A cura di Miriam Madau
Europa e Omeopatia Si conclude un anno, il 2023, in cui il mercato europeo dei medicinali omeopatici è risultato in crescita tanto che entro il 2028 è previsto un incremento del fatturato di +60% rispetto a quanto realizzato due anni fa. Oggi la medicina omeopatica è utilizzata e apprezzata da una larga fetta di popolazione negli Stati europei e la sua crescita coinvolge in particolar modo i paesi occidentali. Dai dati raccolti a inizio anno risulta che il 79% dei francesi, il 60% dei tedeschi, il 57% degli italiani e il 47% degli spagnoli hanno utilizzato medicinali omeopatici una o più volte nella loro vita. Inoltre, il 90% di chi ne usufruisce in Germania trova i farmaci omeopatici completamente o parzialmente efficaci, l’84% in Spagna e l’81% in Italia si dichiarano contenti del trattamento e il 73% in Francia sono favorevoli a questa metodica terapeutica. Per di più in questi quattro Paesi l’omeopatia viene considerata come una medicina complementare a quella convenzionale e che dovrebbe essere prescritta o resa disponibile proprio insieme alle cure allopatiche. Per l’84% degli italiani e l’80% degli spagnoli l’omeopatia dovrebbe essere normalmente consigliata da tutte le professioni mediche, mentre per l’83% dei francesi, i medici dovrebbero poter prescrivere l’omeopatia insieme ai farmaci convenzionali. In particolare, nel nostro Paese, l’indagine “Omeopatia: conoscenza e utilizzo in Italia”, condotta da Harris Interactive (società specializzata in indagini di mercato a livello internazionale) ha focalizzato l’attenzione sul comportamento e la percezione degli italiani nei confronti dei medicinali omeopatici. È stato evidenziato così che oltre il 57%, della popolazione ha fatto ricorso all’omeopatia nel corso della propria vita, con soddisfazione in più di 8 casi su 10. La ricerca, che è stata condotta su 1.066 persone di età pari o superiore a 18 anni, riporta che l’81% risulta soddisfatto dell’efficacia dei prodotti omeopatici, il 77% considera l’omeopatia complementare alla medicina convenzionale e il 66% si fida pienamente di questa opportunità terapeutica. Dal sondaggio è anche emerso che 6 soggetti su 10 ipotizzano di ricorrere a medicinali omeopatici in futuro in quanto si tratta di prodotti naturali e quindi privi di effetti collaterali (57%), che consentono di non ricorrere a prodotti chimici (45%), che rappresentano un trattamento efficace (26%) e che sono un’alternativa migliore per la salute (24%). Sicuramente questi sono dati che evidenziano come le persone siano sempre più attente alla propria salute e a quella dei propri cari, compresi i propri amici di affezione, ritenendo utile l’omeopatia anche in campo veterinario, perché è una medicina delicata e meno invasiva. Ormai chi utilizza l’omeopatia lo fa per scelta consapevole, auspicando che questa terapeutica possa venire prescritta sempre più abitualmente insieme alla medicina convenzionale, al fine di prevenire la malattia e soprattutto di curare l’individuo nella sua globalità sintomatologica. Anche in campo veterinario sono sempre più numerosi i professionisti che si rivolgono a questa medicina non invasiva, sia per affrontare patologie acute o croniche a complemento della medicina allopatica, sia su richiesta specifica di chi vuole per il suo amico animale delle cure dolci. Ma lo stesso vale anche per la terapeutica omeopatica sulle piante, che negli ultimi anni ha avuto successi davvero importanti nella sua applicazione in agraria. L’ECHAMP, cioè l’European Coalition on Homeopathic & Anthroposophic Medicinal Products, ci tiene a confermare il suo “impegno a garantire una disponibilità sufficiente dei farmaci omeopatici per tutti coloro che li utilizzano, in modo che i pazienti europei possano continuare ad accedere al pluralismo nell’assistenza sanitaria”.
I rimedi omeopatici in caso di sindrome influenzale Le sindromi influenzali e l'influenza stagionale sono caratterizzate da un esordio rapido. I primi sintomi di solito sono la febbre e una sensazione di malessere generalizzato. Seguono poi dolori muscolari, brividi, vertigini, mal di testa, senso di grande stanchezza, mal di gola, starnuti e raffreddore e in alcuni casi anche nausea e vomito. L’influenza viene curata principalmente con il riposo a letto e la medicina allopatica interviene con analgesici, antipiretici e antinfiammatori. L’omeopatia è di grande aiuto nella terapia antinfluenzale, soprattutto perché stimola la difesa cellulo-mediata e il potenziale di auto-guarigione dell’organismo. I rimedi vengono scelti in base alle modalità di manifestazione individuale della sintomatologia. Sono numerosi i medicinali omeopatici che finora sono stati utilizzati con successo nel corso delle varie epidemie influenzali. I rimedi da prescrivere variano in base al prevalere di alcuni sintomi caratteristici, più frequenti in una data epidemia rispetto ad un'altra, alle modalità proprie di reazione del soggetto, alla virulenza ed anche allo stadio in cui si trova il malato quando c’è necessità di intervenire. Per cui il farmaco omeopatico idoneo da utilizzare sarà diverso a seconda che lo stato febbrile sia insorto all'improvviso (come nel caso di Belladonna e Aconitum, che si differenziano però tra loro rispetto ad altri sintomi) o più gradualmente (come nel caso di Bryonia e Gelsemium); o per la prevalenza di dolori muscolari o articolari (tipici per Rhus toxicodendron o Eupatorium perfoliatum) o delle caratteristiche soggettive dei dolori (migliorati o peggiorati dal movimento o dal minimo tocco); oppure se vi è prevalenza di sintomi gastrointestinali, dove la prescrizione sarà indirizzata su rimedi come Arsenicum o Baptisia. Le prescrizioni più frequenti riguardano i rimedi omeopatici qui descritti: ognuno è caratterizzato da peculiarità e modalità sintomatologiche che permetteranno di scegliere quello più idoneo. Aconitum napellus: è un rimedio ad azione breve ed è efficace contro tutte le infiammazioni causate dall’esposizione al vento freddo e secco. Si usa in caso di un esordio influenzale repentino con febbre molto alta ad insorgenza brusca, con agitazione, pupille contratte, cute asciutta in quanto la sudorazione è assente. Tipico è avere una grande sete d’acqua fredda (che è l’unica cosa che si riesce a bere). Quando insorgono rapidamente mal di gola, dolori agli arti con corpo molto caldo in presenza di un clima freddo e secco, brividi, polso rapido, con faccia calda, pelle secca e bruciante e agitazione elevata tanto da avere paura di morire e non volere restare da soli. Tipico per Aconitum è l’aggravamento di tutti i sintomi alla sera e durante la notte. Con l'inizio della sudorazione finisce l'indicazione di Aconitum e, se la febbre persiste, potrebbe essere più indicato Belladonna.
Arsenicum album: è un altro importante rimedio che presenta sintomi gastrointestinali qualora la febbre fosse di media entità, dove la sete è marcata ma si beve a piccoli sorsi. È utile se vi è agitazione, forte prostrazione, aggravamento dello stato generale con febbre alta, ma a esordio graduale e infezione diffusa. Tutti i sintomi peggiorano con il freddo e una chiave per la similitudine del rimedio è il bruciore. Il soggetto arsenicum ha bruciori diffusi. Ha nausea, vomito, dolori gastrici, diarrea. È debilitato, agitato, angosciato soprattutto di notte. Eupatorium perfoliatum: è uno dei più tipici rimedi per i sintomi influenzali. Anche in questo caso l’esordio febbrile è brusco con febbre alta, specialmente tra le 7 e le 9 del mattino. Il paziente ha forti brividi, dolori acuti e violenti alle ossa degli arti e alla schiena., aggravati dal movimento. La sete è intensa. Eupatorium è tipico per la forma influenzale che si manifesta con forte raffreddore con starnuti violenti, cefalea con dolore ai globi oculari, lacrimazione. È presente anche tosse secca e stizzosa, dolori e fastidi alla laringe, malessere generale, nausea, vomito e interessamento intestinale. Il soggetto è triste, abbattuto, molto debilitato. Gelsemium sempervirens: indicato quando compaiono sintomi influenzali poco definiti, con spossatezza, sonnolenza, febbre bassa e continua, vertigini, lentezza dei movimenti, brividi di freddo, assenza di sete, tonsille infiammate, raffreddore. Caratteristica tipica del rimedio è una forte cefalea di tipo espansivo alla zona occipitale e frontale che migliora urinando. Se si sentono gli arti inferiori pesanti ed è presente dolore muscolare diffuso a tutto il corpo e pesantezza alle palpebre. Gelsemium è un rimedio di debolezza estrema, persistente per diversi giorni che determina un rallentamento delle normali attività. Il soggetto ha una ripresa lenta e spesso con ricadute, soprattutto se è turbato emotivamente da preoccupazioni e ansia. Belladonna: Anche questo rimedio è utile quando la febbre ha un inizio brusco, ma il soggetto cerca il caldo e le parti coperte sono sudate, la pelle è così’calda e bruciante che irradia calore a distanza, ma le estremità sono fredde e il viso è umido e arrossato con la gola dolente con gonfiore e arrossamento e dolore alla deglutizione. Belladonna è indicata quando è presente prostrazione con mal di testa caratterizzato dalla percezione di sentire pulsare le arterie. La febbre alta è accompagnata da dilatazione delle pupille e da secchezza delle mucose con senso di sete. Specifica quando vi è delirio o convulsioni a causa della febbre alta. Per questo rimedio tutti i sintomi sono peggiorati dal rumore e dalla luce, mentre il miglioramento è dato dal riposo e stando sdraiati.
Bryonia alba: si utilizza quando i sintomi influenzali si presentano soprattutto dopo esposizione al vento freddo e umido. I dolori articolari sono talmente forti da costringere il paziente all’immobilità; le labbra sono rosse e gonfie, la deglutizione è difficoltosa, la tosse secca è violenta e provoca dolori forti al petto. La sete è intensa, con desiderio di bere acqua molto fredda. Tutti i sintomi peggiorano con il movimento; una chiave del rimedio è la secchezza di tutto l’organismo, soprattutto percepita in gola e nelle mucose ed è presente spesso stitichezza. Di solito l’esordio influenzale è graduale, così come la febbre, ma sintomi e malessere persistono per diversi giorni. Il paziente è irritabile, vuole stare solo e in silenzio, si rifiuta di parlare. Baptisia tinctoria: è idonea quando il debutto dei sintomi influenzali è brusco e il soggetto cade rapidamente in uno stato stuporoso con accentuata prostrazione e risponde alle domande in modo quasi addormentato a causa della febbre elevata. È il rimedio adatto alle forme di influenza intestinale che presentano attacchi improvvisi di diarrea e vomito e il malato presenta un aspetto abbruttito. Sintomo curioso è la sensazione di avere le estremità sparse in tutto il letto e impossibili da rimontare. Ferrum phosphoricum: indicato se i sintomi influenzali sono vaghi e indefiniti ma si prolungano per giorni debilitando molto il paziente, con febbre più o meno elevata ad esordio lento, sintomi generali come estrema debolezza, pallore, sudorazione profusa, vampate di calore al viso ed al capo, dolori muscolari. È utile quando il soggetto accusa tonsilliti, tendenza all’epistassi e dolori all’orecchio pulsanti con congestione del timpano. Le modalità tipiche per questo rimedio sono il peggioramento notturno tra le 4 e le 6 del mattino e il miglioramento con applicazioni fresche locali. Rhus toxicodendron: si può pensare di utilizzarlo in caso di influenza con raffreddore, mal di gola e formazione di vescicole. Il male diminuisce con bevande fredde e deglutendo anche se il dolore è presente alla prima deglutizione ma poi si attenua dopo che è sceso il boccone. Tipica di Rhus è la presenza di lingua bianca con la punta rossa a forma di triangolo. È un rimedio indicato quando la febbre alta è accompagnata da irrequietezza degli arti e il malato non riesce a stare fermo nel letto, ma migliora in generale col movimento lento e continuo. La sete porta a desiderio di bere latte. Altri sintomi caratteristici sono quello di peggiorare durante la notte, quando ci si espone al freddo umido, dopo aver sudato e dopo essersi bagnati, di piangere senza motivo, di avere ansia e paure, in particolare la paura di venire avvelenati. Nux vomica: si può utilizzare quando il malato ha la febbre elevata ma rimane immobilizzato dal freddo con convulsioni febbrili, mal di testa e fotofobia. Caratteristica peculiare è un raffreddore produttivo e violento con starnuti. La forma influenzale si manifesta anche con disturbi gastrointestinali dalla stitichezza ostinata. Nux vomica è per chi si presenta iperattivo anche durante la malattia, irritabile, preoccupato per le scadenze e gli impegni lavorativi che non riesce a svolgere perché ammalato e quindi tende a fare uso di farmaci e stimolanti per ristabilirsi nel più breve tempo possibile. Libri consigliati FONDAMENTI DI AGRO-OMEOPATIA L'omeopatia applicata alle piante di Radko Tichavsky Nuova Ipsa Ediore Un libro dove l’omeopatia applicata alle piante va in aiuto agli agricoltori biologici e biodinamici nella quotidiana pratica agraria per la gestione di parassitosi e malattie. È il primo libro in cui l’agro-omeopatia viene coniugata all’agro-ecologia. “Tramite semplici tecniche di analisi, quali la rifrattometria, la voltimetria, l’analisi sensoriale ecc.., si riesce a porre l’accento su quell’universo di relazioni sorprendentemente dinamiche e vitali, fino ad ora rimaste ignorate nelle pratiche agro-omeopatiche ad approccio antropocentrico”. TUTTI FIGLI DI MADRE TERRA L’ecospiritualità nel rapporto con gli animali di Rosalba Nattero e Giancarlo Barbadoro Edizioni Triskel È tempo di regali e un dono davvero speciale dedicato a umani e non umani è proprio questo libro. Si tratta di un volume che può essere considerato un manifesto animalista e antispecista, dove il principio ecospirituale, che sta alla base, ispira alla fratellanza, all’armonia e alla felicità. Come si può leggere direttamente dal libro: “L’ecospiritualità è una filosofia naturale che porta a rivalutare il rapporto dell’individuo con l’ambiente, dove tutte le creature viventi, e lo stesso pianeta, vengono ad assumere un valore e una dignità equivalenti a quelle dell'uomo. L'individuo non è quindi visto come il dominatore incontrastato del mondo che abita, ma si trova a essere affratellato a tutte le manifestazioni della vita e con lo stesso pianeta in una comune esperienza planetaria che è parte di un ecosistema che orbita nello spazio.” Un regalo che sarebbe bello trovare sotto l’albero natalizio quest’anno, in segno di fratellanza e di pace, senza confini e senza differenze di qualsiasi tipo. Disponibile anche in lingua inglese e francese e in formato ebook su: A proposito di acqua e omeopatia Sul pianeta Terra l’acqua rappresenta, negli esseri viventi, una quota compresa tra il 90-95% negli organismi più semplici e il 70-80% in quelli complessi, tra cui ci siamo noi della specie umana. All’interno delle strutture biologiche l’acqua si può trovare sia come singola molecola, sia in forma combinata. Si può dire che siamo fatti d’acqua, sia nelle cellule che tra le cellule. Il cervello è l’organo che ne contiene di più. La vita sul nostro pianeta è germinata col ghiaccio interstellare arrivato con le comete e ancora oggi il feto si forma e galleggia nel liquido amniotico. In realtà l’acqua serba ancora molti segreti. Alcuni sono stati svelati, come per esempio la sua capacità di agire come fattore di risonanza magnetica all’interno delle cellule e di essere in grado di modificare la sua concentrazione in funzione dell’invecchiamento. Quello che ha aperto a importanti prospettive sullo studio di questa sostanza così semplice e complessa allo stesso tempo, è stata la scoperta di come essa sia in grado di “registrare” le onde elettromagnetiche a bassa frequenza del Dna, “memorizzarle” e trasmetterle “amplificandole”. Si sta parlando, in realtà, di acqua informata dai principi attivi in essa diluiti. È quanto venne evidenziato in diversi lavori di ricerca condotti più di una decina di anni fa da un team italo-francese con Luc Montagnier insieme ai biologi Lavallè e Aissa e pubblicato su una delle riviste di fisica più prestigiose, il Journal of Physic, col titolo Dna, waves and water. Il secondo gruppo di ricerca, italiano, era invece formato da fisici, coordinati da Emilio Del Giudice, dell’International Institute for Biophotonics di Neuss in Germania, con Giuseppe Vitiello, del Dipartimento di matematica ed informatica dell’università di Salerno e Alberto Tedeschi, del White Hb di Milano. Questa ricerca aprì le porte a nuovi scenari riguardanti le proprietà dell’acqua, dimostrando come il Dna sia in grado di emettere e di trasmettere segnali elettromagnetici di bassa frequenza in soluzioni acquose altamente diluite, esattamente le stesse alte diluizioni usate nella preparazione dei farmaci omeopatici, e di come l’acqua ne propaghi la diffusione mantenendo così l’informazione del DNA stesso. In pratica quest’acqua memorizza ripete le caratteristiche del Dna stesso, ovvero i filamenti di Dna comunicano all’acqua, la quale memorizza e divulga il loro messaggio. Guarda caso, proprio in omeopatia la sostanza medicinale viene diluita e dinamizzata, cioè scossa dopo ogni diluizione, fino a concentrazioni talmente basse da non avere matematicamente più la sua presenza fisica. Quello che agisce come vettore terapeutico è l’acqua, ma con la precisa memoria strutturale della sostanza di partenza. I lavori di indagine sulle proprietà dell’acqua hanno portato a interessanti risvolti anche grazie alle ricerche di Vittorio Elia. Ricercatore e già docente di Chimica-Fisica e di Elettrochimica presso la Facoltà di Chimica dell’Università Federico II di Napoli, Elia ha dimostrato scientificamente e inequivocabilmente che le “alte diluizioni” sono soluzioni acquose modificate profondamente nella loro struttura chimico-fisica. Con alle spalle la realizzazione di un centinaio di lavori sulla termodinamica di soluzioni acquose e più di cinquanta ricerche pubblicate sulle proprietà chimico fisiche dell’acqua ha dichiarato che nessuno può permettersi il lusso di dire che le soluzioni omeopatiche sono solo “acqua fresca”. Lo stesso Montagnier spiegava che grazie alle proprietà che ha l’acqua informata si potrebbero sviluppare sistemi diagnostici finora mai progettati, basati sulla proprietà “informativa” dell’acqua biologica presente nel corpo umano: malattie croniche come Alzheimer, Parkinson, Sclerosi multipla, Artrite reumatoide, e le malattie virali, come Aids, influenze ed epatiti, “informano” l’acqua biologica del nostro corpo della loro presenza, emettendo particolari segnali elettromagnetici che possono essere poi “letti” e decifrati. Ma non solo: i possibili sviluppi di tale scoperta possono riguardare anche la terapeutica. I segnali elettromagnetici presenti nell’acqua, infatti, sono riconducibili alla presenza o meno di una sua “impronta”, intervenendo sulla quale si prospettano ampie possibilità di trasmissione dell’azione terapeutica dei principi attivi diluiti nell’acqua stessa. Una prospettiva che porta a cambiare di fatto la vita a molti pazienti, costretti all’assunzione di indispensabili farmaci salvavita che a volte recano però con sé il rischio di pesanti effetti collaterali. Esattamente come accade per il principio dell’omeopatia. Infatti la medicina omeopatica sfrutta da più di 250 anni i principi fisici per cui l’acqua può essere “informata” da sostanze in essa diluite. Così, dopo molti anni di uso dell’omeopatia in applicazione clinica, oggi si è arrivati a dare una spiegazione del suo meccanismo d’azione grazie al supporto scientifico della Fisica internazionale ma anche italiana. La ricerca italo-francese ha portato, da una parte, a una migliore comprensione dei meccanismi di funzionamento del paradigma omeopatico, e dall’altra getta le basi per una futura generazione di rimedi farmaceutici senza effetti collaterali perché diluiti: la Low dose medicine, che basa il proprio meccanismo d’azione sull’acqua “informata” dal segnale elettromagnetico prodotto da sostanze presenti in essa a bassissime concentrazioni. Acqua informata e poi attivata tramite peculiari tecnologie chimico-fisiche. Questa tipologia di ricerca sull’acqua, dal punto di vista dei fisici, ha anche ulteriori prospettive, che, come ha affermato Giuseppe Vitiello: “È un passo ulteriore a dimostrazione che la moderna fisica quantistica può dare un contributo fondamentale alle ricerche mediche di frontiera”. I rimedi del mese L’omeopatia può aiutare nel classico raffreddore che compare soprattutto quando sopravvengono sbalzi di temperatura nel passaggio tra estate e inizio dell’autunno proprio perché stimola il potenziale di autoguarigione dell’organismo e i rimedi vengono scelti in base alle modalità di manifestazione individuale. Eccone qui alcuni a seconda della tipologia dei sintomi.
Aconitum Napellus, è adatto quando vi è stata esposizione all’aria fredda e subito arrivano brividi o sensazione di freddo seguiti da calore febbrile e inquietudine, mal di testa alla radice del naso e un accenno di raffreddore, bruciore e sensazione di punture in gola e dentro l’orecchio. Nux vomica. Questo è un altro splendido rimedio nel primo stadio di una infreddatura, nel caso in cui il naso è chiuso o si chiude di notte e c’è secrezione durante il giorno; quando vi è dolore frontale e la gola è dolente e molto sensibile all’aria fredda che viene inalata. Ma l’indicazione più caratteristica è che il soggetto ha brividi al minimo movimento o scoprendosi e anche durante la febbre deve restare coperto e tranquillo. Camphora: per questo rimedio i sintomi caratteristici sono un senso di freddo intenso, freddo soggettivo e oggettivo dove si ha l’impressione che il sangue si sia ritirato dalla superficie del corpo, soprattutto dalle estremità. Il naso è chiuso, secco ma non gonfio. La testa è dolente a livello dei seni frontali, il dolore può anche essere pulsante. Bryonia Alba: il naso resta secco e chiuso, se il mal di testa alla radice del naso persiste ed è aggravato dal movimento e se le labbra sono aride e secche e vi è molta sete. Mercurius solubilis, quando ci sono i seguenti sintomi: brividi striscianti, con peggioramento di sera e di notte, anche a letto; secrezione nasale acquosa e non irritante, starnuti e lacrimazione, mal di gola che punge e pizzica, inclinazione costante a ingoiare la saliva che si accumula in abbondanza e nello stesso tempo alito cattivo; se c’è febbre e in seguito sudorazione profusa, che comunque non reca sollievo. Arsenicum album va bene se si ha una secrezione più bruciante dove la gola brucia, ma è alleviata da bevande calde quando esse scorrono sulla parte infiammata. Se ci sono brividi con calore febbrile che si alternano o si mescolano tra loro. Segno tipico per Arsenicum è un miglioramento generale per il caldo della stanza o per applicazioni locali calde o se vi è anche grande stanchezza e prostrazione e se c’è aggravamento notturno dei sintomi, soprattutto verso mezzanotte. Sabadilla officinalis, quando ci sono starnuti profusi e lacrimazione decisamente aggravata all’aria aperta e dalla luce brillante. Oppure se questi sintomi sono accompagnati da mal di gola che va da sinistra a destra, come in Lachesis muta, ma a differenza di questo vi è desiderio di bevande calde, che migliorano i disturbi. Sabadilla è anche indicata se è presente la sensazione di un nodo in gola che provoca la necessità costante di deglutire e ogni volta che si prende freddo dove a essere colpiti sono principalmente naso e gola. È inoltre un rimedio molto utile nella rinite allergica. Arum triphyllum, quando c’è irritazione cospicua di naso, occhi, gola e bronchi e se la secrezione è rappresentata da muco acquoso e le mucose sono infiammate e a volte sanguinanti, con una sensazione che induce a sfregarsi con le dita le parti sensibili e ruvide. Indicato se è presente anche mal di gola e raucedine che fanno continuamente cambiare o spezzare la voce. Kali iodatum, se è presente rossore e gonfiore del naso, con secrezione costante di un liquido acquoso, escoriante e incolore, accompagnato da gonfiore delle palpebre con lacrimazione. Pulsatilla nigricans Eventi Bridge between past and future è il titolo del 75° Congresso Mondiale della Liga Medicorum Homoeopathica Internationalis (LMHI), che si terrà dal 7 al 10 settembre in Turchia, a Istanbul e vedrà la partecipazione di relatori di spicco da tutto il mondo. Sarà un’occasione in cui si toccheranno temi che vanno dallo sviluppo storico dell’omeopatia, alla letteratura omeopatica, dalla sperimentazione alla pratica clinica omeopatica, fino ad arrivare ai nuovi approcci metodologici e alla ricerca. Verrà anche trattata l’integrazione dell’omeopatia in discipline come veterinaria, odontoiatria, farmacia, agro-omeopatia e attualità e prospettive per il sistema sanitario. In ultimo verrà trattato anche un argomento che non può mancare in un incontro internazionale sulla salute, ovvero Omeopatia e Covid19. Sarà un’occasione di scambi e dibattiti in cui non contano le rispettive bandiere, anzi sarà un modo di unire scienziati e clinici sotto una unica insegna, quella della scienza vera per la cura di ogni individuo, di qualsiasi specie, nella sua globalità e per il raggiungimento del benessere e della salute. Omeopatia: informazioni utili sulle evidenze scientifiche Come riportato sul sito della FIAMO, Federazione Italiana Associazioni e Medici Omeopati, le evidenze scientifiche che riguardano la medicina omeopatica sono numerose anche se l’omeopatia ha nei suoi 200 anni di esistenza trovato ostacoli immeritati sulla sua diffusione e soprattutto sullo sviluppo delle ricerche in merito. Riportiamo qui un estratto che può essere utile al lettore per sfatare dubbi e sbagliate informazioni. L’Omeopatia è una disciplina medica che possiede evidenze scientifiche a suo favore in costante aumento. Al momento attuale non è ancora stato determinato con chiarezza il meccanismo d’azione del medicinale omeopatico. Esistono però prove cliniche di efficacia del farmaco ed esistono teorie e modelli relativi al funzionamento delle alte diluizioni. Senza dubbio la ricerca in Omeopatia va ampliata fortemente e nuove conferme sono attese. Da molte voci si sente affermare che l’omeopatia sia “acqua fresca”, “pseudoscienza” o addirittura “pratica magica”: basta leggere gli studi esistenti per comprendere come queste tesi non siano sostenibili - e quanto invece si rivelino offensive per le migliaia di Medici in Italia che hanno scelto l’Omeopatia come disciplina di perfezionamento, nonché per tutti i pazienti che chiedono di curarsi con questa Medicina. Non ha senso inoltre una contrapposizione tra “diverse medicine”, poiché il fine ultimo deve essere il benessere del paziente. Il Medico, caso per caso e in scienza e coscienza, è tenuto a selezionare la terapia più indicata per la persona. Questa può comprendere sia farmaci omeopatici che allopatici, sia singolarmente che in affiancamento l’uno all’altro. Di seguito elenchiamo alcuni link importanti da poter consultare per conoscere gli studi presenti nella Letteratura attuale sull’Omeopatia, selezionati tra i maggiori enti e associazioni dedicati a questa disciplina (link in aggiornamento): dal sito www.fiamo.it
Oltre ai link sopraelencati, è disponibile un file esaustivo scaricabile dal sito WHP e recante l’elenco delle evidenze aggiornate al 2017, curato da Iris Bell M.D., Ph.D., Peter Gold and Mary Lou Sullivan. Applicazioni terapeutiche dell’Omeopatia L’omeopatia può essere utilizzata per la cura di malattie sia acute che croniche nei seguenti casi:
Patologie curate con la medicina omeopatica in tutte le fasce d’età:
Principali patologie curate con la medicina omeopatica in pediatria:
Da: - https://www.regione.piemonte.it/web/sites/default/files/media/documenti/2018-10/scheda_omeopatia.pdf /Omeopatia Scheda informativa della Regione Piemonte - https://olisticnet.com/omeopatia/ A cura dei Medici componenti le Commissioni Medicine non Convenzionali degli Ordini dei Medici e Chirurghi e Odontoiatri Italiani Eventi
Giornata mondiale dell’Omeopatia
In occasione di questa data vengono organizzati tutti gli anni, in molte parti del mondo e in Italia, eventi e iniziative rivolte al pubblico e di contatto col pubblico, sia da parte di medici privati che di associazioni e scuole, sia in presenza che online. 1821-2021: 200 anni di Omeopatia in Italia Tra la fine del 1700 e l’inizio del 1800 il Dottor Christian Samuel Friedrich Hahnemann, nella sua pratica medica, avvalendosi man mano di un metodo terapeutico ben preciso, riprese da una medicina molto più antica il concetto di cura della persona nella sua globalità di corpo mente e spirito: persona che inoltre si relaziona con l’ambiente stesso in cui realizza la sua esperienza di vita. Hahnemann è così considerato il fondatore di una medicina che contempla l’azione di sostegno e rinforzo della “costituzione” e del “terreno” del paziente, in un’azione terapeutica che viene considerata una Medicina della Persona, comprensiva di diagnosi e terapia dell’individualità personale. La diagnosi e la terapia sono basate sulla osservazione non solo dei sintomi tipici della patologia in atto, ma soprattutto dei sintomi peculiari e caratteristici del malato. L’Omeopatia realizza così uno studio individualizzato facendo della rispettiva diagnosi e terapia una medicina della persona. Ma non solo: raccomandando che la medicina per essere tale deve avvalersi di quattro caratteristiche: essere dolce, rapida, sicura e duratura. L’utilizzo dei principi e delle conoscenze per curare, proprie della medicina omeopatica, giunsero in Italia dopo la seconda metà del 1800 e venne poi applicata e riconosciuta ufficialmente vedendone gli ottimi risultati in situazioni di epidemie storiche fino ai giorni nostri. Rivestono un interessante carattere storico anche le farmacie omeopatiche e gli ospedali omeopatici nati già a partire dal 1800 in Italia. A oggi si può vedere l’applicazione terapeutica di questa medicina dolce in diverse strutture ambulatoriali pubbliche e nell’importante struttura ospedaliera di Pitigliano in Toscana, dove è possibile richiedere di essere curati anche con la medicina omeopatica per risolvere diverse patologie. Nello specifico, l’omeopatia è un metodo di diagnosi e cura che utilizza medicinali a dosi estremamente diluite o infinitesimali basandosi sull’applicazione del principio di similitudine. Questo principio era già utilizzato da Ippocrate, considerato il padre della medicina occidentale, che con il suo detto: similia similibus curentur, ovvero si curino i simili con i simili, utilizzava, per esempio, basse dosi di Helleborus Niger, una sostanza di origine vegetale con azione emetica, per curare il vomito. Hahnemann però aggiunse al concetto di similitudine altri fattori. Ebbe modo di constatare che l'efficacia del medicinale omeopatico aumentasse attraverso la dinamizzazione della soluzione, cioè applicando ad ogni diluizione successiva del medicinale un numero prestabilito di succussioni, dette anche agitazioni longitudinali: praticamente scuotendo la sostanza nel contenitore. Proprio oggi, da studi scientifici di Basic Research, è stata confermata l’efficacia di queste succussioni che determinano cambiamenti biofisici delle soluzioni. Altro fattore importante per Hahnemann era ed è ancora che la cura omeopatica debba essere scelta contemplando una visione globale dell’individuo ammalato, e non soltanto dai sintomi della sua malattia, poiché il rimedio omeopatico agisce stimolando la reazione di autoguarigione dell’organismo ammalato nella sua completezza.
Museo dell’Omeopatia a Roma
Dopo le chiusure e difficoltà dovute al periodo pandemico, sarà di nuovo possibile visitare il Museo dell’Omeopatia a Roma, in piazza Navona, accompagnati da esperti con cui dialogare, a cui fare domande e avere risposte su questa “buona medicina”, o partecipare a incontri su temi specifici. www.fondazionenegro.it/info-e-contatti/ Il Museo può essere visitato su prenotazione il martedì e il giovedì dalle 18:00 alle 20:00. Per informazioni telefonare al numero sottoindicato: Museo dell’Omeopatia Italia storicamente omeopatica
Includere l’omeopatia tra le discipline che trattano la tutela della salute è oggi un dato di fatto, ma l’accettazione dei principi e delle pratiche omeopatiche e il dibattito su di esse vede il suo inizio in Italia ai primi dell’Ottocento. Anzi, proprio l'Italia fu tra i primi paesi ad usare l'omeopatia, dopo la Germania, luogo di origine. La sua maggior diffusione si ebbe a metà del 1800, quando circa 500 medici si dedicavano alla pratica di questa medicina, insieme a 14 farmacisti, 2 ospedali, 5 dispensari, 4 giornali, 2 accademie ed associazioni ad essa dedicate. Gli annali dell’epoca citano che tra studi, dimostrazioni, scambi di cortesie, regali e traduzioni di volumi dal tedesco, i medici dell’esercito diffusero la pratica medica omeopatica, contribuirono alla formazione di medici italiani e lavorarono negli ospedali della città, evidenziando sul campo il valore dell'omeopatia. Così proprio a Napoli fu aperto il primo ambulatorio omeopatico e un dispensario omeopatico. È riportato che la Reale Accademia delle Scienze di Napoli incaricò il dottor Alberto di Schomberg di recarsi da Hahnemann a Koethen, per imparare e migliorare i principi della medicina omeopatica. Dal dottor Necker appresero la "nuova dottrina" e proseguirono poi le sperimentazioni e la pratica omeopatica in modo eccellente molti medici italiani, come il dottor Mauro, il dottor De Horatiis, direttore della Clinica Chirurgica di Napoli, che divenne un convinto e valente omeopata, il dottor Romani e il suo paziente-allievo De Guidi, il quale, tra Napoli e Lione, formò nuovi medici italiani, pronti a partire alla volta di tutta Europa. Proprio De Horatiis diventò medico personale di Francesco I di Borbone, salito al trono nel 1825 dopo la morte di re Ferdinando, grazie alla guarigione da una angina ricorrente ottenuta con le cure omeopatiche che gli praticò, come citò Bruschi nell’ “Esposizione compendiosa del sistema medico omeopatico”. Con il favore di Francesco I nel 1828 la nuova medicina venne autorizzata nell'Ospedale militare della Trinità in Palermo e su sostegno di Ferdinando II di Borbone nel 1837 vennero utilizzati i farmaci omeopatici nella cura dell'epidemia del "morbo asiatico",
Tra il 1856 e 1866 ci fu un’epidemia di colera a Napoli e per circa tre anni rimase aperto appositamente un reparto omeopatico. Intanto la nuova disciplina delle diluizioni si diffuse a macchia d’olio e negli anni Trenta dell'Ottocento approdò in altre città, come Torino, Roma, Parma e Milano, Lucca e Genova. A Roma trovò la collaborazione di molti medici classici, e riscontrò, fin da subito, le simpatie del clero. Quando nel 1837 si diffuse il colera, il dottor Ladelci iniziò all’Omeopatia il capo della farmacia dell’ ospedale Fatebenefratelli dell’Isola Tiberina, il quale divenne in breve tempo esperto in tale disciplina. A Roma l'ostacolo più arduo da superare fu l'opposizione dei farmacisti, che vedevano i loro interessi danneggiati dal fatto che gli omeopati dispensassero gratuitamente i rimedi preparati da loro stessi. L'omeopatia però ebbe vita facile grazie all' appoggio dei Papi. Gregorio VI, nel 1848, nominò titolare della Cattedra di "Filosofia della Natura" presso l'Università di Roma il medico omeopata Mengozzi. Dopo qualche anno di polemiche e provvedimenti amministrativi a danno degli omeopati, papa Gregorio risolse la situazione, concedendo loro di distribuire gratuitamente i rimedi, annullando i provvedimenti municipali che lo proibivano e manifestando il suo interesse e la sua aperta simpatia verso l'Omeopatia. Intanto arrivò a Torino nel 1835 il dottor Vincenzo Chiò, dopo essere stato dal dottor Samuel Hahnemann, per imparare la nuova "Arte del guarire". Si associò ai dottori Chatron e Tessier, di cui oggi abbiamo moltissimi libri storici, iniziando con questi l’esercizio dell'Omeopatia nella capitale del Piemonte.
Nei verbali della seduta del Protomedicato del 28 maggio, si comunicava infatti: "Sua Maestà ha riconosciuto la convenienza di lasciare all'azione del tempo di discreditare la pratica delle cure omeopatiche se si riconoscesse illusorio o chimerico quel metodo, ovvero di mettere in maggior evidenza quel che può contenere di reale e di utile". L'intenzione sovrana era esplicita: "per ora nulla si provveda riguardo la pratica di quel sistema tutte le volte che sarà adoperato da persone debitamente autorizzate all'esercizio della Medicina o della Chirurgia e che similmente per ora non debbano venir queste molestate per la somministranza di rimedii proprii delle cure omeopatiche". Inoltre l’anno seguente Carlo Alberto, Re di Sardegna, Cipro e di Gerusalemme, con decreto del 9 febbraio 1839, autorizza l'apertura di una Spezieria Omeopatica speciale al farmacista Collegiato Domenico Blengini a tenore della supplica da lui inoltrata, che si installa a Torino, in contrada Santa Maria. Un anno dopo, il dottor Granetti inizia la "nuova dottrina" nella Piccola Casa della Provvidenza ovvero il Cottolengo. Ancora qualche anno più tardi vennero concesse a Torino le "Regie patenti" per l'apertura di una seconda Farmacia Omeopatica, denominata Cerutti, in Contrada Po e nel 1848 venne costituita l’Accademia di Medici Omeopatici in Torino, sotto la presidenza del medico Porta Bava. Contemporaneamente fiorirono, sia a Torino che a Genova, numerose iniziative ospedaliere, che si conclusero con successo fra le polemiche dei medici allopatici. Torino specialmente vide la nascita di numerose società e riviste che si mantennero attive molto a lungo. Nel 1876 la farmacia omeopatica Arnulfi veniva rilevata dall’Istituto Omeopatico, che risultava come una associazione privata di medici, farmacisti, veterinari, seguaci e simpatizzanti della "scuola medica omeopatica", la quale nel 1882 allargò il proprio raggio d'azione a livello nazionale. L'Istituto Omeopatico Italiano, come ebbe a definirsi il sodalizio "costituitosi allo scopo di sviluppare e diffondere in Italia la pratica dell'omeopatia con tutti i mezzi consentiti dalle leggi", si propose inizialmente "di aprire pubblici dispensari nelle principali città del Regno, di sostenere le spese occorrenti per la pubblicazione di un giornale e di stabilire premi annui per incoraggiare le cognizioni omeopatiche sperimentali e dimostrative". Anche in Sicilia l’Omeopatia trovò fin dall’inizio la sua applicazione, in modo particolare a Palermo, Messina, Catania e Trapani. La “Regia Accademia Omiopatica Palermitana” si costituì nel 1844, quando gli omeopati della città, che già dal 1839 regolarmente si incontravano, ricevettero l’autorizzazione a riunirsi in un corpo accademico ufficiale. Con l’attività dell’Accademia venivano stampati due giornali sulla nuova medicina e vi era un ambulatorio pubblico con dispensario gratuito per i pazienti meno abbienti. Una curiosità è che in quel periodo, le pubblicazioni palermitane sulla materia omeopatica furono così tante che si dovette coniare una apposita voce bibliografica nelle biblioteche siciliane per raccoglierle.
Inoltre si trattò della prima Accademia Omeopatica d’Europa, ed in assoluto la seconda nel mondo per fondazione. Infatti la prima l’aveva fondata il dottor Constantin Hering l’anno precedente negli Stati Uniti, e lui stesso fu anche membro dell’Accademia Palermitana. Dieci anni dopo ne fecero parte molti medici, abati, nobili, alti ufficiali dell’esercito, come pure socialisti e anarchici. In concomitanza di una epidemia di colera nel 1833 a Messina il professor Scuderi riscontrò notevoli successi nelle guarigioni con le cure omeopatiche e successivamente, nel 1854, per una seconda epidemia a Palermo il dottor Crimi, su incarico del governo, curò omeopaticamente gli ammalati, tenendo sotto controllo l’epidemia in appena dieci giorni. Questo successo provocò meraviglia e scalpore in tutta Italia al punto che il Ministro della Marina, dell’Industria e della Guerra decise di far curare le truppe con rimedi omeopatici. In questo periodo, l'Omeopatia si diffuse anche nelle province, specialmente a Catania. Nella città di Lucca l'Omeopatia fece un ingresso trionfale, in quanto portata dal Re in persona, che la sosteneva grazie al fatto di essere guarito lui stesso a Napoli per merito delle cure omeopatiche e proprio nel 1829 favorì il nascere di un ospedale omeopatico in questa città. Invece, quando nel 1855 a Parma esplose il colera, l'Omeopatia guarì il figlio di Luisa Maria di Borbone, insieme a migliaia di altri. I successi furono tali che il luogo divenne un polo d'attrazione per gli omeopati stranieri, e fu teatro delle società omeopatiche più importanti d'Italia. L’omeopatia procedette con più difficoltà nel regno Lombardo Veneto. Paradossalmente la regione più vicina all'Austria fu quella in cui si diffuse più tardi. A Milano i medici che riuscirono a superare le diffuse prevenzioni lottando per anni contro polemiche e malevolenze, dovettero aspettare di essere riconosciuti dalla legge solo nel 1846, con le prime norme regolanti l'Omeopatia.
Editoria
Low Dose Medicine: Omeopatia – Le prove scientifiche Sembra, per certi versi, impossibile, secondo i principi farmacologici convenzionali (curva dose – risposta lineare o a soglia), che un medicinale omeopatico, contenendo basse-bassissime concentrazioni di principi attivi, a volte non rilevabili, possa interagire con un organismo riportandolo alla salute. Questo volume si propone l’obiettivo di verificare l’ipotesi che un medicinale low-dose omeopatico produca effetti terapeutici certi, basati sull’evidenza scientifica (EBM) e la Good Clinical Practice [World Medical Association Declaration of Helsinki. Ethical principles for medical research involving human subjects – Bull World Health Organ, 2001; 79(4): 373-4]. Lo scopo di questo volume, nella nona edizione del 2018, è stato quello di riunire e classificare in un unico testo la bibliografia più significativa ed aggiornata in questo settore, mettendola a disposizione di tutti coloro che vogliano capire meglio come lavori il medicinale omeopatico. Il libro è reperibile in formato pdf: Scarica il libro in PDF Oppure richiedendo la copia cartacea al seguente link: www.guna.com/it/low-dose-medicine-omeopatia-le-prove-scientifiche Omeopatia: medicina dolce e duratura “Unica missione del medico è guarire in modo dolce, rapido e duraturo”.
È una frase del fondatore dell’omeopatia, il dottor Samuel Hahnemann, proprio come è scritta nel primo paragrafo del suo libro Organon, un libro di istruzioni-guida non solo sull'omeopatia ma su quella che lui chiamò l'arte del guarire. Un libro in cui egli diede corpo e struttura a una rinnovata metodologia medica, quella delle diluizioni infinitesimali, in modo che potesse essere utile e non andasse persa la sua preziosa esperienza clinica valida per i medici del suo tempo e soprattutto per quelli futuri. Oggi possiamo dire che la medicina allopatica, ovvero quella di uso più comune, e la medicina omeopatica sono due discipline scientifiche che hanno approcci terapeutici diversi ma con uno scopo comune: la cura della malattia. La medicina allopatica, o allopatia, è la cosiddetta medicina del contrasto, ovvero la medicina classica alla quale siamo tutti abituati, una medicina che, come sottolineò nel XIX secolo il dr Hahneman, contrastava i sintomi di una determinata patologia mediante farmaci e cure che fossero contrarie al sintomo stesso. Tale termine fu coniato per sottolineare la differenza fra la medicina classica dell’epoca, e l’omeopatia (dal greco “simile” e “patologia”), un tipo di medicina che invece si basa sul principio che “il simile cura il simile”, secondo cui, nella preparazione dei medicinali omeopatici, vengono diluite dosi infinitesimali di quelle stesse sostanze patogene che, normalmente, scatenerebbero nel soggetto sano i sintomi della malattia. L’omeopatia utilizza un unico o alcuni rimedi singoli, da assumere durante le ore della giornata, ed effettua una diagnosi basata sulla descrizione dei sintomi del paziente oltre che all’osservazione clinica. Non hanno effetti collaterali e stimolano le risorse vitali dell’organismo. La medicina allopatica, come dicevamo, è invece volta a contrastare i sintomi, come per esempio contrastare un’acidità di stomaco con un anti-acido, una infiammazione con un anti-infiammatorio, e così via... Inoltre, questo tipo di medicina considera il perfetto funzionamento dell’organismo come uno stato di salute, mentre per quanto riguarda l’omeopatia, il perfetto stato di salute si determina quando vi è un equilibrio fra corpo, mente e spirito, un equilibrio che l’organismo di ognuno ricerca e stabilisce.
L’allopatia considera dunque la malattia come un’alterazione organica e funzionale, mentre per l’omeopatia, una malattia si determina quando vi è un disequilibrio fra le tre componenti, cioè tra le funzioni di tipo fisico, di tipo mentale e della consapevolezza che governa la globalità dell’individuo. Così il trattamento tipico della medicina allopatica è volto alla rimozione del sintomo ed alla cura del corpo, mentre nella medicina omeopatica il medico, dopo un lungo colloquio e la valutazione anche dello stato energetico della persona, baserà l’intervento terapeutico in modo individualizzato e in funzione delle specifiche caratteristiche del paziente. Si tratta di un processo di approfondimento, dove ogni sintomo o segnale ha la sua importanza e dove non ci sono sintomi che non vengano considerati, anzi l’attenzione andrà in modo determinante anche a quelli “strani, rari e peculiari” come già il padre dell’omeopatia consigliava di tenere ben presente ai medici suoi allievi e ai medici del futuro. Tutto questo allo scopo della scelta di un rimedio appropriato alla totalità di un individuo e del suo “essere malato”. L’omeopatia agisce in genere rapidamente ed efficacemente nel caso di malattie acute come raffreddore, influenza, mal di pancia, nausea da viaggio, mal di denti, ecc... In alcuni casi può addirittura avere un’azione più veloce di altri trattamenti terapeutici e assumendo i medicinali omeopatici alla comparsa dei primi sintomi, i risultati si ottengono in modo ottimale e in tempi rapidi. Esistono malattie croniche, cioè che durano da più mesi, se non addirittura da anni, che per curarle ci vuole tempo, indipendentemente dal tipo di terapia utilizzata, poiché l’organismo dell’individuo viene colpito in profondità. L’omeopatia permette di ottenere buoni risultati anche nel caso di malattie croniche come asma, allergie e dermatosi. L’omeopatia cura molto bene i malati di qualsiasi specie di appartenenza, quindi anche i nostri fratelli che condividono il nostro habitat e persino le piante. A differenza dei farmaci allopatici, che spesso hanno sapori a volte improponibili anche per noi e soprattutto per i bambini, i rimedi omeopatici essendo o diluiti in acqua o impregnati su granuli di zucchero permettono un approccio gradevole per tutti. C’è da sottolineare che l’Omeopatia non sperimenta sugli animali perché serve che chi testa le sostanze possa spiegare i sintomi che gli compaiono, visto che la sperimentazione dei rimedi altamente diluiti viene fatta su individui sani e capaci di scrivere un diario sui sintomi sia fisici che mentali che non avevano prima di sperimentare quella sostanza. Diario che verrà confrontato con gli altri diari di tutti gli altri soggetti che hanno partecipato all'esperimento in modo da codificare e trascrivere per quali patologie quel rimedio è specificatamente indicato. E grazie a queste sperimentazioni, chiamate “proving", si potranno curare anche gli animali che possono manifestare gli stessi sintomi. Ecco che in questo caso la sperimentazione non è nociva per nessuno ed è utile per guarire. Da quanto brevemente esposto già si comprende come di diritto la medicina omeopatica entri nei protocolli terapeutici e possa avere un grande ruolo da svolgere nel benessere di umani, animali e piante su tutto il pianeta.
Editoria Homeopathy in intensive care and Emergency Medicine di Michael Frass e Martin Bündner
Come riporta la stessa casa editrice: “Questo è un lavoro unico, che documenta come l'omeopatia può ottenere risultati prevedibilmente positivi in emergenze come shock anafilattico, addome acuto, asma acuto, infarto miocardico della parete inferiore ed edema della glottide. Il libro contiene 145 casi clinici ben documentati, simili a quelli scritti dai vecchi clinici omeopatici americani. In ogni caso viene chiaramente dimostrato come trovare rapidamente il rimedio migliore utilizzando la repertorizzazione kentiana diretta. I risultati sono impressionanti. Gli autori mostrano che il trattamento convenzionale e l'omeopatia possono integrarsi perfettamente a vicenda. Questo lavoro offre anche molte informazioni generali sull'omeopatia come il potenziamento, i materiali di base utilizzati nei rimedi omeopatici e i metodi di somministrazione. Comprende anche una materia medica rigorosamente modificata dei più importanti 70 rimedi per la terapia intensiva e le situazioni di emergenza. Entrambi gli autori hanno una vasta esperienza in medicina d'urgenza e omeopatia. Michael Frass è ex capo dell'unità di medicina interna intensiva presso l'Università di Medicina di Vienna e Martin Bünder conta anche un servizio di lunga data nel soccorso e nella medicina d'urgenza”. Inoltre, su questo testo, la recensione della Fondazione tedesca Karl e Veronica Carstens, si esprime così: “A prima vista l'idea che l'omeopatia possa aiutare nella terapia intensiva e nella medicina d'urgenza sembra inverosimile, dal momento che normalmente associamo un reparto di terapia intensiva a apparecchiature ad alta tecnologia piuttosto che a rimedi delicati. Quindi è tanto più sorprendente vedere con quanta sensibilità gli autori Michael Frass e Martin Bündner affrontano questo campo controverso, che è spesso una questione di vita o di morte. Il loro obiettivo principale è l'integrazione. Ciò che spicca qui è la presentazione di alta classe dei dettagli relativi al caso, compresa la repertorizzazione e la selezione dei rimedi, nonché la valutazione e la critica di ciascun caso. La sezione del trattamento rimane eccezionalmente chiara, garantendo l'utilità pratica delle informazioni scientifiche di alta qualità in questo libro. Questo libro è da consigliare non solo agli omeopati, ma anche ai medici che lavorano in un ambiente clinico convenzionale e che finora hanno utilizzato solo tecniche mediche ortodosse”. Forza e Vita in Omeopatia
Samuel Hahneman, padre dell’omeopatia, scriveva che “…l’organismo materiale, considerato senza forza vitale, è incapace di alcuna sensazione, di alcuna attività e di autoconservazione. Unicamente l’essenza immateriale, o principio vitale, o forza vitale, conferisce all’organismo materiale, nello stato di salute e di malattia, tutte le sensazioni e determina le sue funzioni vitali” (1). Proprio riguardo il funzionamento della medicina omeopatica Hahnemann diede molta attenzione al principio fondamentale relativo alla “forza vitale”.
