. È questo che vogliamo esprimere. Vogliamo mostrare la nostra cultura alla gente in modo che si interroghi e si chieda: “ah! Cosa significa tutto questo?”



Il Gruppo Folk “Rododendro” si esibisce in una courenta, danza tradizionale delle Valli di Lanzo

C’è una grande differenza tra la cultura che voi esprimete, spirituale, basata sul contatto con la Natura, e quella della società maggioritaria che non considera tutto questo.

Ecco, è per questo che siamo qui a comunicare al mondo, ovunque andiamo, un piccolo messaggio, un messaggio semplice ma importante. Non bisogna dimenticare perché siamo tutti qui nel mondo, Italia, Nuova Zelanda, diversi e lontani, ma in un solo unico mondo.


Insieme ai Maori della Nuova Zelanda si esibivano al Festival i talentuosi danzatori del gruppo

“Sounds of Africa” di Nairobi, Kenya.

Sounds of Africa è un gruppo composto da artisti polistrumentisti e danzatori del Kenya, nato con l’intento di far conoscere nel mondo le tradizioni e la cultura delle loro tante etnie. I danzatori, sia uomini che donne, sono intercambiabili e si alternano ai tamburi e nelle danze. Il gruppo, con le sue danze scatenate e complesse, il ritmo scatenato e la destrezza nell’esecuzione, ha entusiasmato il pubblico.

Abbiamo intervistato il leader del gruppo, Francis Mbugua.


Francis, come mai avete deciso di presentare le vostre danze qui a Lanzo?

Siamo qui per il Folk Festival, si tratta di un programma perfetto per noi. Siamo qui per mostrare il nostro talento e le nostre musiche e danze tradizionali.



L’intervista alla Maori Elizabeth Thompson

Vi ispirate a un'antica tradizione?

Sì, una tradizione molto antica. In Kenya ci sono circa 42 tribù, e ogni tribù ha la sua tradizione.


E tu sei parte di una tribù?

Sì, la mia tribù sono i Kikuyu (Bantu – NdA). Stasera infatti ci esibiremo nella nostra danza Kikuyu.


Le vostre danze che presentate qui hanno un significato spirituale?

Sì, ogni danza che eseguiamo ha il suo preciso significato spirituale, come tutte le danze del nostro popolo.


Al Festival partecipavano anche gruppi folkloristici delle Valli di Lanzo e del Friuli. Dal Fruli arrivavano “I Balarins de Riviere” che hanno proposto danze folkloristiche accompagnate da un’orchestra formata da fisarmoniche, contrabbasso, chitarra e clarino.

È invece dalle Valli di Lanzo che proveniva il Gruppo Folk-corale Rododendro, un gruppo che propone balli, canti e costumi propri della gente di montagna. Il più conosciuto di questi balli, la courenta, viene danzato con i ballerini che indossano i tipici costumi in uso a Balme fin dalla metà dell’Ottocento.


Rosalba Nattero con Blackie Tohiariki e alcuni membri del gruppo Maori “NgaUri a Te Wai-o-Taiki”

È proprio al Gruppo Rododendro che dobbiamo la promozione di questo evento eccezionale.

Abbiamo intervistato una rappresentante del gruppo, Gabriela Galimberti.


Gabriela, parlaci del Gruppo Rododendro.

Rododendro è un gruppo folkloristico delle valli di Lanzo. Noi rappresentiamo le tre vallate, la vallata di Chialamberto - Cantoira, la vallata di Ala di Stura e la vallata di Viù, e proponiamo le diverse courente delle valli di Lanzo. È un gruppo che ha 42 anni.


E questa sera presentate un evento molto particolare perché c’è un incontro addirittura con i Maori, con i Kenyoti, quindi è una iniziativa eccezionale.

Sì, siamo già al sesto Incontro Internazionale del Folklore. Abbiamo avuto dei gruppi molto validi, gruppi che arrivavano dall’Argentina, dall’Uruguay, dalla Cina, e quest’anno abbiamo il gruppo della Nuova Zelanda e il gruppo del Kenya.


Possiamo concludere con una riflessione: questo evento, del tutto eccezionale, meritava di avere un risalto molto maggiore. Gli artisti che si sono esibiti erano di un livello altissimo e per giunta molti di loro provenivano da luoghi e tradizioni lontane. È solo grazie alla grande determinazione di privati cittadini e ad associazioni di appassionati che possiamo godere di un tale arricchimento culturale. Gli enti istituzionali preferiscono potenziare, con le tasse dei contribuenti, spettacoli “di regime” che spesso sono seguiti solo dagli addetti ai lavori e da chi segue gli ordini di scuderia delle correnti politiche del caso.
Eventi come quello a cui abbiamo assistito nelle Valli di Lanzo meriterebbero di essere aiutati e sponsorizzati da enti pubblici e fatti conoscere nel modo più opportuno, con grande risalto nazionale ed internazionale. Realtà invisibili e manifestazioni che non dovrebbero essere messe in sordina, affidandosi solo al passa-parola.








www.rosalbanattero.net

 

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