In questo modo la similitudine omeopatica rispecchia un principio di soccorso dell’ordine biologico iscritto nella natura.
Viene da chiedersi però che cosa sia più profondamente questa forza vitale.
Spiega inoltre come sia necessario esaltare al massimo l’effetto primario dei medicinali omeopatici, cioè il potere medicamentoso delle sostanze utilizzate e quindi nelle sue capacità di riequilibrare l’assetto energetico in un organismo malato; affinché la forza vitale possa essere “costretta ad assumere in sé le impressioni della potenza artificiale agente dall’esterno e a modificare il suo stato” (1) grazie al procedimento di diluizione e dinamizzazione delle sostanze. Riferimenti:
Spotlight Come leggere le etichette dei rimedi omeopatici I medicinali omeopatici sono sempre più usati dagli italiani per curare diverse patologie, dalle patologie croniche a quelle acute e più comuni come raffreddore, tosse o allergie primaverili. DICEMBRE 2020 – GENNAIO 2021 Omeopatia economica ed efficace
È proprio questo il titolo di una pubblicazione uscita su ECHAMP, European Coalition on Homeopathic & Anthroposophic Medicinal Products, che riportiamo qui di seguito, in cui si rende noto che una compagnia di assicurazione sanitaria tedesca, la Securvita, ha rilasciato un’analisi dei dati dei suoi assicurati in cui viene evidenziato come coloro che ricevono cure omeopatiche stiano molto meglio e abbiano bisogno di meno farmaci convenzionali rispetto a coloro che ricevono cure convenzionali ordinarie senza cure omeopatiche. Questo studio, dal titolo: Studie zur Homöopathie: Wirtschaftlich und Wirksam (Economical and Effective), riconosce che l'omeopatia è davvero una terapia di successo ed economica e che merita riconoscimento, al di là degli scettici che negano che funzioni mentre sono molte le persone che si fidano e la utilizzano. La ricerca confronta i dati di quasi 16.000 titolari di polizza assicurativa sanitaria che sono stati regolarmente trattati da medici omeopatici per almeno tre anni con un altrettanto ampio gruppo di controllo che ha ricevuto cure convenzionali ordinarie senza trattamento omeopatico. Mostra i vantaggi e i miglioramenti nella vita reale del trattamento omeopatico, documentati nei dati assicurativi per diversi anni. Questo vale sia per i bambini che per gli adulti che soffrono di un'ampia gamma di disturbi. L'efficacia dei trattamenti medici omeopatici è dimostrata attraverso una serie di misure, come il minor consumo di farmaci, una riduzione del numero di giorni di assenza dal lavoro, meno ricoveri ospedalieri e degenze ospedaliere più brevi. Nello specifico, lo studio mostra una riduzione dell'uso di antibiotici nei bambini trattati da medici omeopati rispetto a quelli del gruppo di medicina convenzionale. Questa riduzione continua durante il periodo di studio di tre anni, con il numero di trattamenti antibiotici in calo del 17% nel gruppo omeopatico mentre è aumentato del 74% nel gruppo di confronto. Mostra anche grandi differenze nella cura dei pazienti con depressione, cancro e malattie gravi multiple: i pazienti affetti da cancro nel programma di omeopatia richiedevano antidepressivi meno frequentemente rispetto al gruppo di confronto; il bisogno di antidolorifici è diminuito tra i malati di cancro e quelli con malattie multiple durante il trattamento omeopatico, mentre è aumentato nel gruppo di controllo.
I bambini piccoli hanno sperimentato una riduzione delle allergie, neurodermiti e asma con il trattamento omeopatico, rispetto alla maggiore frequenza nel gruppo di controllo. Il numero di ricoveri ospedalieri per adulti affetti da depressione è diminuito del 10% in trattamento omeopatico rispetto a un aumento del 33% nel gruppo di controllo, mentre il numero di giorni di ferie per chi soffre di depressione si è ridotto del 17% con il trattamento omeopatico rispetto a un aumento del 17% nel gruppo di controllo nel periodo di 3 anni. La compagnia assicurativa che ha condotto la ricerca è una delle principali compagnie di assicurazione sanitaria della Germania e si propone come "pioniere della medicina naturale, fornitore di medicina moderna e motore di servizi di prevenzione". È stata riconosciuta come la migliore compagnia di assicurazioni sanitarie della Germania dal 2012 al 2020. Il membro del consiglio della compagnia, Götz Hachtmann, ha dichiarato che questo studio "... è una forte prova che l'omeopatia merita un posto appropriato nell'assistenza sanitaria". Nello specifico questa ricerca è stata condotta dal Forum sulla salute di Lipsia, un istituto di analisi indipendente specializzato nella ricerca sui servizi sanitari. La base per la raccolta dei dati era un contratto tra la compagnia di assicurazione sanitaria Securvita e l'Associazione nazionale dei medici legali dell'assicurazione sanitaria (KBV). Questo studio conferma che il trattamento medico con l'omeopatia è un'aggiunta importante ed efficace alla medicina convenzionale. Nell'assistenza quotidiana, l'omeopatia mostra un chiaro effetto terapeutico positivo e un miglior rapporto costi-benefici per malattie selezionate rispetto alle terapie puramente convenzionali.” Riferimenti: https://echamp.eu/news-and-events/news/homeopathy-economical-and-effective
Biblioteca Il Guaritore Spirituale di Giancarlo Barbadoro e Rosalba Nattero Edizioni Triskel “Un testo che si ispira all’antica conoscenza dello sciamanesimo druidico, quella cultura che è la parte più segreta del celtismo e che ancora oggi si manifesta nelle comunità autoctone che trasmettono nel tempo una conoscenza che non è mai morta. Nello sciamanesimo druidico esiste un antico libro di sapienza, chiamato Hatmar, che nell’antica lingua shannar significa “la ruota degli archetipi”. Gli antichi insegnano che da questi archetipi si può trarre ispirazione o guida per la gestione della propria vita. È la via del Guaritore spirituale, un individuo che risveglia in sé le energie vitali in relazione alla propria maturazione interiore. Attraverso piani superiori di conoscenza affina le proprie capacità terapeutiche e sviluppa il rapporto con il Mistero dell’esistenza e con il segreto che anima il suo potere interiore”. Libro reperibile presso La Grotta di Merlino in piazza Statuto 15 a Torino oppure on line, anche in formato ebook, al sito:
OTTOBRE – NOVEMBRE 2020 Meno male che c’è l’omeopatia
“L’Omeopatia risulta essere una soluzione per i principali problemi sanitari nell'Unione Europea”. È quanto espresso nel Manifesto del Comitato europeo per l'omeopatia, l’European Committee for Homoeopathy (ECH) e della Federazione europea delle associazioni di pazienti omeopatici (EFHPA) (1). Questo perché la medicina omeopatica aiuta a ridurre la necessità di antibiotici nell'assistenza sanitaria umana e veterinaria, riducendo così il problema della resistenza antimicrobica. Aumenta la qualità della vita e riduce la gravità dei disturbi nei pazienti con malattia cronica, se integrato nell'assistenza sanitaria e allo stesso modo, se integrata nell'assistenza sanitaria può ridurre l'uso di farmaci da prescrizione convenzionali a lungo termine. Insomma: l’Omeopatia è sicura ed economica con un'elevata soddisfazione del paziente e i consumatori dell'UE si aspettano e richiedono l'omeopatia come parte della loro assistenza sanitaria. In più questa metodica terapeutica può portare a costi sanitari inferiori e risulta che i pazienti che utilizzano l'omeopatia hanno risultati migliori rispetto agli utenti del trattamento convenzionale, con costi simili. La qualità, la sicurezza e la corretta etichettatura dei prodotti omeopatici è garantita dalla Direttiva 2001/83 CE e inoltre è segnalata come la medicina non convenzionale più utilizzata in Europa tanto che tre cittadini europei su quattro conoscono l'omeopatia e il 29% di loro la usa per la propria assistenza sanitaria quotidiana. I benefici clinici dei medicinali omeopatici sono stati confermati da revisioni sistematiche e metanalisi: esistono prove convincenti dell'efficacia biologica della medicina omeopatica ed evidenze scientifiche di altissimo livello confermano la sua efficacia clinica. Senza contare che sono state pubblicate prove scientifiche inconfutabili sugli effetti positivi dei prodotti omeopatici in ambienti di laboratorio. In modo particolare, la mission dell’ECH è la piena integrazione dell'omeopatia nel sistema sanitario europeo, che soddisferà la crescente domanda tra i cittadini europei di cure omeopatiche in un contesto medico sicuro. A tal fine, l'ECH cerca di sensibilizzare maggiormente le istituzioni dell'UE e le ONG europee sul ruolo che la medicina complementare e alternativa (CAM) in generale e l'omeopatia in particolare possono svolgere nell'assistenza sanitaria europea. L'omeopatia e altre importanti terapie CAM affrontano la malattia innanzitutto cercando di supportare e indurre il processo di auto-guarigione dell'individuo. Se il recupero può avvenire solo da questo, la probabilità di effetti negativi e la necessità di un intervento ad alto impatto e ad alto costo è ridotta. È questo orientamento all'autoguarigione e alla promozione della salute - migliorare la salute piuttosto che sconfiggere le malattie - che rende gli approcci CAM particolarmente appropriati. La CAM, richiesta da molti milioni di cittadini europei, ha il potenziale per umanizzare la medicina moderna e ampliare la sua visione oltre la malattia, verso la salute e il benessere nel suo senso più ampio.
Per raggiungere questo obiettivo, l'ECH cerca di mantenere rapporti di lavoro con tutte le associazioni europee nel campo dell'omeopatia, come l'International Association for Veterinary Homeopathy, la European Federation of Homeopathic Patients 'Associations, la European Coalition on Homeopathic and Anthroposophic Medicinal Products, tutte le associazioni europee nel campo della medicina complementare e alternativa e le ONG europee e le istituzioni dell'UE pertinenti, come il Parlamento europeo, la Commissione europea, il gruppo di lavoro sui medicinali omeopatici dei capi delle agenzie per i medicinali , la direzione europea per la qualità dei medicinali e dell'assistenza sanitaria relativa alla farmacopea europea. Un esempio di come l’omeopatia sia una buona medicina è dato da un articolo pubblicato sulla rivista Oncologist il 3 ottobre scorso (2) dal titolo: Il trattamento omeopatico come terapia aggiuntiva può migliorare la qualità della vita e prolungare la sopravvivenza nei pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule: uno studio prospettico, randomizzato, controllato con placebo, in doppio cieco, a tre bracci, multicentrico (Oncologist 2020 Oct 3. doi: 10.1002/onco.13548 ) In particolare viene spiegato che la medicina convenzionale e l'omeopatia funzionano bene insieme e che, in modo specifico, nei pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) la qualità della vita migliora con l’aggiunta dell'omeopatia e migliora la loro sopravvivenza. Partendo dal fatto che le persone con questa tipologia di tumore polmonare in stato avanzato hanno opzioni di trattamento limitate, accanto al trattamento antitumorale convenzionale, l'omeopatia additiva avrebbe potuto alleviare gli effetti collaterali della terapia convenzionale. Così in questo studio i ricercatori hanno valutato i possibili effetti del trattamento omeopatico additivo rispetto alla qualità della vita. I pazienti trattati hanno visitato i centri ambulatoriali ogni 9 settimane: 150 pazienti con NSCLC in stadio IV sono stati inclusi nello studio; 98 hanno ricevuto rimedi omeopatici individualizzati o placebo in doppio cieco; e 52 pazienti di controllo senza alcun trattamento omeopatico sono stati osservati solo per la sopravvivenza. Ne è risultato che la qualità della vita e le scale funzionali e dei sintomi hanno mostrato un miglioramento significativo nel gruppo omeopatico rispetto al placebo dopo 9 e 18 settimane di trattamento omeopatico. Il tempo di sopravvivenza mediano era significativamente più lungo nel gruppo omeopatia (435 giorni) rispetto al placebo (257 giorni) e rispetto al controllo (228 giorni). Il tasso di sopravvivenza nel gruppo omeopatico quindi differiva significativamente dal placebo e dal controllo. Sono così auspicati ulteriori studi che includano altre tipologie tumorali, visto che la conclusione di questo lavoro, a detta degli stessi ricercatori, ha avuto buoni risultati sia per la qualità della vita che è migliorata significativamente nel gruppo omeopatico rispetto al placebo, ma anche la sopravvivenza è stata significativamente più lunga nel gruppo omeopatico rispetto al placebo e al controllo. Una qualità di vita più alta potrebbe aver contribuito alla sopravvivenza prolungata. Va da sé che questo studio suggerisce che l'omeopatia influenza positivamente non solo la qualità della vita ma anche la sopravvivenza.
Altri buoni risultati sono stati evidenziati in India in casi di infezione da Covid19 trattati con l’omeopatia. Il dottor Gyandas G. Wadhwani dell’Homeopathic Medical College, Hospital & Research di New Delhi ha presentato a ottobre venti casi Covid-19 curati con un approccio terapeutico omeopatico che includono caratteristiche cliniche, risultati di laboratorio e radiologici, sintomi accessori, cinque follow-up, risultati del trattamento e motivazione per la somministrazione di ciascun rimedio nella cura dell’infezione da Covid19 rispetto al trattamento convenzionale. Wadhwani ha specificato che “un approccio terapeutico omeopatico garantisce la valutazione, l'esame clinico e il trattamento dei pazienti con Covid 19 piuttosto che il targeting medico convenzionale del microrganismo responsabile o del sistema di organi bersaglio. Ciò pone sfide uniche a ciascuno, mentre il primo deve accertare di nuovo il rimedio in ogni caso, il secondo deve ricorrere a corticosteroidi e altri immunosoppressori fino a quando non viene trovato il vaccino. Mentre il primo non richiede finanziamenti aggiuntivi (poiché i rimedi disponibili devono essere solo somministrati), il secondo richiede investimenti estremi, ad esempio, ci sono più di 118 vaccini candidati allo studio da parte di varie agenzie, ciascuna con un budget di oltre 100 milioni di dollari”…e ancora “ l'unico vantaggio del sistema di medicina convenzionale è l'armamentario per la gestione del paziente, vale a dire l'assistenza in terapia intensiva, il supporto del ventilatore, ecc. che deve essere richiesto da meno del 7% dei pazienti con Covid 19 in India. Il restante 93% circa dei pazienti con Covid può essere gestito con farmaci omeopatici relativamente economici!”. Infine, per quanto riguarda gli usufruitori dell’omeopatia, ricordiamo che in Italia chi ricorre alla medicina omeopatica, lo fa in media da cinque anni: “un dato di fidelizzazione che è una prova dell’efficacia di queste terapie”, dice, su Generiamo salute, Giovanni Gorga, presidente di Omeoimpresa, che aggiunge: “a testimonianza dell’indubbia efficacia, chi si affida all’omeopatia ne apprezza i benefici e non ha cambiato negli anni le abitudini di consumo. Come ho dichiarato nel corso dell’ultima audizione in Commissione Industria del Senato, data la situazione economica emergenziale che sta affrontando il nostro Paese, credo sia giunto il momento di consentire agli omeopatici di fare pubblicità e di inserire le indicazioni terapeutiche nelle confezioni, come avviene all’interno dell’Unione Europea. Anche queste attività concorrerebbero ad incrementare il gettito fiscale dello Stato, dando slancio ad un settore che, ad oggi, non ha mai chiesto agevolazioni”.
(1) https://homeopathyeurope.org/healthier-europe-with-homeopathy (2) https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33010094/
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La Baviera è la prima regione in Germania a creare un dipartimento di omeopatia presso il Ministero della Salute. Finora l'omeopatia è stata ancorata in due ministeri della salute in tutto il mondo, oggi si aggiunge una terza federazione: la Baviera, che prende l'India e la Svizzera come modelli e crea un'unità di omeopatia all'interno delle politiche per la salute.
Per l’occasione è stata tenuta una conferenza dal Segretario di Stato della Salute, Klaus Holetschek, che ha presentato il consigliere ministeriale Elisabeth Nordgauer-Ellmaier come responsabile della segreteria del nuovo dipartimento del ministero. Holetschek ha anche commentato: "Dobbiamo fare più ricerca sui metodi di guarigione naturale che si svilupperanno ulteriormente nel prossimo futuro…La medicina moderna ha bisogno di un sistema sanitario orientato al paziente, in cui la medicina scientifica e quella naturale siano su un piano di parità". Secondo il politico, in una nota del ministero, il futuro sta proprio nella significativa convivenza tra terapia convenzionale e medicina naturale. Per di più si viene a soddisfare l’esigenza della comunità omeopatica che chiede da tempo un maggiore uso e ancoraggio politico dell'omeopatia in Baviera.
AGOSTO – SETTEMBRE 2020 Omeopatia e profilassi
Un medico e omeopata contemporaneo, Giorgio Albani, ha messo a disposizione di tutti i medici una lettera scritta appositamente per le persone, per i pazienti e per tutti coloro che vogliano un approfondimento, con parole semplici, di come l’omeopatia possa essere una buona medicina per tutti, soprattutto in tempi in cui c’è molta confusione, spesso voluta e creata, su come ci si possa curare e soprattutto prevenire molte malattie rafforzando semplicemente il nostro organismo e prendendo dalla natura ciò di cui abbiamo bisogno. Ecco qui di seguito quanto da lui scritto e …buona lettura! “La situazione del Covid-19 ha riportato molte persone a un particolare interesse per le cure naturali e, tra di esse, per la medicina omeopatica.
In tutta questa storia, quello che si perde di vista è l’altra metà del cielo.
Cioè la capacità dell’organismo umano di poter generare una difesa efficace verso virus e batteri, magari favorita da uno stile di vita adeguato e da terapie che agiscano con una logica diversa. Il bene più importante dell’organismo umano in buona efficienza è quello di poter costruire una efficace difesa aspecifica verso tutte le forme infettive e più, in generale, verso la malattia. Il miglioramento di questa difesa aspecifica è l’obiettivo dichiarato della maggior parte degli approcci terapeutici basati sulle Medicine non Convenzionali e dell’Omeopatia in particolare. 1. Si può trattare di persone che possono infettarsi e non sviluppare alcun sintomo della malattia. Tecnicamente potremmo dire che, pur esposte al contagio, non si ammalano e nel tempo non sviluppano né anticorpi di tipo M né anticorpi di tipo G. Parliamo di individui dotati di una immunità (cioè di una capacità di difesa) aspecifica naturale estremamente alta. Questo è il concetto di Profilassi in Omeopatia”.
Spotlight
Si tratta di una mozione portata avanti dai professionisti che praticano la medicina omeopatica e da chi usufruisce della stessa e a cui chiunque può unirsi, in quanto, come riporta la mozione stessa: “nel sito di Wikipedia la definizione di Omeopatia è stata redatta da un appartenente al CICAP che notoriamente si è sempre espresso contro l'Omeopatia, senza ovviamente saperne niente. Perciò la definizione è infarcita di falsità, di scorrettezze metodologiche e informative, di pregiudizi e di baggianate.
(1): European Committe for Homeopathy, fondata nel 1990, rappresenta i medici europei con specifica competenza in omeopatia, organizzati in 40 associazioni distribuite in 25 paesi europei
GIUGNO – LUGLIO 2020 Omeopatia e le potenzialità dell’acqua informata Luc Montagnier, virologo e fondatore della World Foundation for AIDS Research and Prevention, oltre che vincitore del premio Nobel per la scoperta del virus dell'AIDS, ha svolto rivoluzionarie ricerche sulle potenzialità dell’acqua che possono avere un risvolto notevole in campo medico-scientifico. Relatore in numerosi congressi internazionali, ha sempre riconosciuto il fondamentale ruolo che assume l’acqua dai primordi della vita fino a oggi, confermando le sue alte potenzialità nella medicina. Partendo dalle considerazioni sull’universo e della sua sostanza, egli spiega che “l’universo non è fatto solo di materia ma anche di onde, onde luminose, ma anche onde che non sono visibili, a bassissima frequenza, che circolano nell’universo. Onde come energia e le comunicazioni si fanno attraverso l’energia. È probabile dunque che anche la materia vivente e le stesse nostre cellule utilizzino queste onde tenendo presente che la vita è essenzialmente un sistema di scambio di informazioni. Questa è una nozione molto importante che può avere allo stesso tempo delle applicazioni interessanti nella medicina. Il ruolo dell’acqua è assolutamente essenziale all’origine della vita. Noi siamo fatti di acqua, acqua organizzata. Ci sono organismi viventi composti al 99,9% di acqua, come le meduse, mentre noi siamo composti di acqua per il 70-80%. Non si tratta dell’acqua del rubinetto, che beviamo normalmente, ma di un’acqua organizzata che ha un ruolo fondamentale nelle reazioni chimiche. Inoltre sono sempre più numerosi gli studi che confermano come l’acqua sia in grado di conservare delle informazioni e anche i ricordi, per molto tempo, proprio in diluizioni simili a quelle omeopatiche. Penso effettivamente che l’acqua giochi un ruolo fondamentale all’inizio della vita, poiché l’acqua può organizzarsi in strutture a elica e può essere che sia stata proprio l’acqua che abbia inventato le strutture a elica che hanno permesso alla vita di sorgere come proteine, acidi nucleici, ecc… Così si può immaginare che i primi tentativi siano avvenuti o nelle acque degli oceani e dei mari del pianeta Terra, oppure che siano arrivati dallo spazio. Perché se uno pensa a delle onde che generano delle strutture nell’acqua, queste onde possono anche venire da fuori. Dunque tutto è possibile. Questo ci fa tornare all’ipotesi della panspermia, dove l’universo sarebbe molto più ricco di strutture viventi di quel che si creda” . Tutto ciò è davvero interessante e suggestivo e addirittura questa descrizione di Montagnier va a riproporre e confermare ciò che già l’antica cultura dello sciamanesimo druidico europeo esprimeva sull’origine e le qualità della vita, proprio come scriveva Giancarlo Barbadoro, scrittore, poeta, musicista, filosofo e teorico dell’Ecospiritualità, in un suo interessante articolo su Shan Newspaper dal titolo: Nemeton, il Giardino Sacro dei Druidi, in quanto l’acqua risultava essere, come descritto nell’articolo, “il simbolo dell'energia plasmatica dell'universo, la fonte di vita, la fonte terapeutica. Era considerata anche parte del corpo mistico del dio dell’ acqua Kuid’hà, portatore di vita sul pianeta, la cui sostanza è presente in tutte le creature viventi e che le unisce in una sorta di fenomeno quantistico di entanglement. Proprietà utilizzata nell’ambito delle pratiche magiche e terapeutiche del druidismo che giungeva a interessare tutti i viventi sul pianeta” , Proseguendo su questo tema, Montagnier sostiene che sia dunque “ necessario che le onde incontrino un pianeta con acqua liquida e con una certa temperatura per poter concretizzare delle strutture nella materia. Poi è necessario che le costruzioni realizzate vengano memorizzate. Può essere che ci sia proprio l’acqua all’inizio di questa memoria. Successivamente è apparso il DNA, che costituisce una sorta di memoria molto più forte, ma i primi microrganismi sono probabilmente apparsi grazie alla memoria dell’acqua. Certo è un elemento comune nell’universo, ma per l’acqua liquida ci vogliono certi limiti di temperatura: così ci vuole qualche vulcano che esploda e faccia aumentare la temperatura e poi non bisogna dimenticare che le comete possono portare acqua, così come altri oggetti”. I lavori di ricerca della equipe di Montagnier riguardanti le emissioni di segnali elettromagnetici da parte del DNA presente in ogni cellula vivente e la visione fisica dell’acqua basata sulla coerenza quantistica rappresentano le basi di una tecnologia con un grande potenziale. Lui stesso afferma: “Io e i miei colleghi ne siamo convinti, ma c’è ancora molto lavoro da fare perché questo pone molti problemi a certe persone che dovrebbero cambiare di paradigma e pensare che le onde elettromagnetiche hanno un ruolo nella vita e nel suo funzionamento quotidiano”. E continua: “Io mi sono concentrato su questa molecola meravigliosa che è il DNA, con una struttura chimica particolare e questa struttura è memorizzata in tutto il dettaglio nell’acqua. Abbiamo riscontrato dei segnali, per i batteri, partendo da due nanogrammi di DNA, tra le diluizioni acquose 10 alla meno otto e 10 alla meno 13. Certo si può dire che alla diluizione meno 13 non ci sono più le molecole dell’inizio e sarà la struttura dell’acqua che emette segnale e non più le molecole di DNA e questo rinforza il principio dell’omeopatia. La gente critica dicendo che non c’è niente nelle soluzioni omeopatiche, e invece sì: c’è l’acqua, l’acqua memorizzata e questo è molto importante. La struttura dell’acqua liquida è stata studiata dai fisici e ci sono argomenti consolidati per pensare che ci siano delle fasi di organizzazione dell’acqua. Non si conosce in dettaglio ma si pensa possa funzionare come i bit di un computer: le molecole d’acqua possono funzionare così e generare dei campi di attivazione quantici. Forse non è così definitivo come quello che noi abbiamo sul DNA, che è una memoria formidabile, ma può aiutare enormemente all’organizzazione. Il DNA può creare una sorta di musica per tutte le unità: le cellule, gli organi, l’organismo e senza queste onde e l’organizzazione dell’acqua niente potrebbe funzionare”. Da quanto evidenziato fino qui si intuisce come le ripercussioni in campo medico possano rivelarsi molto importanti. Secondo Montagnier “andiamo verso una medicina delle onde. La farmaceutica attuale sintetizza delle molecole molto specifiche che interagiscono in una rete e di conseguenza ha degli effetti anche indesiderati. La farmacologia oggi è bloccata, purtroppo, in relazione agli effetti secondari dei grandi medicinali. Non dico che i farmaci attuali siano inutili: anzi, sono molto utili, ma dobbiamo andare avanti, perché, ad esempio, nel caso delle patologie croniche abbiamo una medicina che affanna. Noi preconizziamo l’uso degli antibiotici a lungo termine sapendo però che non è la panacea. Penso che al di là dei medicinali chimici ci potrebbero essere dei trattamenti attraverso le onde. Onde che forse qualcosa potrebbero fare di molto utile nella cura delle malattie”. Montagnier, non ha potuto fare a meno di riconoscere altri vantaggi alla medicina omeopatica, non solo dal punto di vista scientifico, ma anche di carattere morale e umano, sostenendo che “l’omeopatia ha anche un altro grande vantaggio, ovvero il dialogo con il paziente. La conoscenza del paziente, del suo ambiente, della sua vita, del suo comportamento, della sua nutrizione sono tutti aspetti estremamente importanti nella malattia e il medico omeopata è sicuramente un buon medico rispetto al medico formattato attuale, che è un po’ uno speziale, un tecnico, ma non è un ricercatore, e certo, si potrebbe anche dire medico ma è soprattutto un tecnico che va ad applicare dei modelli che gli sono stati insegnati e non cercherà di adattarli al paziente. Comunque adesso si inizia a parlare di “personalizzazione” della medicina e il medico omeopata è sicuramente un modello di riferimento da questo punto di vista. Credo inoltre che i progressi in biologia e in medicina possano risultare da un lavoro interdisciplinare, cioè dall’interazione tra fisici, chimici, medici e biologi. E’ fondamentale per i nuovi progressi della scienza. I fisici per esempio riescono a chiarire alcuni aspetti dei fenomeni che scopriamo in biologia e possono fornire una spiegazione per malattie come il cancro. Secondo me la medicina deve evolvere. Io sono un sostenitore della medicina del P4: Prevenzione, Predizione, Personalizzazione e Partecipazione. Credo effettivamente che questo secolo possa essere considerato una nuova era della ricerca e del progresso e la medicina attuale che io promuovo è già per alcuni medici una realtà. Io credo che essa sarà l’avvenire”. Riferimenti: Nemeton, il giardino sacro dei druidi
Libri
“Vi siete mai chiesti perché siamo al novantanove per cento di molecole d’acqua e la medicina si occupa di quell’un per cento costituito da altro, trascurando il restante novantanove come se fosse acqua fresca? E vi siete mai chiesti perché esistono l’elettroencefalogramma e l’elettrocardiogramma ma non c’è l’elettrogramma del fegato e neanche del pancreas? Eppure tutti i nostri organi interni, non solo il cuore e il cervello, emettono deboli segnali elettrici, captabili dagli strumenti, grazie al campo magnetico creato proprio dall’acqua. L’ha dimostrato nel 2009 lo scienziato francese Luc Montagnier, scopritore del virus dell’Aids e premio Nobel per la medicina. L’annuncio di questa scoperta è la conferma del punto di vista dei protagonisti di questo libro, che racconta la storia di un’avventura scientifica destinata a cambiare la cura delle malattie”.
APRILE – MAGGIO 2020 Tanti auguri omeopatia Sono ormai decenni che il mese di aprile è stato dedicato all’Omeopatia. E’ un periodo in cui fervono numerose attività che la riguardano: dalle pubblicazioni, agli incontri, alle rassegne, ai convegni per far conoscere a un sempre maggiore pubblico i benefici di questa medicina, così come vengono messi in risalto i suoi pionieri, i suoi ricercatori, la sua storia e i suoi libri. Venne scelto a livello internazionale questo mese in onore dell’anniversario della nascita del padre dell’Omeopatia: il medico tedesco Samuel Hahnemann che nacque il 10 aprile 1755. Hahnemann pubblicò nel 1806 il suo primo lavoro importante intitolato La medicina dell’esperienza, che conteneva già le idee fondamentali dell’omeopatia, che poi ampliò e perfezionò e molti medici dopo di lui continuarono il suo lavoro, le sue sperimentazioni e soprattutto le cure, basate su quella che il medico tedesco pioniere aveva nominato “l’arte del guarire”. Ricordiamo, a tale proposito i fondamenti principali di tale metodica terapeutica. Il primo è che l’omeopatia non mira a sanare solo dalla malattia, perché la malattia è il sintomo del disordine interno che affligge l’organismo, ma punta alla guarigione dell’individuo nella sua interezza e individualità. Il secondo riguarda il “principio dei simili”, ovvero le malattie si guariscono con i loro simili, cioè sono curate con sostanze che nel soggetto sano riescono a produrre i sintomi caratteristici dell’afflizione da combattere. Il terzo è costituito dal fatto che l’efficacia e la forza che i rimedi omeopatici possiedono, si possono ottenere solo tramite esperimenti eseguiti sull’organismo sano dell’ individuo umano con la materia pura, ( e non degli animali, come lo stesso Hahnemann dichiarava sulla sperimentazione delle sostanze). Quarto fondamento è costituito dalla tecnica di dinamizzazione, cioè le succussioni o scosse che vengono impresse ai medicinali mentre sono preparati, in quanto danno loro un’energia che è moltiplicata dalla diluizione. Una delle occasioni di festeggiamento è stato, fino al 2019, la possibilità di visitare il Museo dell’Omeopatia a Roma, in piazza Navona, accompagnati da esperti con cui dialogare, a cui fare domande e avere risposte su questa “buona medicina”, o partecipare a incontri su temi specifici o a fare festa insieme. Purtroppo quest’anno tutto ciò non è stato possibile a causa dell’emergenza Covid-19 dove tutti i musei hanno chiuso le porte. In attesa che possano riaprire appena passato il pericolo contagi, i festeggiamenti e gli onori al dottor Hahneman sono stati rimandati in autunno, però…c’è un però. Il direttore del museo è Francesco Eugenio Negro, un medico omeopata di indiscussa fama, specialista in Endocrinologia e malattie metaboliche. È stato docente presso l’Università dell'Aquila e presso l’Università di Roma “La Sapienza”, ma anche scrittore e saggista di rilievo. Proprio in occasione di questo 265° anniversario, lui stesso dichiara: “Dirigo il Museo dell’Omeopatia e Archivio Storico dall’anno della sua inaugurazione nel 2013. Per l’ Hahnemann day è sempre stato aperto. I visitatori venivano accompagnati nel percorso della storia dell’Omeopatia, soffermandoci su qualche argomento d’interesse specifico. Le tradizioni devono rimanere! Quest’anno la visita sarà virtuale, certo si potrà accedere al sito del museo!” Così, grazie a lui si potrà visitare il museo da casa, accedendo al sito della Fondazione Negro, e virtualmente si potranno visionare francobolli e medaglie dedicate all’Omeopatia nell’arco storico di circa duecento anni , conoscere gli ospedali nel mondo che hanno utilizzato la medicina omeopatica,vedere la collezione delle preziose “Trousse & Case” , ovvero oltre cento esemplari dell’800 e primo ‘900 di contenitori porta rimedi. Ricordiamo anche che il Museo ospita una eccellente Biblioteca Omeopatica con oltre 5000 volumi e riviste, comprendente una ricca raccolta di testi di Omeopatia in lingua italiana, tedesca, francese, inglese e spagnola. Di particolare rilievo la Sezione Hahnemanniana, con rare prime edizioni e la Sezione italiana antica, con volumi e pamphlet editi in Italia nell’800, oggetto di una monografia curata ed aggiornata dal Museo (A. Negro – F.E.Negro: Bibliografia Omeopatica Italiana, Franco Angeli Ed. Roma, 2007). Il Museo è inoltre membro dell’ EAMHMS, European Association of Museums of the History of Medical Sciences e del MeMa, Medical Museum Association. Chi lo desideri, può accedere virtualmente al Museo dell’Omeopatia dal seguente link: www.fondazionenegro.it
News Petizione dell’omeopatia contro Wikipedia La IPRH, Initiative to Promote Research in Homeopathy (www.researchinhomeopathy.org) aveva lanciato una petizione contro Wikipedia per aggiornare la pagina di omeopatia su Wikipedia (Initiative to Promote Research in Homeopathy). E’ stato fatto un appello su CHANGE.ORG contro la preconcetta e denigratoria definizione di Omeopatia sul portale di Wikipedia che, nonostante molteplici sollecitazioni da tutto il mondo, resta invariata. Ecco il testo qui di seguito della petizione: “Caro lettore, Purtroppo però, nonostante la petizione abbia raccolto già più di 41.000 firme fino ad oggi, non è stato possibile cambiare nulla per l'omeopatia su Wikipedia.
FEBBRAIO – MARZO 2020 Edipemie e Omeopatia E’ dell’11 marzo il comunicato della FIAMO, la Federazione Italiana Associazioni e Medici Omeopati, che riguarda la funzione che può avere la medicina omeopatica nell’aiutare ad affrontare l’infezione da virus COVID-19. Eccolo qui di seguito dal titolo: L’omeopatia di fronte alla pandemia Covid-19 “Si moltiplicano le prese di posizione sul possibile ruolo dell’omeopatia di fronte al diffondersi del virus SARS- Covid- 2. Si rende pertanto necessario un chiarimento che riporti ciò che è condiviso nella comunità dei medici con competenza aggiuntiva in omeopatia e lo distingua da ciò che rappresenta una posizione individuale dalla quale la FIAMO prende formalmente le distanze. Quando ciò non è possibile perché la sintomatologia riscontrata nei casi presi in esame fa emergere l’indicazione per più rimedi, alcuni scelgono di utilizzare un medicinale con una corrispondenza più generale: è questo il caso attuale dell’indicazione data dal Ministero indiano, che consiglia l’assunzione di Arsenicum album 30 CH una volta al giorno per tre giorni a scopo preventivo. Ci sono sostanzialmente quattro differenti approcci nell’uso dell’omeopatia in questi casi: l’individualizzazione, la definizione del genio epidemico, l’uso di rimedi combinati, l’isopatia. I primi due sono le precipue modalità d’intervento dell’omeopatia classica. La letteratura riporta evidenze sperimentali dell’efficacia clinica di ciascuno di questi approcci e a tale articolo si rimanda, senza entrare nei dettagli delle singole patologie. Rispetto ad altre strategie di intervento, sembra particolarmente in linea con la logica omeopatica – che si prefigge di stimolare la risposta difensiva del soggetto ammalato – la raccomandazione che Alberto Donzelli della Fondazione Allineare Sanità e Salute fa nelle sue Pillole riguardo alla reazione febbrile: “Se qualcuno in casa è malato, evitate antipiretici per la febbre per quanto possibile: potrebbero aumentare e prolungare la trasmissione di infezione associate”. (Plaisance, Pharmacotherapy 2000). I medici esperti in omeopatia sono a fianco dei propri pazienti e utilizzano ogni loro specifica competenza professionale nell’interesse primario della salute di chi a loro si affida.
(1) Jacobs J. Homeopathic Prevention and Management of Epidemic Diseases. Homeopathy. 2018 Aug;107(3):157-160. doi: 10.1055/s-0038-1649487. Epub 2018 May 12. PubMed PMID: 29753299
Spotlight Omeopatia: accordo tra India e Israele Si è da poco realizzato l’ accordo tra India e Israele per promuovere lo sviluppo della medicina omeopatica. Durante la visita annuale del primo ministro israeliano a Nuova Delhi, è stato stilato un protocollo di intesa tra India e Israele per la ricerca e lo sviluppo dell’omeopatia. Il protocollo è stato firmato in presenza di Narendra Modi, Primo Ministro indiano, e Benjamin Netanyahu, Primo Ministro di Israele. I firmatari dell’intesa sono stati il Ministro Indiano dell’AYUSH (Ministero indiano della Medicina Integrata) e l’ambasciatore israeliano in India. L’intesa prevede un accordo di collaborazione tra il Central Council for Research in Homoeopathy, un importante centro di ricerca indipendente collegato al Ministero della Salute Indiano e lo Share Zedek Medical Center di Gerusalemme, ovvero il più famoso Centro di Medicina Integrata israeliano. Questo accordo è stato fortemente voluto da Gerusalemme per agevolare maggiormente la diffusione dell’omeopatia in Israele. Il protocollo di intesa prevede una cooperazione nel campo della ricerca scientifica e della formazione medica, l’ organizzazione congiunta di conferenze e seminari e la condivisione e scambio di esperti per la formazione medica, nonché di ricercatori, di scienziati, di professionisti dell'insegnamento e di studenti. Hanno presenziato alla firma dell’accordo anche il Direttore del Centro di Medicina Integrata di Gerusalemme e il Direttore generale del Consiglio centrale per la ricerca in omeopatia del Governo Indiano. Queste due Organizzazioni hanno come target la realizzazione del più grande studio mai realizzato sull’utilizzo della medicina omeopatica in Pediatria.
DICEMBRE 2019 – GENNAIO 2020 Omeopatia no stop Finora la medicina omeopatica si è dimostrata efficace non solo per malattie acute e croniche nell’uomo, ma anche in campo veterinario e persino in botanica per la cura delle piante. Lo si è ribadito nell’ultimo convegno internazionale di Medicina Omeopatica, tenutosi in Italia, a Sorrento, dove è stato anche evidenziato come siano numerosi i sistemi sanitari nazionali che in tutto il mondo si avvalgono dell’omeopatia. In diversi Paesi è riconosciuta come specialità medica e in India è una medicina ufficiale che viene efficacemente utilizzata anche nei reparti di oncologia. La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) l’annovera tra le Medicine Non Convenzionali che dovrebbero essere inserire a tutti gli effetti nei Servizi Sanitari dei Paesi membri, rappresentando una risorsa importante con molteplici applicazioni, soprattutto nella gestione e prevenzione delle patologie croniche. In Italia, gli ultimi mesi del 2019 hanno portato incoraggianti news per la medicina Omeopatia del nostro Paese, a partire dallo svolgimento al Senato del convegno “L’uso della Medicina omeopatica in Italia e aspetti normativi” e dal finanziamento per il progetto Chemocim vinto dal Centro per le Terapie Complementari di Lucca, da quello Medicina Integrata di Pitigliano, di Anestesia e Rianimazione del Santa Chiara di Pisa e dall’Istituto Tumori toscano. La Toscana è da diversi anni all’avanguardia nella sperimentazione delle medicine non convenzionali integrate con quelle convenzionali: infatti, proprio in questa Regione, è presente il Centro di Medicina Integrata di Pitigliano: l’unico centro europeo dove medicina omeopatica e allopatica operano in sinergia col comune scopo della salute del malato e rappresenta inoltre un modello per le tante strutture in Italia e in Europa che oggi si ispirano al principio della complementarietà delle discipline mediche. Lo studio vincitore del finanziamento, premiato dalla Regione Toscana con uno stanziamento di 315mila euro, avrà modo di approfondire l’efficacia dell’Omeopatia e dell’Agopuntura, utilizzate in sinergia con un opportuno trattamento riabilitativo e una dieta controllata, nel contrastare alcuni pesanti effetti collaterali della chemioterapia effettuata nelle donne con tumore al seno. In particolare, l’obiettivo finale è quello di arginare almeno uno degli effetti avversi più comuni di chemioterapia e terapia endocrina, cioè il decadimento cognitivo definito anche come “chemobrain” , ovvero, cervello da chemio. Questo disturbo è caratterizzato da vuoti di memoria, stanchezza mentale, ridotta velocità di elaborazione delle idee, deficit dell’attenzione e della memoria a breve termine, problemi di concentrazione e annebbiamento mentale per tutta la durata del trattamento chemioterapico e che in alcune persone persistono per anni. A Chemocim partecipano 300 pazienti selezionate in base alla tipologia di tumore alla mammella che le ha colpite e divise in tre gruppi. Nel primo gruppo vengono praticati esercizi di riabilitazione con il neuropsicologo e a seguire consigli dietetici in associazione con agopuntura e auricoloterapia. Il secondo gruppo si differenzia dal primo perché sostituisce l’agopuntura e l’auricoloterapia con l’omeopatia. Il terzo gruppo funge da gruppo di controllo utilizzando solamente gli esercizi riabilitativi abbinati ai consigli dietetici. Dopo tre mesi, i primi due gruppi si scambieranno, raddoppiando il numero di pazienti che testeranno entrambe le medicine complementari senza metterle direttamente a confronto e, soprattutto, verificandone la loro l’efficacia in termini di medicina integrata, insieme all’adozione di una dieta adatta alla riabilitazione e all’intervento della neuropsicologia. Le valutazioni sull’andamento dello studio inizieranno dopo un anno e proseguiranno per i successivi 18 mesi. Inevitabilmente queste ricerche fanno bene alle persone che ne ricevono i benefici in tempo reale e sia alla diffusione della medicina omeopatica. Soprattutto servono a diffondere una comunicazione importante sulla sinergia di diverse terapeutiche, perché non ci sono cure esclusive, ma cure personalizzate dove più terapeutiche insieme possono creare e mantenere lo stato di salute delle persone. Troppo spesso finora la medicina “ufficiale” e quella “non convenzionale” sono state considerate in contrasto, sulla base di opposti estremismi che non portano da nessuna parte e intralciano l’evidenza della positività delle cure integrate che lavorano insieme per la salute e il benessere. E questo può valere sia per la medicina umana che per la medicina veterinaria.
Prospettive per il 2020 Quali sono le prospettive per l’Omeopatia nel nuovo anno? Le sintetizza bene il dottor Pietro Gulia, vice-presidente per l’Italia della Liga Medicorum Homoeopathica Internationalis, in una lettera ai colleghi medici scritta a fine anno, di cui si riporta uno stralcio: “Cari Colleghi, si avvicina il termine di un anno molto intenso e, per alcuni versi, molto duro per le traversie che l’Omeopatia italiana sta attraversando. Lo scorso settembre, si è tenuto a Sorrento il 74° Congresso Mondiale della LIGA: un successo quantitativo per il numero d’iscritti e, soprattutto, qualitativo per il valore clinico e scientifico delle relazioni presentate (139 in totale). Il 2019 è stato caratterizzato non solo in Italia da offensivi e continui attacchi all’Omeopatia, ai medici e pazienti omeopatici. Il perché è noto: il WHO Global Report on Traditional and Complementary Medicine 2019, pubblicato in Maggio (potete liberamente scaricarlo dal sito OMS), in cui si raccomanda di inserire nei Servizi Sanitari dei Paesi membri le MNC, Medicine Non Convenzionali, esplicitamente considerate una “risorsa importante e sottostimata con molteplici applicazioni, soprattutto nella gestione e prevenzione di malattie croniche …”. L’Italia si è distinta per essere nel gruppo dei 15 stati, su 194, che non hanno MAI fornito all’OMS le indicazioni richieste rispetto alle MNC nel quinquennio 2014-2018!! Tutto questo ci fa presagire che la campagna contro l’omeopatia proseguirà e che dovremmo essere pronti, uniti e fermi nell’affrontare questa sfida e nel difendere i valori e le basi metodologiche cliniche che Hahnemann e i grandi omeopati che “lo hanno imitato e imitato bene” ci hanno lasciato.”
OTTOBRE - NOVEMBRE 2019 Omeopatia ultime ricerche
Il meccanismo d’azione dei farmaci omeopatici si basa su interazioni chimiche e fisiche. Una delle ultime conferme arriva da due esperti internazionali: Jayesh Bellare professore di ingegneria chimica dell’Indian Institute of Technology di Bombay, che ha dimostrato con i suoi studi l’efficacia delle diluizioni omeopatiche e Edward Calabrese, tossicologo dell’University of Massachusetts ad Amherst, massimo esperto mondiale di ormesi, fenomeno da lui ritenuto alla base del meccanismo d’azione dei medicinali omeopatici. Bellare ha evidenziato attraverso il microscopio elettronico a trasmissione, la presenza di un rilevante numero di molecole di principio attivo in tutte le diluizioni omeopatiche dalla sesta fino alla duecentesima diluizione centesimale. La cosa particolare che è stata osservata è che le molecole si mantengono in numero costante in tutte le successive diluizioni in quanto vengono stabilizzate dai metasilicati provenienti dal vetro utilizzato per preparare le diluzioni stesse. Questi aggregati costituiscono una riserva chimica di molecole, le quali poi possono interagire con i substrati biologici e dare effetto all’attività del medicinale omeopatico. Si tratta di nanomoli, ovvero piccole dosi, ma sufficienti a dare una risposta terapeutica secondo i principi della farmacologia delle microdosi, che rappresenta una parte della farmacologia classica sempre più in sviluppo in questi ultimi anni. Il professor Edward Calabrese conferma che i risultati della ricerca di Bellare sono spiegabili con il meccanismo dell’ormesi , ovvero con la stimolazione a basse dosi. Già nel 2006 il Professor Andrea Dei dell’Università di Firenze ne aveva proprio enunciato i suoi principi. Si tratta, in pratica, di un rovesciamento di azione tra una dose grande tossica e una dose piccola che ha invece un effetto terapeutico. Esattamente come l’Omeopatia, che si basa sulla somministrazione di dosi infinitesimali di sostanze, che ad alte dosi avrebbero un’azione tossica sull’organismo.
Un aspetto interessante dell’utilizzo della medicina omeopatica è quello della riduzione dell’uso degli antibiotici, con indubbi vantaggi sulla salute, come è stato dimostrato da uno studio condotto da Erik Baars e da un autorevole team internazionale di esperti, pubblicato su Evidence-Based complementary and Alternative Medicine. Sarà inoltre un tema che verrà trattato nelle sue evidenze cliniche e di ricerca all’incontro Internazionale dell’ European Committee for Homeopathy che si terrà a Parigi il 15 e 16 novembre 2019.
È stata studiata anche la capacità dei medicinali omeopatici di modulare l’espressione genica nell’uomo e in organismi unicellulari. I risultati, cui ha contribuito in modo determinante il gruppo del professor Paolo Bellavite, dell’Università di Verona, sostengono l’ipotesi che il farmaco omeopatico possa attivare o disattivare alcuni geni rilevanti, innescando l’attivazione a cascata in grado di correggere l’espressione errata che aveva generato il processo patologico. Costi e benefici Da uno studio olandese pubblicato sull’European Journal of Health Economics è emerso che pazienti trattati con medicine complementari possono avere, a seconda dell’età, una riduzione dei costi di salute e una maggior longevità rispetto a quelli trattati con la medicina convenzionale. Così come un team di Lione e Parigi ha pubblicato su Health Economics Review un lavoro da cui è emerso che la gestione omeopatica dei pazienti può risultare meno dispendiosa in una prospettiva globale e potrebbe rappresentare un motivo di interesse importante per la salute pubblica. Da un’altra analisi condotta da ricercatori tedeschi e pubblicata su Complemetary Therapies in Medicine si è evidenziato come su 500 pazienti con diagnosi di malattie croniche i miglioramenti maggiori si siano verificati nei soggetti trattati omeopaticamente, seppur con costi simili. Ciò va a significare che a parità di costi, i pazienti che hanno ricevuto trattamenti omeopatici hanno registrato indici di efficacia maggiori rispetto ai pazienti trattati con farmaci allopatici. In Italia, è stato condotto uno studio osservazionale retrospettivo dal team del dottor Elio Rossi all’ospedale Campo di Marte di Lucca e pubblicato sulla rivista scientifica Homeopathy. Su 105 pazienti che soffrivano di malattie respiratorie croniche la riduzione generale dei costi durante la terapia omeopatica è stata del 42% nel primo anno e del 49,8% nel secondo. I costi per i pazienti affetti da asma cronica hanno mostrato una riduzione del 71,1% rispetto al 12,3% del gruppo trattato con farmaci convenzionali nel primo anno, e rispettivamente del 54,5% e del 45,2% nel secondo. Lo stesso Rossi a conclusione del lavoro sottolinea che l’omeopatia conviene sia per i pazienti che per il sistema sanitario. Ulteriori informazioni e pubblicazioni scientifiche riguardanti la ricerca in medicina omeopatica possono essere reperiti su PubMed, dove a settembre 2019 se ne contavano ben 6557, oppure su www.hri-research.org o anche su http://databaseomeopatia.alfatechint.com
News Si svolgerà a Parigi il 15 e il 16 novembre l'incontro internazionale della European Committee for Homeopathy (ECH), organizzato dalla Société Savante d'Homéopathie con il patrocinio della Fédération Nationale des Sociétés Médicales Homéopathiques de France. Il primo giorno dell’evento sarà interamente dedicato a una conferenza sul ruolo dell'omeopatia nella lotta alla resistenza antimicrobica (AMR). I migliori docenti internazionali forniranno un'ampia visione dell'argomento, delle sue varie implicazioni e dei suoi possibili sviluppi. I principali relatori saranno: Jennifer Jacobs della Washington University, Leoni Bonamin della San Paolo University, Lex Rutten , epidemiologo olandese, Liesbeth Ellinger, medico veterinario olandese, Francesco Macrì, pediatra e docente presso l'Università La Sapienza di Roma, e Bernard Poitevin, allergologo e consulente scientifico dell’ SSH. La gamma dei ricercatori partecipanti assicura che verranno affrontati molteplici aspetti sull'argomento, dai trattamenti individualizzati di infezioni ricorrenti, ai trattamenti generalizzati di epidemie, così come le alternative all'abuso di antibiotici sugli animali.
AGOSTO – SETTEMBRE 2019 Omeopatia oggi Ormai è da più di due secoli che l’Omeopatia, ciclicamente, subisce attacchi, soprattutto quando i suoi usufruitori arrivano a toccare grandi numeri. Riaccade oggi attraverso i social e i media, proprio quando in Europa più di 100 milioni di persone utilizzano l’omeopatia e sono 50 mila i medici omeopati che la esercitano. Nel mondo, secondo i dati dell' Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), i medici sono oltre 500 mila e i pazienti che la utilizzano sono più di 600 milioni. In Italia, rivela una ricerca di EMG-Acqua per Omeoimprese, sono circa 9 milioni quanti esprimono un giudizio positivo e i pazienti regolari sono quasi 3 milioni, mentre più del 20% degli italiani utilizza i medicinali omeopatici almeno una volta l'anno e un quinto dei medici di famiglia prescrive farmaci omeopatici. Il 60% circa degli intervistati, li utilizza per curarsi ma chiede maggiore informazione su posologia e indicazioni terapeutiche, elemento che favorirebbe una maggiore conoscenza e diffusione. Il nostro è il terzo mercato europeo dopo Francia e Germania e si punta a una sempre migliore informazione dei pazienti, a partire dalla proposta di inserimento del foglietto illustrativo nelle confezioni dei medicinali. In realtà gran parte della comunità scientifica, contrariamente a quanto spesso appare sui media, non è per nulla ostile all’omeopatia. Lo evidenzia il sondaggio che è stato condotto su un campione di 300 esperti tra medici generici, farmacisti, docenti universitari in ambito medico e giornalisti che scrivono di sanità. La reputazione dell’omeopatia fra gli “addetti ai lavori” è piuttosto buona. I medici che prescrivono medicinali omeopatici ne apprezzano la naturalità (36%) e la complementarietà con l’allopatia (20%). Se i primi sostenitori dell’omeopatia sono i farmacisti italiani, sicuramente un punto di riferimento importante per i pazienti nel caso di lievi problemi di salute, anche i medici, i docenti universitari e i giornalisti scientifici dichiarano di apprezzare l’omeopatia per la sua efficacia (15%). Non raggiungono il 10% coloro i quali parlano di “effetto placebo” in riferimento a questa categoria farmacologica e solo il 14% tra medici e farmacisti si rifiuterebbe di prescriverli. Il 41% dei medici, il 37% dei farmacisti, il 28% degli opinion leader medico-scientifici non nutrono preconcetti o manifestano pregiudizi nei riguardi dell’omeopatia. Tutt’altro: il 44% fra medici e farmacisti ritiene particolarmente utili i medicinali omeopatici. E la quasi totalità degli intervistati (96%) non li trova dannosi. I medicinali omeopatici sono consigliati e prescritti da medici e farmacisti per l’ottima possibilità di combinazione fra omeopatia e medicina ufficiale e per l’efficacia. I medici scelgono l’omeopatia per curare raffreddori, riniti e influenze (54%), per problemi all’apparato respiratorio (33%), insonnia (27%), dolori articolari o muscolari (13%). Giovanni Gorga, presidente di Omeoimprese, dichiara che “I risultati della ricerca sono buoni e forniscono al comparto e alle Istituzioni Sanitarie indicazioni preziose sul futuro di questa disciplina. L’omeopatia in Italia è apprezzata dai pazienti, così come dalla comunità scientifica. Il processo di regolamentazione in atto, frutto del recepimento da parte delle Istituzioni nazionali di direttive europee, ci consente di avvicinarci agli standard di moltissimi altri Paesi europei per quanto riguarda il riconoscimento dell’omeopatia. In Italia, invece, troppo spesso se ne parla con pregiudizio soprattutto quando accadono – fortunatamente molto di rado – spiacevoli fatti di cronaca e la superficialità del nostro modello di comunicazione confonde il valore del farmaco e le modalità di utilizzo. Il messaggio alle aziende e soprattutto alle Istituzioni sanitarie e al Ministro della Salute è molto chiaro: la strada da intraprendere è quella di un lavoro congiunto per regolamentare, anche in Italia, tutti quegli aspetti che ancora oggi risultano non definiti. Mi riferisco, ad esempio, al tema dell’inserimento del foglietto illustrativo con posologia nelle confezioni e una maggiore presenza del Ministero in una corretta e trasparente comunicazione.”
News Si terrà in Italia, a Sorrento, dal 25 al 28 Settembre, il 74° Congresso Mondiale Omeopatico della LMHI. Si tratta di un appuntamento internazionale dove la Liga Medicorum Homeopathica Internationalis ( LMHI ) torna nel nostro Paese dopo 23 anni, proprio dove l’Omeopatia fiorì circa 200 anni fa divenendo un importante crocevia di diffusione della metodologia medica delle alte diluizioni. Il tema del Congresso sarà: “La Medicina del Futuro dal Cuore Antico – La Similitudine a tutti i livelli di Conoscenza”. Sarà un’occasione di confronto di esperienze tra diversi Paesi con un intenso e ricco programma che dimostra la vitalità della medicina omeopatica arricchita nella sua applicazione clinica in tutto il mondo. I temi trattati toccheranno argomenti come epistemologia e filosofia, storia, omeopatia come medicina trans-disciplinare: dalla biofisica all’epigenetica, ricerca pre-clinica di base e fisico-chimica, agro-omeopatia, provings, ricerca clinica, metodologia clinica, veterinaria, odontoiatria, farmacia, comunicazione e metodi d’insegnamento, integrazione nell’ambito dei Servizi Sanitari Nazionali. Così presenta questo evento Francesco Marino, vicepresidente LMHI per l’Italia: “Negli ultimi decenni le nuove frontiere della Bio-Medicina sembrano aver riscoperto l’antico paradigma della Similitudine che ha inspirato e collegato molti degli antichi sistemi medici. Grazie al genio di Samuel Hahnemann, una conoscenza così antica ha suscitato un grande interesse in tutto il mondo tra medici, studenti e ricercatori. La sua metodologia, che ha permesso di curare milioni di persone, è stata diffusa in tutti i continenti. Di recente, questa metodologia è stata rivisitata alla luce di nuovi approcci che a loro volta hanno generato opinioni discordanti anche nell’ambito della comunità omeopatica. Un confronto dialettico tra la tradizione Hahnemanniana e l’odierna innovazione sarà al centro di questo 74° Congresso LMHI. L’evoluzione non può fare a meno delle proprie origini, ecco perché si dice: “il futuro ha un cuore antico!”. Apparentemente, la nostra metodologia sembra soddisfare i parametri di quella che viene chiamata “Medicina della complessità” e della “Medicina di precisione” grazie al suo approccio “personalizzato”, ma è ancora costantemente oggetto di critiche e pregiudizi. Abbiamo l’obbligo di difenderla e svilupparla senza sconvolgerla e fraintenderla. I contributi di tutti sono i benvenuti al fine di poter aprire la nostra Medicina ad un ulteriore arricchimento e miglioramento”.
GIUGNO-LUGLIO 2019 Omeopatia anche per le piante (parte 2) Il mondo vegetale è un vero e proprio mondo che popola tutto il pianeta che ci ospita. Le antiche leggende druidiche raccontano di come le piante fossero i nostri progenitori comparsi sulla Terra molto prima noi e conservino una saggezza millenaria, mentre le recenti ricerche della scienza riconoscono alle piante capacità di individui sociali connessi tra loro anche a grandi distanze attraverso un web che interessa tutte le forme vegetali del pianeta, che attuano attraverso le radici e altri segnali. Stefano Mancuso, ricercatore all’università di Pisa, spiega come ci sia un entanglement che permette a tutta la rete vegetale di mantenersi viva e persino in armonia con le specie con cui possono convivere. Infatti, anche se le piante non hanno un cervello così come lo immaginiamo noi umani, lo hanno comunque. Basti pensare che hanno la qualità di essere consapevoli di se stesse e dell’ambiente esterno: attraverso le radici percepiscono 20 parametri differenti come, per esempio, umidità, pressione, temperatura, onde acustiche. E’ stato dimostrato che sono più sensibili degli animali e che producono onde e suoni. Secondo il riferimento spazio-temporale di noi umani appaiono fisse sul terreno, ma in realtà a livello di comunità sociale grazie ai semi che vengono sparsi intorno a loro dal vento o dagli animali o dall’uomo stesso si muovono nello spazio per mantenere e garantire le generazioni successive. Comunque possiedono una consapevolezza spaziale che gli permette al bisogno di ruotare o allungarsi secondo necessità, come dimostrato dalla piantina di fagiolo che cerca nei dintorni rami o gambi per aggrapparsi e salire verso l’alto. Esse sono in continua comunicazione, in relazione con il suolo, con l‘atmosfera e cercano di mantenere un equilibrio dinamico. Inoltre rilasciano sostanze per l‘autodifesa. Allo stato naturale le piante sono in grado di verificare la presenza di microelementi nell’aria, nell‘acqua e assimilarli in quantità necessaria, mettendo in atto le loro capacità olfattive, e sono capaci di usufruire di composti organici volatili e di vibrazioni. Quando una pianta avverte la presenza di parassiti attraverso queste sue capacità, manda l‘informazione anche alle piante della stessa specie, in modo che possano preparare le loro difese in forma di composti sgradevoli per gli insetti attaccanti o tossici attirando predatori e insetti utili. E’ stato visto che purtroppo nelle piante coltivate o di appartamento queste capacità di autodifesa sono diminuite e non sono in grado di attivare le loro reazioni come in natura. Ecco quindi che i rimedi omeopatici stimolano questo linguaggio segreto delle piante toccando il filo sottile del sistema di difesa e permettendo all‘ agro-omeopatia di aiutare le piante a mettere in atto e utilizzare le loro capacità olfattive e vibrazionali. Va sottolineato inoltre che il sistema di conformazione delle piante le lega molto all’acqua e così l’acqua contenente l’impronta della sostanza medicamentosa riesce ad avere un’ azione praticamente immediata e dagli effetti curativi subito visibili nei vegetali, ancor più che negli organismi animali. L'Agro-omeopatia tende a stimolare la reazione vitale della pianta aiutando a prevenire e trattare parassitosi e patologie del mondo vegetale evitando il ricorso a pesticidi, antiparassitari, fertilizzanti e altri agenti chimici che entrano nei cicli biologici delle coltivazioni. Nei campi le cosiddette "erbacce", i microrganismi presenti nel terreno, i funghi e gli insetti costituiscono un sistema complesso d'interscambi di segnali e di nutrienti: la vitalità e la capacità di sviluppo dell'ambiente vivente in cui crescono le piante possono essere compromesse dall'uso di diserbanti e anticrittogamici, che non fanno distinzione tra elementi utili ed elementi dannosi. Inoltre, più una pianta è selezionata e più è bassa la sua forza vitale ( e di conseguenza la sua capacità dinamica di adattamento ) e meno è capace di sopravvivere senza l'aiuto costante dell'uomo. In aggiunta, lo sfruttamento intensivo dei terreni coltivati può renderli progressivamente sterili e inadatti alla vita dei vegetali. Le piante sono in grado da sole di sopperire a disfunzioni o eventuali patologie, se così possiamo chiamarle, fin che rimangono “libere”. Il loro problema si presenta se separate dalle altre o tenute in vaso o in casa o se coltivate e fruttate o se posizionate troppo ravvicinate o troppo lontane. Cioè se sottoposte a situazioni non consone e armoniche ovvero a situazioni che vengono vissute come stress, come innaturali. In questo caso l’omeopatia viene a costituire una cura non aggressiva che accompagna la pianta a recuperare le sue capacità di auto-guarigione, proprio come succede per gli animali e per noi, considerando che gli attuali approcci terapeutici in botanica si concentrano sulla malattia o sul parassita, dimenticando di prestare attenzione alla pianta sofferente oltre che a prendere atto della sua condizione. Secondo l’approccio omeopatico invece è la pianta che è affetta dal parassita o dalla malattia e quindi è lei che ha bisogno di essere curata. In ogni caso i vantaggi dell’agro-omeopatia sono numerosi perché non solo rafforza le piante e previene le malattie, ma tiene lontani o allontana i parassiti in esubero, cura malattie fungine, batteriche e virali, comporta l’ assenza di residui tossici, non danneggia l’ecosistema, non inquina il terreno o le acque e aiuta a migliorare la qualità del terreno stesso. Per di più non danneggia gli insetti utili, predatori naturali o insetti impollinatori; anzi, favorisce il ritorno di predatori naturali. Può essere applicata per esempio per migliorare la qualità e la quantità dei frutti e permette di avere piante sane che per questo assimilano più anidride carbonica. Ma soprattutto non si limita a sopprimere i sintomi, ma cura veramente. E, per concludere, a detta di Vaikunthanath Das Kaviraj, omeopata olandese, scrittore, ricercatore e pioniere dell’omeopatia applicata alle piante: “ Con l' agro-omeopatia sarebbero persino inferiori i rischi per la salute di chi coltiva perchè lavorerebbe su una terra più pulita, non inquinerebbe più le falde e contribuirebbe così alla gestione della Terra e di un ambiente più pulito. Per approfondire gli argomenti trattati sulle proprietà straordinarie del mondo vegetale: www.shan-newspaper.com/web/animalismo/1549-il-caso-della-comunita-vegetale.html www.shan-newspaper.com/web/esobiologia/727-le-piante-segreti-di-unintelligenza-aliena.html
Libri consigliati Homeopathy for Farm and Garden: The Homeopathic Treatment of Plants - 4th revised edition (English, French and German Edition), anche in formato Kindle L’autore, Vaikunthanath Das Kaviraj , pone l’attenzione sul trattamento omeopatico delle piante in caso di malnutrizione, attacco parassitario e fungino, malattie batteriche e virali, danni e infestazioni da erbacce. Accanto a noti rimedi omeopatici come Calendula per i danni durante il rinvaso o Calcio fosforico per marciume radicale, presenta anche rimedi meno comuni, come l'Hyssopus contro infezioni da marciume o batteri e Mentha viridis per il controllo dei parassiti, nonché Ocimum basilicum per malattie del pomodoro e Ricinus communis per i parassiti in viticoltura. Un libro profondamente stimolante che potrebbe rivoluzionare il futuro dell'agricoltura.
MAGGIO 2019 Omeopatia anche per le piante (parte 1) L’Omeopatia per la cura delle piante, ormai oggi conosciuta come agro-omeopatia, si riferisce alle tecniche omeopatiche utilizzate per curare le coltivazioni, i giardini e gli orti. Secondo gli studi condotti a partire già dai primi decenni del 1900, grazie alle sue formulazioni, l’agro-omeopatia è in grado di rendere le piante più resistenti a malattie e parassiti, attraverso un rafforzamento sia interno che esterno. L’applicazione dell’omeopatia in campo botanico ha inoltre permesso di evidenziare come questa scienza terapeutica abbia proprietà curative stupefacenti e possa considerarsi la medicina di tutti gli esseri viventi, senza nessuna differenza di specie o di regno naturale di appartenenza. Questo proprio grazie alla capacità di agire sulla forza vitale degli organismi, attraverso l’invio di un “messaggio” di tipo fisico legato alle proprietà dell’acqua e veicolato dall’acqua stessa che contiene l’impronta della sostanza riparatrice in essa disciolta. In questo modo gli organismi ammalati possono ripristinare l’equilibrio che gli è propriamente intrinseco per natura. Proprio come nell’omeopatia tradizionale, la versione agricola agisce sulla struttura di base della pianta mantenendola in salute. Per di più si tratta di fare uso di una medicina per niente tossica per la coltivazione degli alimenti, anzi viene riconosciuta persino meno tossica e invasiva delle cure utilizzate in agricoltura biologica. Tra gli obiettivi principali dell’agro-omeopatia vi è quello di ottimizzare l’assorbimento dei nutrienti da parte delle piante. In genere questo viene ottenuto nell’agricoltura corrente attraverso l’impiego dei fertilizzanti chimici. Gli omeopati agricoli, invece, ritengono che si possano aiutare i vegetali in maniera naturale, permettendogli di assorbire maggiormente le sostanze già presenti nel terreno. I risultati con l’utilizzo dell’omeopatia nel trattamento delle piante sono evidenti e sono rapidi, nel senso che non si deve aspettare mesi per vedere se funziona. Se in caso di una infestazione da afidi si utilizza il rimedio nella diluizione omeopatica adeguata, spruzzandolo sulla pianta, l’indomani gli afidi si sono ridotti a un decimo o addirittura non ci sono più, o perlomeno si sono ridotti a un numero accettabile per la coltivazione. Inoltre un nobile scopo a cui l’ omeopatia partecipa è proprio quello di arrivare a ridurre drasticamente la presenza di residui dannosi nel terreno e negli alimenti . Un altro obiettivo, non trascurabile, è la riduzione dei costi. Basti pensare che una goccia o un granulo di rimedio omeopatico sono sufficienti per realizzare decine di litri di formulati. Questo è reso possibile da uno dei principi dell’omeopatia, che si basa su vari processi di diluizione e dinamizzazione delle sostanze utilizzate. Il principio dell’omeopatia nella pratica agricola fu introdotto per la prima volta negli anni venti del secolo scorso dai coniugi Kolisko: le loro sperimentazioni e applicazioni pratiche in campo favorirono l’espandersi dell’agro-omeopatia progressivamente in tutto il mondo. Oggi sono i Paesi dell’America Latina a dimostrare particolare attenzione verso il settore. Radko Tichavsky, in particolare, docente presso l’Università di Città del Messico e fondatore del corso di laurea in Ingegneria Agricola Organica, è considerato uno dei massimi esperti in materia. Almeno al pari di Vaikunthanath Das Kaviraj, omeopata olandese, che ne ha diffuso la pratica in India e Australia. In Italia venne sperimentata per la prima volta nel 1984 da Luca Speciani, ricercatore presso la Facoltà di Agraria di Milano e oggi da Lucietta Betti, ricercatrice del laboratorio di Agro-Omeopatia presso il Dipartimento di Scienze Agrarie dell’Università di Bologna. I medicamenti omeopatici utilizzabili per le piante sono in gran parte gli stessi che si utilizzano per l'uomo e gli animali. Esistono tuttavia rimedi più specifici per le piante, con maggiore effetto su di esse piuttosto che sugli altri organismi, ad esempio, alcuni possono favorire la crescita rigogliosa di piante di pomodori anche in terreni caratterizzati da forte aridità senza ricorrere a sostanze chimiche e inquinanti Alcuni dei medicamenti omeopatici più specifici per il mondo vegetale derivano da piante che resistono ad ambienti estremi e che permettono di incrementare la resistenza delle piante alla siccità o al gelo aumentando il raccolto in tali condizioni. Ottimi sono stati i risultati ottenuti da studi riguardanti il trattamento di alcuni frutti e ortaggi, come nel cavolfiore aggredito dalla Peronospora, cioè un fungo infestante , oppure nella cura delle fragole contro la Botrytis, una muffa bianca che cresce sulla loro superficie. I dati hanno dimostrano che trattando le fragole omeopaticamente, non solo sparisce il fungo, ma ad una analisi bromatologica, cioè della quantità e qualità dei nutrienti, esse risultano più ricche di sostanze antiossidanti e vitaminiche rispetto alle altre. Perché quello che ottiene il rimedio omeopatico è di migliorare la capacità della pianta di produrre le sostanze che le sono proprie. Quindi, siccome aumentano gli antiossidanti e la capacità di difesa della pianta, la muffa non attecchisce. Dunque non solo la guarisce ma rende anche più buono il frutto. Lo stesso è successo con il cavolfiore, in cui, dal punto di vista nutrizionale, si è osservato l’aumento dei componenti che noi troviamo utili, per esempio, contro l’insorgenza di malattie e tumori dell’intestino. (continua)
Agro-omeopatia: istruzioni per l’’uso Secondo l’agro-omeopata Maria Franziska Rindler, che cura progetti di cura delle coltivazioni con l’omeopatia in aziende agricole in Europa, il rimedio deve essere scelto sempre secondo la legge omeopatica di similitudine in modo tale da curare definitivamente l’intera pianta e non temporaneamente la malattia. Sulla base della sua esperienza “in campo” ecco qui di seguito quali sono i dosaggi consigliati e le modalità di utilizzo. Le proporzioni tra rimedio e acqua da usare sono le seguenti:
Inoltre è importante tenere presenti questi accorgimenti:
APRILE 2019 Omeopatia al femminile Le donne risultano essere le maggiori utilizzatrici di medicinali omeopatici, in quanto si rivolgono con fiducia all’ omeopatia sia per le proprie cure che per quelle dei propri figli o dei propri cari, inclusi i propri amici animali. Per quel che riguarda i disturbi propri della sfera femminile, l’omeopatia è molto utilizzata nei casi di irregolarità del ciclo mestruale, soprattutto nelle adolescenti che non vogliono ricorrere all’utilizzo di ormoni, in caso di presenza di ovaio policistico, di dolori mestruali e di amenorrea, ma la grande maggioranza vi ricorre soprattutto per i disturbi della menopausa, che è un momento in cui molte donne non vogliono sovraccaricarsi di farmaci chimici. Insomma, per tutta una fascia di disturbi e sintomi per cui le donne non vogliono per scelta affidarsi a una terapia ormonale sostitutiva. Inoltre sono sempre più numerose coloro che durante la gravidanza vogliono essere seguite in maniera naturale con la medicina omeopatica ed essere sicure di non prendere sostanze inutili o addirittura dannose. Rispetto alla menopausa, dal punto di vista strettamente funzionale, essa rappresenta la fisiologica fine del ciclo mestruale femminile ed è solo una delle fasi del climaterio, cioè il periodo tra l'età riproduttiva e la senescenza. La menopausa, soprattutto nei paesi occidentali industrializzati, è accompagnata solitamente da disturbi e malesseri. Ne sono le espressioni più frequenti: le vampate di calore, la sudorazione notturna e l’ insonnia, che in genere compaiono prima della menopausa e tendono a scomparire dopo qualche anno, le palpitazioni a riposo, i disturbi dell' umore, la secchezza vaginale, l’assottigliamento e l’aumento della secchezza della pelle e delle mucose, la riduzione dell'elasticità dei tessuti dell’organismo. Questi disturbi sono dovuti alla carenza di estrogeni, una condizione che altera i sistemi di termoregolazione e quindi ecco che si possono presentare vampate e sudorazioni e induce modificazioni del ritmo del sonno, con spesso comparsa di insonnia . Stress, alcool, tè e caffè possono aumentare l'intensità di questi malesseri. In menopausa, poi, aumenta il rischio di malattie cardiovascolari e diminuisce la densità ossea, con maggior rischio di fratture e osteoporosi. La medicina omeopatica può essere un prezioso alleato per far fronte a queste situazioni e può rappresentare un valido supporto per le donne dalla fase iniziale del climaterio, alla pre-menopausa fino alla menopausa vera e propria. Secondo l’omeopatia, l'approccio terapeutico non è solo ginecologico ma investe la persona nella sua interezza e bisogna cercare di favorire la salute tramite un insieme di strategie che tengono conto anche della personalità, degli stili di vita, oltre che dei disturbi specifici, perché la menopausa non è uguale per tutte. Per esempio, molte donne hanno vampate e pressione alta ma per ognuna di loro il rimedio di cui necessitano sarà diverso. Se la donna con pressione alta e vampate è magra, timida e ansiosa, dai modi delicati e precisa, tendenzialmente freddolosa, la silicea l’aiuterà a diminuire lo stato di ansia e di insicurezza e a prevenire la sua tendenza alla demineralizzazione ossea e migliorerà le sudorazioni notturne permettendole un sonno più riposante. Invece per la donna in sovrappeso, con una predilezione a mangiare cibi ipercalorici e grassi, tendenzialmente sedentaria, che ama accudire la casa e i figli e cucinare, il rimedio tipico è la calcarea carbonica. L’utilizzo di questo farmaco omeopatico le permetterà di migliorare il proprio metabolismo, di attenuare il bisogno di cibi grassi, di desiderare anche di dedicarsi al movimento fisico e di prendersi più cura di sé stessa. La calcarea carbonica per questa donna costituisce il suo rimedio costituzionale che è in grado di rimettere in equilibrio la sua energia vitale. Le vampate di una donna a cui servirà la Pulsatilla sono legate alla situazione emotiva di questo rimedio: insicura e volubile, soffre facilmente di disturbi circolatori periferici, come mani e piedi freddi e capillari evidenti. Si ammala spesso di tonsilliti, migliora all’aria aperta e peggiora in una stanza calda. Il rimedio omeopatico diminuirà le vampate e anche la tendenza alla tonsillite, rafforzando lo stato energetico debole. Sulfur invece è il rimedio adatto ad una donna dinamica ed estroversa che ha vampate accompagnate da palpitazioni e sudori, che soffre di bruciore ai piedi, al corpo e nella zona vulvare e la caratteristica dei suoi bruciori è che peggiorano grattandosi. Thuya è indicata a chi presenta ritenzione idrica e cellulite localizzata. Il rimedio descrive una donna riservata e ipersensibile con spesso micosi vulvo-vaginali, polipi, cisti e dolori ovarici. Oppure Actaea racemosa, più conosciuta come Cimicifuga, può servire a una donna eccitata, paurosa, con grande intolleranza al dolore, che durante i malesseri ha l’impressione di avere la testa immersa in una nube e soffre di stati di depressione e tristezza. Questi descritti sono solo alcuni esempi che portano a comprendere come da una parte possano essere numerosi i rimedi omeopatici utili in menopausa, mentre dall’altra si evidenzi come l'individualità del trattamento sia uno dei principi base dell'omeopatia, ovvero che per ogni singola donna ci sia il suo farmaco in grado di fornire un valido supporto che permette di alleviare i disturbi con un trattamento che unisce efficacia ad assenza di effetti tossici o iatrogeni, cioè di malattia provocata dallo stesso farmaco.
Libri
È un libro che rappresenta un utile strumento nell’affrontare i diversi disturbi legati alla menopausa con l’aiuto della medicina omeopatica. Scritto dalla ginecologa e omeopata francese Evelyne Majer-Julian, contiene l'esperienza dei suoi quarant’anni di pratica ambulatoriale nel trattamento omeopatico di tutti i problemi tipici della menopausa. I consigli terapeutici presenti nel libro sono molto dettagliati e non si limitano ai soli rimedi omeopatici di uso comune che sono in genere prescritti per questo periodo fisiologico della donna, ma vengono presi in considerazione anche quelli definiti "minori" e meno conosciuti. Inoltre vi è anche una parte dedicata alla terapia ormonale sostitutiva che viene affrontata in modo critico e vengono suggerite alcune sue eventuali alternative.
MARZO 2019 Quando la medicina oncologica integra la medicina omeopatica In Italia sono già diversi gli ospedali che integrano l’omeopatia alle cure oncologiche. Ne sono un esempio il policlinico gemelli di Roma, la Breast Unit dell’ospedale Sacco di Milano, l’ospedale di Pitigliano in Toscana, il Centro senologico dell’ospedale Santa Chiara di Pisa, l’ospedale di Merano, l’ospedale Bellaria di Bologna, dove ai protocolli convenzionali si affiancano omeopatia, agopuntura e fitoterapia. Per quanto riguarda l'Ospedale Santa Chiara di Pisa, che già propone l'oncologia integrata, dove i farmaci omeopatici possono accompagnare le terapie oncologiche dei pazienti seguiti in reparto, la novità è che è stata approntata anche un' attività anestesiologica che si avvale di agopuntura e omeopatia. Un passo avanti e di molto aiuto soprattutto per coloro che possono avere problemi con gli oppiacei e gli anestetici abituali. Sono davvero numerose le persone che attualmente beneficiano di queste soluzioni dando evidenza al fatto che questo approccio integrato in medicina permette di dare continuità alle terapie oncologiche e ne potenzia l'efficacia perché previene e limita gli effetti collaterali delle terapie chemioterapiche in corso e, cosa non da poco, migliorando anche la qualità della vita dei pazienti. I pazienti con tumore che richiedono o cercano anche in autonomia una proposta terapeutica integrata e completa sono sempre di più. Già solo in Toscana, dove l’oncologia integrata è da qualche anno una cosa acquisita nella sanità pubblica, secondo una ricerca condotta in sei dipartimenti oncologici, il 37,9%, dei pazienti ha utilizzato una o più medicine complementari: l’89,6% ne ha sperimentato i benefici e il 66,3% ha informato il proprio medico di questa scelta. Nell'ospedale di Pisa è possibile integrare i trattamenti convenzionali con farmaci omeopatici, agopuntura e fitoterapia in associazione ai trattamenti allopatici, andando così a sfruttare la sinergia tra le varie medicine. “Stiamo parlando di medicina integrata, di oncologia integrata, e non di sostituire la medicina allopatica con altri tipi di medicina”, come afferma Luigi De Simone, medico responsabile della sezione di anestesia del Centro di coordinamento aziendale per le medicine complementari dell'Azienda ospedaliera dell’ università di Pisa. E continua: “A inizio 2014, sempre su invito delle pazienti, raccolto anche dalla direttrice del centro senologico di Pisa, aprimmo un ambulatorio dedicato alle donne operate al seno, dove si è iniziata a fare terapia integrata come supporto alle terapie oncologiche. L'esperienza di Pisa è la prima in Italia ad aver collocato un ambulatorio di questo tipo non all'esterno del centro senologico ma al suo interno. “Questa è la vera forza: avere un servizio che si trovi nella struttura, nella stessa corsia, a venti metri dalla sala operatoria. Qui il medico di medicina complementare è riconosciutissimo e lavora a fianco degli oncologi, dei fisioterapisti, dei radiologi, partecipa su tutto, viene chiamato per consulenza su particolari problematiche”, a detta di Filippo Bosco, anestesista rianimatore, referente per la medicina complementare e oncologia integrata presso il Centro senologico dell'università di Pisa, affermando anche che “la medicina complementare non è quella a cui ci si rivolge come ultima spiaggia. Deve avere il giusto spazio, la sua importanza insieme alle altre. È una risorsa che il medico deve sapere di avere a disposizione durante tutto il trattamento terapico”. L’utilità delle terapie integrate è sorprendente nel supportare la terapia tradizionale. Per fare un esempio, gli oncologi sanno che gli effetti collaterali presenti all'inizio della terapia oncologica consistono in nausea, vomito, ansia, debolezza o che nelle terapie ormonali successive di supporto compaia una fastidiosa tachicardia: così l’equipe di medicina integrata potrà giocare d’anticipo su questi effetti ricorrendo all’ausilio dei medicinali omeopatici secondo una corretta scelta. Ecco che la medicina integrata può risultare, già in ambiente ospedaliero, un buon modo di rafforzare e aumentare addirittura l’efficacia delle terapie tradizionali in atto. Ci si auspica che questo tipo di esperienza venga portata avanti in sempre più numerose strutture della sanità pubblica, dove il paziente abbia la certezza e sicurezza di essere monitorato da una equipe “integrata” che lavora in sinergia apposta per lui. Proprio come è contemplato nella metodologia di cura dell’omeopatia, dove viene curata la persona nella sua interezza, non il singolo sintomo. Insomma, un modo completo di fare medicina, ovvero: una medicina per la persona.
Eventi Consulenza gratuita negli ambulatori di medici e veterinari nella Il 10 aprile, per chi lo desideri, saranno innumerevoli gli studi dove si potrà richiedere una consulenza gratuita da uno dei medici omeopati che aderiscono all'iniziativa. Non mancheranno i veterinari omeopati per chi volesse avvicinarsi a questo tipo di medicina anche per i propri amici animali. Lo scopo di questo evento è far conoscere l’omeopatia direttamente dalla voce di esperti in materia, garantendo così un’informazione esauriente e corretta. Ecco il link di riferimento dove è possibile trovare i medici e i veterinari della propria zona che hanno aderito all’iniziativa:
FEBBRAIO 2019 Omeopatia e ricerca scientifica Per fare un po’ di chiarezza e smentire informazioni errate e tendenziose sulla effettiva efficacia della medicina omeopatica, o sulla presunta assenza di prove scientifiche al riguardo, si rende noto che da poco più di sei mesi è accessibile a tutti la consultazione di un database dinamico in cui sono presenti più di mille studi scientifici sull'omeopatia. Si tratta di una banca dati italiana dedicata a questo settore e realizzata per iniziativa della FIAMO, la Federazione delle associazioni e dei medici omeopati. Si chiama “Databaseomeopatia” ed è un lavoro nato con l’obiettivo di rendere facilmente accessibile, a chiunque lo desideri, la consultazione delle ricerche e delle pubblicazioni più importanti e affidabili in omeopatia. Al momento raccoglie 1087 studi e revisioni su medicinali omeopatici pubblicati, indicizzati dal 1949 a oggi, afferenti all’intera letteratura medico scientifica a prescindere dall’esito. Tra questi, figurano 16 meta-analisi, 244 studi randomizzati in singolo o doppio cieco versus placebo o farmaco di confronto, ricerca di base chimico fisica, studi preclinici, revisioni sistematiche con meta-analisi, agro-omeopatia. Tutte le referenze, estrapolate da banche dati medico-scientifiche come Pubmed, Embase, Scopus, Core-Hom e Google Scholar, garantiscono fonti affidabili e comprese nella Ebm, la Evidence Based Medicine, laddove sono stati invece esclusi dal database studi comparsi su riviste a pubblicazione discrezionale, libri, atti congressuali, riviste non accessibili da Internet, riviste divulgative, editoriali e commenti ad articoli. Si tratta, tra l’altro, di “database dinamico”, ovvero in continuo aggiornamento, che presenta le evidenze scientifiche a favore dell’Omeopatia che man mano vengono effettuate e pubblicate in tutto il mondo. Ogni singolo articolo scientifico è ricercabile per autore, anno di pubblicazione, editore e keywords, mentre a ogni referenza inserita corrisponde il link per accedere all’abstract dell’articolo. Il database presenta gli studi scientifici di interesse divisi nei vari filoni in cui si è sviluppata l’omeopatia: la ricerca di base, che comprende lo studio delle proprietà chimico-fisiche delle soluzioni estremamente diluite; la ricerca preclinica, per lo studio dei possibili meccanismi d’azione dei medicinali omeopatici; case reports, che propone casi clinici di pazienti trattati con medicinali omeopatici; la ricerca clinica, per esplorare l’effetto clinico dei medicinali omeopatici osservando l’andamento della patologia e della condizione clinica in funzione del trattamento farmacologico; la ricerca clinica (Studi RCT o interventistici), per esplorare l’efficacia clinica dei medicinali omeopatici confrontati con il placebo o con un farmaco di controllo; le revisioni sistematiche qualitative o narrative; le revisioni sistematiche con meta-analisi; il database in veterinaria, per la valutazione dell’efficacia dei medicinali omeopatici nelle patologie in animali da reddito e/o da compagnia; l’agro-omeopatia, per l’utilizzo dell’omeopatia nelle piante. Si tratta di un lavoro importante per mostrare l’esistenza e la valenza della ricerca scientifica in omeopatia attraverso proprio le evidenze scientifiche e consultabile all'indirizzo http://databaseomeopatia.alfatechint.com
Libri consigliati Low Dose Medicine: Omeopatia – Le prove scientifiche – Questo volume si propone l’obiettivo di verificare l’ipotesi che un medicinale low-dose omeopatico produca effetti terapeutici certi, basati sull’evidenza scientifica (EBM) e la Good Clinical Practice [World Medical Association Declaration of Helsinki. Ethical principles for medical research involving human subjects – Bull World Health Organ, 2001; 79(4): 373-4]. Lo scopo di questo volume, nella nona edizione del 2018, è stato quello di riunire e classificare in un unico testo la bibliografia più significativa ed aggiornata in questo settore, mettendola a disposizione di tutti coloro che vogliano capire meglio come lavori il medicinale omeopatico. Il libro è reperibile in formato pdf: Scarica il libro in PDF Oppure richiedendo la copia cartacea al seguente link: www.guna.com/it/low-dose-medicine-omeopatia-le-prove-scientifiche
GENNAIO 2019 Omeopatia e Forza vitale Un principio fondamentale riguardante il funzionamento della medicina omeopatica è quello relativo alla “forza vitale”. Samuel Hahneman, padre dell’omeopatia, scriveva che “…l’organismo materiale, considerato senza forza vitale, è incapace di alcuna sensazione, di alcuna attività e di autoconservazione. Unicamente l’essenza immateriale, o principio vitale, o forza vitale, conferisce all’organismo materiale, nello stato di salute e di malattia, tutte le sensazioni e determina le sue funzioni vitali”. In un linguaggio odierno si può tradurre che il dottor Hahnemann evidenziava che la carenza della forza vitale può rendere più vulnerabile un individuo conducendolo verso la malattia, identificando nella insufficiente attività della forza vitale una incapacità di difesa e di auto-conservazione, mentre il mantenimento attivo dell’azione della forza vitale conserva l’organismo in equilibrio. Il patologo Paolo Bellavite, ricercatore e studioso in questi ultimi anni dei meccanismi d’azione della medicina omeopatica, spiega come Hahnemann avesse preso coscienza della complessità dei meccanismi della forza vitale scoprendo il modo di valorizzare, sul piano operativo, un principio universale, sperimentalmente dimostrato: quello della similitudine. La similitudine, basata sulla dettagliata osservazione dei sintomi espressi dal malato, consente in qualche modo di superare l'ignoranza dei meccanismi cellulari e molecolari, andando a trovare un rimedio, ovvero il medicinale omeopatico, capace di indirizzare i processi omeodinamici verso la loro meta più naturale, cioè la guarigione. Spiega anche come la forza vitale funzioni in modo che quando una parte dell’organismo è sollecitata da una perturbazione o danneggiata da un fattore patogeno, le altre parti sono informate in modo meccanico, chimico e bioelettrico della modificazione verificatesi e si mobilitano per riportare tutto l’insieme ad un equilibrio uguale al precedente, se la perturbazione è piccola e transitoria, o ad un nuovo equilibrio rafforzato da modifiche che rendono l’organismo più resistente, pronto e reattivo, se la perturbazione è intensa e ripetuta. Se la medicina viene somministrata in piccolissime dosi, cioè in alte diluizioni, come nel caso dell’omeopatia, la sostanza stessa causa modifiche dei sistemi omeodinamici più fini. Così quando il rimedio omeopatico viene somministrato al soggetto malato, va a toccare gli stessi livelli di sensibilità e di reattività della sua forza vitale e ne provoca la mobilitazione, in quanto lo stimolo costituito da questo medicinale rappresenta una immagine più coerente, armonica e completa della malattia stessa ed è in grado di aiutare l’insieme dei processi reattivi dell’organismo a orientarsi in modo altrettanto coerente ed armonico, quindi in ultima analisi, più efficace verso la guarigione. In questo modo la similitudine omeopatica rispecchia un principio di soccorso dell’ordine biologico iscritto nella natura. Viene da chiedersi però che cosa sia più profondamente questa forza vitale. È forse la stessa energia che ha generato il big bang e che tuttora si muove in questo mondo in cui noi ci troviamo a esistere e che regola in qualche modo la vita come noi la conosciamo? O anche qualcosa di più? Di che natura è quest’energia?
Sono numerose le culture di questo pianeta che in qualche modo e con nomi diversi contemplano il concetto di una forza vitale insita nell’universo, che compenetra e pone in movimento tutte le cose. Forza vitale in grado di governare l’equilibrio tra le cose e le forme viventi, ispiratrice di evoluzione e dalle capacità riparatrici e terapeutiche. Un “qualcosa” insito in un grande disegno, che fluisce sotto forma di flusso di energia e in cui noi siamo coinvolti. Domande che scienziati curiosi e filosofi si sono posti, desiderosi di conoscere i fenomeni che ci circondano, dedicando la loro ricerca alla comprensione di quel “quid” che fa muovere ed evolvere la vita nell’universo, arrivando a esporre il concetto di "energia vitale", proponendolo non solo come concetto filosofico, ma come un fatto reale, fisicamente dimostrabile. Possiamo citare personaggi a partire da Aristotele, che la identificava nel termine di entelechìa, Ippocrate la chiamava enormon, Paracelso arcanum, Galvani forza vitale, Hahnemann dynamis, forza dinamica o forza vitale, Chahnemann Littefield viataler magnetisnus, W.Reich orgon, A. Mesmer animalischer Magnetismus. L’interesse sulla forza vivificatrice e la sua identificazione è continuato e lo ritroviamo ancora in ricercatori tra il 1920 e il 1983, come Henry Bergson con il termine di elan vital, Hans Driesch: entelechy; Georges Lakhovsky: universion, Dayton Miller la citava come aether; Thomas Hieronymus come eloptic energy; Valere Grishenko come bioplasma; Erwin Schroedinger come negative entropy; Andriia Puharich come psi plasma energy, George de la Warr come biomagnetism, Bjorn Nordenstrom come bioelectricity. Ritornando all’omeopatia, Hahnemann considerava la malattia una disarmonia della forza vitale o dynamis e che l’organismo malato, attraverso la materia diluita e dinamizzata, ovvero il farmaco omeopatico, potesse ricevere un’informazione in merito alle modalità da adottare per guarire, ripristinando l’equilibrio perduto attraverso le sue stesse risorse con un’azione riequilibrante sulla energia vitale: una energia che è presente in ogni essere vivente e in ogni cosa e che può interagire tra organismo malato e sostanza terapeutica. Egli stesso scriveva che “…nello stato di salute dell’uomo la forza vitale, vivificatrice e misteriosa, domina in modo assoluto e dinamico il corpo materiale e tiene tutte le sue parti in meravigliosa attività armonica di sensi e attività, in modo che il nostro intelletto ragionevole si possa servire liberamente di questo strumento sano e vitale per gli scopi superiori della nostra esistenza.”
Spiega inoltre come sia necessario esaltare al massimo l’effetto primario dei medicinali omeopatici, cioè il potere medicamentoso delle sostanze utilizzate e quindi nelle sue capacità di riequilibrare l’assetto energetico in un organismo malato; affinché la forza vitale possa essere “costretta ad assumere in sé le impressioni della potenza artificiale agente dall’esterno e a modificare il suo stato” grazie al procedimento di diluizione e dinamizzazione delle sostanze. Sempre su questo argomento, una menzione merita anche il dottor Wilhelm Reich (1897 - 1957), medico e psichiatra austriaco, il cui lavoro di studi e ricerche fu improntato sull’indagine della forza vitale presente in natura. Fu il primo scienziato che riuscì, non solo a confermarne l’esistenza, ma anche a misurare e quantificare il principio energetico, che chiamò energia orgonica o orgone. Dimostrò che questa energia orgonica poteva essere individuata e misurata a terra, nell’atmosfera, negli organismi animali e vegetali e che poteva avere proprietà terapeutiche e positive per la vita. Il suo ingegno lo portò a realizzare diversi dispositivi per poter accumulare, concentrare e utilizzare l’energia orgonica, sia per scopi curativi, che per intervenire sulle condizioni atmosferiche e climatiche e sia per trasformarla in energia meccanica. Di certo gli antichi ne erano già a conoscenza, dal momento che l’avevano identificata e ne facevano tesoro e uso per sue stesse proprietà in campo di terapeutica armonizzatrice. La medicina cinese chiama la forza vitale: Qi o Ch'i, responsabile sia del funzionamento del nostro corpo come del movimento degli astri. Il Ch'i é presente in tutto. La corrente dell'energia vitale possiede due aspetti che si completano nel cielo e nella terra e originano armonia. Nella medicina indiana Ayurverdica è identificata come Prana, un’energia vitale che é all'origine di tutte le cose materiali ed immateriali. Il Prana viene irradiato dal sole e viene inspirato ed espirato con l'aria. Vie energetiche conduttrici denominate "Nadis" attraversano tutto il corpo e portano il "Prana" in tutte le sue parti. Se l’energia vitale fluttua regolarmente non si manifesta nessuna malattia. Nelle Hawai il principio dell'energia vitale era la base di un antica terapeutica e questa energia veniva chiamata Huna suddivisa in tre forme: Mana (energia corporale), Mana Mana (energia del pensiero) e Mana Loa (energia spirituale o energia occulta). Il loro simbolo era il sole, fonte di tutte le energie vitali. Questi citati sono solo alcuni esempi di come culture di diverse parti del pianeta, con nomi apparentemente diversi, abbiano conservato una matrice arcaica comune utilizzando per la terapeutica questo flusso vitale che compenetra tutte le cose, al fine di realizzare e mantenere benessere e armonia. L’antico druidismo europeo, che affonda le sue radici di conoscenza nei tempi remotissimi ascritti al mito della discesa di Fetonte sulla Terra, identifica l’energia vitale nella Korà, l'energia vitale e evolutiva interiore che permea l’universo e porta verso la realizzazione della coscienza cosmica. La Korà, o forza vitale “è simboleggiata nella mistica dell’Yggdrasil, l’albero della vita, che attiva i nai-tah, le 5 tappe esperienziali e bioenergetiche” localizzate lungo la colonna vertebrale attraverso cui passa il flusso vitale che genera guarigione, benessere e rapporto di armonia col Vuoto, da cui tutto ha origine e in cui tutto viene ricondotto come il vero senso delle cose (dal libro Danzare nel vento, armonia e benessere della Kemò-vad – di G. Barbadoro- Edizioni Triskel). Energia vitale che può essere fonte ispiratrice dei complessi fenomeni biologici, psichici e coscienziali dell’universo che porta in sé il messaggio primigenio del mistero che lo anima. Bibliografia: S. Hahneman: Organon dell’arte del guarire VI edizione P.Bellavite: La similitudine omeopatica Il granulo (Anno I, n. 2 e Anno II, n. 3 ) G. Barbadoro, R. Nattero: Il guaritore spirituale Edizioni Triskel G. Barbadoro: Danzare nel vento, armonia e benessere della Kemò-vad Edizioni Triskel
News Omeopatia e il governo britannico Una nuova relazione del PGIH, il gruppo parlamentare paneuropeo per l'integrazione sanitaria, esorta l’NHS, ovvero il sistema sanitario britannico, ad adottare la medicina non convenzionale, tradizionale e naturale per alleggerire il carico crescente sulla fornitura di servizi. Il rapporto "Integrated Healthcare" raccomanda un approccio sulla totalità della persona per il conseguimento della salute, concentrandosi sulla prevenzione e affrontando alla radice la causa della malattia. Evidenzia il fatto che il 70% della spesa sanitaria totale in Inghilterra è dovuto al trattamento di patologie croniche di cui è colpita ben il 30% della popolazione. Il risultato di queste complesse condizioni di salute è il crescente problema della polifarmacia, cioè dell'uso di diversi farmaci in contemporanea su un paziente, e gli effetti ampiamete sconosciuti della combinazione di farmaci per un periodo prolungato di tempo. Il documento PGIH, il primo del suo genere, è stato prodotto in collaborazione e con la consultazione di 113 organizzazioni di medicina complementare e alternativa, tra cui la British Homeopathic Association. Il rapporto prosegue affermando che il governo ha bisogno di escogitare una strategia per valutare appieno il grado di interazioni farmacologiche, determinare gli effetti a lungo termine sulla salute dei pazienti e arrestare la tendenza di un eccesso di terapie farmacologiche sulla popolazione. Una parte significativa di questa strategia sarebbe quella di trattare i pazienti come persone nella loro globalità e complessità, con esigenze individuali, piuttosto che con una varietà di malattie trattate separatamente. Questa strategia dovrebbe fare un maggiore uso di terapie naturali, tradizionali e complementari, che sono ampiamente utilizzate per una varietà di affezioni e rappresentano una risorsa sottoutilizzata che potrebbe lavorare in tandem con la medicina convenzionale per migliorare i risultati sulla salute dei pazienti.
DICEMBRE 2018 Omeopatia spaziale Volare verso lo spazio profondo, al di fuori della gravità terrestre, spostandosi da un punto all’altro con velivoli spaziali in assenza di peso: è una condizione a cui nemmeno gli astronauti delle numerose missioni spaziali hanno ancora fatto l’abitudine, perlomeno utilizzando al momento la tecnologia terrestre che questo secolo ci mette a disposizione. È comunque certo che la recente intensificazione dei programmi spaziali internazionali sta ponendo il problema di riuscire ad ottenere il maggior confort possibile per i viaggiatori, siano essi professionisti dello spazio che semplici passeggeri desiderosi di sperimentare l’ebrezza dei voli fuori dalla nostra atmosfera. Infatti, proprio questo anno che sta giungendo termine, è stato protagonista di nuovi progetti che sono entrati in cantiere per essere conclusi tra il 2020 e il 2022. Ne è un esempio la progettazione di Stazioni Spaziali orbitanti, basi spaziali tra la luna e la Terra, compresi i veicoli che porteranno gli astronauti su Marte e poi oltre ancora. Concretamente si può citare l’ accordo stipulato a settembre fra l’agenzia spaziale europea e quella italiana riguardo la costruzione dei primi moduli della nuova stazione spaziale cis-lunare LOP-G ovvero della Lunar Orbital Platform - Gateway, precedentemente nota come Deep Space Gateway che rappresenterà l'evoluzione degli elementi della ISS per una nuova generazione di moduli destinati all’esplorazione dello spazio profondo. Gli addetti ai lavori spiegano che la LOP-G è una stazione che fungerà da test per il sistema ambientale a lungo termine che manterrà in vita gli astronauti durante i lunghi viaggi e che servirà inoltre come punto di partenza per la futura missione di atterraggio sulla Luna, di incontro con asteroidi e infine delle missioni su Marte. Non bisogna trascurare inoltre il turismo spaziale, che non è più fantascienza ma ormai una cosa tangibile per permetterà di sperimentare ai “non addetti ai lavori” un volo suborbitale o di soggiornare in un hotel spaziale. Sono infatti in progettazione numerosi aeroporti “aerospaziali” in diverse parti del mondo. Anche in Italia è in programma la realizzazione del primo spazioporto nazionale per i voli suborbitali che sorgerà a Taranto-Grottaglie e dovrebbe essere ultimata tra due anni. Quanto detto implica che il mal di spazio lo si dovrà assolutamente evitare! Infatti, al momento, per raggiungere la stazione ISS con i razzi, gli astronauti sono costretti a stare in uno spazio ristretto e a subire gli effetti di una forte accelerazione. Una volta all’interno della stazione spaziale la loro permanenza in orbita è in condizione di microgravità e questo ha delle conseguenze sull’organismo umano. Inoltre esiste anche il pericolo determinato dalle radiazioni in quanto non c’è l’atmosfera a proteggerli. Non bisogna poi dimenticare l’effetto traumatico del rientro durante la fase di atterraggio. Proprio nel ritorno a casa, a causa dell’impatto con gli strati più densi dell’atmosfera terrestre e la forte decelerazione, gli astronauti si trovano a sopportare una forza G negativa pari a 4-5 G, provando cioè una sensazione paragonabile ad avere cinque persone dello stesso peso sdraiate sul proprio corpo, tanto che molti astronauti hanno descritto l’esperienza del rientro come l’equivalente di un incidente stradale. A rendere più complicata la situazione va considerato che lo stazionamento di mesi in assenza di peso porta ad un certo indebolimento di ossa e muscoli. Ecco che possiamo iniziare a intuire a quali tipologie di sollecitazioni non abituali venga sottoposto un astronauta! Non sono sollecitazioni solo di tipo fisico, ma anche psicologico, della sfera emozionale, relativo ai parametri spazio-temporali e, senza esclusione, anche della componente di stati percettivi di coscienza sollecitati dall’essere al di fuori del proprio habitat e pianeta nativo e dove, a detta di astronauta “dall’alto i problemi sembrano più piccoli”. Non c’è da stupirsi quindi se il 70% dei cosmonauti che hanno volato sullo Shuttle siano stati soggetti a diversi disagi, a partire dal mal di spazio: una forma di nausea, vomito e mal di testa che si manifesta più imperiosamente durante i primi giorni di volo e alla ormai accertata e classificata sindrome caratterizzata da affaticamento cronico e da cefalea persistente che si mantiene anche per diversi giorni dal rientro dal viaggio. Solitamente viene da pensare che la forza di gravità non ci sia nello spazio, ma in realtà essa esiste, eccome!. Quello che succede attualmente nella ISS è che la forza centrifuga data dalla velocità di rotazione della stessa attorno alla Terra compensa e annulla la forza di gravità generata dal nostro pianeta. Per questo viene denominata microgravità ovvero assenza di peso. Così gli astronauti e tutti gli oggetti all’interno della stazione si trovano in uno stato di caduta libera “orizzontale”, nel loro moto intorno al nostro pianeta. L’effetto quindi, e anche la sensazione fisica provata dagli astronauti, è proprio quella di una perpetua caduta in una sorta di “pozzo senza fondo”. Anche se con l’adattamento alla microgravità il problema si minimizza, resta il fatto che l’allungamento del processo di assestamento può inficiare sulla qualità e sulla quantità della vita a bordo. La missione nello spazio per un astronauta arriva a completamento di un lungo percorso di addestramento pratico nei simulatori. Nonostante la innumerevole serie di prove attuate per verificare le capacità fisiche di chiunque venga scelto e destinato ad un volo orbitale, a oggi non è ancora possibile stabilire con assoluta certezza chi potrà essere vittima del problema ed eventualmente trovare i necessari sostituti. La situazione non cambia neanche integrando i test svolti a terra con i cosiddetti “voli parabolici”, effettuati con un aereo opportunamente predisposto che viene portato ad alta quota e poi lasciato planare verso terra, dove, modificando l’angolo di planata, è possibile ricreare al suo interno, per brevi periodi, una vasta gamma di “effetti gravitazionali”, simili a quelli che si possono avere sulla Luna o su Marte, fino ad arrivare all’assenza completa di peso corporeo. Questa possibilità, denominata “look and see” ha permesso la sperimentazione di molti farmaci che, in effetti, si sono rivelati efficaci nell'ostacolare l’insorgenza della sintomatologia correlata al mal di spazio, ma con la comparsa di inevitabili effetti collaterali che non sempre ne permettono l’utilizzazione in condizioni operative. Si è così aperta la strada anche a tentativi effettuati con discipline complementari, come ad esempio l’agopuntura, che ha ottenuto incoraggianti risultati e l’omeopatia. Una sperimentazione con farmaci omeopatici venne già condotta nel 2007, proprio da un equipaggio italiano in volo parabolico. Furono testati i rimedi Cocculus indicus, Nux vomica, Tabacum e Petroleum allo scopo di contrastare la sintomatologia da mal di spazio. La scelta dei rimedi fu fatta in relazione ad una comprovata esperienza positiva nel trattamento di altre forme di chinetosi, cioè da male da mezzi di trasporto, come nave, aereo, auto, ecc... I passeggeri del gruppo italiano sottoposti al trattamento, non solo non mostrarono alcun segno di nausea nella sequenza dei voli parabolici programmati, ma non rilevarono nemmeno alcun sintomo legato alla caratteristica sindrome da stanchezza cronica che si presenta a distanza di tempo in molti astronauti al ritorno da una missione spaziale. Non è un caso che il programma spaziale del 21° secolo stia seriamente considerando di usare la medicina omeopatica, sia come farmacologia di preparazione che come farmacia di bordo. Non solo per i sintomi sgradevoli del mal di spazio e delle emicranie spaziali, di cui soffre il maggior numero di astronauti e descritte come “emicranie esplosive mai provate sulla Terra”, ma per tutta una serie di manifestazioni sintomatologie dovute alle differenze di tipo ambientale che noi terrestri possiamo incontrare al di fuori del nostro pianeta, comprese le radiazioni ionizzanti che aumentano man mano ci si allontana dall’orbita terrestre. Esempi di problematiche di tipo organico sono: l’effetto dell’usura della microgravità sulle cartilagini e tessuti ossei degli astronauti, una non trascurabile perdita di massa muscolare e una maggiore velocità di invecchiamento della pelle. Senza parlare poi delle problematiche del ciclo sonno-veglia, dovute alle differenze del ritmo circadiano, poiché sulla Terra il nostro corpo si autoregola su un orologio biologico di ciclo sonno-veglia basato sulle 24 ore terrestri reagendo alla presenza o meno della luce solare. Già solo sulla stazione spaziale orbitante le cose stanno diversamente, in quanto si succedono 16 albe e 16 tramonti ogni giorno sulla ISS, e l’organismo è sottoposto a un ritmo completamente diverso. Due medici della Fondazione per la Ricerca Omeopatica PBHRF (India), Prasanta Banerji e Pratip Banerji, annoverano, in vent’anni di pratica clinica, una enorme mole di dati relativi a casi di malattie invalidanti curati con l’omeopatia, tanto da essere ritenuti validi ricercatori in tutto il mondo. I loro successi sono stati pubblicati sulle riviste scientifiche internazionali e presentati in numerosi seminari e workshop. Prasanta e Pratip Banerji hanno anche lavorato a studi di medicina nello spazio, riguardanti problemi di dispersione, solubilità, assorbimento, disponibilità a livello tissutale, metabolismo ed escrezione dei farmaci, tra cui i problemi di riciclaggio e smaltimento e valutando le limitazioni dell’uso di farmaci convenzionali. La medicina omeopatica nei viaggi spaziali invece è risultata una valida alternativa ai farmaci convenzionali poiché i rimedi ultra-diluiti hanno la capacità di agire attraverso le terminazioni nervose nella loro modalità di assorbimento per via sublinguale, determinando una attività riequilibrante e salutare nell’organismo. Inoltre i medicinali omeopatici risultano avere numerosi vantaggi, quali: essere atossici, non soggetti a periodo di scadenza, non danno dipendenza, hanno peso e volume trascurabile, sono a basso costo, risultano facilmente amministrabili e gestibili e non sono inquinanti. Ecco dunque che l'omeopatia, per le elencate caratteristiche, risulta essere di facile utilizzo e di avere tutte le carte in regola per essere ascritta a medicina del futuro, persino nell’affrontare gli avventurosi viaggi negli abissi dello spazio e nell’esplorazione di altri mondi.
Gift suggestions TUTTI FIGLI DI MADRE TERRA L’ecospiritualità nel rapporto con gli animali di Rosalba Nattero e Giancarlo Barbadoro Edizioni Triskel. È tempo di regali e un dono davvero speciale dedicato a umani e non umani è proprio questo libro. Si tratta di un volume che può essere considerato un manifesto animalista e antispecista, dove il principio ecospirituale, che sta alla base, ispira alla fratellanza, all’armonia e alla felicità. Come si può leggere direttamente dal libro: “L’ecospiritualità è una filosofia naturale che porta a rivalutare il rapporto dell’individuo con l’ambiente, dove tutte le creature viventi, e lo stesso pianeta, vengono ad assumere un valore e una dignità equivalenti a quelle dell'uomo. L'individuo non è quindi visto come il dominatore incontrastato del mondo che abita, ma si trova a essere affratellato a tutte le manifestazioni della vita e con lo stesso pianeta in una comune esperienza planetaria che è parte di un ecosistema che orbita nello spazio.” Un regalo che sarebbe bello trovare sotto l’albero natalizio quest’anno, in segno di fratellanza e di pace, senza confini e senza differenze di qualsiasi tipo. "TUTTI FIGLI DI MADRE TERRA", è reperibile anche in lingua inglese e francese, e in formato ebook. www.triskeledition.com
NOVEMBRE 2018 Omeopatia all’università Nonostante le burrasche mediatiche che la medicina omeopatica ha attraversato quest’anno in Italia, il suo buon nome ne esce comunque a testa alta e non solo grazie ai pazienti che si rivolgono ad essa per le proprie cure o i medici che la integrano nella loro pratica quotidiana, ma soprattutto perché università prestigiose la includono nei loro corsi accademici, allo scopo di garantire una formazione adeguata e corretta su questa materia a medici, odontoiatri e farmacisti. Ne è un esempio l’università di Siena, che ha istituito per l’anno accademico 2018-2019, il Corso di perfezionamento scientifico e di alta formazione permanente e ricorrente dal titolo: “Omeopatia e sua applicazione nella Medicina Integrata”. Di durata biennale, si svolgerà presso il Dipartimento di Medicina Molecolare e dello Sviluppo e a sua conclusione verrà rilasciato il diploma di Master universitario di II livello. L’idea è proprio partita dal Consiglio del Dipartimento di Medicina Molecolare che il 21 marzo di quest’anno ha proposto l’istituzione del Master, a cui il Senato Accademico dell’Università degli Studi di Siena il 5 giugno ha espresso parere favorevole e il giorno successivo il Consiglio di Amministrazione universitaria ha deliberato l’istituzione per l’anno accademico 2018/2019 del Master universitario di II livello confermandone la idoneità e il titolo e sarà attivato con il sostegno della Società Italiana di Omeopatia e Medicina Integrata ( SIOMI). Questo master universitario in omeopatia avrà la durata di due anni e, nel bando di concorso, vengono così citati i suoi obiettivi: “I pazienti che si affidano alla Medicina Integrata e Complementare (CIM) sono in costante crescita ed i centri/ambulatori dove si applicano queste metodiche si stanno diffondendo negli Ospedali/ASL di molte regioni. L’Accordo Stato-Regioni del 7/2/2013 ha fissato i criteri per la certificazione di qualità della formazione di coloro che vogliano essere inseriti, presso i rispettivi Ordini Professionali, negli elenchi abilitanti a praticare l’Omeopatia. Il Master è stato progettato, seguendo le indicazioni della suddetta normativa, in modo da fornire a medici, odontoiatri e farmacisti una solida formazione teorico-pratica sull’Omeopatia e sulla sua applicazione in Medicina Integrata”. Il programma di questo corso inoltre risulta essere ricco e completo sia per il suo carattere scientifico che di applicazione pratica. Durante il primo anno verranno acquisite le nozioni fondamentali sull’Omeopatia e sui diversi approcci terapeutici che la caratterizzano, verranno esaminati i limiti delle varie terapie, gli effetti collaterali, le relazioni e le interazioni con la medicina ufficiale. Saranno fornite nozioni sugli elementi sociologici-psicologici-comunicativi utili per le relazioni con i pazienti. Inoltre saranno fornite conoscenze sulla normativa vigente, gli aspetti deontologici e i modelli di ricerca. Le sessioni di lavoro, aperte da lezioni frontali dove saranno spiegate le basi teoriche e metodologiche della materia, si svilupperanno con la discussione di casi clinici da parte degli studenti. Il materiale didattico verrà fornito in formato elettronico tramite una piattaforma virtuale sempre accessibile. Nel secondo anno è previsto lo svolgimento di stage e la stesura di una tesi sperimentale. Gli stage potranno essere svolti presso i Centri di Riferimento per la Medicina Integrata in Toscana o presso altre strutture presenti sul territorio nazionale. In questa fase i discenti saranno seguiti da personale altamente qualificato con esperienza pluriennale nel campo dell’Omeopatia e della Medicina Integrata e proprio il Master darà il diritto di acquisizione di 120 crediti formativi universitari per coloro che conseguiranno il diploma, esattamente come capita in tutti i corsi universitari di tale tipologia. A questo punto, visto il programma scientifico sia teorico che pratico, realizzato in campo ufficializzato, non si potrà proprio più togliere niente all’Omeopatia!
Spotlight Il mese scorso, il presidente dell’associazione che rappresenta le industrie produttrici di farmaci omeopatici in Italia, Giovanni Gorga, ha scritto una lettera alla commissione di Vigilanza Rai, denunciando un’informazione distorta in tema di farmaci omeopatici. “Occorre fare chiarezza e anche il servizio pubblico ha questo dovere”, in quanto possa essere assicurata una corretta informazione sul tema dell’Omeopatia. Nel testo, il dirigente denuncia una “grave distorsione della realtà, che a mio avviso il servizio pubblico non può e non deve ulteriormente sostenere e tollerare”, poiché la Rai “insiste nel farsi portavoce di posizioni parziali, pregiudiziali ed imprecise, con il risultato, esattamente contrario ai principi di una corretta informazione che dovrebbe invece perseguire, di divulgare informazioni errate e fuorvianti”. Gorga così ricorda e specifica che l’Omeopatia è “inserita in un quadro legislativo ben definito e strutturato, il che significa che è regolamentata da leggi dello Stato”, citando al riguardo la Conferenza Stato-Regioni, che “nel 2012 ha emanato un accordo in fase di recepimento da parte delle Regioni italiane, il quale prevede l’accreditamento delle società ed enti deputati alla formazione dei medici in Medicina Omeopatica e l’obbligo per gli Ordini dei medici di aprire appositi registri per l’iscrizione degli stessi medici. A ciò va aggiunto che in virtù del decreto legislativo 219/2006 il medicinale omeopatico è definito farmaco e come tale la Legge 23 dicembre 2014, all’art. 1 comma 590, definisce l’iter e le modalità per la registrazione dello stesso presso la competente Agenzia Italiana del Farmaco”.
OTTOBRE 2018 Omeopatia e la storia di Shali Shali è sempre stata riservata e riflessiva, fin da piccina. Sensibile e bisognosa di affetto e allo stesso tempo amorevole verso chi aveva vicino. Affranta da tre adozioni successive non andate a buon fine, fortunatamente grazie a SOS Gaia ha trovato serenità e tranquillità, anche se si è portata dietro per molti anni la paura di essere abbandonata e il terrore negli occhi e nelle membra al suono del campanello della porta di casa per la paura di essere portata via di nuovo. È stata così forte questa paura di abbandono, tanto da trasmetterla più tardi anche alla sua amica Maya, così entrambe scappavano a nascondersi ogni volta che qualcuno suonava alla porta. Il suo mantello argentato ricorda il colore delle montagne innevate al disgelo, quando la luce del mattino fa sembrare tutto di argento riflettente, mentre il disegno di un cuoricino dello stesso colore risalta sul suo pancino bianco come la neve. È proprio quel disegno che ha spirato il suo nome: Shali, che nell’antica lingua del druidismo celtico significa “amore”. Amore come quello che lei ha sempre saputo dare agli amici più cari e vicini, sia umani che non umani. La sua vita è percorsa all’insegna del piacere di stare in giardino d’estate, a godersi i momenti meno caldi della giornata tra i fiori e l’erba, a contatto diretto con la terra e meditando, molto probabilmente, sul senso della vita e sul rapporto intimo che poteva captare dall’empatia con tutti i suoi fratelli, dalle farfalle, agli uccellini, alla maestosità dei pini sotto cui prendeva il fresco. Mentre in inverno il suo posto preferito è sempre stato vicino al termosifone e, nelle feste natalizie, sotto l’albero addobbato, come coccolata dallo spegnersi e accendersi delle sue luci. La sua salute è sempre stata tendenzialmente buona e seppur di indole sedentaria, ha saputo applicare la sua forza e la sua agilità ogni volta che ne avesse voglia. Il suo sport preferito da piccola era giocare a prendere una pallina al volo e a fare capriole intorno al bracciolo di una poltroncina…cosa che però faceva in presenza di pochi intimi. Si può dire che ciò che la caratterizza di più è il suo modo di fare calmo e posato, quasi a manifestare una sua saggezza acquisita man mano nello scorrere degli anni, e adesso, all’età di 21 anni, basta uno sguardo lanciato ai suoi simili per farsi capire e comunicare esperienza, quasi volesse passare ai più giovani il suo bagaglio di conoscenze. Insomma una persona davvero particolare, piena di ricchezze e di amore, una persona appartenente alla specie felina: ebbene sì, Shali è proprio una bella gatta, come spesso si suol dire, bella fuori e bella dentro. Altra caratteristica è sempre stata di soffrire in silenzio dell’assenza o della lontananza di qualcuno da lei amato e guai ad allontanarsi di casa per alcuni giorni senza di lei: al ritorno c'era senza dubbio un voluto volta spalle che durava anche mezza giornata, non tanto per ripicca, ma per far comprendere quanto lei ci fosse rimasta male. A 16 anni, ad un controllo dal veterinario, si sono rivelati alterati alcuni valori ematici, segno di inizio di insufficienza renale. Le medicine non sono mai state il suo forte, soprattutto se somministrate senza il suo consenso…ma come fare…il consenso non è mai stato facile ottenerlo, un po’ come se considerasse la medicina degli umani una cosa retrograda e non a misura della sua specie…e..d’altra parte..come darle torto? Dal suo fare riservato, che quando stava in giardino sembrava in meditazione, come se prendesse ispirazione e conoscenza dai grandi cedri del libano sotto cui si soffermava, ne deriva la sua indole ad aiutare chi le sta intorno, tanto da non cedere mai in conflittualità coi suoi simili o con le altre creature che popolano il giardino, umani compresi. Anzi, il suo sguardo a volte risulta curativo, come a volte il poggiare la sua zampa sul viso dei suoi amici umani che forse lei reputava avessero bisogno di aiuto, un aiuto semplicemente regalato. Anche lei ha studiato e si è diplomata in omeopatia come la sua amica umana e si può dire che ne sappia quasi più di lei, tanto da essere ispiratrice di soluzioni terapeutiche a volte inaspettate. Fino a quel momento, quando si presentava qualche piccolo acciacco, bastava un rimedio omeopatico di situazione, ovvero legato a quella specifica momentanea perdita di equilibrio globale dell’organismo, e tutto si ristabilizzava. La patologia dell’insufficienza renale nei gatti non è di facile cura per la medicina allopatica e spesso non tutte le cure risolvono il problema, essendo una patologia con interessamento degli organi più importanti e con complicanze disagevoli e fastidiose come a livello della mucosa orale, con presenza di ulcere o vescicole, tanto da dover sommare più farmaci insieme. Purtroppo bisogna dire che le cure della medicina classica il processo patologico lo possono rallentare, ma creando non indifferenti effetti collaterali dovuti alle sostanze di sintesi chimica adottate. Così, dopo valutazione omeopatica dei sintomi legati sia alla patologia vera e propria e sia alle peculiarità caratteriali di Shali, la sua terapia allopatica si è complementata con il rimedio omeopatico Natrum muriaticum in bassa diluizione korsakoviana. Come accennato, lei stessa ha avuto come indole di curare chi ne avesse bisogno, a volte solo con lo sguardo, a volte col contatto fisico, ma nel caso della sua patologia ha accettato di farsi curare col suo rimedio costituzionale, ma con la tecnica di una goccina sulla cute sana delle orecchie, per non essere stressata nemmeno dalla somministrazione endorale. La terapia omeopatica si è rivelata dunque molto utile e di grande aiuto, tanto da continuare a regalare a Shali la gioia di vivere insieme a tutti i suoi amici e di continuare ad aiutare ed insegnare le sue esperienze a tutti coloro che ne avessero bisogno. Ora alla veneranda età di 21 anni, aspetta con tranquillità il suo momento per procedere nelle sue esperienze verso altre dimensioni e vicino all’ultima rosa sbocciata nel suo giardino, al tiepido sole autunnale “ scalda i suoi ultimi giorni”, proprio come cita un antico canto della Tradizione druidica del nord Europa in onore del suo stesso nome, Shali, l’amore universale auspicato dalla stessa Tradizione tra tutti i figli di Madre Terra.
Libri Primo Soccorso Omeopatico di Elio Rossi “È un testo che offre una panoramica completa dei principali rimedi omeopatici per affrontare i più comuni problemi di salute. Gli argomenti trattati, esposti in ordine alfabetico e dunque di facile consultazione, vanno dai disturbi a carico dei principali apparati, gastro-intestinale, respiratorio, alle allergie del bambino e dell’adulto, i disturbi del sonno, i lievi stati ansiosi, per citarne solo alcuni. Non soltanto sintomi e problemi, ma anche consigli generali su come affrontare alcune fasi della vita, come ad esempio la gravidanza o il puerperio, schede sintetiche su alcuni medicinali omeopatici e ancora notizie di attualità riferite al mondo dell’omeopatia o più in generale delle medicine naturali e complementari, aggiornamenti della ricerca, informazioni sui temi legislativi. Per ogni voce clinica, oltre alla descrizione dei sintomi, sono indicati i medicinali omeopatici consigliati, con le eventuali avvertenze.”
SETTEMBRE 2018 Omeopatia: eppur si muove In Italia sono quasi 9 milioni le persone che usano l'omeopatia, almeno una volta all'anno, per curare soprattutto raffreddori e influenza (59%), patologie articolari o muscolari (26%), problemi gastro-intestinali (25%) allergie e disturbi dell'apparato respiratorio (21%), digestione (19%), insonnia (15%) e nel 39% dei casi si rivolge alla farmacia di fiducia. L'80% degli italiani conosce l'omeopatia e chi la utilizza ne apprezza l'assenza di effetti collaterali (14%), l'atossicità (12%) e il grado di efficacia (9%). Tra i medici, sono proprio quelli di famiglia i migliori alleati dell'omeopatia: il 55% degli utilizzatori di questi farmaci lo fa su loro indicazione. Il 39% si lascia guidare dalla farmacia di fiducia, il 26% è stato indirizzato all'omeopatia dalle strutture sanitarie pubbliche, il 17% dallo specialista della patologia e il 26% si reca dal medico esperto in omeopatia. Eppure, nonostante tutto ciò, la medicina omeopatica nel nostro Paese continua a subire attacchi ingiustificati sul suo uso, e quest’anno in modo particolare, anche da parte di esponenti politici verso i farmacisti affinché in farmacia non fossero più venduti i prodotti omeopatici. La Federazione degli Ordini dei farmacisti italiani ( FOFI), ovvero il Presidente Andrea Mandelli, a quest’ultima inverosimile idea, ha replicato che: “I rimedi omeopatici sono classificati dalla vigente normativa, sia comunitaria che nazionale, come farmaci. È detto in modo inequivocabile dal Codice europeo del farmaco, che l’Italia ha recepito nel 2006 e il farmacista non può rifiutarsi di distribuire nessun farmaco regolarmente in commercio, compresi quelli omeopatici”. E inoltre che “La questione va affrontata anche considerando che molti farmaci omeopatici sono prescritti da medici …e non è una questione solo italiana, tanto che in alcuni paesi europei questi medicinali sono rimborsati dal servizio sanitario o dal terzo pagante. Dal canto nostro nel Codice deontologico del farmacista è chiaramente stabilito che il professionista è tenuto a promuovere trattamenti scientificamente validati e a informare correttamente anche sulle medicine complementari. È quanto dobbiamo fare ed è quanto facciamo ogni giorno”. Eppur, nonostante il clima in Italia sia caldo sulle sorti del ruolo della medicina omeopatica, in Germania, invece, procede il percorso del riconoscimento nelle università dell’omeopatia come specializzazione della medicina. Al riguardo, il 13 giugno è stato pubblicato un comunicato stampa, sottoscritto da associazioni mediche e associazioni di pazienti che riportava, quanto segue: “In occasione della “Giornata dei Medici” di quest’anno a Erfurt, in Germania, capitale e centro maggiore della Turingia e città universitaria - la Federazione dei Medici tedesca (FNOMCeO in Italia) si è espressa a favore dell’appellativo ‘medica’ per definire l’Omeopatia; l'occasione è stata l'adozione di un modello aggiornato per la regolamentazione delle specializzazioni dei medici, che disciplina le specializzazioni dei dottori in medicina nei vari ambiti di base e specialistici. La WBO tedesca, ovvero l’Ordine dei Medici Specialisti, l’organo più importante che rappresenta l’autonomia e l’indipendenza dei medici, ha confermato l’utilità terapeutica dell’omeopatia e la specializzazione medica in omeopatia, sostenendo che specializzazioni differenziate e qualificate di alto livello per le nuove generazioni di medici “sono garanzia di qualità dell'assistenza medica”. Prima dell'entrata in vigore di questa delibera della WBO, anche il Prof. Dott. Frank Ulrich Montgomery, Presidente dell'Associazione Medica Federale (BÄK), si era già espresso a favore della specializzazione medica in omeopatia (*). Inoltre, secondo un sondaggio promosso da una rivista medica tedesca, fra più di 4.000 intervistati oltre l’85% si è dichiarato a favore dell’omeopatia. "Siamo assai soddisfatti del fatto che la classe medica tedesca abbia dato questo contributo decisivo a sostegno dell'omeopatia", hanno dichiarato i Presidenti delle principali associazioni scientifiche di medicine complementari in Italia: “È giunto il momento che anche in Italia si confermi ciò che è evidente, ovvero che l’omeopatia, e più in generale le medicine complementari e non convenzionali, sono in grado di affrontare le sfide mediche in una società di persone sempre più cronicamente malate e colpite da multimorbilità”. Il passo successivo, in Germania, sarà l’apertura di un dibattito sull'omeopatia secondo il modello Svizzero – la Svizzera ha recentemente confermato la piena rimborsabilità dell’omeopatia e di altre medicine complementari su tutto il territorio Federale, in quanto soddisfano i criteri di efficacia scientificamente provata, utilità ed economicità – così da garantire anche in Germania uno scambio proficuo di buone pratiche finalizzato alla costruzione di sistemi di salute integrati. Ciò includerebbe anche un dibattito sul concetto stesso di evidenza in medicina, tematica che viene occasionalmente strumentalizzata, e il raggiungimento di un punto di accordo sul tema di una medicina integrata basata sull'evidenza, a beneficio dei pazienti.
Nel mentre, in Italia proseguono i lavori per identificare le migliori professionalità in ambito di Medicine complementari/Non Convenzionali che parteciperanno al tavolo di discussione sulle prove scientifiche di efficacia in omeopatia che l’Istituto Superiore di Sanità, in accordo con la FNOMCeO, ha deciso di istituire. FIAMO – Federazione Italiana Associazioni e Medici Omeopati SIOMI – Società Italiana di Omeopatia e Medicina Integrata SIMA - Società Italiana di Medicina Antroposofica SMB – Società Medica Bioterapica Italiana AMIOT – Associazione Medica Italiana di Omotossicologia OMEOMEFAR – Associazione Medici e Farmacisti Omeopati LUIMO – Ass. Libera Università Internaz di Medicina Omeopatica "Samuel Hahnemann" SIOV – Società Italiana di Omeopatia Veterinaria Fondazione Negro – Museo dell’Omeopatia AIPMA – Associazione Italiana Pazienti della medicina Antroposofica APO – Associazione Pazienti Omeopatici (*) fonte: https://www.br.de/nachrichten/frank-ulrich-montgomery-aerztetag-homoeopathie-100.html
News Grandi omeopati Viene ricordato in questi giorni, in quanto deceduto a causa di un grave incidente stradale, il dottor Peter Fisher: un grande omeopata e un esponente della Medicina Integrata. Conosciuto non solo come reumatologo di Cambridge, ma soprattutto come medico personale della Regina Elisabetta e della Famiglia Reale, nonché Direttore del Royal London Hospital for Integrated Medicine.
LUGLIO-AGOSTO 2018 Omeopatia in vacanza Mettersi in viaggio per le vacanze estive è sempre una cosa bella e piacevole, che però in alcune persone particolarmente sensibili può innescare alcuni disagi che possono toccare sia la componente fisica che la sfera psicologica. Così capiterà ad alcuni di avere ansia anticipatoria prima della partenza, di soffrire di malesseri durante il viaggio (chinetosi), di patire di disturbi del sonno per il cambio del letto o di clima o di fuso orario, di disturbi dell’apparato digerente per via di diverse abitudini alimentari. Inoltre nel periodo estivo la pelle è giustamente messa più all’aria ed esposta al sole, ma è bene ripararla per non incorrere in scottature, colpi di sole o di calore. In tutte queste situazioni l’omeopatia dimostra di essere un alleato molto valido e soprattutto di facile e comodo utilizzo. I rimedi omeopatici per questi disturbi di tipo acuto non vanno a interferire con eventuali altre terapie farmacologiche in atto e, cosa che interessa a tutti, danno un sollievo immediato. Così ci sono rimedi per coloro che soffrono di mal d’auto, mal d’aereo, mal di nave, con nausea, vomito, vertigini, pallore, sudorazione. Questi malesseri da mezzi di trasporto hanno un nome in medicina, ovvero: chinetosi. Le sue manifestazioni più frequenti sono i sintomi a livello gastrico, con disgusto alla vista o all’odore del cibo, nausea e vomito, oppure a livello vestibolare, con sintomi vertiginosi o di sensazione di sballottamento del cervello dentro la testa. Per ogni tipologia di sintomo c’è il farmaco omeopatico appropriato. La vacanza comporta anche una vita più all’aria aperta, compresa la maggiore attività fisica che viene dedicata a sport o anche solo passeggiate o pedalate, in cui ci si butta a volte senza una adeguata preparazione e quindi si può essere più soggetti a piccoli traumi come contusioni, ferite, distorsioni o infiammazioni da sforzo. Inoltre, altri piccoli disagi possono comparire se ci si reca in paesi molto caldi, dove si può essere più suscettibili alle diarree. Nella sezione qui sotto dedicata ai rimedi del mese viene suggerito come allestire una pochette personale delle vacanze con i medicinali omeopatici ritenuti più utili per i disturbi estivi. Insomma, giusto un aiuto in più per viaggiare tranquilli e in salute.
Curiosità Il libro dal titolo Elogio storico di Samuello Anemanno, di Francesco Romani, è una fedele riedizione dell’originale, che era stato scritto nel 1845 dall’illustre medico e filosofo napoletano, corrispondente della Reale Accademia delle Scienze, dell’Accademia Medico-chirurgica e dell’Accademia Omeopatica. Voleva essere un elogio alla medicina omeopatica e soprattutto al suo fondatore, Samuele Hahnemann e soprattutto un ringraziamento agli insegnamenti ricevuti sulla allora innovativa scienza medica omeopatica. Lui stesso, nella lettera di presentazione del libro indirizzata al re di Prussica Federico Guglielmo IV scrive nel maggio di quello stesso anno: “ Sarò forse ripreso di eccessivo ardimento per essermi permesso di offrire in omaggio alla M.V. un così tenue lavoro, com’è il mio Elogio dell’immortale Samuele Anemanno. Ella però quanto grande, altrettanto generosa, mi degnerà di perdono. Poiché vedrà non essere altro il mio intendimento che quello di pagare un tributo di gratitudine all’alta protezione di cui è stata cortese inverso la dottrina di quel grande riformatore. Né un tale dovere io credo solo di adempiere nel mio povero nome, ma altresì in quello di quanti amano il ben essere del genere umano”. Così con la odierna riedizione gli stessi editori affermano: “ Crediamo che questo lavoro sia culturalmente importante e abbiamo deciso di renderlo disponibile come parte del nostro impegno per la protezione, la conservazione e la promozione della letteratura omeopatica”.
GIUGNO 2018 Omeopatia in numeri Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) l’Omeopatia è il secondo più grande sistema medico del mondo, con un importante tasso di crescita ogni anno a livello mondiale. In un lavoro di raccolta dati, a cura dell’Ufficio Studi SIMOH della Scuola Italiana di Medicina Omeopatica Hahnemanniana, si sono evidenziati numeri importanti che portano in luce la rilevanza dell’applicazione medica omeopatica non solo dal punto di vista clinico, ma anche sotto il profilo sociale ed economico-commerciale. In Europa più di 100 milioni di persone utilizzano l’omeopatia e 50 mila sono i medici omeopati che la esercitano. Nel mondo i medici sono oltre 500.000 e i pazienti che la utilizzano sono più di 600 milioni (secondo l’OMS), distribuiti in più di 80 Paesi. Solo in India l’Omeopatia è praticata da quasi 350 mila medici, che lavorano prevalentemente in Ospedali pubblici e privati facendo riferimento anche ad un Ente statale di Medicine non Convenzionali il cui bilancio è di circa 500 milioni di dollari. In Svizzera il Ministero dell’Interno ha attribuito dal 2017 lo status di medicina convenzionale a cinque terapie complementari tra cui la Medicina Omeopatica. In Italia, secondo il sondaggio EMG Acqua 2016, il 4,5% della popolazione (pari a circa 2 milioni e 700 mila cittadini) si affida in modo continuativo alle cure mediche omeopatiche con una frequenza quotidiana o settimanale. Più del 20% degli italiani utilizza invece i medicinali omeopatici almeno una volta l’anno. E in generale, oltre l’80 per cento degli intervistati dichiara di conoscere l’omeopatia. Secondo i dati del Rapporto EURISPES Italia 2017, un italiano su 5 (il 21,2% della popolazione, pari a quasi 13 milioni di persone) fa uso di terapie non convenzionali (con una crescita del 6,7% rispetto al 2012). Secondo il Rapporto, l’omeopatia è la medicina non convenzionale più amata in Italia, verso cui si orienta il 76,1% degli italiani. Seguono la fitoterapia (con il 58,7%), l’osteopatia (44,8%), l’agopuntura (29,6%), la chiropratica (20,4%). Precedentemente nel 2005 secondo ISTAT la popolazione che aveva utilizzato l’omeopatia almeno una volta negli ultimi tre anni antecedenti l’indagine era circa il 13,6% (più di 7 milioni e 900 mila persone). Successivamente, nel 2009, Omeoimprese (l’associazione italiana che rappresenta il 90% delle aziende produttrici e distributrici di medicinali omeopatici) rilevava che erano circa 9 milioni, ossia il 15% della popolazione ad averla utilizzata almeno una volta l’anno. Più di recente, nel 2013, l’Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna (ONDA) indagando su di un campione di 1000 donne intervistate di età compresa tra i 25 e i 54 anni, rilevava che oltre il 70% di loro dichiarava di aver avuto un’esperienza positiva con l’omeopatia. Per il periodo 2012-2015 Omeoimprese sottolineava che la popolazione italiana adulta che aveva usato almeno una volta nell’ultimo anno un medicinale omeopatico era cresciuta, con un incremento dal 16,2% (del 2012) al 16,5% (del 2015). L’ISTAT, nel 2015, con due studi denominati rispettivamente: “Tutela della salute e accesso alle cure” (di luglio 2014) e “Cura e ricorso ai servizi sanitari” (di aprile 2015), ha affermato che in Italia utilizzano regolarmente farmaci omeopatici circa 2 milioni e 452 mila di persone, pari a circa il 4,1% della popolazione, posizionando così gli italiani al terzo posto in Europa dopo i cittadini di Francia e Germania . Gli stessi dati statistici nelle loro diverse sfaccettature evidenziano che circa 20 mila medici italiani prescrivono almeno una volta all’anno medicinali omeopatici. Erano 12 mila nel 2006 (Eurispes). E sono circa 4 mila i medici che la esercitano con regolarità. Scelgono l’omeopatia soprattutto le donne (dati dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna – Ottobre 2013), nella fascia d’età tra i 25 ed i 54 anni, laureate, appartenenti al ceto medio-alto e residenti in Italia nelle Regioni del nord- est e al centro. La scelta medica omeopatica è fatta in modo esclusivo dal 17% degli utilizzatori di rimedi omeopatici, mentre il 73,5% la associa ai farmaci convenzionali. Circa il 73% di chi la utilizza con regolarità dichiara di essere rimasto molto soddisfatto dei benefici ricevuti (dati Ottobre 2013). Nel 2007, secondo ISTAT, i soddisfatti erano 71,3% e il dato di soddisfazione nei confronti dell’omeopatia, confrontato anche rispetto ai periodi 1999-2000, 2004-2007, si mantiene pressoché costante. Nel 2013 era il 70%. Nella Regione Lazio il giudizio positivo di chi già ricorre alla medicina omeopatica è pari a circa il 94,9% degli utilizzatori. Oltre il 61% degli italiani vorrebbe che il proprio medico di base gli fornisse maggiori informazioni su questo metodo terapeutico. Il 26% dei consumatori desidera, inoltre, un crescente ruolo informativo da parte del farmacista nella diffusione di informazioni sull’omeopatia. Oltre il 70% degli utenti che si rivolgono all’omeopatia sono pazienti affetti da più patologie croniche, presenti contemporaneamente nello stesso individuo: pazienti con una storia terapeutica multi-farmacologica importante, segnata da frequenti ricadute cliniche o da malattie non rispondenti ai trattamenti farmacologici convenzionali specifici. Secondo i dati della letteratura scientifica internazionale, le situazioni cliniche trattate più frequentemente con l’omeopatia riguardano: allergie respiratorie o dermatologiche di vario grado, disturbi funzionali e/o organici dell’apparato gastrointestinale, malattie ostetrico-ginecologiche, malattie otorinolaringoiatriche, malattie dermatologiche, sindromi infiammatorie (inclusa reumatologia), malattie respiratorie, disturbi circolatori, cefalee, disturbi di origine traumatica. A conclusione di questo report possiamo dire che tutti questi numeri possono costituire un motivo in più di riflessione e sorge spontanea la domanda: “ come mai, nell’arco degli ultimi due secoli, l’omeopatia viene ripetutamente e ciclicamente attaccata e denigrata, quando il suo unico e nobile scopo è semplicemente quello di “rendere sano il malato”?
Appuntamenti L’Omeopatia non si arresta e un nuovo appuntamento con lei è in agenda per il 9 giugno a Bologna in occasione del seminario dal titolo: “Omeopatia, Biologia, Efficacia clinica. Alle basi della Similitudine”, che si terrà presso il centro congressi Savoia Hotel Regency. Un’ occasione in cui, a detta dei curatori dell’evento: “Vogliamo aiutare a fare chiarezza sui possibili fondamenti biologici sottostanti l’efficacia dei farmaci simili nella cura delle patologie croniche. Verranno prese in considerazione sia le teorie hahnemanniane classiche che quelle più moderne comprendenti l’ormesi e gli effetti delle basse diluizioni. Infine faremo un breve accenno anche alle nuove conoscenze biofisiche che aiutano a comprendere l’effetto delle alte potenze/diluizioni.”
MAGGIO 2018 Omeopatia in pratica Sono ormai quasi 250 anni che la medicina omeopatica cura i malati, al fine di ristabilire la salute in modo rapido, dolce e duraturo, togliere tutta la malattia per la via più breve, più sicura e di minor pregiudizio, basandosi su principi di facile comprensione, come affermava il suo fondatore, il dottor Samuel Hahnemann. A oggi i principi di cura rimangono gli stessi e chi meglio di un medico che usa l’omeopatia per completare la sua attività terapeutica ci può parlare di come questa metodologia sia per lui un validissimo aiuto nella sua pratica quotidiana per la guarigione del malato? Diamo dunque la parola direttamente a due clinici italiani: Giorgio Desanti, medico oculista che lavora a Rho (Milano) e Isabella Villa, pediatra che svolge la libera professione a Bergamo. Ci raccontano come la loro attività medica sia supportata dalla medicina omeopatica con loro grande soddisfazione e successo nella cura dei loro pazienti, grandi e piccini. Giorgio, come hai iniziato ad avvicinarti all’omeopatia e ad usarla per curare i tuoi pazienti? La spinta è arrivata dai pazienti stessi e dalle mamma in particolare. Mi chiedevano: “Dottore non c’è altro da utilizzare…magari di omeopatico?”. Allora ho cominciato ad approfondire l’argomento e mi sono iscritto a una scuola di medicina omeopatica e poi man mano ho iniziato ad applicarla, vedendone concretamente i risultati. Il fatto curioso è stato che allora, quando ho cominciato a introdurla anche in ospedale, proponendola come cura da integrare alla medicina ortodossa, il direttore sanitario mi aveva guardato con una faccia! Mi aveva chiesto se l’omeopatia fosse quella che inseriva gli aghi, confondendola con l’agopuntura e cercava di capire se l’omeopatia facesse male al paziente o che tipo di pratica manuale usassi. “Nulla di tutto questo”, dissi io, “somministro solo dei granuli di zucchero o lattosio”. Questo successe nel 2005, quindi non così tanti anni fa. I pazienti invece sono rimasti soddisfatti delle tue cure omeopatiche? I pazienti sono molto contenti. Partendo da una applicazione di rimedio omeopatico in acuto, al pronto soccorso oftalmico, poi vengono al controllo, perché li voglio rivedere, naturalmente, ma loro stessi chiedono di poter continuare la terapia e spesso chiedono di essere curati con i medicinali omeopatici anche per altri aspetti, cioè per altri problemi o patologie.
Quali sono i casi più frequenti a cui prescrivi una terapia omeopatica? Chiaramente in ospedale eseguo una terapia omeopatica per la situazione acuta. Poi ci sono i pazienti che ti “scelgono” e allora vengono in ambulatorio privato dove vogliono risolvere delle patologie oculari un po’ più complesse. Le patologie acute che curo più frequentemente al pronto soccorso con i rimedi omeopatici sono le congiuntiviti e i calazi. Porto ad esempio il caso di un ragazzo che aveva già subito l’intervento di rimozione chirurgica di un calazio. Ripresentatosi in ospedale per una recidiva, il ragazzo non ne voleva più sapere di sottoporsi a un altro intervento chirurgico per la stessa cosa, tanto, a suo dire, non era servita a niente l’operazione precedente. Mi ha chiesto di prescrivergli una terapia omeopatica specifica e così ho fatto. Caso risolto in una settimana: ci sono le foto del caso clinico che lo testimoniano e, naturalmente, il paziente stesso. Spesso si sente dire che il farmaco omeopatico ha un’azione lenta nel tempo: invece no, questo caso lo sta a testimoniare, l’effetto è davvero rapido e importante per risolvere la patologia. Isabella, tu, nella tua professione pediatrica, come hai cominciato a usare la medicina omeopatica per i bimbi? Ho cominciato, da ex ospedaliera, fondamentalmente per due motivi. Il primo motivo è che mi ero stancata della povertà prescrittiva che la pratica allopatica mi consentiva, e lo dico senza voler denigrare la medicina allopatica, anzi. Ad esempio, meno male che esiste il cortisone, in quanto per alcune condizioni è irrinunciabile, e questo lo voglio assolutamente dire. Però purtroppo ci sono tantissime situazioni che non riesci a risolvere col medicinale allopatico, puoi dare solo una…come dire… tamponata a una situazione momentanea, ma non vai a fondo del problema e non guardi il paziente nella sua interezza. La seconda cosa è che, proprio come pediatra, sono convinta, e questo lo dico sempre, che meno inquiniamo i bambini e meglio è, perché così diamo più chances alla loro salute negli anni a venire. Quindi l’idea di poter utilizzare qualcosa che non ha effetti collaterali, che stimola la reazione positiva dell’organismo, senza inquinare il paziente, naturalmente quando questo è possibile, secondo me, è un vantaggio enorme. Altra cosa molto interessante è che l’omeopatia ti costringe a considerare veramente un sacco di particolari e soprattutto tutti gli aspetti della persona, quindi sia gli aspetti fisici, che quelli emotivi e strutturali. Il paziente si sente così guardato nella sua interezza e sente che la tua attenzione nei suoi confronti è veramente globale. Quali sono le malattie che tratti maggiormente con l’omeopatia? Naturalmente in pediatria possono essere tante. Tra le patologie acute mi trovo a curare soprattutto le problematiche respiratorie e virali di stagione. Quello che secondo me è geniale dell’omeopatia è il poter lavorare però anche in prevenzione e su quello che in medicina chiamiamo “il paziente cronico”. Per esempio, se viene da me una mamma con un bambino e mi dice che l’anno scorso ha avuto cinque episodi di bronchite o una mamma con un bimbo che soffre di dermatiti croniche o il caso di un bambino che ha tendenza a infezioni con pus, o che ha disturbi del sonno, o disturbi digestivi… posso dare una terapia non solo per la situazione in acuto, ma anche per la prevenzione, cercando di rimettere in equilibrio il piccolo paziente, in modo che i suoi episodi infetti o patologici siano meno frequenti e meno intensi. Lo fai star bene nel suo interesse e in modo completo, per esempio risolvi contemporaneamente il problema di una cefalea, di un disturbo del sonno e di uno scompenso a livello caratteriale. Tutto questo è molto interessante. Quindi tu vedi pazienti da zero anni a…? Da zero a X, perché poi cosa succede? Che quando diventano grandi e ormai vanno all’università, mi chiedono se per favore posso continuare a seguirli. Naturalmente facendo libera professione non ho il vincolo dell’età come per i pediatri di base. Poi però le cure omeopatiche sono contagiose. Vengono da me per il bambino, però poi c’è la nonna, la mamma, la zia, la cugina che vengono in ambulatorio come accompagnatori e così chiedono: “Guardi ho questo problema, mi può aiutare con l’omeopatia?” Perché comunque ne vedono i benefici e l’utilità. Allora l’omeopatia è sempre più usata e funziona! Naturalmente l’omeopatia va usata conoscendola. Occorre studiarla, occorre porre attenzione a un sacco di particolari e occorre conoscerne anche i limiti. Perché, come ripeto, ci sono situazioni in cui o non serve o non basta. Ci sono situazioni in cui non è sufficiente un intervento farmacologico e magari è necessario provvedere chirurgicamente o applicando un altro tipo di terapia, come l’osteopatia o la fisioterapia. L’omeopatia si può usare da sola o è complementare. Va usata in modo intelligente. Quindi i pazienti devono andare dal medico omeopata e non ascoltare quello che i media propinano, denigrandola… Esatto! Inoltre però non devono fare il “fai da te” o guardare su internet e prendere tutto per buono. Mi permetto anche di dire di non abusare del farmacista che magari viene interpellato ma che ha il grosso limite di non poter fare diagnosi. Invece, lo dico sempre e mi piace dirlo: “ la prima cosa è sapere che cosa si sta curando” perché è fondamentale.
Spotlight Omeopatia a supporto dei malati oncologici all'ospedale "Gemelli" a Roma Presso il Policlinico Universitario “Agostino Gemelli” di Roma è possibile usufruire dell’ambulatorio di terapie complementari a supporto dei malati oncologici. Così all’interno della struttura ospedaliera l’agopuntura, l’omeopatia e le consulenze sull’alimentazione vanno a integrare la chemioterapia e la radioterapia. In particolar modo la medicina omeopatica risulta essere un valido aiuto quando insorgono gli effetti collaterali causati dalle cure antitumorali.
APRILE 2018 Aprile, il mese dell’omeopatia In occasione dell’anniversario della nascita del fondatore dell’omeopatia, il medico tedesco Samuel Hahnemann, che nacque il 10 aprile 1755, saranno numerose le manifestazioni, gli incontri e le giornate dedicate a far conoscere la medicina omeopatica. Questa giornata rappresenta un’utile opportunità di sensibilizzazione sull’importanza della prevenzione delle malattie, di un corretto stile di vita e di avvicinamento al metodo di cura omeopatica. Una frase famosa di Hahnemann dice " Unica missione del medico è guarire in modo dolce, rapido e duraturo”, così come è scritta proprio nel primo paragrafo del suo libro Organon, un libro di istruzioni-guida non solo sull'omeopatia ma su quella che lui chiamò l'arte del guarire. Un libro in cui egli diede corpo e struttura a una rinnovata metodologia medica , quella delle diluizioni infinitesimali, in modo che potesse essere utile e non andasse persa la sua preziosa esperienza clinica valida per i medici del suo tempo e soprattutto per quelli futuri. Oggi possiamo dire che la medicina allopatica, ovvero quella di uso più comune, e la medicina omeopatica sono due discipline scientifiche che hanno approcci terapeutici diversi ma con uno scopo comune: la cura della malattia. La medicina allopatica, o allopatia, è la cosiddetta medicina del contrasto, ovvero la medicina classica alla quale siamo tutti abituati, una medicina che, come sottolineò nel XIX secolo il dr Hahneman, contrastava i sintomi di una determinata patologia mediante farmaci e cure che fossero contrarie al sintomo stesso. Tale termine fu coniato per sottolineare la differenza fra la medicina classica dell’epoca, e l’omeopatia (dal greco “simile” e “patologia”), un tipo di medicina che invece si basa sul principio che “ il simile cura il simile”, secondo cui, nella preparazione dei medicinali omeopatici, vengono diluite dosi infinitesimali di quelle stesse sostanze patogene che, normalmente, scatenerebbero nel soggetto sano i sintomi della malattia. L’omeopatia utilizza un unico o alcuni rimedi singoli, da assumere durante le ore della giornata, ed effettua una diagnosi basata sulla descrizione dei sintomi del paziente oltre che all’osservazione clinica. Non hanno effetti collaterali e stimolano le risorse vitali dell’organismo. La medicina allopatica, come dicevamo, è invece volta a contrastare i sintomi, come per esempio contrastare un’acidità di stomaco con un anti-acido, una infiammazione con un anti-infiammatorio, e così via... Inoltre, questo tipo di medicina considera il perfetto funzionamento dell’organismo come uno stato di salute, mentre per quanto riguarda l’omeopatia, il perfetto stato di salute si determina quando vi è un equilibrio fra corpo, mente e spirito, un equilibrio che l’organismo di ognuno ricerca e stabilisce. L’allopatia considera dunque la malattia come un’alterazione organica e funzionale, mentre per l’omeopatia, una malattia si determina quando vi è un disequilibrio fra le tre componenti, cioè tra le funzioni di tipo fisico, di tipo mentale e della consapevolezza che governa la globalità dell’individuo. Così il trattamento tipico della medicina allopatica è volto alla rimozione del sintomo ed alla cura del corpo, mentre nella medicina omeopatica il medico, dopo un lungo colloquio e la valutazione anche dello stato energetico della persona, baserà l’intervento terapeutico in modo individualizzato e in funzione delle specifiche caratteristiche del paziente.
Si tratta di un processo di approfondimento, dove ogni sintomo o segnale ha la sua importanza e dove non ci sono sintomi che non vengano considerati, anzi l’attenzione andrà in modo determinante anche a quelli “ strani, rari e peculiari” come già il padre dell’omeopatia consigliava di tenere ben presente ai medici suoi allievi e ai medici del futuro. Tutto questo allo scopo della scelta di un rimedio appropriato alla totalità di un individuo e del suo “essere malato”. L’omeopatia agisce in genere rapidamente ed efficacemente nel caso di malattie acute come raffreddore, influenza, mal di pancia, nausea da viaggio, mal di denti, ecc... In alcuni casi può addirittura avere un’azione più veloce di altri trattamenti terapeutici e assumendo i medicinali omeopatici alla comparsa dei primi sintomi, i risultati si ottengono in modo ottimale e in tempi rapidi. Esistono malattie croniche, cioè che durano da più mesi, se non addirittura da anni, che per curarle ci vuole tempo, indipendentemente dal tipo di terapia utilizzata, poiché l’organismo dell’individuo viene colpito in profondità. L’omeopatia permette di ottenere buoni risultati anche nel caso di malattie croniche come asma, allergie e dermatosi. L’omeopatia cura molto bene i malati di qualsiasi specie di appartenenza, quindi anche i nostri fratelli che condividono il nostro habitat. E, a differenza dei farmaci allopatici, che spesso hanno sapori a volte improponibili anche per noi e soprattutto per i bambini, i rimedi omeopatici essendo o diluiti in acqua o impregnati su granuli di zucchero permettono un approccio gradevole per tutti. C’è da sottolineare che l’Omeopatia non sperimenta sugli animali perchè serve che chi testa le sostanze possa spiegare i sintomi che gli compaiono, visto che la sperimentazione dei rimedi altamente diluiti viene fatta su individui sani e capaci di scrivere un diario sui sintomi sia fisici che mentali che non avevano prima di sperimentare quella sostanza. Diario che verrà confrontato con gli altri diari di tutti gli altri soggetti che hanno partecipato all'esperimento in modo da codificare e trascrivere per quali patologie quel rimedio è specificatamente indicato. E grazie a queste sperimentazioni, chiamate " proving", si potranno curare invece anche gli animali che possono manifestare gli stessi sintomi. Ecco che in questo caso la sperimentazione non è nociva per nessuno ed è utile a curare Da quanto brevemente esposto già si comprende come di diritto la medicina omeopatica entri nei protocolli terapeutici e possa avere un grande ruolo da svolgere nel benessere di bambini, donne, uomini e animali in tutto il pianeta.
News Consulenza gratuita negli ambulatori di medici e veterinari nella GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA MEDICINA OMEOPATICA 2018. Il 10 aprile, per chi lo desideri, saranno innumerevoli gli studi dove si potrà richiedere una consulenza gratuita da uno dei medici omeopati che aderiscono all'iniziativa. Non mancheranno i veterinari omeopati per chi volesse avvicinarsi a questo tipo di medicina anche per i propri amici animali. Lo scopo di questo evento è far conoscere l’omeopatia direttamente dalla voce di esperti in materia, garantendo così un’informazione esauriente e corretta. Ecco il link di riferimento dove è possibile trovare i medici e i veterinari della propria zona che hanno aderito all’iniziativa:
MARZO 2018 Chiarezza sull’omeopatia contro la disinformazione L’utilizzo dell’omeopatia nella clinica medica è all’ordine del giorno appena fuori dal nostro Paese, che vediamo purtroppo ancora invischiato in disquisizioni pseudoscientifiche sull’opportunità o meno di considerare l’omeopatia una scienza medica, quando in tutto il mondo la ricerca e l’applicazione clinica in svariate specialità mediche si avvalgono del supporto di questa medicina. È brutto dirlo, ma corriamo il rischio che accada quanto già Benjamin Rush, firmatario della Dichiarazione d’Indipendenza USA, temeva succedesse a suo tempo: “ Se non mettiamo la libertà di cure mediche nella costituzione, verrà il tempo in cui la medicina si organizzerà, piano piano e senza farsene accorgere, in una dittatura. E il tentativo di limitare l’arte della medicina solo ad una classe di persone rappresenterà la Bastiglia della scienza medica”. Purtroppo la pubblicità negativa sull’Omeopatia che i media propinano sempre più spesso, anche in questi giorni, confonde il cittadino sulla libertà di scelta della cura e lo priva della possibilità di cure efficaci non solo per piccoli malanni, ma soprattutto per stati patologici cronici o situazioni di disagio psicologico e fisico per cui tutt’ora non vi è una soluzione. È proprio di questi giorni il Comunicato indirizzato all’emittente televisiva di Stato da parte delle Associazioni di Omeopatia in merito alla trasmissione 'Presa Diretta' andata in onda il 3 marzo, in cui l’Omeopatia è stata scorrettamente denigrata. Il comunicato, indirizzato oltre che al dottor Iacona di Presa diretta, è stato mandato per conoscenza anche al direttore Generale RAI, Dott. Mario Orfeo, al Direttore di RAI 3, Dott. Stefano Coletta, al Presidente della Commissione parlamentare Bicamerale per l'indirizzo generale e la vigilanza dei Servizi radiotelevisivi, al Presidente XII Commissione Permanente "Igiene e Sanità" Senato della Repubblica, al Presidente XII Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, al Presidente della Federazione Nazionale Ordini Medici, Chirurghi e Odontoiatri Dott. Filippo Anelli, al Presidente dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti, Dott. Carlo Verna. Egregio Dott. Iacona, abbiamo avuto modo di visionare la puntata di sabato sera, da Voi dedicata all'omeopatia, e La ringraziamo per lo spazio garantito ai medici iscritti all'Albo ed esperti in medicina omeopatica, e all'esperienza degli Ospedali di medicina integrata della Regione Toscana. Pur tuttavia, siamo sconcertati da quanto segue: 1) l'intera puntata è stata obiettivamente improntata a sostenere una posizione evidentemente preconcetta rispetto all'omeopatia, disciplina che la stessa FNOMCeO qualifica invece come "atto medico"; 2) deontologicamente non commentabile dal punto di vista giornalistico la scelta di ospitare in studio come unico ospite una personalità di indubbio profilo istituzionale come il Dott. Ricciardi il quale tuttavia non ha mai fatto mistero dei suoi pregiudizi verso la medicina omeopatica. Sarebbe stato ben più corretto affiancare al Dott. Ricciardi una personalità di analoga caratura ma tale da poter garantire quel contraddittorio che dovrebbe essere proprio di ogni trasmissione giornalistica e televisiva degna di questo nome; 3) palese è stato lo squilibrio informativo, con oltre 3/4 del minutaggio della trasmissione impegnato a tentare di censurare una pratica medica alla quale si rivolgono, come voi stessi avete sottolineato, milioni di cittadini italiani - circa 100 milioni in Europa - che troviamo discutibile derubricare tutti indistintamente a stupidi, "creduloni" e ignoranti; 4) non commentabile è stata anche la voce di chi ha tentato di classificare come cialtroni, truffatori o "praticanti" al pari degli "astrologi" decine di migliaia di medici iscritti all'Albo che questo paradigma medico lo praticano quotidianamente, affermazioni da Voi avvallate e che avete condiviso e amplificato in studio, e che vanno ben oltre il diritto di cronaca, costituendo a nostro avviso i presupposti per il reato di diffamazione; 5) discutibile poi dare spazio, sempre senza contradditorio, a sedicenti esperti pronti a condannare il presunto "spreco di risorse" causato dall'omeopatia senza citare alcuna ricerca scientifica di farmaco-economia a sostegno di questa affermazione - perché si sa, le evidenze si citano solo quando servono a confermare tesi precostituite... - e ben guardandosi dal ricordare invece l'effetto positivo per le casse del Servizio Sanitario Nazionale derivante dall'uso di farmaci, quelli omeopatici, che permettono un'efficace presa in carico del paziente senza gravare appunto sul SSN; 6) sconcertante anche la pubblicizzazione dello "studio Australiano" che avrebbe "decretato la fine dell'omeopatia" (l'hanno decretata già in molti, in passato, ma sempre vanamente...), "studio" che studio non è, in quanto mai pubblicato su alcuna rivista scientifica, firmato dalla NHMRC Australiana, ente che si trova attualmente denunciato e sotto indagine da parte dell'Ombudsman del Commonwealth proprio per il gran numero di irregolarità con cui è stata condotta quella revisione, ignorando per contro - ad esempio - i lavori della Commissione pubblica Svizzera, che pochi mesi fa ha raggiunto conclusioni esattamente opposte, cosa della quale eravate stati messi al corrente durante le interviste, ma che vi siete ben guardati dal ricordare ai telespettatori, a conferma dell'esistenza di un teorema giornalistico preordinato; 7) è stato anche intellettualmente disonesto non dare atto delle evidenze scientifiche che un onorato socio e decano di una delle sigle associative firmatarie della presente lettera, il Prof. Leonello Milani, sappiamo per certo ha consegnato a vostre mani durante una delle interviste realizzate per il servizio. E da parte Vostra non genuino - per non usare termini più espliciti - affermare che le raccolte di detti studi si limiterebbero lavori pubblicati "su riviste di settore omeopatico" - a meno di non voler considerare "Biomedical Pharmacotherapy", "British Journal of Clinical Pharmacology", "European Journal of Pharmacology", "International Journal of Neurosciences", "Pulmonary Pharmacology & Therapeutics", e molte altre, come "riviste omeopatiche" - e affermare inoltre che dette ricerche siano finanziate da aziende farmaceutiche di settore, che, al contrario di quanto da voi sostenuto, da quanto ci risulta nella maggior parte dei casi ne curano solo la "raccolta". Troviamo anche ridicolo il dileggiare il ruolo delle industrie del settore omeopatico nel sostenere le ricerche scientifiche sull'efficacia di questi farmaci, come se nel settore allopatico non fossero le industrie farmaceutiche a finanziare la quasi totalità delle ricerche (salvo poi, com'è notissimo, molte volte non pubblicare quelle con esito negativo). Avete criticato la carenza di un numero adeguato di ricerche scientifiche in omeopatia, per poi contemporaneamente insistere nel dileggiare le ricerche in corso, fino ridicolizzare l'attività di un Premio Nobel per la Medicina, sottostimando i progressi nelle ricerche sulle proprietà biofisiche dell'acqua e ignorando il fatto che le diluizioni dei principi attivi utilizzati in omeopatia possono anche essere della medesima massa di quelle correntemente utilizzate dal corpo umano per auto-regolarsi, e che diversi lavori scientifici in vitro e in vivo - quali quelli del Prof Bellavite dell'Università di Verona o del Prof. Dei dell'Università di Firenze - confermano attività biologica di "molecole messaggere" in diluizioni omeopatiche che sono dello stesso peso delle medesime molecole presenti in natura, risultati questi di straordinario interesse, che dovrebbero stimolare nuove ambiziose sfide per la ricerca scientifica. Voi invece avete dato l'impressione di voler chiudere definitivamente il dibattito secondo un "principio di autorità" degno del peggior periodo dell'inquisizione, invece che improntare le vostre analisi su criteri aperti al confronto, dal quale solo - nel tentativo di rispondere agli interrogativi che il progresso incessantemente ci pone dinnanzi - può nascere "buona scienza". Concludendo, non siamo colti da alcun moto di disapprovazione circa il fatto che si dia voce anche con chiarezza a chi non condivide l'approccio medico omeopatico, e rispettiamo totalmente la libertà di stampa Vostra e dei vostri colleghi, ma non riteniamo degno della televisione che Voi rappresentate, nell'esercizio delle vostre funzioni di cronisti, il cui servizio tra l'altro è pagato in buona parte da fondi pubblici, basare parte degli assunti alla base della vostra inchiesta su affermazioni non genuine, omissioni dolose, faziosità e dichiarazioni offensive e insultanti della professionalità di una parte dei Medici e dei ricercatori italiani. La Vostra inchiesta, per tutto quanto sopra esposto, ancorché apprezzabile in astratto per la dichiarata volontà di fare chiarezza su un tema d'interesse per la pubblica opinione, si è nella pratica tradotta in un elogio al "pre-giudizio", che - come qualunque uomo di scienza ben dovrebbe sapere - è il più anti-scientifico degli atteggiamenti. Inviamo quindi questa nostra lettera sia con l'intento - in quanto cittadini - di richiamare Voi dipendenti del servizio pubblico a un rispetto più puntuale degli obblighi deontologici, del principio di contraddittorio e del necessario equilibrio informativo in corso di trasmissione, sia nel contempo per richiedere - in quanto medici - uno spazio adeguato nel Vostro programma per garantire alla cittadinanza un'informazione degna di questo nome su tematiche così delicate quali sono quelle della salute e della prevenzione e cura delle malattie. Distinti ossequi, FIAMO - Federazione Italiana Associazioni e Medici Omeopati SIOMI - Società Italiana di Omeopatia e Medicina Integrata SIMA - Società Italiana di Medicina Antroposofica SMB - Società Medica Bioterapica Italiana AMIOT - Associazione Medica Italiana di Omotossicologia OMEOMEFAR - Associazione Medici e Farmacisti Omeopati LUIMO - Libera Università Internazionale di Medicina Omeopatica "Samuel Hahnemann"
Appuntamenti A Torino, dal 16 al 18 marzo si terrà il Convegno dal titolo: Omeopatia tra scienza e pratica clinica, a cura della FIAMO, la Federazione Italiana Associazioni Medici Omeopati. Così il Presidente, la dottoressa Antonella Ronchi lo presenta: “Mancano ormai pochi giorni al Congresso Nazionale FIAMO, che quest'anno si terrà a Torino. Torino ha una grande tradizione omeopatica, e attualmente vi operano scuole e professionisti di grandissimo valore che hanno contribuito alla preparazione del Congresso con entusiasmo e dedizione. Mai come in questo momento siamo chiamati a dare giustificazione del nostro operato: ci vengono richieste evidenze cliniche e spiegazioni sul meccanismo d'azione delle nostre medicine. Per questo abbiamo organizzato un seminario scientifico che faccia il punto sulla ricerca di base e illustri le più recenti acquisizioni sui meccanismi d'azione dell'omeopatia. Ma al tempo stesso ci sarà spazio per molti contributi clinici, che diano anche agli omeopati più esperti suggestioni e spunti per la loro attività quotidiana. Un'occasione annuale di confronto, fondamentale per l'esercizio di una medicina quale è la nostra, che si caratterizza per essere medicina dell'esperienza.
Trovarsi tra colleghi ed ascoltare l'impiego di rimedi innovativi o metodologie differenti da quelle che abitualmente applichiamo ci aiuta a mantenere quell'elasticità mentale che fa della nostra professione un'esperienza sempre appassionante.”
FEBBRAIO 2018 Le nuove frontiere della medicina con l’acqua informata (parte 2) Luc Montagnier, virologo e fondatore della World Foundation for AIDS Research and Prevention, oltre che vincitore del premio Nobel per la scoperta del virus dell'AIDS, ha svolto rivoluzionarie ricerche sulle potenzialità dell’acqua che possono avere un risvolto notevole in campo medico-scientifico. Relatore in numerosi congressi internazionali, ha sempre riconosciuto il fondamentale ruolo che assume l’acqua dai primordi della vita fino a oggi, confermando le sue alte potenzialità nella medicina. Partendo dalle considerazioni sull’universo e della sua sostanza, egli spiega che “ l’universo non è fatto solo di materia ma anche di onde, onde luminose, ma anche onde che non sono visibili, a bassissima frequenza, che circolano nell’universo. Onde come energia e le comunicazioni si fanno attraverso l’energia. È probabile dunque che anche la materia vivente e le stesse nostre cellule utilizzino queste onde tenendo presente che la vita è essenzialmente un sistema di scambio di informazioni. Questa è una nozione molto importante che può avere allo stesso tempo delle applicazioni interessanti nella medicina. Il ruolo dell’acqua è assolutamente essenziale all’origine della vita. Noi siamo fatti di acqua, acqua organizzata. Ci sono organismi viventi composti al 99,9% di acqua, come le meduse, mentre noi siamo composti di acqua per il 70-80%. Non si tratta dell’acqua del rubinetto, che beviamo normalmente, ma di un’acqua organizzata che ha un ruolo fondamentale nelle reazioni chimiche. Inoltre sono sempre più numerosi gli studi che confermano come l’acqua sia in grado di conservare delle informazioni e anche i ricordi, per molto tempo, proprio in diluizioni simili a quelle omeopatiche. Penso effettivamente che l’acqua giochi un ruolo fondamentale all’inizio della vita, poiché l’acqua può organizzarsi in strutture a elica e può essere che sia stata proprio l’acqua che abbia inventato le strutture a elica che hanno permesso alla vita di sorgere come proteine, acidi nucleici, ecc… Così si può immaginare che i primi tentativi siano avvenuti o nelle acque degli oceani e dei mari del pianeta Terra, oppure che siano arrivati dallo spazio. Perché se uno pensa a delle onde che generano delle strutture nell’acqua, queste onde possono anche venire da fuori. Dunque tutto è possibile. Questo ci fa tornare all’ipotesi della panspermia, dove l’universo sarebbe molto più ricco di strutture viventi di quel che si creda”. Tutto ciò è davvero interessante e suggestivo e addirittura questa descrizione di Montagnier va a riproporre e confermare ciò che già l’antica cultura druidica europea esprimeva sull’origine e le qualità della vita, dove l’acqua risultava essere il “simbolo dell'energia plasmatica dell'universo, la fonte di vita, la fonte terapeutica. Era considerata anche parte del corpo mistico del dio dell’acqua Kuid’hà, portatore di vita sul pianeta, la cui sostanza è presente in tutte le creature viventi e che le unisce in una sorta di fenomeno quantistico di entanglement. Proprietà utilizzata nell’ambito delle pratiche magiche e terapeutiche del druidismo che giungeva a interessare tutti i viventi sul pianeta" (da: Nemeton, il giardino sacro dei druidi - Giancarlo Barbadoro). Proseguendo su questo tema, Montagnier sostiene che sia dunque “necessario che le onde incontrino un pianeta con acqua liquida e con una certa temperatura per poter concretizzare delle strutture nella materia. Poi è necessario che le costruzioni realizzate vengano memorizzate. Può essere che ci sia proprio l’acqua all’inizio di questa memoria. Successivamente è apparso il DNA, che costituisce una sorta di memoria molto più forte, ma i primi microrganismi sono probabilmente apparsi grazie alla memoria dell’acqua. Certo è un elemento comune nell’universo, ma per l’acqua liquida ci vogliono certi limiti di temperatura: così ci vuole qualche vulcano che esploda e faccia aumentare la temperatura e poi non bisogna dimenticare che le comete possono portare acqua, così come altri oggetti”. I lavori di ricerca della equipe di Montagnier riguardanti le emissioni di segnali elettromagnetici da parte del DNA presente in ogni cellula vivente e la visione fisica dell’acqua basata sulla coerenza quantistica rappresentano le basi di una tecnologia con un grande potenziale. Lui stesso afferma: “Io e i miei colleghi ne siamo convinti, ma c’è ancora molto lavoro da fare perché questo pone molti problemi a certe persone che dovrebbero cambiare di paradigma e pensare che le onde elettromagnetiche hanno un ruolo nella vita e nel suo funzionamento quotidiano”. E continua: “Io mi sono concentrato su questa molecola meravigliosa che è il DNA, con una struttura chimica particolare e questa struttura è memorizzata in tutto il dettaglio nell’acqua Abbiamo riscontrato dei segnali, per i batteri, partendo da due nanogrammi di DNA, tra le diluizioni acquose 10 alla meno otto e 10 alla meno 13. Certo si può dire che alla diluizione meno 13 non ci sono più le molecole dell’inizio e sarà la struttura dell’acqua che emette segnale e non più le molecole di DNA e questo rinforza il principio dell’omeopatia. La gente critica dicendo che non c’è niente nelle soluzioni omeopatiche, e invece sì: c’è l’acqua, l’acqua memorizzata e questo è molto importante. La struttura dell’acqua liquida è stata studiata dai fisici e ci sono argomenti consolidati per pensare che ci siano delle fasi di organizzazione dell’acqua. Non si conosce in dettaglio ma si pensa possa funzionare come i bit di un computer: le molecole d’acqua possono funzionare così e generare dei campi di attivazione quantici. Forse non è così definitivo come quello che noi abbiamo sul DNA, che è una memoria formidabile, ma può aiutare enormemente all’organizzazione. Il DNA può creare una sorta di musica per tutte le unità: le cellule, gli organi, l’organismo e senza queste onde e l’organizzazione dell’acqua niente potrebbe funzionare”. Da quanto evidenziato fino qui si intuisce come le ripercussioni in campo medico possano rivelarsi molto importanti. Secondo Montagnier “andiamo verso una medicina delle onde. La farmaceutica attuale sintetizza delle molecole molto specifiche che interagiscono in una rete e di conseguenza ha degli effetti anche indesiderati. La farmacologia oggi è bloccata, purtroppo, in relazione agli effetti secondari dei grandi medicinali. Non dico che i farmaci attuali siano inutili: anzi, sono molto utili, ma dobbiamo andare avanti, perché, ad esempio, nel caso delle patologie croniche abbiamo una medicina che affanna. Noi preconizziamo l’uso degli antibiotici a lungo termine sapendo però che non è la panacea.
Penso che al di là dei medicinali chimici ci potrebbero essere dei trattamenti attraverso le onde. Onde che forse qualcosa potrebbero fare di molto utile nella cura delle malattie”. Montagnier, non ha potuto fare a meno di riconoscere altri vantaggi alla medicina omeopatica, non solo dal punto di vista scientifico, ma anche di carattere morale e umano, sostenendo che “ l’omeopatia ha anche un altro grande vantaggio, ovvero il dialogo con il paziente. La conoscenza del paziente, del suo ambiente, della sua vita, del suo comportamento, della sua nutrizione sono tutti aspetti estremamente importanti nella malattia e il medico omeopata è sicuramente un buon medico rispetto al medico formattato attuale, che è un po’ uno speziale, un tecnico, ma non è un ricercatore, e certo, si potrebbe anche dire medico ma è soprattutto un tecnico che va ad applicare dei modelli che gli sono stati insegnati e non cercherà di adattarli al paziente. Comunque adesso si inizia a parlare di “personalizzazione” della medicina e il medico omeopata è sicuramente un modello di riferimento da questo punto di vista Credo inoltre che i progressi in biologia e in medicina possano risultare da un lavoro interdisciplinare, cioè dall’interazione tra fisici, chimici, medici e biologi. È fondamentale per i nuovi progressi della scienza. I fisici per esempio riescono a chiarire alcuni aspetti dei fenomeni che scopriamo in biologia e possono fornire una spiegazione per malattie come il cancro. Secondo me la medicina deve evolvere. Io sono un sostenitore della medicina del P4: Prevenzione, Predizione, Personalizzazione e Partecipazione. Credo effettivamente che questo secolo possa essere considerato una nuova era della ricerca e del progresso e la medicina attuale che io promuovo è già per alcuni medici una realtà. Io credo che essa sarà l’avvenire”.
www.youtube.com/watch?v=z3aYVYkn4cY Nemeton, il giardino sacro dei druidi
Libri Viviamo Tutti sulla Cresta dell’Onda
di Mazzaro Renzo “Vi siete mai chiesti perché siamo al novantanove per cento di molecole d’acqua e la medicina si occupa di quell’un per cento costituito da altro, trascurando il restante novantanove come se fosse acqua fresca? E vi siete mai chiesti perché esistono l’elettroencefalogramma e l’elettrocardiogramma ma non c’è l’elettrogramma del fegato e neanche del pancreas? Eppure tutti i nostri organi interni, non solo il cuore e il cervello, emettono deboli segnali elettrici, captabili dagli strumenti, grazie al campo magnetico creato proprio dall’acqua. L’ha dimostrato nel 2009 lo scienziato francese Luc Montagnier, scopritore del virus dell’Aids e premio Nobel per la medicina. L’annuncio di questa scoperta è la conferma del punto di vista dei protagonisti di questo libro, che racconta la storia di un’avventura scientifica destinata a cambiare la cura delle malattie”.
GENNAIO 2018 Le nuove frontiere della medicina con l’acqua informata (parte 1) In questi ultimi anni biologi e fisici stanno lavorando sulle proprietà dell’acqua e della sua implicazione terapeutica. Si tratta di ricerche partite con gli studi sulla memoria dell’acqua e sfociate sulle caratteristiche dell’acqua informata, cioè che acquisisce una informazione e funziona contemporaneamente da specchio e da vettore, grazie soprattutto ai lavori svolti da scienziati dalla notorietà internazionale, come Emilio Del Giudice e Luc Montagnier, ma non solo. Il dato importante che ha fatto riflettere sul futuro della medicina è che il DNA presente in ogni cellula vivente emette segnali elettromagnetici (EMS). Se, in una provetta piena d'acqua vengono messe cellule malate o batteri patogeni è possibile captare e registrare il segnale del loro DNA. Questa informazione può poi essere trasferita ad un'altra provetta piena d'acqua che forma così particolari nanostrutture ed emette lo stesso EMS. Questo significa che l'acqua della seconda provetta, che ha ricevuto l'EMS, acquisisce delle proprietà biologiche, esattamente quelle del DNA presente nella prima provetta. Il particolare passaggio informativo è possibile inoltre solo quando l’acqua acquista una particolare coerenza di tipo biologico, simile a quella presente nell’acqua dei sistemi viventi. Il team italiano che ha lavorato su questi risultati di Luc Montagnier, composto dal fisico Emilio Del Giudice, insieme a Giuseppe Vitiello dell’INFN, Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, Università di Salerno e Alberto Tedeschi (WHITE Holographic Bioresonance, Milano) , ha elaborato le basi teoriche di questa visione fisica dell’acqua basata sulla coerenza quantistica. È una prospettiva che era stata finora inimmaginabile per la biologia e la medicina convenzionale e che avrà una ricaduta pratica enorme, soprattutto sulle nuove possibilità di cura. Anche Vittorio Elia, professore di elettrochimica all’Università Federico II di Napoli che ha condotto a lungo studi sulle proprietà dell’acqua, ha spiegato come la sua sperimentazione si sia indirizzata “anche per comprendere come il trattamento che la medicina omeopatica utilizza per preparare i suoi farmaci sia compatibile con qualche modifica prodotta nella struttura sovramolecolare dell’acqua e da questo punto di vista ormai si è raggiunta una notevole massa critica di risultati sperimentali addirittura con le tecniche più comuni della chimica e fisica ortodossa che non ci sono sufficienti dubbi per negare che l’acqua venga modificata sul piano chimico- fisico da questi procedimenti. Da qui si può quindi entrare nel discorso dell’acqua informata e di conseguenza delle terapie. È certo che oggi con questi studi non si può più dire che la medicina omeopatica è semplice acqua fresca. È tutt’altro. Ha sicuramente caratteristiche diverse e conserva una impronta del trattamento che ha ricevuto”.
Lo stesso Montagnier che ha condotto la sua ricerca sperimentale proprio sulla diluizione sequenziale delle sostanze usando vigorosi scuotimenti tra ogni diluizione come praticato in omeopatia ha spiegato: "Quello che posso dire al momento è che le alte diluizioni, usate in omeopatia, hanno ragione. Le alte diluizioni di qualcosa non è vero che non sono nulla, ma sono strutture idriche che imitano le molecole originali ". I fondamenti di questo rivoluzionario lavoro di ricerca, pubblicati anche su Electromagnetic Biology and Medicine (2015; 34: 106-112 - giugno 2015) riportano come l'acqua pura, semplicemente sottoposta a campi elettromagnetici, acquisisca un'informazione, la trattenga formando nanostrutture e a sua volta la trasferisca ad altre strutture viventi per produrre DNA. Il passo successivo di questi studi è stato quello di indagare sulle possibili implicazioni terapeutiche di tali scoperte: nel corso delle indagini i ricercatori hanno visto che, attraverso l'acqua informata, è possibile far produrre uno specifico DNA anche a cellule cancerogene di tumore mammario, leucemia mieloblastica e linfoma. È anche stato osservato che le cellule tumorali hanno iniziato a produrre il DNA della Borrellia burgdorferii, ovvero il batterio patogeno responsabile della malattia di Lyme, a cui era stata esposta la prima provetta. Ma non solo: quelle cellule tumorali hanno smesso di replicarsi. Così i lavori di ricerca stanno continuando per approfondire questo fenomeno e tutto ciò va a significare che si potrà pensare di mettere a punto terapie innovative basate sull’“acqua informata”. Qualcosa di simile sta già accadendo in Belgio e in Italia con la low dose medicine, ovvero medicina a bassi dosaggi, dove un posto di riguardo lo hanno avuto in questi anni le citochine a basso dosaggio in diluizione per quanto riguarda le malattie infiammatorie acute e croniche e i disordini immunitari, ma il campo è aperto soprattutto per quello che riguarda la possibilità di lavorare terapeuticamente con l’acqua informata biologica, che come specificava il fisico quantistico Emilio Del Giudice, l’acqua informata biologica non è come l’acqua del rubinetto a cui siamo solitamente abituati a considerare. (continua)
WHO e Omeopatia Il World Health Organization (WHO) nell’ultimo rapporto sulle medicine complementari e tradizionali ha definito le strategie da raccomandare a governi e operatori fino al 2023 relativamente al settore. Il documento intitolato The WHO Traditional Medicine Strategy 2014-2023, è chiarissimo nella sua presa di posizione: “Le strategie qui definite puntano a supportare gli Stati membri nello sviluppo di politiche fattive e di piani di azione che rafforzino il ruolo delle medicine tradizionali e complementari nel garantire la salute della popolazione”. Così è lo stesso WHO a riconoscere un ruolo importante a tali metodiche terapeutiche che sono di aiuto alla medicina in generale e che soprattutto propongono un diverso approccio alla malattia e alla persona. L’obiettivo per le nazioni dovrà essere quello di “utilizzare il potenziale contributo che le medicine non convenzionali possono fornire alla salute e ad un sistema di cura centrato sulle persone e sul loro benessere e di promuovere la sicurezza e l’efficacia di tali medicine regolamentando, facendo ricerca e integrando i prodotti, gli operatori e la pratica nel sistema sanitario, laddove ciò si riveli appropriato”.
DICEMBRE 2017 Dentro l’omeopatia (parte 2) Molti medici omeopati italiani sono preoccupati per il futuro dell’omeopatia, in quanto non viene conosciuta e approfondita in modo appropriato. Una parte di responsabilità in questo ce l’ha una fetta di informazione mediatica fuorviante, che tende a tagliare le gambe alla medicina delle alte diluizioni, prendendo a riferimento nomi importanti che diffondono opinioni infondate e predicando che l’omeopatia è solo acqua, che non cura e non serve o addirittura possa essere dannosa per la salute. Procediamo qui di seguito con la seconda parte dell’intervista a Roberto Petrucci sullo stato dell’arte dell’omeopatia in Italia, secondo la sua opinione di medico che non solo utilizza l’omeopatia in campo clinico da numerosi anni, ma la insegna e scrive testi per gli omeopati. Roberto, qual è la tua preoccupazione per il futuro dell’omeopatia? Io ho sempre valutato una cosa: i primi responsabili del fatto che i medici allopatici pensino male dell’omeopatia siamo noi. Se a un medico che lavora in un pronto soccorso gli arriva un paziente che sta male e gli dice che è stato curato con l’omeopatia, un po’ di perplessità gli verranno. Se capita che un bambino soffra di un’otite per due settimane consecutive e l’omeopata non gliela risolve, significa che sta facendo una cattiva pratica medica. Per cui bisogna fare alcune valutazioni. Una di queste è legata alla conoscenza e all’esperienza in medicina omeopatica: se un medico non riesce a curare un paziente, può essere che il caso sia difficile o può essere che non abbia sufficiente competenza e perciò deve sapere quando fermarsi. Mi spiego meglio: se a un certo punto mi trovo di fronte a una cefalea che dura da trent’anni e io ci metto anche dieci anni a guarirla, non è che ho fatto morire il paziente. Ma se un paziente ha una broncopolmonite, come in uno dei casi clinici visti oggi, a un certo punto, se la cosa non cambia e nel momento in cui si ha una diagnosi di broncopolmonite, dovrò utilizzare un antibiotico se il paziente non guarisce. Ne deriva che, nel momento in cui un medico tradizionale si ritrova un paziente che non è stato curato in modo corretto con l’omeopatia, la cosa che gli viene da pensare è: “l’omeopatia non funziona”. C’è un altro fatto che gioca un ruolo importante: tu non devi paragonare te o le persone che conosci che hanno fatto dei corsi seri ma che, in realtà, lo sai bene, non bastano per diventare dei buoni omeopati, in quanto i corsi sono solo il punto di partenza. Ma se si valuta che ci sono persone che leggono due manualetti e poi fanno delle prescrizioni omeopatiche, significa che le cattive prescrizioni omeopatiche ricadono su tutti quanti noi. Di conseguenza, quello che secondo me succederà, vista la tendenza, è che adesso c’è stato il “messaggio” sulle vaccinazioni, il prossimo “messaggio” sarà sull’omeopatia. E così si arriverà al punto che ”only the strong survive”.
Io sono abbastanza convinto che ci sarà un napalm che arriverà e se in molti continueranno a dire con mezzi mediatici importanti “l’omeopatia non funziona, l’omeopatia non funziona, l’omeopatia non funziona”, alla fine le persone ci crederanno. Se questo servisse a eliminare gli omeopati non competenti, andrebbe benissimo. Il terzo invece è un libro che ho cominciato a scrivere già da un po’ di tempo e alcuni rimedi sono quasi pronti ed è un libro sugli uccelli. Le conoscenze derivano dall’esperienza che ho maturato soprattutto dal 2006 iniziando a lavorare dai sintomi emersi dai proving omeopatici e che ho potuto confermare con la pratica clinica.
Best wishes! Auguri di Buone Feste a tutti e arrivederci all’anno nuovo!
NOVEMBRE 2017 Dentro l’omeopatia (parte 1) A più riprese nella storia c’è chi ha cercato di soffocare l’omeopatia. Dalla sua nascita, che risale ai primi dell’ 800, fino a oggi, ha avuto alti e bassi, non tanto rispetto all’efficacia dei suoi risultati terapeutici, ma a causa di correnti di pensiero che hanno cercato di ostacolare coloro che la applicavano e la diffondevano all’interno dell’ambito scientifico e della sfera medica. Sembra che proprio ora la contrapposizione si stia inasprendo , ma in modo sotterraneo, dove i mass media la inficiano e la denigrano, portando dubbi nei nuovi medici che invece potrebbero avere un approccio molto più favorevole e avere la possibilità di compensare una medicina sempre più settoriale. Per far fronte a questo impasse Roberto Petrucci, medico omeopata, docente di omeopatia e scrittore, ha condotto quest’anno un seminario “itinerante”, presente in varie città italiane, da nord a sud da maggio a ottobre, completamente gratuito, appositamente per medici, veterinari, e farmacisti neofiti . Intitolato: “Nove Casi Clinici - Differenti Gradi Di Complessita' In Patalogie Gravi”, il seminario illustrava in video 9 casi di patologie importanti con differente grado di complessità e di indicazione terapeutica omeopatica. Le patologie gravi riguardavano: Broncopolmonite, Colite Ulcerosa, Artrite Psoriasica, Sclerodermia, Miastenia Gravis, Sterilita, Disturbo Ossessivo Compulsivo, Depressione In Tossicodipendenza e Infine Tachicardia Parossistica Sopraventricolare. In occasione della sessione tenutasi a Brescia il 7 ottobre, abbiamo chiesto direttamente a Petrucci, qual è la sua opinione sullo stato dell’arte dell’omeopatia in Italia visto che oltre a utilizzare il metodo terapeutico omeopatico da ormai decenni, è anche una delle maggiori figure dell’insegnamento in omeopatia, non solo in Italia ma soprattutto all’estero. Roberto, da questo seminario si comprende come sia importante far conoscere l’omeopatia in modo corretto e idoneo nel settore sanitario in contrapposizione alla cattiva informazione che i media stanno portando avanti. Molti medici pensano che l’omeopatia non sia cosa buona, non funzioni, solo perché non la conoscono e si fermano al primo impatto, quello delle opinioni. Il problema è questo. Invece è importante che la gente si renda conto di cosa si può fare con la medicina omeopatica. Questo seminario è nato proprio per questo: alla fine far vedere che non sono solo le allergie e i mal di testa che si possono curare con l’omeopatia, ma che ci sono cose molto più importanti.
Noi che seguiamo i tuoi seminari vediamo come effettivamente l’omeopatia cambi la vita ai pazienti, proprio perché è una terapeutica, non una prassi inventata all’ultimo momento e soprattutto porta a una evoluzione verso la guarigione, come appunto tu stesso mostri nei casi clinici che esponi a video Sì, appunto! E poi c’è il fatto che i casi clinici in video danno agli allievi la possibilità di vedere e di capire. Alla fine si evidenziano i risultati, come per esempio, come spiegavo oggi di una paziente con la sclerodermia: alla fine è stata la reumatologa che mi ha detto: “ Tu non hai idea di cosa hai fatto e soprattutto di quella che sarebbe stata l’evoluzione nella normalità di un paziente come questo con questa patologia!”.
Quindi sì, dovremmo dimostrare l’utilità dell’omeopatia e dovremmo far vedere i risultati. D’altra parte se un paziente è in attesa di fare una ablazione in cardiologia e intanto, con l’aiuto di un rimedio omeopatico una ablazione non la fa più perché ritenuto non più necessario, allora questo significherà qualcosa. Oppure quando un paziente con l’artrite psoriasica che non ha più dolore tanto da sospendere tutti quei farmaci che prima prendeva senza oltretutto averne un beneficio…
E cosa ci dici dei tanti rimedi omeopatici che ancora non sono conosciuti? Che è attraverso lo studio e l’applicazione clinica che vengono conosciuti e capiti nella loro azione più profonda. Ci vuoi parlare della metodologia che tu insegni agli omeopati? In realtà è importante l’approccio metodologico nel momento in cui tu impari. Ad esempio: tu stessa, che hai fatto la scuola da noi, sai che l’evoluzione è stata prima quella di imparare e ad avere un approccio più meccanico, più meccanicistico, per l’utilizzo del repertorio omeopatico, cercando di essere metodici e fare un certo tipo di lavoro. Successivamente, quando hai imparato a fare questo lavoro e hai imparato a conoscere meglio i rimedi, allora a quel punto hai potuto permetterti di utilizzare anche delle altre metodiche. E’ chiaro che ci deve essere una metodica di base che non può essere tralasciata, non si può saltare. Nel caso dell’artrite psoriasica di oggi, qualcuno pensava alla prescrizione del rimedio Natrum muriaticum, però se conosci bene, dalla materia medica questo rimedio, ti rendi conto che quel paziente non può avere bisogno per la risoluzione dei suoi sintomi natrum muriaticum e allora hai la possibilità, ragionando, di prescrivere un rimedio che ha alcune sue caratteristiche, ma non tutte, ed è un rimedio più piccolo, ovvero meno conosciuto, come Calcarea muriatica. Dalla mia esperienza posso dire che per poter prescrivere rimedi più piccoli devi conosce bene i rimedi più grandi. Quindi, secondo me, questo deve essere un po’ l’approccio iniziale.alla didattica. Allo stesso tempo questo approccio può essere strutturato in tre box. Ovvero, la prima cosa è capire che cosa è davvero importante da un punto di vista della sintomatologia. Riportata ad una visita omeopatica, significa capire che cos’è particolarmente importante in quel paziente. Quindi scegliere i sintomi che sono, per un omeopata, gerarchicamente più importanti. Per fare questo vuol dire che: più conosci la medicina, più conosci le patologie e più ti rendi conto se quel sintomo è normale in quel paziente oppure no. Ecco perciò che in questo step c’è bisogno di essere strutturati. La seconda fase è quella di trasformare l’informazione medica, e quindi il sintomo, in una informazione omeopatica. La puoi trasformare in una rubrica repertoriale o in una informazione della Materia medica o, in maniera più ampia, seguendo “temi e concetti”. Un altro approccio può essere quello di utilizzare un’ analogia differente, dove l’analogia differente è nel regno della natura, in quelle che sono le caratteristiche delle sostanze. Il terzo passo è, una volta che hai trasformato in un linguaggio omeopatico i sintomi del paziente, magicamente cercare di trasformarlo in un rimedio omeopatico, cosa che non è sempre così facile.
Dicevi oggi che una cosa importante per l’omeopata è la valutazione generale del paziente, ovvero tutti i sintomi e tutta la tipologia della persona e non un sintomo solo, che sia di tipo solo fisico o solo mentale Certo! Per poter valutare la totalità e soprattutto capire quella persona per poi dargli il rimedio di cui necessita. Quindi bisogna conoscere in modo approfondito la materia omeopatica e come spieghi tu stesso, la conoscenza si ha con l’esperienza clinica. Ovvero “vedere” tanti pazienti? Certamente: la conoscenza parte dallo studio, poi riesci a capire meglio nel momento in cui vedi dei casi in video e capisci ancora meglio quando “vivi” i pazienti, li hai curati tu e quindi davvero ti rendi conto di come è quel determinato rimedio rispetto alla persona. Ma se uno, per un caso clinico, pensa che serva il rimedio Natrum muriaticum o in alternativa pensa anche al rimedio Lachesis, vuol dire che almeno uno dei due rimedi non lo ha capito. Perché Natrum muriaticum è tutto introversione e l’altro è tutta estroversione. E quindi sono proprio due rimedi che hanno delle caratteristiche molto diverse. Allora a me queste cose spaventano un po’. Quando io vado in giro a insegnare, sai anche tu che la mia tendenza è quella di discutere un po’ il caso con gli allievi, prima di dire quale rimedio ho prescritto e quindi sentire anche un po’ le idee e le riflessioni che sono venute fuori. Comunque, per carità, tutti possono sbagliare, ma quando si sbaglia in questo modo la cosa mi preoccupa tanto, perché vuol dire che proprio non c’è il concetto della conoscenza di due rimedi che dovrebbero essere conosciuti. Perché non conoscere natrum muriaticum e lachesis, per un omeopata, è abbastanza grave. Posso capire che uno non conosca rimedi più piccoli, come calcarea muriatica, però non saper distinguere lachesis da natrum muriaticum vuol dire o aver studiato superficialmente o pensare in maniera molto parziale e molto superficiale. In realtà, se ci sono dei sintomi che portano verso un rimedio e verso un altro rimedio, ma questi due rimedi non coprono la totalità dei sintomi del paziente, è molto probabile che ci sia un terzo rimedio che devi prescrivere, che ha magari alcune caratteristiche di uno e alcune caratteristiche dell’altro, per cui se lo conosci questo terzo rimedio, lo prescrivi, altrimenti aspetti di studiarlo. (continua)
News Omeopatia in Piazza E’ il nome dell’iniziativa con cui i medici, i veterinari ed i farmacisti italiani invitano a conoscere nelle varie piazze italiane i concreti vantaggi dell'Omeopatia, prestando liberamente e gratuitamente la loro professionalità per spiegare al pubblico, senza l’intermediazione della stampa, la storia, i benefici e la sicurezza dell’Omeopatia, a fronte dell’ ondata di false e fuorvianti informazioni sulla Medicina Omeopatica apparse sui media. Affinché si possa ridare certezza ai pazienti che si sono affidati per anni alle cure omeopatiche e offrire una strada per una salute senza compromessi. Gli incontri di Omeopatia in Piazza si tengono a titolo gratuito su tutto il territorio nazionale. Per avere informazioni e dettagli sull’evento più vicino a casa propria si può consultare il seguente link:
OTTOBRE 2017 Città italiane storicamente omeopatiche Includere l’omeopatia tra le discipline che trattano la tutela della salute è oggi un dato di fatto, ma l’accettazione dei principi e delle pratiche omeopatiche e il dibattito su di esse vede il suo inizio in Italia ai primi dell’ottocento. Anzi, proprio l'Italia fu tra i primi paesi ad usare l'omeopatia, dopo la Germania, luogo di origine. La sua maggior diffusione si ebbe a metà del 1800, quando circa 500 medici si dedicavano alla pratica di questa medicina, insieme a 14 farmacisti, 2 ospedali, 5 dispensari, 4 giornali, 2 accademie ed associazioni ad essa dedicate. Gli annali dell’epoca citano che tra studi, dimostrazioni, scambi di cortesie, regali e traduzioni di volumi dal tedesco, i medici dell’esercito diffusero la pratica medica omeopatica, contribuirono alla formazione di medici italiani e lavarono negli ospedali della città, evidenziando sul campo il valore dell'omeopatia. Così proprio a Napoli fu aperto il primo ambulatorio omeopatico e un dispensario omeopatico. E’ riportato che la Reale Accademia delle Scienze di Napoli incaricò il dottor Alberto di Schomberg di recarsi da Hahnemann a Koethen, per imparare e migliorare i principi della medicina omeopatica. Dal dottor Necker appresero la "nuova dottrina" e proseguirono poi le sperimentazioni e la pratica omeopatica in modo eccellente molti medici italiani, come il dottor Mauro, il dottor De Horatiis, direttore della Clinica Chirurgica di Napoli, che divenne un convinto e valente omeopata, il dottor Romani e il suo paziente-allievo De Guidi, il quale, tra Napoli e Lione, formò nuovi medici italiani, pronti a partire alla volta di tutta Europa. Proprio De Horatiis diventò medico personale di Francesco I di Borbone, salito al trono nel 1825 dopo la morte di re Ferdinando, grazie alla guarigione da una angina ricorrente ottenuta con le cure omeopatiche che gli praticò, come citò Bruschi nell’ “ Esposizione compendiosa del sistema medico omeopatico”. Con il favore di Francesco I nel 1828 la nuova medicina venne autorizzata nell'Ospedale militare della Trinità in Palermo e su sostegno di Ferdinando II di Borbone nel 1837 vennero utilizzati i farmaci omeopatici nella cura dell'epidemia del "morbo asiatico", Tra il 1856 e 1866 ci fu un’ epidemia di colera a Napoli e per circa tre anni rimase aperto appositamente un reparto omeopatico. Intanto la nuova disciplina delle diluizioni si diffuse a macchia d’olio e negli anni trenta dell'Ottocento approdò in altre città, come Torino, Roma, Parma e Milano, Lucca e Genova. A Roma trovò la collaborazione di molti medici classici, e riscontrò, fin da subito, le simpatie del clero. Quando nel 1837 si diffuse il colera, il dottor Ladelci iniziò all’Omeopatia il capo della farmacia dell’ ospedale Fatebenefratelli dell’Isola Tiberina, il quale divenne in breve tempo esperto in tale disciplina. A Roma l'ostacolo più arduo da superare fu l'opposizione dei farmacisti, che vedevano i loro interessi danneggiati dal fatto che gli omeopati dispensassero gratuitamente i rimedi preparati da loro stessi. L'omeopatia però ebbe vita facile grazie all' appoggio dei Papi. Gregorio VI, nel 1848, nominò titolare della Cattedra di "Filosofia della Natura" presso l' Università di Roma il medico omeopata Mengozzi. Dopo qualche anno di polemiche e provvedimenti amministrativi a danno degli omeopati, papa Gregorio risolse la situazione, concedendo loro di distribuire gratuitamente i rimedi, annullando i provvedimenti municipali che lo proibivano e manifestando il suo interesse e la sua aperta simpatia verso l'Omeopatia. Intanto arrivò a Torino nel 1835 il dottor Vincenzo Chiò, dopo essere stato dal dottor Samuel Hahnemann, per imparare la nuova "Arte del guarire". Si associò ai dottori Chatron e Tessier, di cui oggi abbiamo moltissimi libri storici, iniziando con questi l’esercizio dell'Omeopatia nella capitale del Piemonte.
Inoltre l’anno seguente Carlo Alberto, Re di Sardegna, Cipro e di Gerusalemme, con decreto del 9 febbraio 1839, autorizza l'apertura di una Spezieria Omeopatica speciale al farmacista Collegiato Domenico Blengini a tenore della supplica da lui inoltrata, che si installa a Torino, in contrada Santa Maria. Un anno dopo, il dottor Granetti inizia la "nuova dottrina" nella Piccola Casa della Provvidenza ovvero il Cottolengo. Ancora qualche anno più tardi vennero concesse a Torino le "Regie patenti" per l'apertura di una seconda Farmacia Omeopatica, denominata Cerutti, in Contrada Po e nel 1848 venne costituita l’ Accademia di Medici Omeopatici in Torino, sotto la presidenza del medico Porta Bava. Contemporaneamente fiorirono, sia a Torino che a Genova, numerose iniziative ospedaliere, che si conclusero con successo fra le polemiche dei medici allopatici. Torino specialmente vide la nascita di numerose società e riviste che si mantennero attive molto a lungo. Nel 1876 la farmacia omeopatica Arnulfi veniva rilevata dall’ Instituto Omeopatico, che risultava come una associazione privata di medici, farmacisti, veterinari, seguaci e simpatizzanti della "scuola medica omeopatica", la quale nel 1882 allargò il proprio raggio d'azione a livello nazionale. L'Istituto Omeopatico Italiano, come ebbe a definirsi il sodalizio "costituitosi allo scopo di sviluppare e diffondere in Italia la pratica dell'omeopatia con tutti i mezzi consentiti dalle leggi", si propose inizialmente "di aprire pubblici dispensari nelle principali città del Regno, di sostenere le spese occorrenti per la pubblicazione di un giornale e di stabilire premi annui per incoraggiare le cognizioni omeopatiche sperimentali e dimostrative". Anche in Sicilia l’ Omeopatia trovò fin dall’inizio la sua applicazione, in modo particolare a Palermo, Messina, Catania e Trapani La “Regia Accademia Omiopatica Palermitana” si costituì nel 1844, quando gli omeopati della città, che già dal 1839 regolarmente si incontravano, ricevettero l’autorizzazione a riunirsi in un corpo accademico ufficiale. Con l’attività dell’Accademia venivano stampati due giornali sulla nuova medicina e vi era un ambulatorio pubblico con dispensario gratuito per i pazienti meno abbienti. Una curiosità è che in quel periodo, le pubblicazioni palermitane sulla materia omeopatica furono così tante che si dovette coniare una apposita voce bibliografica nelle biblioteche siciliane per raccoglierle.
Inoltre si trattò della prima Accademia Omeopatica d’Europa, ed in assoluto la seconda nel mondo per fondazione. Infatti la prima l’aveva fondata il dottor Constantin Hering l’anno precedente negli Stati Uniti, e lui stesso fu anche membro dell’ Accademia Palermitana. Dieci anni dopo ne fecero parte molti medici, abati, nobili, alti ufficiali dell’esercito, come pure socialisti e anarchici. In concomitanza di una epidemia di colera nel 1833 a Messina il professor Scuderi riscontrò notevoli successi nelle guarigioni con le cure omeopatiche e successivamente, nel 1854, per una seconda epidemia a Palermo il dottor Crimi, su incarico del governo, curò omeopaticamente gli ammalati, tenendo sotto controllo l’epidemia in appena dieci giorni. Questo successo provocò meraviglia e scalpore in tutta Italia al punto che il Ministro della Marina, dell’Industria e della Guerra decise di far curare le truppe con rimedi omeopatici. In questo periodo, l'Omeopatia si diffuse anche nelle province, specialmente a Catania. Nella città di Lucca l'Omeopatia fece un ingresso trionfale, in quanto portata dal Re in persona, che la sosteneva grazie al fatto di essere guarito lui stesso a Napoli per merito delle cure omeopatiche e proprio nel 1829 favorì il nascere di un ospedale omeopatico in questa città. Invece, quando nel 1855 a Parma esplose il colera, l'Omeopatia guarì il figlio di Luisa Maria di Borbone, insieme a migliaia di altri. I successi furono tali che il luogo divenne un polo d'attrazione per gli omeopati stranieri, ed fu teatro delle società omeopatiche più importanti d'Italia. L’omeopatia procedette con più difficoltà nel regno Lombardo Veneto. Paradossalmente la regione più vicina all'Austria fu quella in cui si diffuse più tardi. A Milano i medici che riuscirono a superare le diffuse prevenzioni lottando per anni contro polemiche e malevolenze, dovettero aspettare di essere riconosciuti dalla legge solo nel 1846, con le prime norme regolanti l'Omeopatia.
Aneddoti & curiosità La farmacia omeopatica da viaggio dell’imperatrice Maria Luisa d'Asburgo Maria Luisa, nota come Maria Luigia duchessa regnante di Parma, Piacenza e Guastalla, nonché consorte di Napoleone, si curava con l'omeopatia ancora prima che Carlo Alberto di Savoia consentisse, nel 1839 per regio decreto, la vendita dei medicinali omeopatici nella prima farmacia omeopatica in Italia. Le cronache riportano che lei non affrontasse mai un viaggio senza portare con sé ben 24 provette contenenti rimedi omeopatici, riposti e ordinati, insieme a garze e cerotti e altre sostanze medicamentose, in un’ apposito bauletto in legno di noce con elementi in ottone di fine manifattura francese dell’epoca. Bauletto che è possibile ammirare ancora oggi al Museo Glauco Lombardi di Parma.
SETTEMBRE 2017 Sintomi di guarigione Solitamente si parla di sintomi della malattia senza considerare quelli che possono essere i sintomi di guarigione che portano effettivamente all’allontanamento della patologia e che rappresentano la prima manifestazione chiara per il soggetto malato che qualcosa sta cambiando e che si procede verso il ristabilirsi del benessere. Per spiegare meglio questo bisogna rifarsi ai principi fondamentali della medicina omeopatica che contribuisce in maniera profonda alla realizzazione della guarigione, sia delle forme di malattia acuta che alle forme di patologie inveterate e croniche. Si può considerare l’omeopatia come una medicina di sistema, in cui l’individuo, nelle sue tre componenti di corpo, mente e consapevolezza, è tutt’uno con la forza vitale insita nel cosmo da cui è stato generato, e sul quale è possibile, con le sostanze giuste, risanare i naturali processi reattivi, là dove siano venuti a mancare. Avvalersi dell’omeopatia significa applicare una pratica medica che mira a migliorare con una sua propria metodologia il livello di salute di un organismo mediante la somministrazione di medicine sperimentate e potenziate, che vengono selezionate individualmente in conformità alla legge di similitudine. Maggiore è la similitudine fra il quadro dei sintomi del malato e il quadro dei sintomi della sperimentazione e migliori sono i risultati che si ottengono nella terapia. Il farmaco omeopatico fornisce un segnale al sistema biologico e da questo viene decodificato e quindi utilizzato per una “revisione” dei propri meccanismi reattivi. È l’organismo stesso che organizza la propria guarigione grazie al farmaco che apporta uno stimolo. In seguito alla somministrazione del rimedio omeopatico l’individuo malato mette in atto processi reattivi naturali che gradualmente riportano allo stato di salute. La vera cura consiste nel favorire l’azione della Forza Vitale dell’organismo, che ristabilirà l’equilibrio globale, l’armonia tra i vari organi ed apparati. In particolare il dottor Hahnemann considera la malattia come una disarmonia della forza vitale o dynamis e che l’organismo malato, attraverso la materia diluita e dinamizzata, ovvero il farmaco omeopatico, possa ricevere un’informazione in merito alle modalità da adottare per guarire, ripristinando l’equilibrio perduto attraverso le sue stesse risorse con un’azione rigeneratrice sulla energia vitale: una energia che è presente in ogni essere vivente e in ogni cosa e che può interagire tra organismo malato e sostanza terapeutica. Spiega inoltre come sia necessario esaltare al massimo l’effetto primario dei medicinali omeopatici, cioè il potere medicamentoso delle sostanze utilizzate e quindi nelle sue capacità di risistemare l’assetto energetico in un complesso organico malato; affinché la forza vitale possa essere “costretta ad assumere in sé le impressioni della potenza artificiale agente dall’esterno e a modificare il suo stato” grazie al procedimento di diluizione e dinamizzazione delle sostanze. Spicca nella medicina omeopatica il presupposto che sta a suo fondamento ovvero il concetto di “Forza Vitale”. Hahnemann sottolinea che la carenza della forza vitale può rendere più vulnerabile un individuo conducendolo verso la malattia; inoltre egli identifica nella insufficiente attività della forza vitale una incapacità di difesa e di auto-conservazione, mentre il mantenimento attivo dell’azione della forza vitale mantiene l’organismo in equilibrio. Si cita nel “L’Organon, l’arte del guarire”: “Nello stato di salute dell’uomo la forza vitale, vivificatrice e misteriosa, domina in modo assoluto e dinamico il corpo materiale e tiene tutte le sue parti in meravigliosa attività armonica di sensi e attività, in modo che il nostro intelletto ragionevole si possa servire liberamente di questo strumento sano e vitale per gli scopi superiori della nostra esistenza.” La Forza Vitale può andare incontro a squilibri: in tale caso comparirà la malattia. Quelli che si manifestano ai nostri occhi (i sintomi) sono solo gli effetti; le cause sono sempre immateriali ed invisibili. La patologia è l’ultima manifestazione, mentre il primo anello della catena è la “scordatura” della Forza Vitale Dal paragrafo 11 dello stesso libro : “Quando l’uomo ammala, dapprincipio è perturbata soltanto questa forza vitale… dall’azione nemica alla vita dinamica di qualche agente patogeno. Unicamente il principio vitale perturbato ad uno stato anormale può determinare….quello che noi chiamiamo malattia. Di fatti questa potenza, per sé invisibile e riconoscibile solo nelle sue manifestazioni, nell’organismo mette in evidenza la sua perturbazione morbosa sotto forma di malattia nei sentimenti ed attività, l’unica parte dell’organismo aperta si sensi dell’osservatore del medico, rilevabile dai sintomi del male, e da null’altro”. Anche Tylor Kent, famoso omeopata statunitense dei primi del ‘900, affermava: “Non è il microbo la causa della malattia… preoccupiamoci di correggere la Forza Vitale del paziente, perché è la sua alterazione a causare ogni patologia” . Di certo sono numerose le culture di questo pianeta che in qualche modo e con nomi diversi contemplano il concetto di una forza vitale insita nell’universo, che compenetra e pone in movimento tutte le cose. Forza vitale in grado di governare l’equilibrio tra le cose e le forme viventi, ispiratrice di evoluzione e dalle capacità riparatrici e terapeutiche. Un “qualcosa” insito in un grande disegno, che fluisce sotto forma di flusso di energia e in cui noi siamo coinvolti. Di certo gli antichi ne erano già a conoscenza, dal momento che l’avevano identificata e ne facevano tesoro e uso per sue stesse proprietà in campo di terapeutica armonizzatrice. Si può vedere come, per esempio, il druidismo europeo identifichi l’energia vitale nella Korà, l'energia vitale e evolutiva interiore che permea l’universo e porta verso la realizzazione della coscienza cosmica. La Korà, o forza vitale, “è simboleggiata nella mistica dell’Yggdrasil, l’albero della vita, che attiva i nai-tah, le 5 tappe esperienziali e bioenergetiche” localizzate lungo la colonna vertebrale attraverso cui passa il flusso vitale che genera guarigione, benessere e rapporto di armonia col Vuoto, da cui tutto ha origine e in cui tutto viene ricondotto come il vero senso delle cose. La concezione omeopatica della malattia è dinamica ed unitaria, dove lo stato di salute e lo stato di malattia sono fenomeni dinamici e il malato è un tutt’uno le cui parti vanno considerate solo nella loro relazione dinamica. L’individuo si valuta nelle sue interazioni col mondo esterno in un insieme di azioni e reazioni che si succedono nello spazio e nel tempo e che a seconda delle loro modalità sono più o meno efficaci nel mantenere lo stato di benessere dell’individuo stesso. Strettamente correlato al principio di similitudine è quello di individualizzazione del paziente, in quanto la causa della malattia dipende da una alterazione della reattività dell’individuo, che in modo specifico va stimolata. La capacità reattiva ha delle caratteristiche peculiari e diverse in ogni individuo ; per questo in omeopatia è fondamentale l’individualizzazione del soggetto, la comprensione del suo modo di ammalarsi, di agire e di sentire. Per la medicina omeopatica i sintomi sono preziosi indizi di un male più profondo, la cui causa sono forze non materiali, che non possono essere indagate con metodi materialistici. La vera cura consiste nel favorire l’azione della Forza Vitale dell’organismo, che ristabilirà l’armonia tra i vari organi ed apparati. Così altrettanto importante sarà la reazione del soggetto malato alla guarigione, esprimendo delle caratteristiche peculiari della reazione ad allontanare la malattia e a fare spazio alla guarigione, ovvero al ripristino di uno stato di equilibrio. Ecco allora l’attenzione che può essere data anche a quelli che possiamo chiamare “sintomi di guarigione”. Ancora Hahnemann spiega, nel paragrafo 12, la guarigione come “ lo sparire di tutte le manifestazioni di malattia, ossia di tutto quanto era deviazione dimostrabile dei processi vitali sani per opera della guarigione, come pure la restitutio ad integrum del principio vitale presuppone necessariamente il ritorno della salute di tutto l’organismo”. Guarigione che può essere recepita con sintomi particolari che descrivono il ritorno a uno stato di benessere. Così non solo i sintomi di malattia danno le loro indicazioni per affrontare la giusta cura, ma anche i sintomi di guarigione possono rivelare le modalità in cui la forza vitale lavora e porta l’organismo in toto al recupero delle sue funzioni fisiche, cognitive e consapevoli. Seguendo un principio fondamentale espresso nel “ vademecum” di Hahnemann, ovvero L’Organon, l’arte del guarire: “La più alta, l’unica missione del medico è quella di ridare la salute alle persone sofferenti, ciò che si chiama guarire” … “La guarigione ideale è la restaurazione rapida, dolce, duratura della salute, ossia la rimozione del male nella sua totalità nel modo più rapido, più sicuro ed innocuo, e per ragioni evidenti”, ecco qui di seguito esempi di sintomi di guarigione che sono stati espressi da esperienze personali dirette con l’uso del rimedio simillimum.
- Mi trascinavo da mesi un'infiammazione tra naso e gola che mi impediva di respirare bene, soprattutto la notte. Appena prese le gocce del rimedio ho avuto un miglioramento immediato e il giorno dopo era sparito. Respiravo!!!! Mi sono sentita libera! (Arum triphyllum - DD)
- Con la ripetizione del rimedio in fase acuta di una cefalea: alla seconda somministrazione dopo pochi minuti ho sentito come una delicata doccia di acqua fresca che mi faceva scivolare via il dolore: partiva dal vertice della testa e portava via il male come l’acqua sotto la doccia, dall’alto verso il basso. (Phosphorus flavus – MM)
- Da mesi avevo dolori alle spalle che stavano diventando un grosso problema, soprattutto di notte che non mi lasciavano prendere sonno. Non sapevo più come fare e ormai sentivo di dovermi rassegnare. Ho preso il rimedio datomi dall'omeopata e, non so dire in quanti giorni, ma un mattino mi sono alzata dal letto e ho focalizzato che non avevo più male. A me capita così...sono un po' dura a capire...ma quella mattina ho capito che il rimedio aveva fatto il suo compito. (Kali carbonicum – SR)
- Dal 1` giorno di somministrazione del rimedio gli incubi notturni non si sono più presentati...svaniti…e mi sono sentita un’altra. (Rhus tox - PG)
- Avevo una colica biliare….era notte e stavo malissimo. Ho preso il rimedio che mi aveva dato l’omeopata: l’ho preso in ripetizione, due volte…pian piano ho sentito che il mio corpo si rilassava e finalmente mi sono addormentata. Il giorno dopo non avevo più dolore e mi sentivo leggera. (Cuprum – BB) - Avevo un mal di gola forte, come se ci fossero dei tagli e aumentava di intensità velocemente: ho preso il rimedio e subito ho sentito come una mano che passava sopra e portava via il dolore.(Mercurius solubilis – AD)
- Soffrivo di uno stato depressivo. A pochi giorni di somministrazione del rimedio, d’un tratto è come se mi si fosse levata di dosso una cortina di grigiore e nebbia e ho visto tutto luminoso e a colori. (Phosph – RP) - Un forte mal di stomaco comparso dopo mangiato: preso subito il rimedio e poco dopo è sparito tutto portandosi via il disturbo (Nux Vomica – DO)
- Sentivo l’intestino come se formasse dei nodi dentro, avevo una colite che mi portavo dietro da diverso tempo. Dopo che ho preso il rimedio ho sentito come se i nodi si sciogliessero. (Cuprum – QM) - Avevo una profonda ferita psicologica che mi tormentava da anni, sentivo come se qualcosa dovesse essere eliminato ma non succedeva mai. Con l’uso del rimedio è successo in due giorni: come se il rimedio avesse eliminato la ferita nella mente, era una ferita dolorosa che si riacutizzava ogni volta che il pensiero la sfiorava. È stata una guarigione successa nell’immediatezza della somministrazione. (Anacardium - DA)
Bibliografia: Samuel Hahnemann: L’organon dell’arte del guarire Tyler Kent - Aforismi e massime Giancarlo Barbadoro: Danzare nel vento – Armonia e benessere della Kemò-vad Giancarlo Barbadoro, Rosalba Nattero: Il guaritore spirituale
Libri Omeopatia facile di John Henry Clarke Conosciuto anche con il titolo originale di The Prescriber, è considerato il più famoso manuale clinico-pratico della letteratura omeopatica. Un libro pensato per unire l’approccio teorico della medicina omeopatica al ragionamento clinico e poter individuare, in modo rapido e sicuro, il rimedio simillimum. Una metodologia che trova, come lo stesso Clarke afferma, le sue radici nella dottrina hahnemanniana. Il dottor J. H. Clarke (1853-1931) è stata una figura importante nella medicina omeopatica inglese, dedicando gli anni della sua vita al lavoro presso la propria clinica privata di Londra e presso l’Homeopathic Hospital, dove era consulente e ricoprendo per ventinove anni l’incarico di redattore della rivista The Homeopathic World.
AGOSTO 2017 Omeopatia da visitare
Oggi sempre più persone scelgono di affidarsi alle cure della medicina omeopatica per guarire da svariate malattie e per mantenersi in salute. Questa possibilità la si deve al lavoro di ricerca e di studio che un medico tedesco fece nei primi anni del 1800, il dottor Samuel Hahnemann. Egli ebbe la capacità di andare oltre la medicina del suo tempo elaborando un sincretismo che da una parte raccoglieva ricchezze mediche di quanti l’avevano preceduto nei millenni prima e dall’altro di avere elaborato un metodo di cura che comprende sia la prevenzione delle malattie con particolare attenzione a stili di vita sani, sia la cura delle malattie acute e croniche, tenendo conto delle peculiarità uniche di ogni individuo e codificando soprattutto un metodo terapeutico che potesse essere usato dai medici anche dopo di lui. I suoi lavori, prima manoscritti e poi stampati, sono ancora adesso la base e il riferimento di un metodo terapeutico attuale e avveniristico, che trova oggi spiegazioni nella fisica quantistica e nelle proprietà intrinseche dell’acqua che veicola il farmaco omeopatico. Manoscritti, libri, rimedi, monete e filatelia dedicate all’omeopatia sono oggi esposti in musei o in università o presso Istituti scientifici proprio per ricordare quanto si sia fatto su questa medicina da più di 250 anni.
Essendo tempo di vacanza, con spesso la possibilità di viaggiare, magari si può approfittare dell’occasione e andare a dare un’occhiata, se ci si trova nei paraggi di alcune città che conservano pezzi di storia relativi all’omeopatia. Potrebbe, perché no, rivelarsi una cosa curiosa e allo stesso tempo interessante sia per gli usufruitori di questa medicina che per chi non ancora la conosce, cogliendo l’occasione per vederne i retroscena storici oltre che scientifici. Ecco qui di seguito alcuni suggerimenti.
In Germania
In Italia A Roma in Piazza Navona 49, si può visitare il Museo dell’Omeopatia. Vi si può trovare materiale di grande interesse storico pervenuto da archivi privati di medici omeopati dell’800 e ‘900, giunti per donazione o affidamento. Annovera una biblioteca che comprende una ricca collezione di testi di omeopatia in lingua italiana, tedesca, francese, inglese e spagnola. Di particolare rilievo la sezione hahnemanniana, con rare prime edizioni e la sezione italiana antica relativa ai volumi editi in Italia nell’800 e inoltre una ricca raccolta di Memorabilia e documenti relativi alla medicina omeopatica degli ultimi due secoli. Il fiore all’occhiello consiste in una collezione di kit e trousse di medicinali omeopatici, conservata con oltre 200 esemplari, annoverandosi come la più importante tra quelle note, pubbliche o private. A Torino, presso la sede dell'Archivio storico della città, in via Barbaroux 32, è possibile visitare un’antica farmacia omeopatica, opportunamente ripristinata e restituita al pubblico.
Si tratta della storica ” Magnifica farmacia omeopatica”, ammirabile in tutto il suo ordine e rigore, con i suoi ordinati scaffali e dove sui numerosissimi cassettini è riportata, per ognuno, la nomenclatura della vasta gamma di sostanze che essi contenevano quando era vitale e frequentata da medici, farmacisti e malati in attesa del loro rimedio. E poi, oltre alla raccolta di ampolle, mortai e pestelli, utilizzati un tempo per la preparazione dei farmaci omeopatici, gli scaffali accolgono più di 250 volumi superstiti della biblioteca specializzata dell'Istituto. Oggi, su richiesta, si può anche prendere visione dei trattati ottocenteschi, delle rare riviste del primo Novecento o dei preziosi manuali salvati dal degrado e soprattutto nuovamente consultabili da quanti siano interessati alla “medicina dei simili” e alla sua storia. A Napoli, al Museo delle Arti Sanitarie, in via Maria Longo 50, è visitabile una sezione dedicata alla storia dell’Omeopatia, con particolare riguardo a Napoli e agli omeopati italiani storici più illustri, quali Romani, Cigliano, e Cosmo Maria de Horatiis. Quest’ultimo fu medico di Camera del Re e uno dei primi a “convertirsi” all’omeopatia, diventando uno dei portavoce più importanti di questa medicina.
È possibile ammirare “reperti” farmaceutici omeopatici, libri, medaglie e altri oggetti, oltre alla primissima edizione in lingua italiana dell’Organon: si tratta della traduzione della seconda edizione tedesca del capolavoro di Samuel Hahnemann, tradotta da Bernardo Quaranta ed edito a Napoli nel 1824.
Negli USA A San Francisco, da quando il manoscritto della sesta edizione dell’Organon, il testo fondamentale omeopatico del dottor Hahnemann, arrivò nel 1972 alla UCSF, ovvero alla Biblioteca dell’Università della California di San Francisco, gli omeopati di tutto il mondo hanno iniziato a fare visita a questa biblioteca per studiare il volume manoscritto e le note apportate a lato dall’autore, con nuove aggiunte e arricchimenti alla terapeutica omeopatica e, in particolare, alle parti che avevano avuto ampie revisioni, come ad esempio il paragrafo 270 delle potenze LM / Q e il paragrafo 284 sul trattamento pre e post-natale. A oggi la domanda per vedere l'originale non è diminuita e sono ancora molti gli omeopati che si recano appositamente a San Francisco per visionarlo e consultarlo di persona, in quanto è grande l’interesse per questo testo che l’autore purtroppo non fu in grado di portare alla pubblicazione in quanto la sua morte sopraggiunse prima, nel luglio del 1843. È possibile accedervi da 505 Parnassus Ave.
Summer smiles
LUGLIO 2017 Omeopatia in verde L’ Omeopatia è solo acqua? Omeopatia, ovvero: solo effetto placebo? Anche senza l’Omeopatia il soggetto sarebbe guarito da solo? Non si direbbe, in quanto ciò è confutabile in modo schiacciante dalle applicazioni in botanica della medicina omeopatica. La sperimentazione e l’uso dei rimedi omeopatici in botanica conta ormai una esperienza trentennale e in Italia ha avuto un importante sviluppo con i lavori condotti alla facoltà di Agraria dell’Università di Bologna, dove oltre all’uso di sostanze omeopatiche per allontanare parassiti o funghi dalle colture, si sono studiate anche le proprietà organolettiche e nutritive dei frutti dopo le cure effettuate sulle piante o sul terreno, con risultati sorprendenti anche dal punto di vista nutrizionale. Questo dimostra che esiste un modo alternativo di coltivare e produrre cibo proprio attraverso l’uso dell’Omeopatia e l’esperienza concreta su orti e giardini ha aiutato a dare visibilità e tangibilità di come si possa curare con l’Omeopatia il mondo vegetale. Christiane Maute, autrice del libro “L’omeopatia per la cura delle piante”, spiega come anni fa, oltre a curare i suoi pazienti, iniziò a usare l’omeopatia classica sulle piante malate e anche a uso profilattico per la loro protezione. Basandosi sul principio che le piante sono loro stesse degli organismi viventi, pensò che l’omeopatia fosse anche adatta a loro. Così iniziò ad applicarla alle piante del suo orto e del suo giardino. Constatò con stupore che il regno vegetale reagisce in modo strabiliante ai rimedi omeopatici e in questo caso non si può certo dire che funzioni per effetto placebo. Inoltre ha dimostrato che l’utilizzo dell’omeopatia per curarle è molto economica e non mostra effetti collaterali né sulle piante né sull’ambiente. Oggi l’ applicazione dell’omeopatia in campo botanico ha permesso di evidenziare come questa scienza terapeutica abbia proprietà curative stupefacenti e possa considerarsi la medicina di tutti gli esseri viventi, senza nessuna differenza di specie o di regno naturale di appartenenza. Questo proprio grazie alla capacità di agire sulla forza vitale degli organismi, attraverso l’invio di un “messaggio” di tipo fisico legato alle proprietà dell’acqua e veicolato dall’acqua stessa che contiene l’impronta della sostanza riparatrice in essa disciolta. In questo modo gli organismi ammalati possono ripristinare l’equilibrio che gli è propriamente intrinseco per natura. Utilizzando il rimedio omeopatico appropriato oggi si può affermare che il beneficio per l’agricoltura è non solo evidente ma duraturo, come risulta dai dati raccolti da gennaio 2014 da Christiane e Cornelia Maute attraverso il servizio di consulenza per il trattamento omeopatico delle piante dato ad aziende agricole e di giardinaggio tedesche, attraverso programmi di trattamento molto estesi e elaborati per ogni caso specifico, proprio secondo i principi dell’omeopatia classica. Racconta Christiane che iniziò il suo primo trattamento omeopatico in botanica nel 2002 su una speronella blu, che accidentalmente le era caduta durante il travaso e che aveva subito la rottura del fusto ma risultando ancora collegata con dei filamenti alla radice. Pensò di usare su questa pianta, visto il trauma subito, il rimedio Arnica , che è omeopaticamente specifico in caso di shock, traumi e cadute. Così mescolò energicamente con un cucchiaio di legno in un bicchiere di acqua alcuni globuli di Arnica montana alla diluizione 200 CH ( Centesimale Hahnemanniana) e mettendo successivamente questo preparato in un annaffiatoio con 10 litri di acqua per bagnare la pianta accidentata. La cosa particolare fu che il giorno dopo la speronella si presentava in posizione eretta, la zona della lesione aveva un colorito marrone e la pianta manteneva la fioritura. Lo stesso rimedio lo usò, poco dopo, sul caso di un alberello di ribes al quale, durante un temporale, si era staccata la chioma dal fusto rotolando ad alcuni metri di distanza. Purtroppo l’alberello era carico di frutti quasi maturi. Così si pensò di cospargere il fusto con Arnica, visto il trauma, rimettendovi sopra la chioma e fasciando il tutto con della rafia. Successivamente venne cosparso di Arnica nuovamente il fusto, la chioma e il terreno intorno alle radici. Con grande stupore dopo diversi giorni i frutti raggiunsero normalmente la maturazione. A un anno di distanza venne poi tolta la fasciatura: il fusto e la chioma si erano riuniti normalmente, ma il punto della medicazione appariva ancora fragile. Venne il tempo della nuova maturazione e i frutti erano perfetti, maturi e la zona della lesione fu completamente risanata come se niente fosse successo. Dopo anni continua a germogliare e dare i suoi frutti. Un altro caso trattato con l’omeopatia su un ciliegio fu l’esempio per sanare una epidemia di monilia laxa su alberi di ciliegio che crescevano intorno al lago di Costanza. Il ciliegio iniziò a perdere le foglie, che si stavano seccando, come se fosse autunno. Pensando a una malattia fungina usò il rimedio Thuja 200CH, miscelato ad acqua, con cui innaffiò il terreno e il fusto. Il trattamento fu ripetuto dopo una settimana e fu evidente la buona ripresa dell’albero che si ricoprì di nuove foglie di un bel colore verde brillante, tanto che a poco a poco i vicini chiesero come fosse stato curato l’albero visto che su tutta la riva del lago i ciliegi si erano ammalati a causa della monilia. Questo fu un esempio che portò molte persone a curare le piante dei propri giardini con i rimedi omeopatici. Un altro esempio suggestivo che riporta Christiane è che uno dei suoi amici increduli gli mostrò un cespuglio di lantana camara infestato completamente da ragnetti che il suo giardiniere gli aveva consigliato di bruciare subito perché non era possibile risanarlo e poteva contagiare la vegetazione vicina. L’amico la sfidò dicendole: “ Se riuscirai a bandire questi animaletti con i tuoi strani globuli, allora crederò alla tua arte”. Lei ragionò che per i pidocchi umani danno ottimi risultati i rimedi Psorinum e Staphysagria ad alta potenza. Così usò Psorinum per irrorare la pianta, ripetendo il trattamento dopo una settimana. Il risultato fu che la pianta sopravvisse e prosperò e i ragnetti se ne andarono via. Nonostante questo altro successo la stessa Maute riporta: “Non è semplice convertire gli increduli, il nostro amico crede che la pianta si sarebbe ripresa da sola”. In realtà, già solo questi pochi esempi di cure omeopatiche in campo botanico dimostrano che le piante non reagiscono assolutamente a somministrazioni di placebo, ma evidenziano in modo diretto e chiaro se un rimedio è adatto a guarire oppure no. Le piante non interpretano un miglioramento o un peggioramento come viene spesso interpretato soggettivamente dagli esseri umani. Quando viene somministrato il giusto rimedio a una pianta possiamo invece valutare velocemente se il rimedio è di aiuto alla sua guarigione. Sono numerosi e interessanti gli studi condotti finora, soprattutto da autorevoli scienziati, sui farmaci omeopatici e sulle loro alte diluizioni: tutti arrivano a dimostrare che l’omeopatia lavora bene prima di tutto sui vegetali, lavora molto bene sugli animali e in maniera altrettanto buona sugli umani al di sopra di ogni effetto placebo. L’omeopatia è la medicina che ha maggior possibilità di curare gli esseri viventi e il loro ambiente in modo non aggressivo, senza effetti collaterali o inquinanti, in modo dolce e duraturo ispirandosi al principio della “Natura che cura”.
Spotlight Scienziata scopritrice di vaccini racconta la sua passione per l'omeopatia La dottoressa Concepcion Campa Huergo è presidente e direttore generale dell'Istituto Finlay che fa parte del gruppo Industrie Biofarmaceutiche Cubane. Il suo lavoro è stato originariamente la ricerca, lo sviluppo e la produzione di vaccini per la lotta contro le malattie infettive. Scienziata leader del team che ha sviluppato il vaccino contro la meningite B, ha sviluppato un vaccino a Cuba coincidente con un focolaio in Brasile. In una intervista fattale durante la prima conferenza internazionale dell’ HRI, Homeopathy Research Institute's, svoltasi a Barcellona nel 2013, racconta lei stessa della sua passione per lo sviluppo di nuove alternative omeopatiche ai vaccini convenzionali. Ecco qui di seguito il link dell’intervista: https://www.youtube.com/watch?v=oyPvftE7Xh8
GIUGNO 2017 Omeopatia e grandi personaggi La scienza medica omeopatica nacque alla fine del XVIII° secolo in Sassonia dagli studi sperimentali della geniale mente innovatrice del medico Samuel Hahnemann. Nonostante gli attacchi più feroci e l’esplicita condanna derivante dallo status quo mantenuto dalla classe medica imperante, il nuovo metodo terapeutico, basato sulle alte diluizioni, si diffuse ben presto sia in Europa, a partire dalla Germania, a cui seguì l’Austria, l’Italia, la Francia, l’Inghilterra, ma anche in Asia e nelle Americhe. In Italia la diffusione dell’Omeopatia avvenne in seguito all’arrivo delle truppe austriache nel 1821, quando il Re Ferdinando I chiese aiuto oltr’alpe durante le sommosse nel Regno di Napoli. L’Omeopatia era gia` utilizzata apertamente e ufficialmente dal corpo medico dell’armata austriaca, grazie anche al fatto che il Dottor Marenzeller, capo dell’equipe, era un omeopata e che Carlo Filippo, Principe di Schwarzenberg, Feld-Maresciallo austriaco, era stato un paziente di Hahnemann. Tra i Medici militari, il Dott. Necker di Melnik fu colui che più contribuì allo sviluppo della medicina omeopatica in Italia: aprì a Napoli un dispensario e attorno a lui si raccolsero quei discepoli che poi sarebbero diventati i principali artefici della storia dell’Omeopatia di Napoli, ovvero Cosmo Maria De Horatiis, Francesco Romani e Giuseppe Mauro. Hahnemann aveva ideato un nuovo metodo terapeutico basato sulla sperimentazione e sull’esperienza clinica, non una teoria scientifica astratta e lontana dai bisogni dei pazienti. Nella storia del pensiero medico occidentale Hahnemann fu proprio un medico ricercatore che ruppe con tutti gli schemi scientifici, mentali e metodologici sino ad allora conosciuti in medicina. Fu il primo che nella storia della medicina sperimentò farmaci su se stesso, prima di tutto, e su uomini sani volontari per capire gli effetti e la patogenicità delle sostanze applicando il metodo galileiano: osservare attentamente ciascun fenomeno naturale, risalire dall’osservazione di piu` fenomeni alla ricerca della legge naturale che li governa, riprodurre il fenomeno seguendo la legge che lo ha prodotto. Fu il primo medico che adottò il periodo di quarantena nelle epidemie di colera e separò i malati da quelli non ancora contagiati. Fu il primo che considerò l’ammalato nella sua globalità di corpo, mente, coscienza e considerando l’interazione dell’essere vivente in relazione con l’ambiente. Fu il primo che pose attenzione sui sintomi eziologici, il primo che si adoperò per condizioni più umane verso i malati di mente…insomma, prima di lui nessun altro medico aveva osato spingersi tanto avanti. Ma i benefici terapeutici erano evidenti e questo pagò la sua diffusione a macchia d’olio, tanto che la medicina omeopatica ebbe tra i suoi sostenitori personaggi famosi, tra cui nobili d'Europa, imprenditori americani, giganti della letteratura, politici di fama mondiale, leader religiosi e, in tempi recenti, personaggi del mondo dello spettacolo e opinion-leader. Anche tra i poveri l'omeopatia riscosse in ogni tempo grandi favori e si diffusero ben presto dispensari e ambulatori omeopatici gratuiti in molte città. Una delle ragioni del favore riscontrato dall'omeopatia risiedeva negli indubbi successi ottenuti nella cura delle malattie epidemiche che si diffusero nel XIX secolo in Europa e in America, a seguito di guerre e carestie. Le statistiche indicano che il tasso di mortalità negli ospedali omeopatici fu comunque minore che negli ospedali di medicina ufficiale, con proporzioni variabili dalla metà a un ottavo. Prima di tutto riscosse molto successo fra le donne, non solo come pazienti, ma anche come professioniste. La prima Università medica di donne nel mondo fu la Facoltà di Medicina Omeopatica Femminile fondata negli USA nel 1848, seguita nel 1852 dall’Università Medica Femminile d’Inghilterra che si unì all’Università omeopatica di Boston nel 1873. Gli omeopati americani ammisero molti più medici donne nella loro organizzazione nazionale rispetto ai medici ortodossi e nel 1871 le donne furono ammesse all'Istituto Americano di Omeopatia. La popolarità dell’omeopatia fra le classi sociali elevate fu evidente sia negli Stati Uniti che in Europa. Oltre ad avere il patronato della Famiglia Reale Britannica fin dal 1830, l'omeopatia ebbe fra i suoi celebri pazienti e sostenitori la grande scienziata Maria Sklodowska più conosciuta come Madame Curie, gli scrittori Charles Dickens, William Butler Yeats e William Makepeace Thackarey, i musicisti Ludwig Van Beethoven e Fryderyk Chopin, il politico Otto Von Bismarck, lo statista Benjamin Disraeli, il genio eclettico Johann Wolfgang Von Goethe, lo scienziato naturalista Charles Darwin, i Presidenti statunitensi William McKinley e Franklin Delano Roosevelt, il miliardario John Davison Rockefeller, Mahatma Gandhi, Madre Teresa di Calcutta, il pediatra Robert S. Mendelsohn, il padre della Medicina Moderna William Osler. Robert Bosch (1861-1942), ingegnere, famoso in tutto il mondo come fondatore dell’industria elettrotecnica che porta il suo nome, fu per tutta la sua vita, oltre che un paziente omeopatico, un cultore e studioso dell’omeopatia, tanto da raccogliere cimeli, libri, giornali, documentazione fotografica che oggi costituiscono la base del grande patrimonio storico, ulteriormente ampliatosi con gli anni, dell’Istituto di Storia della Medicina della Fondazione Bosch. Nel mondo dello spettacolo si annoverano oggi molti famosi pazienti e sostenitori dell'omeopatia, tra cui ricordiamo: Paul McCartney cantante de "The Beatles" le attrici Catherine Zeta Jones, Mariel Hemingway, Jennifer Aniston e Monica Bellucci, le cantanti Tina Turner e Nelly Furtado, gli attori Orlando Bloom e Tobey Maguire, David e Victoria Beckham. Dana Ullman, nel suo libro "The Homeopathic Revolution: why famous people and cultural heroes choose homeopathy" ne cita altri, come Coretta Scott King, Cindy Crawford, Bill Clinton, Vincent Van Gogh. Comunque sia, le loro dichiarazioni fatte in vari frangenti, vertono tutte sull’avere scelto la medicina omeopatica in quanto non avevano ottenuto sufficienti benefici dalla medicina convenzionale e per il timore degli effetti collaterali causati dai farmaci tradizionali. Ma diamo la parola direttamente ad alcuni storici personaggi che hanno dichiarato di essersi curati con l’omeopatia. Charles Darwin (1809 -1882), biologo e naturalista, dopo un mese e mezzo di cura omeopatica affermò: "Sto riacquistando peso. Sono trenta giorni che non ho disturbi, il che significa il triplo di quanto al massimo poteva accadermi nell'ultimo anno. Ieri sono riuscito a passeggiare per sette miglia." Mahatma Ghandi (1869 -1948), avvocato, politico e filosofo dichiarò: "L'omeopatia è il metodo terapeutico più avanzato e raffinato che consente di trattare il paziente in modo economico e non violento." Richard Wagner (1813-1883), compositore, poeta, librettista, regista teatrale, saggista, direttore d'orchestra, una volta guarito dalla febbre tifoide affermò: "È allo splendido medico omeopatico dottor Prutzer che devo la mia guarigione." Marie Curie (1867-1934), geniale chimica e fisica disse: "È per merito delle cognizioni omeopatiche che ho potuto condurre con successo le mie ricerche sul radium" Linda Mc Cartney (1941-1988), fotografa, tastierista e cantante, moglie del musicista Paul dichiarava: "Non andiamo da nessuna parte senza i nostri rimedi omeopatici. Questo vale anche per Paul." Camille Pissarro (1830-1903), pittore che raccomandò l’omeopatia agli amici Van Gogh e Mirnebau, scrisse a quest’ultimo: “ Che peccato che non hai fiducia nei rimedi omeopatici. Mio caro sul serio credo che sarebbe in grado di combattere queste prostrazioni, questo scoraggiamento”. Napoleone Bonaparte (1769-1821), l’imperatore che dopo le cure omeopatiche del dottor Maragnot per una pericolosa pityriasi riacquistò la salute esclamando sull’omeopatia: “ La scoperta più benefica dopo l’invenzione dell’arte della stampa”. Fryderyk Chopin (1810-1849), il celebre compositore e pianista, disse “ Un medico mi visita giornalmente, è omeopata famoso, il dottor Mallan. Mi ha curato al punto che, ieri, potevo partecipare a un concerto polacco e a un ballo” Papa Leone XIII (1810-1903). Una pubblicazione pontificia riporta “Si che fu indubbiamente merito dell’Omeopatia se il sapientissimo Pontefice gode di una bene auspicata provvidenziale longevità”. Il Generale dell’armata austriaca, Josef Radetzky (1766-1858) dichiarò: “Con riconoscenza sono debitore della guarigione della malattia dell’occhio gravissima. È all’Omeopatia che devo la vista oltre che la vita” John Davison Rockefeller (1868-1948), il miliardario imprenditore, dichiarò: “L’Omeopatia, un passo decisivo ed aggressivo in medicina”. Johann Wolfgang Goethe (1749-1832), scrittore, poeta e drammaturgo, affermò: “Hahnemann: medico meraviglioso, un nuovo Paracelso”
1) Grandi a piccole dosi - F.E. Negro -Ed. Franco Angeli 2) The Homeopathic Revolution: why famous people and cultural heroes choose homeopathy - D.Ullman 3) Periodico Jottings di Filadelfia -Fascicolo n. 27 -Dicembre 1930
Tra le medicine complementari, l’Omeopatia è il trattamento più diffuso in Svizzera. Secondo un rapporto pubblicato dall’Ufficio federale della sanità pubblica e dalla Segreteria di Stato dell’economia, i costi annuali dei trattamenti e dei medicamenti omeopatici ammontano rispettivamente a 50 e a 31 milioni di franchi, e la tendenza è al rialzo. In un rapporto svizzero pubblicato nel 2012, si conferma che l’omeopatia è una valida aggiunta nel panorama medico convenzionale. Dal 1 Maggio 2017 la medicina omeopatica, insieme ad altre quattro terapie testate negli ultimi sei anni, è stata equiparata alle altre specialità mediche rimborsate dal sistema sanitario. Già nel 2009, dopo il referendum popolare sulle medicine non convenzionali (MNC), era stato approvato un nuovo articolo costituzionale che obbligava la Confederazione e i Cantoni a considerare e integrare le MNC all’interno del sistema sanitario nazionale. Così dal 1° gennaio 2012, e per un periodo transitorio di sei anni, cinque terapie sono state inserite nei contesti rimborsabili dall’Assicurazione obbligatoria delle cure medico sanitarie (AOMS): la medicina omeopatica, la medicina antroposofica, la medicina tradizionale cinese, la fitoterapia e la terapia neurale. Questo rimborso, con validità dal 2012 al 2017, era stato inizialmente attuato nella forma della provvisorietà così da dare il tempo per chiarire gli aspetti più controversi sulle terapie prese in esame, allo scopo di garantire che esse rispondessero effettivamente ai criteri di efficacia, nonché di appropriatezza e di economicità stabiliti dalla legge. A sei anni dall’approvazione dell’articolo costituzionale sulle medicine non convenzionali, la sua attuazione ha seguito il suo corso a vari livelli e nel marzo del 2014 il Parlamento ha chiesto al Consiglio Federale elvetico d’informarlo sullo stato d’attuazione e sulla eventuale necessità d’intervento. Circa un anno fa il Dipartimento Federale dell’Interno (DFI) ha comunicato che: “l’Assicurazione obbligatoria delle cure medico sanitarie (AOMS) continuerà a rimborsare le prestazioni di medicina complementare; il DFI intende equipararla alle altre specialità mediche e avvia l’indagine conoscitiva per le modifiche delle rispettive ordinanze”. Inoltre, è stato stabilito che medici, farmacisti, dentisti, veterinari, ecc. interessati a queste discipline dovranno in futuro acquisire conoscenze adeguate in medicina complementare durante la loro formazione universitaria, i cui obiettivi sono stati già integrati nel quadro della revisione parziale della legge sulle professioni mediche e saranno progressivamente inclusi nei cataloghi degli obiettivi delle rispettive professioni. Per le varie modifiche delle ordinanze il DFI ha svolto un’indagine conoscitiva conclusasi il 30 Giugno del 2016, mentre la loro entrata in vigore è stata proprio il 1° Maggio 2017: “questo consentirà all’AOMS di continuare a rimborsare le prestazioni di medicina complementare senza soluzione di continuità”, ha affermato il DFI. Una decisione che è stata condivisa dalle principali organizzazioni mediche del Paese. Al termine della consultazione, che ha coinvolto partiti politici ed esperti, anche la Società svizzera di medicina interna generale (SSMIG) e la Federazione dei medici svizzeri (FMH) hanno sostenuto la decisione del Dipartimento federale dell’interno.
MAGGIO 2017 La Medicina Omeopatica con altre Medicine Non Convenzionali per il personale militare Una ricerca medica in ambito Nato iniziata tre anni fa, che aveva il compito di valutare l’utilizzo delle Medicine Non Convenzionali (MNC), sia in campo preventivo che curativo per alcune condizioni patologiche del personale militare, si è appena conclusa con la stesura della relazione del Gruppo di Lavoro dal titolo “Integrative Medicine Interventions for Military Personnel”. Si è trattato di un progetto a cui hanno partecipano i rappresentanti di Francia, Germania, Ungheria, Paesi Bassi e Italia, sotto la direzione degli Stati Uniti. Per l’Italia ha collaborato, su nomina del ministero della Difesa, il dottor Paolo Roberti di Sarsina, quale esperto in medicine non convenzionali del Consiglio Superiore di Sanità. La task force ha integrato in questo studio le analisi di efficacia, di rapporto costo-efficacia, di adeguatezza e di accettabilità delle MNC a livello Nato, in quanto sono attualmente già largamente utilizzate, ma con poca sorveglianza e poca istruzione su come utilizzarla e implementarla. Negli ultimi 20 anni il personale militare si è fatto sempre più carico della propria salute e, per evitare di incorrere negli effetti collaterali dei farmaci allopatici, ha incrementato l’ uso di prodotti naturali o di terapie come l'omeopatia, l'agopuntura, la fitoterapia. Gli obiettivi dell’analisi Nato sono stati, ma sono ancora: identificare e valutare i dati dei vari Stati sull'uso delle MNC tra il personale militare; determinare come il personale in ogni Paese abbia accesso agli interventi di MNC, cioè se direttamente o per prescrizione e con quale frequenza; valutare quanto sia importante, accettato e regolamentato l'uso delle MNC nella terapia; condividere le ricerche sulle indicazioni e gli effetti di qualsiasi tipo di interventi, così come i possibili effetti negativi sulla preparazione militare.
Introduzione all'Omeopatia A cura dell’ Associazione Lycopodium Homeopathia Europea
“L’originalità di questa opera risiede nello sviluppo di interessanti connessioni tra i vari temi che compongono la struttura della Medicina Omeopatica e che in genere non vengono comunemente divulgati.
APRILE 2017 Il rimedio di Abu Serio, distinto, elegante con il suo frac lucido e impeccabile. Il suo principale desiderio è sempre stato quello di conquistarsi una casa tranquilla e confortevole. Per quanto riguarda il suo lavoro, più che di un’attività remunerativa si po’ parlare di una passione e inclinazione per la ricerca antropologica, ovvero studiare il comportamento degli umani, con pazienza e in silenzio, lasciando parlare loro e soprattutto, ciò che lo distingue nella sua indole, è il saper ascoltare, che risulta poco faticoso e soddisfa un po’ la sua inclinazione alla pigrizia. Di corporatura robusta, può rientrare nella classificazione dei miasmi omeopatici della sicosi. Ovvero tendenzialmente per lui vale il prefisso “iper”: iperproduzione di cellule, di muco, di catarro o iper esigente di affetto, ma se elargito con dignità e moderazione, un po’ tendente al sovrappeso, in quanto al cibo non solo non si rinuncia, ma se si può assaggiare un po’ di tutto, e meglio se anche quello degli amici…che problema c’è? Il soggetto in causa si chiama Abu e lo si può vedere qui nella foto nella sua forma migliore. Poteva avere circa due anni quando si è conquistato prima il giardino e poi, pian pianino, anche la casa, o meglio il fulcro della casa, cioè la cucina. È stato sempre bene, ma dopo circa 3-4 anni ha iniziato ad avere infiammazioni ricorrenti dell’apparato respiratorio superiore con abbondante produzione di muco denso che volta per volta il veterinario curava con terapia classica. Pian piano però i sintomi si ripresentavano sempre più spesso e ogni volta con aggiunte di sintomi come come respiro rumoroso, tosse e, cosa per lui grave, rifiuto del cibo. Riportato dal veterinario si è capito che la difficoltà nella deglutizione e il respiro stertoroso erano causati dalla formazione di un polipo rinofaringeo, cioè una proliferazione infiammatoria formata da tessuto fibrovascolare connettivo ricoperto da epitelio squamoso o ciliato, lo stesso epitelio delle vie respiratorie. Il trattamento doveva essere per forza chirurgico, per asportare il polipo che man mano cresceva all’interno del rinofaringe, anche se si doveva tenere in considerazione che avrebbe potuto ricrescere nel tempo. L’intervento venne effettuato nella modalità di trazione del peduncolo e sua asportazione. Abu tornò a casa e tutto filò liscio per un anno e mezzo. Poi si ripresentò il respiro rumoroso, gli sternuti e la tosse: purtroppo il polipo si era riformato. Questa volta l’intervento risultò più complesso e la rimozione del polipo fatta per avulsione raschiando la base. Il veterinario disse che se ci fosse stata un’altra recidiva non sarebbe stato più possibile intervenire allo stesso modo vista la dimensione della parte di appoggio della zona proliferativa. Non rimaneva che sperare, secondo il veterinario, e che il processo di iperproduzione delle cellule rallentasse il più possibile. Per questo motivo si cercò un aiuto nella medicina omeopatica. Tenendo in considerazione le sue peculiarità caratteriali come descritte sopra, la sua tendenza a produrre in abbondanza muco e catarro, all’ipertrofia delle cellule epiteliali respiratorie, ai denti ricoperti di patina con alito dall’odore un po’ forte, alla tendenza al sovrappeso, la terapia prescritta fu il rimedio Kalium bichromicum, poche gocce somministrate una volta al giorno. Sono passati 4 anni e Abu vive sereno, mangia volentieri, osserva i gatti del circondario dal davanzale. Ora fa anche corte passeggiate in giardino: corte per rientrare in fretta in casa e non perdere la sua egemonia in cucina e soprattutto godersi in pantofole il suo divano preferito, ovvero una scatola quadrata, un po’ rovinata ma per lui rassicurante e proprio come per un vero Kalium bichromicum, guai a cambiargliela, essendo un tipo tradizionalista.
News Consulenza gratuita negli ambulatori di medici e veterinari nella GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA MEDICINA OMEOPATICA 2017, in occasione dell’anniversario della nascita del fondatore dell’omeopatia, il medico tedesco Samuel Hahnemann, che nacque il 10 aprile 1755. Questa giornata rappresenta un’utile opportunità di sensibilizzazione sull’importanza della prevenzione delle malattie, di un corretto stile di vita e di avvicinamento al metodo di cura omeopatica. Così il 10 aprile, per chi lo desideri, saranno innumerevoli gli studi dove si potrà richiedere una consulenza gratuita da uno dei medici omeopati che aderiscono all'iniziativa. Non mancheranno i veterinari omeopati per chi volesse avvicinarsi a questo tipo di medicina anche per i propri amici animali. Lo scopo di questo evento è far conoscere l’omeopatia direttamente dalla voce di esperti in materia, garantendo così un’informazione esauriente e corretta. Ecco il link di riferimento dove è possibile trovare i medici e i veterinari della propria zona che hanno aderito all’iniziativa: www.giornataomeopatia.it
MARZO 2017 Farmaci omeopatici e loro vicissitudini L’Omeopatia continua a crescere. I dati, rilevati lo scorso anno dal sondaggio di Omeoimprese, parlano di più di otto milioni di italiani che ormai utilizzano i farmaci omeopatici, di ventimila medici che li prescrivono e nello specifico, di un pediatra su tre che affianca l’omeopatia alle cure farmacologiche tradizionali, soprattutto per malattie delle vie respiratorie e dell’apparato gastroenterico, per allergie e disturbi del sonno. L’Omeopatia però rischia, a oggi, rallentamenti e intoppi nella produzione dei suoi farmaci e nella distribuzione al consumatore. Questo perché a febbraio c’è stato il “no” del governo a prolungare di un anno il termine ultimo del 30 giugno 2017, per la presentazione dei dossier per il rinnovo della registrazione dei prodotti omeopatici. Tra l’altro prodotti che sono sul mercato da più di trent’anni. Per le aziende produttrici di farmaci omeopatici il nodo del problema sta nel laborioso iter per la presentazione dei dossier all’Aifa, cioè all’Agenzia italiana del farmaco. Come afferma il presidente di Omeoimprese Giovanni Gorga: “Il processo di registrazione si è avviato un anno e mezzo fa, ma l’elevatissimo numero di dossier e le difficoltà emerse per le caratteristiche proprie dell’omeopatia e le connesse differenze con l’allopatia, richiedono almeno un anno in più per arrivare all’obiettivo”. Per i dettagli sulla questione sentiamo qui di seguito Giuseppe Spinelli della Cemon Presidio Omeopatia Italiana. Cosa ci puoi dire sul fatto che non è stata concessa la proroga alla presentazione dei dossier per il rinnovo della registrazione dei prodotti omeopatici? Questa proroga non è stata inserita nel decreto Milleproroghe. Però c’è una commissione del Senato dove il senatore Mandelli, che peraltro è anche il presidente della Fos, Federazione degli Ordini dei Farmacisti, ha fatto approvare una risoluzione che impegna il Governo a garantire uno svolgimento efficace alle possibilità di rinnovo, cioè per arrivare a far approvare questa proroga a un anno. Diciamo che la situazione ancora non è definita: può darsi appunto che il Governo, se ce ne sarà uno, possa decidere prima del 30 giugno a favore di questa proroga.
Perché le aziende chiedono questa proroga alla registrazione? Intanto sottolineo che si tratta di “rinnovo” di autorizzazione con registrazione, perché le registrazioni erano già state fatte prima, mentre adesso è una sorta di rinnovo e con concessione della AIC definitiva, quindi non più ope legis, dove per AIC si intende l’autorizzazione all’immissione in commercio di farmaci. Praticamente tutto l’iter di applicazione di questo rinnovo e i rapporti con AIFA e così via dovrà essere svolto nella maniera più favorevole, perché intanto tra vari ricorsi al TAR ecc…ci sono stati dei rallentamenti. Così come hanno rallentato tutti gli scambi con AIFA per comprendere bene quali siano i termini e tutte le regole per presentare queste registrazioni. Non hanno avuto i tempi dovuti, ma questa non è una colpa che si fa ad AIFA, ma piuttosto è un po’ tutta la situazione a determinare anche questo e a consigliare di prendersi più tempo. Ci sono stati già alcuni dossier presentati da diverse aziende, compresa la nostra, ma l’AIFA ha risposto in maniera completamente differente a seconda, diciamo, di come venivano presentate. Ad esempio quelle tedesche hanno deciso di rimanere molto aderenti a quella che è la direttiva europea, ma l’AIFA gli ha mandato indietro i dossier con un numero incredibile di osservazioni e di cose da correggere, fintanto che l’ambasciata tedesca ha fatto protesta al nostro Governo. Insomma, c’è una situazione piuttosto movimentata sul tema. Noi speriamo vivamente che si possa arrivare a questa proroga. I motivi sono molteplici. E’ già presente il rischio di non poter garantire sul mercato la presenza di molti medicinali omeopatici unitari, cioè quelli a un solo componente, già solo per come sono state strutturate le registrazioni. Si entra poi anche in un'altra disquisizione, cioè quella dei piccoli lotti, ovvero dei piccoli rimedi che potrebbero scomparire. Inoltre c’è anche tutto il capitolo della registrazione dei biologici, cioè di quei rimedi che sono di origine umana e animale. Per il cittadino questo cosa comporta? Comporta che al momento non trova dei farmaci. Non li trova perché, mentre prima non c’erano vincoli di produzione per lotto, cioè per un certo numero di rimedi, adesso ci sono e quindi questi vincoli portano a far sì che le aziende non riescano a sostenere queste produzioni così grandi da dover pagare la registrazione per ogni rimedio. Perché i costi della registrazione comprendono non sono solo quelli “secchi” che vengono pagati subito, ma anche i costi per “costruire” i dossier, per avere le documentazioni come vengono richieste e tutto quanto sta a corollario.
Quindi il problema è più burocratico che non di preparazione stessa del farmaco? Esatto. Parliamo di rimedi che sono da trenta o quaranta anni sul mercato. La nostra azienda è del 1971 e quindi parliamo di rimedi che sono da 45 anni sul mercato. Insomma, se ci fossero stati problemi di sicurezza si sarebbero rivelati ben prima. Sono gli stessi rimedi che oggi bisogna cercare fuori dal nostro Paese? In generale sì. Ma adesso con il mondo di internet, con la possibilità di ordinare con un click al pc, chiaramente la gente li può trovare. Però in questo bisogna fare attenzione, perché i farmaci all’estero potrebbero essere senza quelle garanzie di sicurezza e di affidabilità che invece hanno i laboratori che sono autorizzati e vengono ispezionati a cadenza regolare dall’AIFA, secondo le GMP, ovvero le Good Manufacturing Practice, che garantiscono lo standard di produzione di qualsiasi farmaco, ma non dell’omeopatico. Le GMP sono l’insieme di tutte le regole tecniche e legali per produrre un medicinale e se certamente da un lato le GMP sono una garanzia, il fatto che alcune loro parti non siano adattate alla specificità della produzione omeopatica è una gabbia. A detta di Omeoimprese con il no alla proroga c’è il rischio di compromettere molti posti di lavoro, perchè le piccole aziende produttrici di prodotti omeopatici rischiano di chiudere. E’ così? Sì, certamente. Basti pensare che già un’azienda come la nostra, che è la seconda in Italia per la vendita di rimedi unitari, ha dei problemi a dover registrare una serie di farmaci, mi immagino una piccola ditta che ha un fatturato inferiore. Perché se io posso permettermi di registrare duecento o trecento rimedi omeopatici, una che è dieci volte più piccola ne potrà registrare al massimo cinquanta e non potrà più stare sul mercato. Quanto costa la registrazione di un solo rimedio? Il costo è da dividere tra una parte che è la tassa vera e propria di registrazione, ovvero della domanda di rinnovo, che ammonta a 800 euro per il rimedio unitario, o meglio per ogni ceppo ( cioè si paga 800 euro per Arnica montana, 800 euro per Silicea, 800 euro per Secale e così via). Questo non è una cosa fuori dal mondo, perché se valuto che la pago adesso ma poi non la pagherò più, posso considerare che è come se facessi un mutuo. Proprio perchè i rimedi omeopatici sono tanti: se incomincio a moltiplicare 800 euro x 1000, sono 800.000 euro solo di registrazione ed è una cifra che non è uno scherzo per l’omeopatia! Ora sul mercato abbiamo più di 1000 rimedi e quindi non ne produrremo più così tanti. Ma questo è il problema inferiore. Il problema più grosso è che i costi per mettere insieme la documentazione richiesta dei dossier sono molto più elevati. Solo le documentazioni da farsi mandare dai fornitori vanno dai 3000 ai 5000 euro ciascuna e per i rimedi di origine biologica si sale fino a 10.000, senza stare a contare altri costi dovuti a risk assessment, viral validation, studi di stabilità che noi dobbiamo pagare al fornitore se vogliamo avere la documentazione. Inoltre i fornitori che l’AIFA considera certificati sono pochissimi. Faccio un esempio: io non posso acquistare da un’università un ceppo fatto da un laboratorio universitario, anche se questo offre sicuramente le stesse garanzie di sicurezza di qualsiasi altro laboratorio fuori, se non anche di più, perché non può offrire le certificazioni che vengono richieste dall’AIFA. Noi aziende abbiamo cercato di richiedere criteri reali all’Agenzia del Farmaco, ma al momento siamo fermi. Alla fine i costi mandano fuori giri il sistema, perché se cominciano a non essere più ottocentomila euro, ma 4 milioni, 5 milioni e così via la cosa diventa insostenibile. Senza contare che alcuni ceppi non si riescono nemmeno più a trovare proprio a causa delle documentazioni richieste. Quindi questo è un altro modo per tagliare le gambe all’omeopatia… Non mi piace mai fare il complottista. Però bisognerebbe parlarsi, bisognerebbe incontrarsi. Proprio venerdì 10 marzo c’è stato a Firenze un incontro promosso dalle più grosse associazioni mediche omeopatiche, cioè FIAMO, SIOMI, SIMA che hanno convocato le aziende e le Associazioni dei pazienti per fare il punto della situazione e per valutare cosa stia succedendo e cosa poi i medici avranno a disposizione una volta finito questo iter regolatorio. Ovviamente i cittadini, come pazienti, sono preoccupati. Perché poi la cosa più importante è il paziente e come questo possa cavarsela per la reperibilità dei farmaci omeopatici. I pazienti potranno avere di nuovo a disposizione i loro rimedi? Io spero vivamente di sì! L’AIFA ha rinnovato i suoi vertici da poco e le persone che si sono insediate sono delle persone che stanno comunque dimostrando di voler capire e di voler comprendere e di voler ascoltare: e questa è sempre una bella cosa e un bel passo avanti.
Qual è il futuro per i farmaci omeopatici e si riuscirà, a tuo parere, a uscire in fretta da questo impasse? L’omeopatia nei suoi duecento anni di storia ne ha vissute di tutti i colori e quasi mai ha avuto un appoggio da parte del potere, quanto meno incondizionato. Ha avuto l’appoggio del potere quando qualcuno dei potenti veniva curato omeopaticamente e allora ne diventava un paladino. Ma non per interesse, ma perché ha visto qualcosa. Però l’omeopatia ha sempre passato le sue crisi, i suoi momenti più bui e si è sempre risollevata ed è ripartita. Perché funziona! Al di là di come, quando e perché: funziona. Inoltre le ultime rilevazioni demografiche italiane dell’Eurispes, di quest’anno, pubblicate nel 2017, danno un aumento del 6% della popolarità dell’omeopatia, rispetto al 2012. Ci sono circa dieci milioni di utilizzatori di prodotti omeopatici. C’è un 2% della popolazione che dichiara di curarsi esclusivamente omeopaticamente e c’è un altro 8% che dice che lo fa insieme agli altri trattamenti. E quindi siamo veramente a dei buoni numeri!
Appuntamenti Il 22 marzo a Napoli, nella sede della LUIMO, il dottor Farokh Master, medico di grande esperienza in clinica omeopatica, terrà un seminario dal titolo: Homeopathy in cancer treatment. Presa del caso e gestione del paziente oncologico. Si parlerà del rimedio appropriato alla totalità dei sintomi nello stato acuto, nello stato cronico, negli aggravamenti e in presenza degli effetti collaterali dovuti ai trattamenti convenzionali.
Il 24-25-26 marzo a Reggio Calabria si terrà il XV Congresso di Omeopatia indetto dalla FIAMO, Federazione Italiana Associazioni e Medici Omeopati, dal titolo: Le Malattie Degenerative, a cui parteciperanno medici e veterinari e dove i relatori porteranno casi clinici relativi all’argomento. In questi tre giorni di importante scambio e valutazione di conoscenze in campo omeopatico sono previsti anche due workshop dal titolo: "Osservazioni cliniche sull'uso dell'Omeopatia nelle malattie degenerative", uno tenuto dal dottor Farokh Master per la medicina umana, uno dei grandi nomi della medicina omeopatica mondiale e l’altro dal dottor Marc Brunson, per la medicina veterinaria, uno dei più illustri omeopati veterinari, presidente di una delle più prestigiose scuole di omeopatia in Belgio: il Centre Liégeois d’Homéopathie di Esneux. Non mancherà nella lista dei lavori una tavola rotonda, il cui tema sarà: “La Medicina Integrata nel futuro della Sanità. Quale disponibilità dei Medicinali Omeopatici”.
FEBBRAIO 2017 La potenza dell’acqua Per gli esseri viventi della Terra l’acqua rappresenta una quota compresa tra il 90-95% negli organismi inferiori e il 70-80% in quelli superiori, tra cui la specie umana. All’interno delle strutture biologiche, l’acqua si può trovare sia come singola molecola sia in forma combinata. Si può dire che siamo fatti d’acqua, sia nelle cellule che tra le cellule. Il cervello è l’organo che ne ha di più. La vita sul nostro pianeta è germinata col ghiaccio interstellare arrivato con le comete e ancora oggi il feto si forma e galleggia nel liquido amniotico. In realtà l’acqua serba ancora molti segreti. Alcuni sono stati svelati, come per esempio la sua capacità di agire come fattore di risonanza magnetica all’interno delle cellule e di essere in grado di modificare la sua concentrazione in funzione dell’invecchiamento. Quello che ha aperto a importanti prospettive sullo studio di questa sostanza così semplice e complessa allo stesso tempo, è stata la scoperta di come essa sia in grado di “registrare” le onde elettromagnetiche a bassa frequenza del Dna, “memorizzarle” e trasmetterle “amplificandole”. Si sta parlando, in realtà, di acqua informata dai principi attivi in essa diluiti. Tutto ciò grazie a quanto evidenziato nel lavoro di ricerca iniziato qualche anno fa da un team italo francese, pubblicato su una delle riviste di fisica più prestigiose, il Journal of Physic, col titolo: Dna, waves and water. Ma ancora più importante è il nome di chi ha guidato il team francese: il premio Nobel per la medicina Luc Montagnier insieme ai biologi Lavallè e Aissa. Il secondo gruppo di ricerca, italiano, era invece formato da fisici, coordinati da Emilio Del Giudice, dell’International Institute for Biophotonics di Neuss in Germania, con Giuseppe Vitiello, del Dipartimento di matematica ed informatica dell’università di Salerno e Alberto Tedeschi, del White Hb di Milano. Questa ricerca ha dimostrato come il Dna sia in grado di emettere e di trasmettere segnali elettromagnetici di bassa frequenza in soluzioni acquose altamente diluite, esattamente le stesse alte diluizioni usate nella preparazione dei farmaci omeopatici, e di come l’acqua ne propaghi la diffusione mantenendo così l’informazione del DNA stesso. In pratica quest’acqua memorizza e ripete le caratteristiche del Dna stesso, ovvero i filamenti di Dna comunicano all’acqua, la quale memorizza e divulga il loro messaggio. Proprio in omeopatia la sostanza medicinale viene diluita e dinamizzata, cioè scossa dopo ogni diluizione, fino a concentrazioni talmente basse da non avere matematicamente più la sua presenza fisica. Quello che agisce è acqua, ma con la precisa memoria strutturale della sostanza di partenza. Lo stesso Montagnier spiega che grazie a queste proprietà che ha l’acqua informata si potranno sviluppare sistemi diagnostici finora mai progettati, basati sulla proprietà “informativa” dell’acqua biologica presente nel corpo umano: malattie croniche come Alzheimer, Parkinson, Sclerosi multipla, Artrite reumatoide, e le malattie virali, come Hiv-Aids, influenza A ed epatite C, “informano” l’acqua biologica del nostro corpo della loro presenza, emettendo particolari segnali elettromagnetici che possono essere poi “letti” e decifrati. Ma non solo: i possibili sviluppi di tale scoperta potranno riguardare anche la terapeutica. I segnali elettromagnetici presenti nell’acqua, infatti, sono riconducibili alla presenza o meno di una sua “impronta”, intervenendo sulla quale si prospettano ampie possibilità di trasmissione dell’azione terapeutica dei principi attivi diluiti nell’acqua stessa. Con la prospettiva di cambiare di fatto la vita a molti pazienti, costretti all’assunzione di indispensabili farmaci salvavita che a volte recano però con sé il rischio di pesanti effetti collaterali. Esattamente come accade per il principio dell’omeopatia. Infatti la medicina omeopatica sfrutta da più di 250 anni i principi fisici per cui l’acqua può essere “informata” da sostanze in essa diluite. Dopo molti anni di sua applicazione clinica, oggi arriva così la spiegazione del suo meccanismo d’azione grazie al supporto scientifico della Fisica internazionale ma anche italiana. La ricerca dell’equipe italo-francese porta, da una parte, a una migliore comprensione dei meccanismi di funzionamento del paradigma omeopatico, e dall’altra getta le basi per una futura generazione di rimedi farmaceutici senza effetti collaterali perché diluiti: la Low dose medicine, che basa il proprio meccanismo d’azione sull’acqua “informata” dal segnale elettromagnetico prodotto da sostanze presenti in essa a bassissime concentrazioni. Acqua informata e poi attivata tramite peculiari tecnologie chimico-fisiche. Questa tipologia di ricerca sull’acqua, dal punto di vista dei fisici, ha anche ulteriori prospettive, che, come ha affermato Giuseppe Vitiello: “È un passo ulteriore a dimostrazione che la moderna fisica quantistica può dare un contributo fondamentale alle ricerche mediche di frontiera”.
Libri Omeopatia - le magie dell’acqua che cura È un libro dove gli autori Marta Del Giudice e Nicola Del Giudice “si pongono il delicato obiettivo di spiegare al pubblico, a quel gran numero di persone che in questi anni hanno via via ingrossato le fila degli utenti della Medicina Omeopatica, quali siano gli aspetti fondativi di questa medicina, i criteri terapeutici ai quali si attiene e l’approccio generale al percorso di guarigione prestando una particolare attenzione al ruolo che ricopre l’acqua. Come citano gli autori: “È evidente che l’acqua una qualche funzione deve pur svolgerla e non può essere considerata solo come zavorra destinata a dar peso all’organismo”. La prima parte descrive l’approccio scientifico della medicina omeopatica, a cui seguono le sezioni dedicate all’approccio terapeutico incentrato sulla globalità dell’individuo a cui viene prestata la cura. “Il testo affronta anche gli effetti sull’organismo della terapia omeopatica e, coerentemente con il valore di scienza a questa riconosciuto, anche la resistenza che può esserci all’omeopatia, dunque i suoi limiti terapeutici”.
GENNAIO 2017 Buon anno, anche se non per tutti L’udito di molti animali, soprattutto di quelli che conosciamo meglio e vivono in molti casi con noi, come il cane e il gatto, sono molto più sviluppati del nostro, tanto che riescono a percepire anche i cosiddetti “ultrasuoni” da noi non percepibili. Gli ultrasuoni sono quelle frequenze del suono che superano i 20 kHz, ovvero la soglia di udibilità dell’uomo. E’ dimostrato che proprio i nostri amici cani e gatti, per esempio, riescono ad udire fino a 40 kHz, ovvero il doppio della soglia udibile da noi esseri umani. Un fruscio per noi impercettibile li avverte di una presenza: che si tratti del battito d’ali di una farfalla o di passi di qualcuno. Proviamo quindi ad immaginare cosa possano provare col frastuono dei botti di Capodanno: purtroppo solo terrore, sgomento, paura, palpitazioni, ansia, desiderio di fuga con terrore incontrollato. Così purtroppo se per alcuni umani il frastuono dei fuochi d’artificio può significare festa, per i nostri amici animali può rappresentare un momento interminabile di intenso senso di paura e sgomento che accompagna puntualmente il passaggio dal vecchio al nuovo anno, gettando nel terrore non solo coloro che vivono nelle case, ma anche gli animali che dimorano nel loro abitat, tra la città e la cintura cittadina, compresi gli uccelli Alcuni reagiscono nascondendosi, altri fuggono e se hanno accesso all’esterno, possono anche farsi del male e cagionare incidenti, scappando anche su strade percorse da automobili, provocando un grande pericolo sia per la loro incolumità che per quella dei passeggeri delle auto. Altri hanno veri e proprio attacchi di panico caratterizzati da tremori, salivazione profusa ed in alcuni casi anche perdita di urine e feci fino ad arrivare a svenimenti o, nei casi fatali, ad arresto cardiaco. Ma cosa possiamo fare per aiutarli? Il primo invito è ovviamente quello di evitare l’utilizzo di botti rumorosi, festeggiando l’arrivo del nuovo anno con quelli soltanto luminosi, che a oggi sono proposti in diverse versioni dalla veste artistica e piacevole a vedersi. Naturalmente acquistando sempre e solo fuochi d’artificio legali e controllati, pena l’incolumità di chi li utilizza e di chi sta accanto a lui durante l’accensione. In attesa di una legislazione italiana più illuminata che vieti l'uso dei botti nei festeggiamenti di Capodanno, purtroppo può essere che nel raggio di chilometri dalle nostre abitazioni non tutti abbiano questa sensibilità ed accortezza e quindi, chiedendo aiuto al veterinario di fiducia, ecco cosa ci può consigliare per mettere insicurezza i nostri amici non umani. In primo luogo per quelli che stanno liberi in giardini o terreni, se è possibile, evitare che possano fuggire spaventati, ricoverandoli nelle ore a ridosso della mezzanotte in aree chiuse e controllate e dotarli di una medaglietta con numero di telefono del proprietario, onde poterli rintracciare in caso di fughe. In appartamento è consigliabile lasciare libero accesso a piccole stanze e luoghi riparati: sono molti i cani che si sentono rassicurati dal potersi rincantucciare nella loro cuccia, un po’ come se fosse una tana. Sarebbe meglio non cercare di “stanarli” per nessun motivo o di fargli cambiare posto perchè quello che hanno scelto lo considerano sicuro e potremmo gettarli ancora più nel panico. Per quanto possibile sarebbe meglio rimanere accanto a loro nel momento peggiore, rassicurarli, consentendo loro libero accesso a un’ area sicura della casa, possibilmente distante dalle finestre dalle quali entra il rumore. Ma soprattutto, la cosa fondamentale, è non portarli tra la folla o all’aperto dove vengono fatti esplodere i fuochi. Per i nostri amici felini il concetto della “tana” è ancora più importante: permettergli quindi un posto sicuro, magari un po’ sopraelevato, dove potersi rifugiare durante tutto il tempo in cui i rumori sono forti, è sicuramente la soluzione ideale. Durante gli attimi di panico, che purtroppo attimi non sono ma in alcune zone d’Italia decine di minuti, il nostro amico nel tentativo di fuggire potrebbe anche lanciarsi nel vuoto: attenzione quindi a balconi e finestre che vanno aperte solo dopo essersi assicurati che il nostro amico è al sicuro. Per ridurre lo stress e l’ansia durante le esplosioni, ci si può rivolgere all’aiuto dell’ omeopatia che può intervenire in modo appropriato contro il disagio di quegli interminabili momenti di fracasso e confusione e se, dopo l’evento stressante, al nostro cane o gatto residuano dei sintomi insorti per lo spavento, l’omeopatia potrà dolcemente ripristinare l’equilibrio perduto.
SOS GAIA dice sì all’omeopatia SOS Gaia, Commissione della Ecospirituality Foundation Onlus NGO in Consultative Status with the United Nations, è un’associazione animalista e antispecista che opera per la tutela degli animali e per il riconoscimento degli animali come “persone”, anch’essi come noi figli di Madre Terra e pertanto nostri simili. In tal senso SOS Gaia opera per la promozione di una cultura che dia rispetto e dignità alla loro identità morale, ispirandosi all’ecospiritualità, la filosofia dei Popoli naturali che nasce dal contatto con Madre Terra. L’ecospiritualità è la filosofia della Natura, un’esperienza di armonia interiore che si estende a tutto ciò che ci circonda, nel rispetto dell’ambiente e di tutte le forme di vita. SOS Gaia approva per i suoi assistiti le cure omeopatiche, in quanto non cruente come metodologia terapeutica e soprattutto perché l’omeopatia si prende cura dell’individuo nella sua completezza, senza differenza di specie di appartenenza e nell’ottica del ripristino dell’equilibrio momentaneamente perso nella malattia.. SOS Gaia è inoltre membro della Consulta delle Associazioni di Volontariato Animalista della Città di Torino Per saperne di più: www.sos-gaia.org
DICEMBRE 2016 Storie di omeopati: il veterinario Franco del Francia Ci sono documentazioni sull’uso dei medicinali omeopatici in campo veterinario a partire dal 1833, riferite al dottor Guillaume Lux, in Germania, che curava alcune patologie di cavalli e bovini con rimedi come Aconitum, Camphora, Nux vomica e Opium. Da allora l’omeopatia veterinaria ha continuato a svilupparsi e avere applicazioni su patologie sempre più ampie e su diverse specie, proprio perché l’efficacia dei rimedi omeopatici in medicina umana ha man mano trovato riscontro anche nella cura di piccoli e grandi animali.
Per quanto riguarda il nostro Paese, una figura di grande valore, sia in campo clinico che in campo educativo è stato Franco Del Francia (1928-2011), che a oggi viene considerato il fondatore dell’omeopatia veterinaria italiana. Dopo aver conseguito la laurea all’Università di Pisa nel 1950, ha condotto la sua professione di medico veterinario per più di sessant’anni. Ha iniziato i primi passi sul cammino dell'Omeopatia aderendo all'impostazione "pluralista" della scuola francese, orientandosi successivamente, come lui stesso disse: "per studio, per convinzione, per esperienza clinica" verso l'impostazione "unicista" dell’omeopatia classica. E’ stato libero professionista, dirigente dello Zooprofilattico a Firenze, veterinario comunale a Foiano della Chiana, dirigente veterinario presso l’Azienda Sanitaria Locale a Siena. Nel 1985 ha fondato, con un gruppo di suoi allievi, l'AIVO: Associazione Italiana di Veterinaria Omeopatica. Autore di numerosi studi pubblicati su importanti riviste, diventa, dal 1989, direttore della Scuola Superiore Internazionale di Medicina Veterinaria Omeopatica “Rita Zanchi” di Cortona, la prima istituzione di medicina omeopatica concepita e creata solo per i veterinari nella storia delle scuole nazionali, da lui voluta e fondata insieme al collega Mario Sciarri. A oggi, questa Scuola ha visto diplomarsi centinaia di allievi, tra cui molti stranieri. Molti allievi e colleghi omeopati raccontano che ha combattuto tutta la vita per evidenziare l’efficacia dell’Omeopatia in Medicina Veterinaria e che ha avuto la forza di superare le derisioni, le facili critiche, le argomentazioni pretestuose, soprattutto in tempi difficili per un precursore che deve subire la potenza dell’establishment. E’ stato infatti in grado di confutare le argomentazioni altrui con i fatti, cioè attraverso le sue sperimentazioni, che erano sul campo della clinica e non su quello della polemica, mentre i risultati dei suoi studi sono stati talmente evidenti che hanno fatto nascere non soltanto collaborazioni, ma profonde amicizie. Instancabile e convinto dell’efficacia della terapeutica omeopatica, ha organizzato seminari, ha partecipato a congressi, ha collaborato con Istituti Universitari, con Istituti Zooprofilattici, con Amministrazioni Regionali e Locali. Oltre a innumerevoli lavori scientifici presentati a Congressi nazionali ed internazionali con lavori originali, si è dedicato a pubblicazioni su riviste specialistiche, ma soprattutto a scrivere libri di testo per gli studenti e libri divulgativi di Omeopatia applicata alla medicina veterinaria, facilitando così il diffondersi dell’omeopatia veterinaria e facilitando l’ottenimento di successi terapeutici nella pratica quotidiana. Ai suoi studenti ha instillato lo spirito della ricerca scientifica in Omeopatia, sostenendo che “se non lo documenti un caso clinico resta assolutamente inutile. Puoi aver scelto il rimedio più adatto ma è soltanto un’occasione perduta per convalidare l’efficacia dell’Omeopatia, peccato! ”. Ancora oggi la Scuola di Cortona da lui fondata procede nell’insegnamento proponendo un Corso triennale di Medicina Omeopatica Veterinaria ed un Corso avanzato di perfezionamento, in cui è privilegiata la scelta individuale di approfondimento della branca specialistica di interesse dell’iscritto. La Scuola è accreditata alla Regione Toscana come Istituto di Formazione Extra universitario in medicine Complementari per la disciplina Omeopatica dei Medici Veterinari (ex L.R. n°9 del 19/02/2007) ed è conforme alle Linee Guida della Formazione Medica Europea e del documento Fnovi “Linee Guida inerenti la Medicina Non Convenzionale e Medicina Comportamentale”. Franco del Francia diceva sempre che l’Omeopatia, in ogni modo, dava una marcia in più, sia dal punto di vista della clinica sia, soprattutto, perché aiutava a capire le motivazioni del comportamento degli altri. Chi l’ha conosciuto riporta che è stato in grado di trasmettere un amore verso l’Omeopatia che non abbandona più nemmeno quelli che non la praticano tutti i giorni.
“Nella sua lunga carriera ha saputo trasmettere ai colleghi ed ai suoi numerosi allievi l’entusiasmo e la passione per la professione veterinaria e lo studio dell’omeopatia.
Gift suggestions "TUTTI FIGLI DI MADRE TERRA" E’ tempo di regali, e un dono davvero speciale per tutti i figli di Madre Terra, dedicato a umani e non umani, è proprio il libro dal titolo: "TUTTI FIGLI DI MADRE TERRA", L’ecospiritualità nel rapporto con gli animali” di Rosalba Nattero e Giancarlo Barbadoro, edito da Edizioni Triskel. E’ questo un volume che può essere considerato un manifesto animalista e antispecista, dove il principio ecospirituale, che sta alla base, ispira alla fratellanza, all’armonia e alla felicità. Come si può leggere direttamente dal libro: “L’ecospiritualità è una filosofia naturale che porta a rivalutare il rapporto dell’individuo con l’ambiente, dove tutte le creature viventi, e lo stesso pianeta, vengono ad assumere un valore e una dignità equivalenti a quelle dell'uomo. L'individuo non è quindi visto come il dominatore incontrastato del mondo che abita, ma si trova ad essere affratellato a tutte le manifestazioni della vita e con lo stesso pianeta in una comune esperienza planetaria che è parte di un ecosistema che orbita nello spazio.” Un regalo che sarebbe bello trovare sotto l’albero natalizio quest’anno, in segno di fratellanza e di pace, senza confini e senza differenze di qualsiasi tipo. "TUTTI FIGLI DI MADRE TERRA" è anche in formato ebook https://www.amazon.it/Tutti-figli-Madre-Terra-LEcospiritualit%C3%A0-ebook/dp/B01M0B02F1
NOVEMBRE 2016 Omeopatia: una terapia individuale per tutti L’Omeopatia è riconosciuta come un metodo clinico, diagnostico e terapeutico basato sulla “Legge dei Simili” e sull’uso di medicinali omeopatici preparati in dosi estremamente diluite. La diluizione a cui vengono sottoposti i farmaci garantisce la totale assenza di tossicità e, se usate correttamente, le medicine omeopatiche risultano prive di effetti collaterali, tanto da essere normalmente utilizzate anche in gravidanza, nella prima infanzia e in medicina veterinaria. La Legge dei Simili spiega come sia possibile curare e guarire un malato somministrandogli una sostanza che, nell’uomo sano, riproduce i sintomi caratteristici della sua malattia. Nell’uomo sano, in quanto la sperimentazione dei medicinali omeopatici non viene fatta su altre specie, poiché i test sugli animali erano considerati fuorvianti e non predittivi già dal fondatore dell’omeopatia, Samuel Hahnemann, più di due secoli fa. Ecco quindi che la terapia omeopatica viene condotta in modo strettamente personalizzato e necessita di un trattamento medico terapeutico individualizzato. Per esempio, lo stesso tipo di asma, in due soggetti diversi, richiede spesso rimedi omeopatici differenti. Questo perché in Omeopatia non esiste un rimedio specifico per l’asma, per la tosse, per il prurito o altro, ma esiste un rimedio specifico per quell’individuo, in quel preciso momento della sua vita, somministrato in base alla Legge dei Simili. Qualsiasi condizione clinica può trarre beneficio dalla cura omeopatica se la “Forza Vitale” del paziente ha ancora la capacita di reagire alla malattia e se viene impostata la terapia corretta. Questo non vuol dire che si possa guarire da qualsiasi malattia o che si possano sempre sospendere i cosiddetti farmaci salva-vita, come per esempio l’insulina o alcuni farmaci per il cuore, ma spesso si può arrivare anche a ridurre la terapia farmacologica chimica o contrastarne gli effetti collaterali, migliorando la qualità di vita del paziente, anche in presenza di malattie importanti. Bisogna avere presente che i virus e i batteri sono importanti, ma molto più importante è lo stato di salute dell’organismo con cui questi vengono in contatto. Basta chiedersi come mai durante un’epidemia influenzale solo alcune persone si ammalano, pur respirando tutti il virus. Ecco che l’omeopatia spiega come il farmaco omeopatico arrivi a stimolare un processo veramente curativo che coinvolge tutta la persona e non agisce come una semplice rimozione o soppressione dei sintomi. Il medicinale omeopatico è una “forma di energia”: se lo analizziamo chimicamente, oltre una certa diluizione non troviamo più neanche una molecola della sostanza di partenza, ma quello che lavora a contatto con l’organismo è il suo campo energetico, secondo quanto spiegato oggi dalla fisica quantistica. Quando esso viene somministrato correttamente, ha un effetto praticamente immediato che può essere avvertito dal paziente anche dopo pochi minuti dalla somministrazione. La guarigione, quando possibile, o il miglioramento della condizione clinica del paziente, dipendono da molte variabili quali la reattività individuale, il tipo di malattia, acuta o cronico-degenerativa in atto, lo stadio della malattia all’inizio della terapia e, non ultimo, dalle capacità del medico curante. Infatti, focalizzando l’ attenzione sulla persona, sulla sua complessità e sulla dinamicità dell’organismo vivente, che è in continuo mutamento per mantenere il suo equilibrio con l’ambiente esterno, la Medicina Omeopatica agisce proprio come autentica Medicina dell’individuo. E in questo porta anche a rivalutare il concetto di “terreno”, in accordo con quanto espresso da Louis Pasteur, padre della Microbiologia, secondo cui “…il terreno è tutto, ben più importante del microbo”.
Spotlight L’Organon, l'arte di guarire, di Samuel Hahnemann. Un libro dal passato per la medicina del futuro. L’Organon, l’opera capitale di Hahnemann, il fondatore dell’omeopatia, continua a essere il solido fondamento della ricerca e dell’esercizio dell’arte medica omeopatica. A oggi, risultano molteplici le nuove conoscenze grazie alla moderna ricerca medica e proprio per questo risulta straordinaria la tenuta nel tempo di questo libro che continua a essere, per migliaia di medici di ogni paese e tradizione culturale, il solido fondamento della ricerca e della cura con i farmaci omeopatici. L’Organon dimostra l’ estrema modernità di un libro rivoluzionario tuttora in grado di fornire indicazioni per la medicina e la ricerca del prossimo futuro. Scaricabile su
http://pdflib.xyz/blog/it/file.php?asin=8874473656
OTTOBRE 2016 Omeopatia e omeopati riconosciuti e tutelati dagli Ordini Provinciali dei Medici Sono stati finalmente riconosciuti i medici esperti in tre discipline di medicina “ non convenzionale, ovvero: omeopatia, fitoterapia e agopuntura. Ne sono prova i nuovi Registri istituiti presso gli Ordini provinciali dei medici chirurghi e odontoiatri. Il protocollo d’intesa tra Stato, Regioni e Ordini Provinciali dei medici, contempla regole precise di formazione e accreditamento sia dei medici esperti in tali discipline, sia delle scuole che li istruiscono. Per quanto riguarda la Regione Piemonte da gennaio c’è stata una svolta in tema di salute pubblica su queste tre medicine non convenzionali. Già lo scorso anno erano state disciplinate da una legge approvata in Consiglio Regionale, in seguito alla quale la Giunta aveva istituito la «Commissione regionale per le discipline mediche non convenzionali» con il compito di proporre i criteri e le modalità di accreditamento e di verifica degli Istituti di formazione nelle singole discipline, i criteri per la definizione di percorsi formativi degli enti accreditati e i criteri per il riconoscimento dei titoli di studio. Così da oggi i Registri dei medici esperti in omeopatia, fitoterapia e agopuntura rappresentano una tutela e una garanzia per il cittadino, che potrà così consultare gli elenchi dei nominativi e scegliere il proprio medico di fiducia esperto in una o più medicine non convenzionali grazie al riconoscimento di idoneità vagliato e accreditato dalle commissioni degli Ordini che hanno lavorato alla stesura dei registri valutando e vagliando la preparazione degli iscritti in tali discipline. In proposito sentiamo direttamente Alberto Magnetti, medico e omeopata che ha collaborato in prima linea nella strutturazione dei Registri della Regione Piemonte. Quale ruolo rivesti all’Ordine dei medici di Torino riguardo le Medicine Non Convenzionali? Sono membro della commissione di Medicine Non Convenzionali ( MNC) presso l’Ordine e rappresentante nella Commissione MNC della Regione Piemonte, ovvero quella commissione che ha recepito la legge regionale che dava indicazione alla formazione dei Registri delle MNC e alla validazione delle scuole di formazione. Proprio a luglio di quest’anno c’è stata la riunione plenaria degli Ordini dei medici di tutte le province del Piemonte, che hanno recepito la legge citata e in accordo con questa hanno deciso di istituire i Registri dei medici omeopati, agopuntori e fitoterapeuti, ma anche omotossicologi e atroposofi. Questo poiché l’omeopatia viene declinata in tre famiglie, cioè l’omeopatia, l’antroposofia e l’omotossicologia. Quindi siamo entrati nel merito di questi registri che saranno a breve fruibili da tutti i cittadini e pertanto tutti potranno sapere chi ha le carte in regola per potersi definire omeopata o esperto in omeopatia o agopuntore o fitoterapeuta.
Allora da oggi il cittadino può stare tranquillo? Certamente! Perché dal punto di vista legislativo gli omeopati accreditati sono riconosciuti da fonti ufficiali, quali gli ordini dei medici e le regioni stesse Possiamo dire dunque che questo costituisca un bel successo? Sì, certamente! Dopo tanti anni di difficoltà. C’era già stato un primo tentativo dove l’omeopatia e le altre MNC erano state di fatto inserite nel piano sanitario regionale ma poi, per vicissitudini politiche, si era fermato tutto. Fortunatamente adesso si è ripartiti decisamente bene con questo interesse da parte della Regione e con questa legge che è stata approvata poco tempo fa e che ha cominciato a dare i suoi frutti.
Pensi che per gli omeopati sia stata una conquista questo riconoscimento ufficiale? Decisamente! Perché abbiamo passato decenni in cui personaggi piuttosto equivoci si professavano omeopati o medici, pur non essendolo, proponendo terapie personalistiche, senza aver avuto una formazione adeguata. Per la Corte Costituzionale è definito e definitivo il ruolo del medico come unico possibile prescrittore per il rimedio omeopatico. Quindi l’omeopatia è un atto medico e solo i medici possono prescrivere. Vale a dire che non esistono “ non-medici” che possano fare gli omeopati. In più, prima i medici non erano tenuti a essere correttamente preparati in omeopatia o in agopuntura o in fitoterapia per utilizzarle, ma oggi questo non è più possibile, perché per potersi dichiarare esperti in queste discipline dovranno avere superato questa iscrizione al Registro, che prevede la presentazione di tutta una serie di requisiti di formazione necessaria.
Da quanto tempo ti occupi di medicina omeopatica? Me ne occupo ormai da 35 anni. In tutti questi anni come è stato il riscontro del pubblico verso l’omeopatia? In tutta la mia carriera, che è cominciata nei primi anni ‘80, sono stato spettatore di una crescita continua di interesse verso l’omeopatia da parte del pubblico. Inoltre tutti i trand di vendita di farmaci omeopatici confermano questa mia osservazione. Infatti le statistiche hanno evidenziato l’incremento di valori intorno all’ 8-10% annuo di incremento della richiesta di farmaci presso le case farmaceutiche omeopatiche, considerando soprattutto il periodo dal 2000 al 2010, che fu, per contro, un periodo di grande crisi nell’ambito farmaceutico e industriale in generale, evidenziando quindi dei dati abbastanza sorprendenti. Anche i tentativi recenti da parte della medicina, o meglio di certe parti della medicina convenzionale, di screditare la crescita dell’omeopatia, sono risultate fasulle e sbagliate perché in realtà anche ora l’omeopatia continua a crescere e molto di più l’omeopatia rispetto alle altre medicine non convenzionali. Nel senso che l’omeopatia è la seconda medicina più usata al mondo, qui in Italia e in Europa soprattutto e rivela, di fatto, di avere un peso importante. Ci sono ancora difficoltà a poter reperire i farmaci omeopatici di cui un paziente necessita? Le ditte produttrici in Italia hanno avuto momenti di difficoltà in quanto la modalità di registrazione dei rimedi omeopatici era praticamente equivalente ai farmaci convenzionali e quindi con dei costi da capogiro. Considerando che ogni rimedio ha diverse tipologie di diluizione il risultato è una cifra astronomica e quindi improponibile registrare dei farmaci di un certo tipo, per esempio di raro utilizzo, col rischio di perdere la possibilità di usufruire di certi farmaci che potevano cadere in questa rete di costi eccessivi. In realtà il periodo critico è stato, direi, abbastanza superato, perché c’era una certa difficoltà a trovare alcune sostanze di base, ma a oggi devo dire che si trova abbastanza tutto e sta decisamente riprendendo il normale commercio. Rimangono ancora in sospeso i nosodi, ovvero i rimedi di derivazione da tessuti biologici patologici poiché rappresentano un tema un po’ problematico perché si scontrano con tutta una serie di normative che però, come dire, quando servono, la rete internazionale viene a sopperire alle carenze locali. Se le scuole di formazione in Medicine Non Convenzionali oggi sono riconosciute secondo precisi criteri, cosa succede nelle Università? L’Università, fino ad oggi, ha varato una serie di corsi “informativi”, non tanto alla facoltà di medicina quanto alla facoltà di farmacia. Io stesso ho insegnato diversi anni come docente a contratto alla Facoltà di Farmacia dell’Università di Torino in un corso dedicato all’omeopatia. Anche se era da considerarsi proprio solo una infarinatura rispetto a un monte ore specifico, approfondiva comunque, dal punto di vista del farmacista, la tematica dell’omeopatia, senza entrare chiaramente negli ambiti di tipo clinico, che invece è solo pertinenza del medico. Anche altre università, nel panorama italiano, hanno affrontato queste tematiche, però rimanendo sempre nell’ambito informativo, cioè non raggiungono ancora un monte ore adeguato per rientrare nei canoni che abbiamo definito, almeno in questa legge regionale piemontese, per poter essere iscritti nell’elenco delle scuole accreditate. Devo dire che il tema del monte ore è un tema che si dibatte da decine di anni: è dal 1980 che ne discutiamo in campo omeopatico, perché c’erano correnti che tendevano a risolvere i corsi con poche ore e mettere sul mercato medici prescrittori poco formati e altre scuole invece molto più rigide. La FIAMO, la Federazione Italiana Associazioini e Medici Omeopati, è sempre stata molto responsabile e testimone di questa realtà, attraverso il suo coordinamento alla formazione, con tutte le scuole a lei collegate e ha sempre avuto la tendenza a prediligere un monte ore molto alto rappresentando un endpoint primario. Il suo obiettivo era quello di avere dei medici molto ben formati e molto ben preparati nell’ambito specifico omeopatico. Oggi si è arrivati a questo risultato che personalmente non mi sarei aspettato perché credevo che il trand, alla fine, fosse che si trovasse una via di mezzo tra le due tendenze. Invece è rimasto molto verso l’alto il livello di qualità e pertanto chi si potrà fregiare del titolo di Omeopata iscritto nel Registro piemontese, avrà dei titoli di un certo peso. Avrà comunque frequentato effettivamente delle scuole significative dal punto di vista omeopatico. In questo modo allora il cittadino avrà una buona garanzia… Certo! Quindi il cittadino cosa potrà fare? Chiede all’ordine dei medici direttamente i nominativi o c’è un elenco pubblico a cui può accedere? Sì, verrà a breve inserito nella scheda di ogni medico il riferimento particolare della sua formazione, anche in medicine non convenzionali. Noi adesso stiamo però battendoci per avere l’elenco diretto in modo tale che il cittadino possa entrare nel sito dell’Ordine dei Medici e avere a disposizione l’elenco degli iscritti, così da poter verificare l’idoneità e scegliere il medico di sua fiducia per essere visitato e curato con l’omeopatia o l’agopuntura o la fitoterapia. Grazie mille! È stato davvero utile quanto ci hai spiegato e ci auguriamo una lunga vita per l’omeopatia !
Storia e omeopatia Institut für Geschichte der Medizin L'Istituto per la storia della medicina (IGM) della Fondazione Robert Bosch, conserva molti manoscritti originali del fondatore dell’omeopatia e inoltre sostiene la ricerca in Medicina Omeopatica. Fondato nel 1980, l'Istituto si adopera su due aree principali: la storia dell'omeopatia e la storia sociale della medicina e possiede una biblioteca di ricerca con più di 50.000 volumi. Gli archivi di medicina omeopatica vantano la presenza di manoscritti di Samuel Hahnemann, il padre dell’omeopatia, oltre che di importanti suoi allievi e successori, come Clemens von Bönninghausen. Si può considerare che l’ IGM rappresenti una vera e propria memoria istituzionale dell'omeopatia. Gli archivi conservano anche i registri storici di organizzazioni omeopatiche internazionali, come la Lega Internazionale dei Medici omeopatici (LIGA). Per saperne di più www.igm-bosch.de/content/language1/html/index.asp
SETTEMBRE 2016 Omeopatia e terremoti Anche l'omeopatia corre in aiuto alla popolazione colpita dal terremoto che si è verificato nell’Italia centrale nella notte tra il 23 e 24 agosto scorso. L'iniziativa è nata dall’azienda toscana Sud Est e dal Centro di Medicina Integrata dell’Ospedale di Pitigliano, con la collaborazione della Società Italiana di Omeopatia e Medicina Integrata e dell’Associazione "Medicina centrata sulla Persona". Tutto ciò è stato anche possibile grazie all’esperienza maturata nel post sisma dell’Aquila nel 2009, in cui medici e veterinari omeopati avevano offerto il loro contributo di volontariato utilizzando la medicina omeopatica e creando dei protocolli terapeutici per patologie sia di tipo fisico che psicologico specifici per questi casi traumatici. La Regione Marche, che è stata la più danneggiata, insieme al Lazio, dal violento sisma, ha reso nota l’iniziativa che è partita tempestivamente. Così, di fatto, dal 28 agosto sono in distribuzione farmaci omeopatici, offerti a titolo completamente gratuito, per le persone terremotate, presso un ambulatorio istituito ad Acquasanta Terme e così pure nei presidi allestiti dalla Protezione civile, sotto la supervisione di personale esperto in omeopatia. Le persone in terapia omeopatica saranno seguite anche con un opportuno follow-up secondo una scheda di rilevamento dati, approntata dall’Ospedale di Pitigliano che è il referente sanitario dell’operazione. Proprio per le persone che hanno subito grandi paure e sono state sottoposte a stati di shock notevoli, come può succedere in occasione di calamità naturali, la medicina omeopatica è risultata utile per prevenire lo stress da trauma. In modo specifico è ormai assodato che ci sono idonei rimedi che possono essere usati proprio per non far degenerare l’attacco di paura acuto in una sindrome post-traumatica da stress che determinerebbe la cronicizzazione dei sintomi. Val la pena di ricordare che i medicinali omeopatici, anche in circostanze così difficili, hanno diversi vantaggi: sono poco ingombranti, di facile somministrazione, sono innocui, particolarmente adatti ai bambini, alle gestanti e agli anziani e possono essere utilizzati da soli o insieme ai farmaci allopatici per il tono dell’umore. Come ha spiegato la responsabile del Centro di Medicina Integrata dell’Ospedale di Pitigliano, Simonetta Bernardini: “Questo progetto sanitario è volto in due direzioni: da un lato poter rendere disponibili i medicinali omeopatici alle persone che già si stanno curando con questo metodo terapeutico e che non saprebbero in questo momento dove acquistarli e dall’altro offrire i medicinali omeopatici, in particolare Arnica, Gelsemium e Ignatia per migliorare la risposta individuale al trauma psichico”.
Omeopatia nel mondo Si è tenuto a Buenos Aires, in Argentina, dal 24 al 27 agosto il 71° Congresso Mondiale della Liga Medicorum Homoeopathica Internationalis.
AGOSTO 2016 Vaccinazioni e ragionevoli dubbi In Italia, lo scorso luglio, la FNOMCEO, Federazione Nazionale Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri, ha emesso un documento a favore dei programmi di vaccinazione per la popolazione, allo scopo di svolgere un ruolo chiarificatore su un tema attuale e scottante, ritenendo che la disinformazione stia minando alla base il principio di sicurezza dei cittadini. In risposta a questo documento, la FIAMO, Federazione Italiana Associazioni e Medici Omeopati, la SIOMI, Società Italiana di Omeopatia e Medicina Intergata e la SIMA, Società Italiana di Medicina Antroposofica, vorrebbero fosse chiarito a quali vaccini la FNOMCEO si riferisca: cioè se di quelli cosiddetti "obbligatori" o di tutti i vaccini disponibili sul mercato nazionale. Ecco qui di seguito quanto redatto e firmato dai medici: Antonella Ronchi, Presidente FIAMO, Simonetta Bernardini, Presidente SIOMI e Laura Borghi, Presidente SIMA. PREMESSA
- i danni prodotti dalle vaccinazioni sono sottostimati a causa di una irragionevole e pericolosa tendenza di alcuni medici a negarne la correlazione con il vaccino. Tale tendenza, che è lesiva del rapporto di fiducia indispensabile in medicina, allontana il cittadino dal medico vaccinatore e dai vaccini;
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LUGLIO 2016 Un fungo per Noci, una storia a lieto fine Quando le dicono “ciao biondina” lei si gira e sorride ma quando qualcuno che non conosce le passa vicino si innervosisce alquanto e ci vuole un po’ per calmarla. Se qualche ragazzo le fa il filo non ne vuole sapere e lo sorpassa con aria di sufficienza, a meno che non sia di luna buona. Se rimane da sola si intristisce, soprattutto quando non c’è la sua amica del cuore. Queste sono alcune caratteristiche di Noci, una cagnolina dal mantello nocciola chiaro come i suoi occhi. È capitato ad un certo punto queste sue peculiarità caratteriali si sono accentuate e ha iniziato a manifestare anche sintomi insoliti come una fame insaziabile che non si calmava nemmeno mangiando, l’addome gonfio, l’insofferenza alla pettorina, un desiderio sessuale accentuato con voluttuosità nella zona genitale e bisogno di strofinarsi su qualsiasi superficie, irritazioni pruriginose sulla pancia, sulle cosce e all’attaccatura della coda. A questo si aggiungevano episodi frequenti di tosse secca laringea, che non rispondeva alle normali cure, e una terribile flatulenza che faceva scappare tutti dalla stanza. Dopo un controllo veterinario in cui sono state evidenziate delle cisti ovariche si prospettava un intervento chirurgico per l’asportazione, ma la sua amica umana, d’accordo con il veterinario, prima di optare per questa soluzione da lei valutata drastica, ha deciso di provare prima con una terapia omeopatica. Fatta la valutazione dei sintomi specifici tra cui quelli sopraindicati, le è stato dato come rimedio Bovista, ovvero un fungo che, in diluizione infinitesimale, va ad agire su quello che in omeopatia viene definito terreno costituzionale e sulla sua predisposizione ad ammalarsi esprimendo questi specifici sintomi. Dopo alcuni mesi di terapia è stata effettuata una seconda ecografia che ha evidenziato la riduzione della dimensione e del numero delle cisti, tanto da considerare di proseguire con la somministrazione giornaliera di Bovista fino al controllo successivo. A un anno di distanza le ovaie apparivano nella norma con un certo stupore del veterinario “allopatico” e grande soddisfazione dell’amica umana di Noci che, visti i risultai ottenuti ha deciso di rivolgersi all’omeopatia anche per i suoi disturbi.
Spotlight Dr. Reckeweg Mistery Tales Dr. Reckeweg Mistery Tales è il primo fumetto italiano sul mondo dell’Omeopatia. Promosso della IMO, Istituto di Medicina Omeopatica, h2oha come obiettivo la diffusione delle conoscenze sulla Medicina Omeopatica. Piacevole e intrigante anche per chi non è un professionista di questa disciplina, unisce aspetti scientifici e divulgativi proponendoli con il linguaggio accattivante del fumetto. Dr. Reckeweg Mistery Tales è ideato in 10 numeri di 24 pagine ciascuno e racconta le avventure di Mark Reckeweg, giovane medico omeopata, che dovrà risolvere inspiegabili enigmi grazie alle sue conoscenze mediche.
Gli episodi sono scaricabili in formato PDF e Kindle su www.reckewegcomics.com
GIUGNO 2016 Storie di omeopati - Parte II In Italia sono ormai 5 milioni le persone che, provati i benefici della medicina omeopatica, non ne vogliono più fare a meno, mentre il numero sale a 11 milioni nel dichiarare l’omeopatia come la risposta più efficace ai loro disturbi rispetto alla medicina tradizionale. Continua così a salire il credito che i pazienti danno a questa medicina delle alte diluizioni e soprattutto perché è una medicina che cura non solo la malattia ma soprattutto il malato. È in aumento anche il numero di medici, veterinari e farmacisti che trovano nei medicinali omeopatici un valido aiuto nella cura di piccoli disturbi, di malattie acute e soprattutto croniche, anche cioè in svariati campi clinici dove la medicina tradizionale non riesce a dare più di tanto. Lo confermano anche i dati raccolti dalla AIOT, Associazione Italiana Omeopatia e Omotossicologia, che evidenziano per esempio come, in occasione della Giornata Internazionale dell’Omeopatia dell’11 aprile scorso, siano stati più di 600 gli studi medici e veterinari aperti gratuitamente ai cittadini per far conoscere la medicina omeopatica e i suoi benefici. Ben il 17% in più rispetto all’edizione dell’anno precedente, realizzando una copertura territoriale di 106 province su 111, con più di 4.000 farmacie e parafarmacie italiane che hanno esposto locandine e volantini nel loro punto vendita riferite all’evento internazionale organizzato per divulgare nel modo giusto le informazioni e i dati sulla medicina omeopatica.
Ecco qui di seguito alcuni professionisti nel campo della salute che raccontano direttamente la loro storia relativa alla medicina omeopatica, di come si sono avvicinati e che cosa li abbia spinti ad usarla nella loro attività terapeutica quotidiana. Alessandro Avolio, medico omeopata. Da quanto tempo sei medico e da quanto hai iniziato a dedicarti alla medicina omeopatica? Cos’è che ti ha fatto avvicinare all’omeopatia? Mi sono laureato in Medicina nel 1996 e abilitato alla professione medica nello stesso anno, ma già dal 1994 iniziai a fare un corso triennale di omeopatia nella mia città, Catania. Sono così ormai 22 anni che mi ci dedico e la pratico. E sapete cosa mi ha fatto indirizzare all’omeopatia? Frequentavo già dal terzo anno di medicina il reparto di chirurgia oncologica e sono stato due anni lì dentro. Poi ho cambiato e ho frequentato i vari reparti, e quando ho frequentato il pronto soccorso, per 6 mesi, mi sono accorto che, a parte i traumi, le persone erano sempre lì di ritorno, infatti mi riconoscevano e mi salutavano, nel senso che c’erano delle recidive costanti. Così mi sono posto delle domande sulla vera efficacia dei farmaci e delle terapie. Contemporaneamente ho conosciuto un ragazzo che mi ha detto di questo corso di omeopatia e così ho cominciato il corso, poi la scuola di omeopatia e dopo che mi sono laureato, mi sono dedicato interamente all’omeopatia, cioè ho fatto da subito il medico omeopata. A Catania, mentre lavoravo, seguivo anche tutta una serie di medici omeopati. Nel 1998 o 1999, adesso non ricordo di preciso, sono andato a sentire un seminario del dottor Goikens a Milano che mi piacque moltissimo perchè mi diede delle chiavi di lettura che mi servirono immediatamente e per me cambiarono tante cose proprio grazie al suo metodo di diagnosi e cura.
Nel 2003 iniziai a seguire in modo continuativo fino al 2006, nel suo ambulatorio di omeopatia a Milano, il dottor Petrucci, che era stato allievo di Goikens. Facevo tre settimane di pratica clinica a Milano e tornavo una settimana nell’ambulatorio di Catania. Dal 2004 ho aperto nella mia città, il Centro di omeopatia di Catania, dove lavoro a tutt’oggi con attività clinica e didattica per l’insegnamento a nuovi medici e veterinari. Possiamo dire quindi che sono stato omeopata fin “dalla nascita” come medico. Marita Galea, medico di medicina dello sport. Che cosa ti ha portato a rivolgerti all’omeopatia? Ho iniziato a interessarmi di omeopatia perché prima di fare la specialità in medicina dello sport, lavoravo all’Università di Pavia, dove ho fatto il dottorato di ricerca in fisiologia. Quando lo stavo finendo non sapevo che cosa sarebbe stato del mio futuro e nel frattempo, per poter vivere, facevo delle sostituzioni di medicina di base e mi sono accorta che non “curavo” le persone. Quindi un po’ spinta da questa “incapacità” a riuscire a risolvere i problemi e un po’ dalla curiosità perché comunque facevo ricerca, ho deciso di fare una scuola di omeopatia. Una mia amica mi presentò il dottor Roberto Petrucci, della scuola di Omeopatia di Milano, che mi suggerì di fare sia la scuola di omeopatia che di agopuntura, vista la mia specializzazione. Così, in contemporanea, feci anche la scuola di agopuntura, applicandomi con impegno notevole, visto che studiavo entrambe le discipline allo stesso momento. Diciamo che ho fatto questo investimento prima di dedicarmi alla mia vita privata. Però dico sempre che non avrei fatto l’omeopata se non avessi conosciuto Petrucci e il suo approccio metodologico in clinica omeopatica. Ormai sono più di 20 anni che uso l’omeopatia nella mia attività medica, sono tanti, ne sono contenta e continuo a praticarla. Penso che la mia fortuna sia che occupandomi di medicina dello sport mi trovo a fare poche prescrizioni di farmaci, lavorando di più sulla diagnostica e sulla fisiologia e questo mi fa sentire in linea proprio con i principi omeopatici.
Mi piace molto fare il medico dello sport e applicare l’omeopatia. Ho trovato forse proprio quello che volevo. I miei pazienti sono soprattutto giovani e atleti, ma ovviamente vedo anche pazienti di tutti i tipi e molto spesso prescrivo i rimedi omeopatici perché riesco a trovare proprio nei pazienti sportivi “la soluzione omeopatica “ al problema. Alla fine il più delle volte mi trovo a prescrivere attività fisica, quindi anche questo non è incoerente con l’omeopatia, perché è un qualcosa di fisiologico. Inoltre trovo che l’omeopatia si adatti bene agli sportivi, proprio per evitare gli effetti collaterali dei farmaci e del doping. È un campo in cui l’omeopatia può avere un grande sviluppo. Luisella Zanino, medico pediatra, da quanto tempo ti occupi di medicina omeopatica? Ormai è da tanto tempo! Diciamo almeno trent’anni, da dopo la specializzazione in pediatria all’Università di Torino. Ho iniziato nel 1985 in Francia, a Nizza, dove ho frequentato un corso triennale di omeopatia e da allora la applico sempre di più. Mi sono avvicinata un po’ per caso e un po’ per curiosità intellettuale. I risultati sorprendenti che si ottengono applicando i principi di questa disciplina mi hanno letteralmente folgorata e convinta della necessità di integrare il sapere accademico con altri saperi medici che vengono spesso trascurati dalla medicina ufficiale, come l’importanza della relazione medico-paziente
Conoscere l’omeopatia significa avere uno strumento di cura in più. Questo è molto importante in pediatria, dove è fondamentale valorizzare le caratteristiche del bambino malato, come il modo personale e squisitamente individuale di vivere ogni sintomo, ogni disagio. Qualche esempio? Valutare se il bambino durante la malattia sta meglio o peggio in certi orari, in che posizione migliora, come si pone nei confronti degli altri quand’è malato, se ama farsi consolare oppure no, quali cibi e quali bevande preferisce, quali lo disgustano, quali eventuali giochi o distrazioni preferisce, se è stenico o abbattuto, se è attivo fisicamente o se lo è di più intellettualmente, se è timido o piagnucoloso, irascibile e capriccioso … e così via. E poi, in visita viene osservato il modo di porsi, l’aspetto fisico, lo sguardo, l’umore: aspetti comportamentali che spesso vengono trascurati in un’anamnesi tradizionale, sia nelle malattie acute che in quelle croniche. Normalmente il medico, durante una visita diciamo “tradizionale” si sofferma principalmente sui sintomi che gli permettano di fare diagnosi di malattia ma raramente, o quasi mai, sul modo del bambino di vivere la malattia in corso e di interagire col mondo. Marta Rota, medico veterinario, qual è la tua storia con l’omeopatia? La mia storia parte dalla sfera personale. Mi è capitato questo: a un certo punto, intorno ai 20 anni, iniziai a sviluppare un mal di gola che non se ne andava più. Provai qualunque tipo di terapia, cicli su cicli di antibiotico, che non davano nessun esito, mi mandarono alle terme e tentai di tutto, veramente! L’ultima cosa che mi prospettarono era di togliere le tonsille. Però insomma quello è un intervento drastico e da quello non torni indietro. Quindi mi informai un pochino in giro e un ‘amica di famiglia mi disse: “Prova con l’omeopatia”. Devo dire che con la primissima esperienza non mi trovai benissimo. Ma poi capii anche che ci sono omeopati e omeopati. Capii che sicuramente avevo sbagliato il medico, però le medicine di per sé qualcosa facevano.
Allora volli informarmi ancora di più, fino a che imparai a comprendere che esistevano diversi tipi di omeopatia e in particolare che esisteva l’omeopatia unicista, che cura con un rimedio unico tutti i sintomi della persona. Trovai così una dottoressa omeopata unicista. Era da due anni che soffrivo di mal di gola incessanti, che ogni giorno peggioravano sempre più e non guarivano mai: nel giro di 15 giorni andò completamente tutto a posto e non tornò più, se non quella volta ogni 2-3 anni che prendo freddo, ma mi dura mezza giornata. Allora da lì mi dissi: “Qua bisogna studiarla”. Grazie a questa esperienza sulla mia pelle, la mia coscienza mi ha fatto capire che non potevo non cogliere questa evidenza e non essere toccata da questa cosa. Allora stavo già studiando medicina veterinaria, ma sull’omeopatia dovevo saperne di più assolutamente. E da lì ho iniziato a conoscerla prima e a studiarla poi. E applicarla. E veramente con gli animali c’è una soddisfazione infinita, perché in questo campo funziona benissimo. Marco Ippolito, farmacista. Quando e come mai hai cominciato a dedicarti all’omeopatia? Ho iniziato nel 1990. Allora lavoravo in una farmacia e mi sono pagato, giustamente, come sempre, un corso di omeopatia. Mi sono appassionato e ho inserito la medicina omeopatica nella farmacia dove lavoravo. L’anno successivo sono stato contattato da una grossa azienda francese di omeopatia che mi chiedeva di andare a fare l’informatore farmaceutico da loro. Subito avevo rifiutato dicendo: “Per carità, non è il mio lavoro!”. L’anno dopo ancora me lo hanno richiesto e questa volta ho detto: “Va bene” e questo mi ha permesso di approfondire ulteriormente la materia. Da allora ho iniziato a curarmi con i farmaci omeopatici o meglio, a provare i rimedi, e vedendo i risultati a usare l’omeopatia non solo per me ma consigliandola anche alle persone. E questo continua ancora oggi. Inoltre, dieci anni fa, con un collega ho aperto la nostra prima parafarmacia e a oggi siamo a tre parafarmacie che hanno un taglio spiccatamente omeopatico e a misura di medicina naturale.
Appuntamenti In Italia, a Sirmione, sul lago di Garda, dal 10 al 12 giugno, si svolgerà il XXI Seminario Internazionale di Medicina Omeopatica dal titolo: “La Semplicità dell’Omeopatia”. Relatore di spicco sarà il Dottor Rajan Sankaran: omeopata di fama mondiale, insegnante e autore di libri di metodologia omeopatica. È noto per essere un pensatore chiaro e originale ed è molto conosciuto per i suoi concetti pionieristici in omeopatia. Nelle tre giornate di incontro presenterà un approccio guidato e sistematico all’analisi del caso clinico e alla comprensione del rimedio omeopatico, evidenziando gli ultimi sviluppi del “Sensation Method”, quale suo notevole contributo all’Omeopatia odierna.
MAGGIO 2016 Storie di omeopati - Parte I Lo scorso aprile a Milano si è tenuta la seconda edizione del seminario internazionale di omeopatia dal titolo IL CIELO, rivolto ai rimedi dell’ecosistema cielo e condotto da Roberto Petrucci, medico omeopata italiano di fama internazionale. Per questo evento Petrucci ha deciso di invitare alcuni amici omeopati da svariate parti del mondo per condividere con tutti i partecipanti al seminario le esperienze terapeutiche sull’argomento trattato. Alcuni di questi ospiti sono stati presenti in sala per le loro relazioni, mentre altri sono intervenuti in collegamento video, ma tutti dando il proprio contributo con l’esposizione di casi clinici molto interessanti ed arricchenti dal punto di vista della pratica clinica per tutti i partecipanti al seminario.
Sono state giornate di lavoro e di scambio di conoscenze molto vitali e utili, grazie alla notevole esperienza didattica e clinica del dottor Petrucci, che, a oggi, insegna omeopatia in Italia e in Argentina, Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Dubai, Germania, India, Inghilterra, Lettonia, Messico, Norvegia, Romania, Serbia, Slovenia, Svezia, Svizzera, Turchia. Ecco qui di seguito che ci parla di questa materia, delle sue esperienze di docente, di clinico e anche di aneddoti che ci faranno capire qualcosa in più su questa terapeutica nata più di 200 anni fa e sempre più attuale.
Grazie! Ecco sì, visto che oggi siamo in tema, possiamo fare riferimento alla Tabella Periodica degli Elementi, la quinta serie, la serie dell’Argento, quella che secondo gli studi di Jan Scholten è riferita al tema dell’arte. In questo caso dell’arte medica! Si vede proprio che tu hai una vera passione per l’omeopatia, la medicina che per te conta davvero. Mi piacerebbe che tu raccontassi ai lettori come hai iniziato, cos’è che ti ha fatto cominciare con l’Omeopatia. Ero studente in medicina e interno nel reparto di neurologia. Quando iniziai a frequentare, sembrerà strano ma cominciai a farmi venire tutte le malattie neurologiche: dalla sclerosi multipla, al tumore al cervello, dalla SLA alla Corea... Il mio tutor allora mi prescrisse degli ansiolitici, che però non mi facevano assolutamente niente. Solitamente sono una persona allegra, a cui piace scherzare, ma da quel momento iniziai a non scherzare più, a essere sempre musone, sempre triste, finché un giorno un mio amico mi suggerì: “ Ma perché non vai da un omeopata?”. E io gli risposi: “ Che cos’è un omeopata?” E lui mi disse che un omeopata è un medico strano. Effettivamente è un medico strano!! Così mi convinse a fare una visita omeopatica e dopo quella visita io capii che l’omeopata era davvero strano, oltretutto quello era ancor più strano della media degli omeopati. Quando uscii dalla visita dissi al mio amico, che era tra l’altro un mio compagno di università e eravamo anche cresciuti assieme fin da piccoli e aveva iniziato a studiare omeopatia: “ Guarda tu e il tuo omeopata andate a farvi un giro tutti e due”.. ma lui ribattè: “Ma nooo.. ma perché?”. “ Perché guarda, io sono andato da lui per tutte le ansie del mondo, per di più avevo mal di testa e lui mi ha chiesto se mi piace stare con gli amici, se ho paura del temporale, se mi piace il gelato… e alla fine di tutta questa cosa qua.. come pretende di curarmi? Mi ha dato tre caramelline di zucchero!!! “ E il mio amico: “ Ma no!! Perché non provi, tanto alla fine cosa ti costa?” Insomma, mi convinse a provare. Per cui presi queste tre palline di zucchero e il giorno dopo ebbi l’impressione come se qualcuno mi avesse tolto una tendina da davanti agli occhi. Mi ricordo che ero in centro a Milano, in Galleria Vittorio Emanuele, guardai verso l’alto e vidi una cosa tutta colorata, che non era una delusion, come si dice in omeopatia, ovvero una visione. Ebbi proprio la sensazione come se qualcuno mi avesse tolto quella cortina di tristezza. Per cui tornai da questo omeopata e gli chiesi di poter leggere qualche cosa in merito e lui mi consigliò di andare in libreria e di comprare le Lezioni di Filosofia Omeopatica di Kent. Io andai in libreria e comprai il libro e lo lessi in una notte. Lo lessi tutto. Inizialmente mi dissi: “ Beh, comincio a leggerlo”, ma mi appassionò talmente tanto che rimasi sveglio tutta la notte per leggerlo. Allora poi tornai da lui per sapere se potevo seguire qualche sua lezione e da lì cominciò poi tutto il resto della mia formazione in Omeopatia, che si è sviluppata un po’ in Italia e un po’ in Belgio e così via. Questa è stata la mia conversione all’omeopatia. Che cosa puoi consigliare a una persona che si avvicina all’omeopatia? La prima cosa che io spiego sempre ai miei pazienti quando vengono in prima visita è la differenza tra l’omeopatia e il resto della medicina, perché molti pensano che la differenza stia nel fatto che l’omeopatia sia una terapia naturale. In realtà esistono un sacco di terapie naturali che sono assolutamente sovrapponibili alla medicina tradizionale. Secondo me la marcia in più che ha l’omeopatia, un certo tipo di omeopatia, è quella di agire in profondità nel paziente e non semplicemente di lavorare su un sintomo. Quindi dare un rimedio omeopatico invece di un farmaco, poi darne un altro invece che un altro farmaco e un altro ancora invece che un altro farmaco, magari ti riduce anche i sintomi ma alla fine non c’è una grossa differenza rispetto alla medicina tradizionale. La grossa differenza è quando c’è una terapia che sia davvero olistica. Perché oggi tutti parlano di terapie olistiche ma la terapia olistica è un qualche cosa che cambia la totalità del paziente, quantomeno quello che può essere cambiato. Come dicevo oggi durante il seminario, se una persona ha una gamba più corta di cinque centimetri non è che l’omeopatia gliela fa ricrescere. Per cui è fondamentale rendersi conto di quello che può fare l’omeopatia e di quello che può fare rispetto alla medicina tradizionale. Poi, per carità, io faccio il medico e non mi sognerei mai di utilizzare l’omeopatia in certi casi, perché ci sono alcune situazioni in cui la medicina tradizionale funziona benissimo e queste sono le emergenze. Per esempio in un paziente con un infarto secondo me è folle trattarlo con l’omeopatia. Per quanto riguarda le malattie croniche invece è molto più logico cercare di utilizzare l’omeopatia rispetto alla medicina tradizionale. Anche perché se trovi il rimedio, comunque il risultato che puoi avere è almeno sovrapponibile a quello della terapia allopatica.
Il problema purtroppo è la qualità dell’omeopata medio. E non solo in Italia. Ho insegnato e insegno in un sacco di Paesi nel mondo ed è uguale dappertutto: la qualità media è una qualità tale per cui se io fossi un medico tradizionale mi farei un sacco di domande. Cioè perché un paziente dovrebbe andare da un omeopata? Perché tante volte i medici tradizionali si trovano di fronte pazienti che sono stati da omeopati e sono successi disastri. Poi, per carità, tutti quanti possiamo sbagliare, come si sbaglia in medicina tradizionale si sbaglia anche in omeopatia. Solo che se vai da un cardiologo e non hai un risultato poi vai da un altro cardiologo, se invece vai da un omeopata e non hai risultato dici: “l’omeopatia non funziona”. In realtà non è sempre così. Secondo te qual è il futuro dell’omeopatia in Italia? Il futuro dell’omeopatia dipende dagli omeopati. Se noi saremo bravi a far capire ai pazienti qual è la ragione per curarsi con l’omeopatia e i pazienti avranno dei risultati allora il futuro dell’omeopatia sarà un futuro splendente. Sempre che ci consentano di avere i rimedi! Ma questo è un altro problema ed entriamo in discorsi che sono complicati, politici, economici e di interessi. Certo che su cento pazienti che vanno dall’omeopata, novanta avranno dei cattivi risultati l’omeopatia morirà come è morta negli Stati Uniti tanti anni fa e dove c’è voluto molto per poi ridare una credibilità. Per cui molto secondo me è legato alla formazione. Purtroppo si gioca sempre più al ribasso della formazione. Io, dopo trent’anni anni che studio omeopatia, credo di non sapere nulla o quantomeno credo di avere ancora un sacco di cose da imparare. E quando sento persone che fanno un corso di 150 ore o 200 ore e per loro è finita lì e non c’è nient’altro da imparare, penso che questo non porterà grandi benefici all’omeopatia. Quindi credo che molto dipenda da noi. In realtà dipenderebbe dalle associazioni e federazioni. Il grosso problema è che se tutte le federazioni e associazioni remassero dalla stessa parte e quindi avessero come obiettivo una formazione di alto livello sarebbe tutto più semplice. Quindi all’interno delle nostre università sarebbe utile avere dei programmi di formazione!? Ho insegnato per quattro anni all’Università di Bologna dove c’è stato il Master di Omeopatia e credo che sia stato uno dei pochi casi in Italia dove i docenti sono stati scelti per merito e non per questioni politiche, ma alla fine il Master si è interrotto perché per legge in un corso universitario circa il 70% delle ore deve essere coperto da professori di ruolo e non da professori a contratto. E di conseguenza il 70% delle ore doveva essere fatto da gente che in realtà l’omeopatia non la conosce. Quindi quando noi partiamo da questo punto, se non ricordo male legato a una qualche manovra fatta dal Ministro dell’Istruzione di turno, come possiamo insegnare all’Università bene? Insegnare anche solo in un corso bene? Quindi l’Università sarebbe anche un luogo idoneo per imparare l’Omeopatia, però poi ci vuole che anche gli insegnanti preposti ad insegnarla siano idonei.
Questo accade anche all’estero? Tu hai conosciuto, per esempio, l’omeopata e docente Farook Master in India. Com’è lì la situazione? La mia esperienza in India iniziò nel 2008 quando andai, perché invitato, a fare dei Seminari di Omeopatia. Ho tenuto seminari a Delhi, Bombay e a Pune. La differenza è che intanto in India ci sono due possibilità: tu puoi diventare medico e poi fare la specializzazione in Omeopatia, oppure puoi fare in partenza la Facoltà di Medicina Omeopatica. Chi è omeopata non può prescrivere farmaci allopatici ma può prescrivere solo farmaci omeopatici. Io ho avuto il piacere e la fortuna di essere invitato all’Università di Pune, per tenere un seminario. Per l’occasione era presente anche il Direttore della Facoltà di Medicina Omeopatica e mi chiese di andare a fare una lezione, il giorno dopo, all’Università. Così mi sono ritrovato in mezzo a ragazzi giovani, perché erano dei ragazzi di 19 o 20 anni, con uno spirito e una voglia di imparare pazzesco. Una cosa curiosa accadde proprio con il Direttore della Facoltà che, durante il Seminario, mi chiese quale fosse la situazione della formazione in Medicina Omeopatica in Italia e in Europa. Io dissi che in Italia, dove ci sono delle scuole serie, come ad esempio la scuola che dirigo che appartiene alla Federazione FIAMO, si fa una formazione di 600 ore di lezione. E allora lui mi chiese: “Ogni quanto?”. Io ribadii che si fanno 600 ore di lezione.
”Sì, ma ogni quanto si fanno 600 ore?” “No guarda, si fanno 600 ore” ….e non riusciva proprio a capire….” Ma quante volte ripetete le 600 ore?” “In realtà si comincia e quando si è arrivati a 600 ore il corso è finito”. Allora mi guardò attonito e io gli dissi: “Sì, non mi spiegare niente…so che qui da voi è diverso”. In India, infatti, la Facoltà di Medicina Omeopatica dura cinque anni e mezzo e gli studenti frequentano i corsi dalle 8 del mattino alle 5 del pomeriggio e hanno 15 giorni di vacanza all’anno. Quando feci il seminario a Delhi, dove partecipavano circa 600 persone, c’erano molti giovani studenti che mi fecero delle domande assolutamente appropriate e intelligenti, il che denotava che il livello culturale è un livello altissimo. Conoscevano anche tantissimi rimedi? Sì, ne conoscevano tantissimi, anche quelli poco conosciuti detti piccoli rimedi. Una volta feci una vacanza lì in India con un allievo del dottor Farook Master. E gli omeopati cosa fanno quando si trovano? Parlano di omeopatia. Gli raccontavo di un caso a cui avevo prescritto un piccolo rimedio: Ictodes foetida. Lui mi guardò e mi disse le caratteristiche sintomatologiche di Ictodes foetida..così… 1,2,3 pronti via… dimostrando una conoscenza della materia medica omeopatica ad un livello molto elevato. Infatti l’omeopatia in India viene utilizzata in maniera diversa, quindi viene insegnata in una maniera diversa, in modo che alla fine lo studente si laurea con un certo tipo di preparazione. Credo proprio che la formazione sia importante. Qui in Italia non è così. Va bene offrire una formazione di base ma non è sufficiente. Se uno è medico può prescrivere in scienza e coscienza anche un rimedio omeopatico e questo non glielo si può negare ma dovrebbe avere un minimo di formazione omeopatica all’interno del Corso di Laurea in Medicina. Questo anche perché oggi capita sempre più spesso che si presentino pazienti che stanno facendo uso di qualche rimedio omeopatico ed è fondamentale sapere, almeno a grandi linee, che cosa sia il rimedio che sta prendendo il paziente e con quali meccanismi funzioni la cura. Questo perlomeno dovrebbe essere un obbligo per tutti i medici. Sarebbe importante anche poter informare i pazienti affinché sappiano che ci sono medici che hanno una certa formazione e medici che ne hanno un’altra. Grazie mille per averci resi partecipi delle tue conoscenze e speriamo in un futuro proficuo per tutti dal punto di vista della salute e del benessere. (fine prima parte…continua)
News libri Omeopatia in giallo.
Delitti e misteri da Hahnemann ai giorni nostri “La letteratura romanzata sull’omeopatia, che si sta moltiplicando, conferma l’interesse crescente per questa metodologia. Perché "giallo"? Il colpevole è un medico omeopatico o il fatto delittuoso che verrà descritto interessa il variegato mondo dell'omeopatia.
Libera Università Internazionale di Medicina Omeopatica a Napoli,
nella sede di Viale Gramsci, 18, con ingresso aperto a tutti. APRILE 2016 Omeopatia, sempre più utilizzata Sulla più importante rivista medico scientifica di Salute Pubblica negli Stati Uniti, ovvero The American Journal of Public Health (1), sono stati pubblicati a febbraio i risultati di una ricerca sull’uso dei farmaci omeopatici condotta dalla Harvard School of Public Health e dall’ospedale affiliato, il Beth Israel Deaconess Medical Center. L'indagine ha analizzato i dati dell’ USA National Health Interview Survey 2012 per la prevalenza di utilizzo di medicinali omeopatici tra gli statunitensi adulti in relazione ad altri interventi di Medicina Complementare e Integrativa (CIM). È stato rilevato che i due terzi delle persone che si curano con medicinali omeopatici hanno classificato il Sistema di Salute rappresentato dalla Medicina Omeopatica come una delle tre prime scelte. Le patologie più comuni per le quali le persone hanno seguito trattamenti con medicinali omeopatici sono risultati i disturbi respiratori legati a orecchio-naso-e-gola e le sindromi dolorose muscolo-scheletriche. Da questa indagine è emerso come l’uso della Medicina Omeopatica comporti numerosi benefici per la salute pubblica, tra cui la riduzione nell'uso di antibiotici inutili, riduzione dei costi per il trattamento di alcune malattie respiratorie, il miglioramento nella depressione in menopausa e il miglioramento delle condizioni sanitarie in individui affetti da malattie croniche. Il gruppo di ricerca ha comunque sottolineato la necessità di ulteriori approfondimenti in considerazione dei potenziali benefici che la Medicina Omeopatica è in grado di apportare alla Salute Pubblica. Anche in Europa il numero di utilizzatori di farmaci omeopatici sta aumentando, con valori del 14,8% in Germania e dell’8,2% in Italia. In Francia il 56% della popolazione fa uso di medicinali omeopatici e l’11% li utilizza in modo continuativo. Sono numeri che dimostrano sempre più l’esigenza da parte del pubblico di ricorrere a cure meno invasive e mirate sulla persona, grazie anche alla possibilità di scegliere di essere curati con l’omeopatia nello stesso sistema sanitario nazionale, per alcune specialità mediche. Inoltre non bisogna trascurare l’importanza della diffusione di questa metodica terapeutica che da gennaio di quest’anno è stata a tutti gli effetti inserita nei registri di Medicine Non Convezionali presso gli Ordini dei Medici di tutte le Provincie italiane. A proposito di diffusione, proprio nel mese di aprile, in occasione della GIORNATA INTERNAZIONALE DELL’OMEOPATIA, ci saranno numerosi eventi e manifestazioni per potersi approcciare a questa medicina, soprattutto per coloro che ancora non ne sanno molto ma ne vorrebbero beneficiare, con la possibilità, grazie al contributo volontario di numerosi medici e veterinari, di conoscere direttamente da uno specialista il metodo di cura specifico della medicina omeopatica. Sarà possibile trovare i medici e i veterinari della propria zona che hanno aderito all’iniziativa divulgativa su www.giornataomeopatia.it e www.presidiomeopatiaitaliana.it .
1) Dossett ML, Davis RB, Kaptchuk TJ, Yeh GY. Homeopathy Use by US Adults: Results of a National Survey. American Journal of Public Health. Published online ahead of print February 18, 2016: e1–e3. doi:10.2105/AJPH.2015.303025)
Spotlight Filatelia e omeopatia La medicina omeopatica non è passata inosservata nemmeno in campo filatelico, ricordandone il suo fondatore, il dottor Samuel Hahnemann, nelle immagini proposte. Il primo francobollo “omeopatico” è stato emesso dal Brasile nel 1954, in occasione del I° Congresso Medico Mondiale di Omeopatia. Da allora le Poste di altri Paesi, come il Principato di Monaco, l’ India, la Germania, hanno ricordato l’Omeopatia con emissioni filateliche o predisposto annulli commemorativi in occasione di Congressi o di eventi internazionali ad essa dedicati. Per saperne di più si può visitare il Museo dell’Omeopatia a Roma, in Piazza Navona 49 oppure visitare il sito www.fondazionenegro.it/il-museo MARZO 2016 L’Omeopatia per salvare le api Il problema della morìa delle api è un problema di cui si è spesso sentito parlare ultimamente. Le api rappresentano una specie delicatissima e quasi in estinzione. Bisogna considerare, inoltre, che per venire in loro aiuto con cure tradizionali ci sono molteplici problematiche che, il più delle volte, non portano a buon fine le cure per salvarle. È nato così in Italia un progetto per poter prestare le cure opportune alle api con la medicina omeopatica, per la loro salvaguardia e soprattutto lavorando con una terapeutica che non danneggi la loro vita sociale e il loro alveare. Marta Rota, veterinaria che ha aderito a questo lavoro insieme alla SIOV, la Società Italiana di Omeopatia Veterinaria, ce ne parla qui di seguito: “L’ape è un insetto delicatissimo. Inoltre viene anche considerato un bio-indicatore, in quanto se l’ape sta bene significa che l’ambiente in cui vive è abbastanza sano, invece laddove l’ambiente è inquinato, l’ape ne risente tantissimo. Risente sia dell’inquinamento chimico che di inquinamenti anche un po’ più “fini”, come quello elettromagnetico, quello semplicemente luminoso o i rumori…insomma tutto quanto possa disturbare l’ape. E si è visto che negli ultimi decenni c’è stata proprio una drastica diminuzione del numero delle api, che si ammalano e muoiono. Sono allora stati fatti vari studi, e fortunatamente fatti abbastanza bene a livello europeo e quello che si è potuto constatare è che risentono tantissimo di questo genere di fattori che ho elencato prima. In maniera particolare ci sono alcuni inquinanti di cui loro soffrono moltissimo che sono rappresentati dalle sostanze chimiche utilizzate per la concia delle sementi. Al momento queste sostanze sono strate bandite e un po’ la situazione è migliorata ma non in maniera determinante”.
Perché l’ape è un po’ come un superorganismo: mentre noi, esseri umani e mammiferi in generale, siamo dei singoli, anche quando viviamo in gruppo, invece per l’ape è come se l’alveare fosse un individuo. Cioè all’interno dell’alveare ovviamente per far funzionare tutto questo individuo globale, hanno una comunicazione veramente molto complessa che si basa sia sulla chimica, quindi la trasmissione di ferormoni, che sono veri e propri neurotrasmettitori, sia sonora con il ronzio, sia gestuale con la “danza” che fanno per raccontarsi dove sono i fiori, che strada hanno fatto per raggiungerli e come si arriva dall’alveare a quei fiori. Inoltre le api sono dotate di una memoria vettoriale, cioè l’ape che va a cercare i fiori se cambia 3 o 4 volte direzione fino a trovarli, poi torna indietro all’alveare in maniera lineare e sa spiegare alle altri api in maniera lineare dove trovare i fiori senza dover fare tutto il percorso a ostacoli che l’ape cercatrice aveva fatto precedentemente. Si è stimato che un’ape ha circa 900.000 neuroni tutti connessi in rete in pratica con tutti gli altri neuroni di tutto l’alveare. Quindi è un gigantesco cervello con milioni di connessioni. Ed è quindi facilissimo disturbare tutto questo piccolo universo.
Perché l’ape è un insetto impollinatore e la maggior parte delle piante non potrebbe riprodursi senza gli insetti impollinatori. Siccome alla fine sono molto pochi, perché non tutti gli insetti rivestono questa funzione, capiamo bene che la loro importanza proprio per la vita del pianeta è indispensabile, perché quasi tutte le piante necessitano delle api per potersi riprodurre. Allora succede che le api deboli si ammalano molto più facilmente. La causa principale responsabile della moria delle api è la Varroa, cioè un parassita che le abita, stabilendosi proprio sopra le api, sulle larve e nelle cellette del nido e praticamente fa da “door opener” a tutta un’altra serie di malattie sia virali che batteriche, indebolendo notevolmente le api stesse. Purtroppo non esistono molte cure “classiche” per questi tipi di problematiche. Intanto per le malattie virali, come accade spesso anche in medicina umana, non ci sono proprio farmaci. Per quanto riguarda i batteri, per ora in Italia gli antibiotici sono assolutamente banditi.
Perché non c’è modo di dare l’antibiotico alla singola ape ovviamente e quindi quello che si può fare è di spruzzare i farmaci all’interno dell’arnia. Però all’interno c’è un intero mondo, dalle uova, alle larve, alle pupe, ai loro prodotti, come la cera, il miele, la pappa reale, il propoli. Purtroppo le multinazionali estere stanno spingendo tantissimo affinché venga ammesso l’utilizzo degli antibiotici per la cura negli alveari, ma l’Italia sta lottando affinché questo non avvenga. Anche perché, attraverso studi specifici in merito, si è visto che quando si danno antibiotici alle api, oltre a inquinare i loro prodotti dell’arnia, si rendono endemiche le malattie, cioè si allargano sul territorio. Questo significa che se vi è una forma infettiva, la si vede e si può magari intervenire, mentre se vengono utilizzati gli antibiotici, non si evidenziano più i sintomi classici e visibili della malattia e così non ci si accorge che le api sono malate. Così queste si ammalano poi un po’ di tutto e alla fine sono sempre più deboli. Il risultato finale sarà che muoiono.
Ecco allora che l’omeopatia è sicuramente una immensa risorsa in questo campo. Questo perché possiamo trattare benissimo le api spruzzandogli sopra l’acqua con i rimedi omeopatici, senza nemmeno stressarle eccessivamente e senza che abbiano problemi di residui tossici nell’alveare o per loro stesse e senza rischiare di mascherare i sintomi delle malattie infettive. Per altro il trattamento omeopatico per le api è ammesso dal regolamento della comunità europea. È nato così il progetto per la cura delle malattie delle api con l’omeopatia che sto seguendo con la SIOV. Al momento siamo proprio in fase di studio, nel senso che stiamo mettendo giù un progetto di ricerca della durata di almeno tre anni con l’utilizzo sperimentale dell’omeopatia per la cura. Non abbiamo ancora risultati perché siamo ancora in fase preparatoria però sembra una strada veramente promettente.
Proprio così.
Prima di tutto una debolezza, che si manifesta con difficoltà al volo, disorientamento, smarrimento, non trovano più la strada, non la sanno comunicare alle altre api. Questi sono i sintomi principali del malessere. Poi, in base alle forme infettive che sono presenti, si possono avere forme respiratorie o diarrea. Quest’ultima la si può vedere sulla zona dove si appoggiano per entrare e uscire dall’alveare: se vi è questa sofferenza da parte delle api l’ingresso sarà macchiato e sporco. Poi si guarda se mangiano di meno. Questo valutando quella che viene chiamata “la forza della famiglia”, in quanto ci sono dei parametri standard per capire quanto forte è quella famiglia, osservando anche la quantità di miele prodotto, la quantità di cellette nell’alveare, di uova e di nuovi nati. Noi veterinari omeopati valuteremo però l’alveare come se fosse un unico individuo e prendendo nota di tutti i sintomi osservabili. Questo perché l’omeopatia lavora proprio sull’osservazione dei sintomi nella globalità dell’essere.
Speriamo di sì! Grazie anche per aver fornito queste importanti informazioni che hanno messo in risalto il mondo straordinario delle api, dove l’alveare rappresenta un corpo unico interconnesso con milioni di neuroni e non solo, ma anche strettamente collegato alle innumerevoli forme di vita sul nostro pianeta, dal mondo vegetale a noi umani. È davvero un peccato che a causa degli errori della nostra specie sia a rischio di estinzione questo popolo intelligente che svolge un ruolo indispensabile nella catena vitale di tutto il pianeta. Vale forse la pena ricordare che siamo veramente tutti collegati, non c’è differenza di specie, ma siamo tutte forme di vita di Gaia, la nostra Terra, e tutte forme con pari importanza e dignità.
News Giornata Internazionale dell’Omeopatia Porte aperte degli ambulatori di medici e veterinari nella GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA MEDICINA OMEOPATICA 2016, in occasione dell’anniversario della nascita del fondatore dell’omeopatia, il medico tedesco Samuel Hahnemann, che nacque il 10 aprile 1755. Nella celebrazione di questa giornata, curata a livello internazionale dalla “LMHI”, Liga Medicorum Homeopatica Internationalis, il più antico e autorevole organismo mondiale nel campo dell’omeopatia, sarà possibile, grazie al contributo volontario dei medici aderenti, sensibilizzare i cittadini sull’importanza della prevenzione delle malattie, di un corretto stile di vita e soprattutto per conoscere il metodo di cura della medicina omeopatica. Così tra l’8 e l’11 aprile, per chi lo desideri, saranno innumerevoli gli studi dove si potrà richiedere una consulenza gratuita da uno dei medici omeopati che hanno aderito all'iniziativa, con l’opportunità di rivolgersi a una medicina che si basa sul principio del “curare senza nuocere”. Non mancheranno i veterinari omeopati per chi volesse avvicinarsi a questo tipo di medicina anche per i propri amici animali. Lo scopo dell’iniziativa è far conoscere l’omeopatia direttamente dalla voce di esperti in materia, garantendo così un’informazione esauriente, corretta e soprattutto diretta, attraverso l’esperienza, per colmare le informazioni frammentarie e, nella maggior parte dei casi, fuorvianti che circolano a volte sul web o attraverso altri media. Ecco i link italiani di riferimento dove è possibile trovare i medici e i veterinari della propria zona che hanno aderito all’iniziativa: www.presidiomeopatiaitaliana.it
FEBBRAIO 2016
Omeopatia per tutti Sì, omeopatia per tutti, proprio come lo slogan “HomeopthyForAll” che si è visto nella platea del Queen Elizabeth Stadium di Wan Chai, a Hong Kong, lo scorso anno, con la partecipazione di 3000 persone, con relazioni mediche e reports di grande rilievo, in occasione del Congresso organizzato dalla Hong Kong Association of Homeopathy and The School of Homeopathy. La medicina omeopatica si sta rivelando di grande utilità non solo per curare le persone, ma risulta ottimale anche in campo veterinario e in botanica per la cura delle piante e dei suoi frutti. In Italia sono sempre più numerosi coloro che si rivolgono all’omeopatia per farsi aiutare nell’ottenere e mantenere la propria salute, sia per piccoli che grandi disturbi, anche là dove la medicina allopatica a volte non trova soluzione, o per lavorare in simbiosi e ridurre gli effetti secondari indesiderati. In questo numero di “H2O” si è voluto far parlare direttamente il pubblico, poiché chi meglio degli stessi interessati ci può raccontare del perché si sono avvicinati alle medicine complementari e fanno uso della medicina omeopatica?! Ecco qui di seguito le interviste fatte ad alcune persone, giovani e meno giovani, che usufruisco della medicina omeopatica per curare piccoli e grandi disturbi. Signora L.T, come mai ha deciso di rivolgersi all’omeopata e quando è successo? È successo tre anni fa. È stato vedendo una locandina in paese, in occasione di una conferenza promossa dal Comune dove abito, in cui si parlava dell’aiuto che la Medicina Omeopatica può dare nelle forme allergiche. Ne sono stata colpita proprio perché mio figlio soffriva di una grave forma allergica respiratoria. Purtroppo con le sole cure tradizionali e vaccini specifici antiallergici non solo non aveva avuto nessun giovamento ma addirittura aveva contratto una sorta di intossicazione farmacologica e non poteva più prendere medicine. Come mamma non sapevo più come fare e vedere il mio bambino con gli occhi gonfi, le crisi di asma e i problemi respiratori ormai gravi mi preoccupava tantissimo. È stato quindi un incontro casuale e direi fortunato perché così ho potuto venire a conoscenza di come la medicina omeopatica cura, senza effetti collaterali e risolve la malattia alla sua base. Devo dire che prima non ne sapevo nulla, anzi, ero abbastanza scettica. Ma vedendo i risultati sul mio bambino ora curo anche l’altra figlia per altre problematiche. Diciamo che è partito come un tentativo da parte mia e di mio marito, dicendoci: “ proviamo con l’omeopatia “. È andata davvero bene e ne siamo contenti e abbiamo consigliato così la medicina omeopatica anche ad amici e conoscenti! Signor C.G, come mai ha deciso di avvicinarsi all’omeopatia? Innanzitutto per un discorso, diciamo, di ritorno alle origini naturali della medicina.
In che modo ha conosciuto questa terapeutica? L’ho conosciuta tanto tempo fa, circa 20 anni fa, quando era ancora un po’, diciamo così, una medicina poco conosciuta, quasi di nicchia. Purtroppo, a quell’epoca, avevo dovuto constatare che molti medici non avevano una competenza specifica e cercavano di curare con l’omeopatia più che altro per venire incontro ai pazienti dal punto di vista economico perché gli altri medicinali erano molto cari rispetto ai preparati omeopatici.
Ma l’ha scoperta qui in Italia o all’estero? In Italia
Come mai adesso ha deciso di affidarsi alle sue cure? Perché leggendo e informandomi ho visto che la medicina ortodossa fa uso di farmaci con molte controindicazioni e ho sperimentato direttamente su di me numerosi effetti collaterali. Ho cercato allora una medicina che rispettasse di più il mio corpo. Il mio pensiero è questo: noi siamo costituiti quasi dell’80% di acqua e siamo un laboratorio chimico naturale, quindi i farmaci devono essere naturali e permettere che il corpo risponda con maggiore tranquillità. La chimica di laboratorio molte volte è invasiva e invadente! Secondo me conoscendo meglio il nostro corpo dobbiamo fidarci delle sue potenzialità. L’omeopatia è una scienza più naturale e semplice, basata su considerazioni antiche, e secondo me bisogna tornare a questa semplicità invece che affidarsi ad elaborazioni chimiche piene di controindicazioni. Signora S.R, mi diceva che lei ha conosciuto l’omeopatia parecchi anni fa, con persone che già la usavano, giusto? Sì, con dei francesi, in Francia l’omeopatia era normale già allora.
Per cosa l’ha usata? Praticamente ho fatto tutta la gravidanza con l’omeopatia. Prendevo dei rimedi in granuli, adesso sinceramente non ricordo che rimedi fossero perché sono passati più di trent’anni.
Quindi ha avuto una buona gravidanza? Assolutamente sì, tranne proprio l’ultimo mese perché mi era venuta una nefrite gravidica.
Curata anche questa con l’omeopatia? Sinceramente non ricordo. Dagli esami era risultata questa cosa e il ginecologo mi aveva detto di starmene a letto. Per il resto non ho mai avuto nausee o altro, sono sempre stata benissimo e anche dopo il mio bambino è sempre stato bene.
Usa anche attualmente l’omeopatia? Certamente! Signor A.L, come mai usa l’omeopatia per curarsi? Ho scelto l'Omeopatia ormai quasi da 25 anni essenzialmente per due ordini di ragioni: primo fra tutti in assoluto perché mi ha curato e risolto efficacemente le patologie per cui vi ho fatto ricorso; in secondo luogo perché quando mi sono documentato sulle sue metodologie terapeutiche le ho trovate molto avanzate e tecnologicamente efficaci rispetto a quelle della medicina comune. Infatti ho verificato sulla mia pelle che la medicina comune combatte la malattia immettendo nel corpo sostanze che la aggrediscono ma spesso si portano dietro effetti secondari non piacevoli (ad esempio mi riferisco al cortisone). L'Omeopatia non aggredisce la malattia ma spedisce al cervello del paziente l'informazione utile perché il cervello stesso possa curare la patologia dall'interno! Questo mi ha illuminato e fatto capire che anche se molto antica l'Omeopatia è una scienza terapeutica molto avanzata ed efficace. Ed in concreto io non ho più sofferto di mal di gola, influenza e psoriasi che mi affliggevano. E senza effetti secondari… mai! Signora T.B, per quale motivo si cura con la medicina omeopatica? Per diretto consiglio di mia mamma e mio papà che già facevano uso da tempo di questa medicina per diverse problematiche. Così ho pensato di tentare questa strada che mi è sembrata più valida rispetto alla medicina convenzionale e soprattutto per il fatto che aspettavo un bimbo e non volevo che nel caso mi fossi ammalata e avessi dovuto prendere medicine, ci fossero degli effetti tossici per il feto causati dai farmaci chimici. E così ho cercato un approccio terapeutico differente. Inoltre avevo una verruca al piede, che avevo preso da quando avevo iniziato a frequentare i centri estivi alle scuole elementari e che mi trascinavo da allora nonostante numerose operazioni, circa una decina di asportazioni chirurgiche, senza mai guarire, senza parlare delle precedenti prassi dolorose, dal ghiaccio secco, al calore. Ormai mi ero rassegnata e la verruca. dolorosa e invalidante, faceva ormai parte di me. Da qualche mese ho voluto chiedere aiuto all’omeopata per aiutarmi a risolvere questo annoso problema e ho constatato con grande contentezza che grazie alla terapia con il rimedio omeopatico, la verruca adesso sembra addormentata: non si sviluppa e non si allarga più come faceva prima, quando c’era una sorta di fioritura a cavolfiore. Adesso non capita più, sembra ibernata e non cresce. Sto continuando quindi la terapia indicata per arrivare a risolvere completamente questo problema. Signor F.F, come mai ha pensato di ricorrere alle cure omeopatiche oggi? In realtà avevo iniziato già precedentemente, cioè negli anni ’80, subito dopo l’incidente automobilistico che mi aveva immobilizzato le gambe e le funzioni neurologiche della vescica e dell’intestino. Allora avevo 23 anni, quindi parliamo di una trentina di anni fa, quando iniziai a curarmi con le medicine omeopatiche. Comunque sono una persona che tendenzialmente pensa che le cure naturali, se sono possibili da utilizzare, siano le migliori, penso per il fatto che non creino effetti indesiderati. Inoltre mi piace mangiare cibi biologici e sono portato a tutto ciò che fa parte del settore naturale. Come si sta trovando con la medicina omeopatica adesso? Benissimo, soprattutto per quanto riguarda la mia grossa problematica delle infezioni ricorrenti vescicali, che fino a un anno fa non si sapeva più come risolvere e lo stesso neurologo mi aveva consigliato di rivolgermi anche alle cure omeopatiche, per non dover usare a vita le cure farmacologiche, soprattutto dove i batteri sempre più stanno sviluppando una antibioticoresistenza. Mi sono trovato proprio bene tanto da consigliare l’omeopatia a persone che conosco che soffrono della stessa mia patologia. Signora D.D, quando ha cominciato a curarsi con l’omeopatia? Diversi anni fa, per la menopausa. Avevo dei problemi ma non volevo ricorrere agli ormoni della terapia sostitutiva e quindi non sapevo tanto cosa fare. Degli amici mi avevano consigliato l’omeopatia, così ho provato ed in effetti mi sono trovata bene, molto bene, devo dire: infatti mi ha tranquillizzata e liberata dai sintomi che avevo. Ho apprezzato molto i risultati.
Si sta ancora curando con l’omeopatia? Certo. Da allora ho acquisito fiducia nell’omeopatia e quindi quando mi è capitato di avere altri problemi di salute, anche molto semplici tipo l’influenza o il mal di gola in inverno, mi sono rivolta all’omeopatia e mi sono sempre trovata molto bene. Anzi, visto che per me aveva funzionato, ho pensato di chiedere consiglio per quanto riguardava la mia cagnolina, che aveva avuto un’operazione abbastanza complessa per un tumore mammario. Quindi ho chiesto se fosse stato possibile trovare un rimedio anche per lei. In effetti è stata un’esperienza decisamente positiva. Nonostante l’operazione piuttosto invasiva e una diagnosi abbastanza preoccupante per quanto riguardava il suo futuro, la cagnolina è vissuta poi ancora per otto anni, facendo una vita normale e gratificante per lei. Faceva tutto quello che le piaceva, era felice e di ottimo umore. È stato un riscontro molto bello e io ringrazio l’omeopatia anche per questo. Queste testinomianze dirette vanno a confermare i dati che erano emersi dallo studio “Homepathy and health related quality of life: a patient survey in six European countries and Brazil”, pubblicati sulla rivista Homeopathy già nel dicembre 2014. Questa ricerca aveva visto, tra gli obiettivi principali, la valutazione dei motivi che spingono a recarsi dall’omeopata e la soddisfazione in termini di qualità della vita. Era stata promossa da un gruppo di organizzazioni di consumatori di sei paesi europei e uno latino-americano, cioè: Italia, Francia, Germania, Belgio, Portogallo, Spagna e Brasile. In questo lavoro di ricerca erano stati coinvolti medici esperti in omeopatia, che avevano raccolto 1.595 questionari sottoposti ai pazienti alla loro prima visita. Tra questi, 919 erano relativi a domande e informazioni sulla salute del paziente in relazione alla qualità della vita misurati dopo la prima visita (baseline), mentre 444 erano questionari di follow-up dopo 6 mesi di trattamento. Era stato sottolineato che uno stato patologico che si protrae nel tempo è il motivo principale che spinge un paziente a recarsi dal medico omeopata. Prima di ricorrere all’omeopatia il 77,2% dei pazienti si era avvalso di terapie convenzionali, mentre il 22,8% di trattamenti non convenzionali. Dopo sei mesi dalla prima visita da un medico omeopata, il 58% dei pazienti dichiarava che avrebbe raccomandato certamente l’omeopatia, mentre il 22,9% l’avrebbe probabilmente raccomandata.. Al termine del periodo di indagine, era stato valutato l’impatto della patologia percepito dal paziente, osservando un miglioramento statisticamente significativo in tutti i gruppi analizzati per patologia, con risultati particolarmente rilevanti in caso di allergie, stress, ansia e traumi muscolari. Erano stati, inoltre, presi in considerazione elementi quali la competenza dell’omeopata, la durata della prima visita, l’ascolto dei problemi dei pazienti, la completezza delle informazioni ricevute e i miglioramenti percepiti. Ne risultava che, a sei mesi dall’inizio del trattamento, la soddisfazione del paziente si attestava tra 6.1 e 7.5 (in una scala da 1 a 10). Lo studio riportava diverse informazioni sulle scelte terapeutiche ed evidenziava anche l’insoddisfazione per il 61,8% del campione nei confronti dei risultati ottenuti con il trattamento di medicina convenzionale e il possibile sviluppo di effetti collaterali per il 20,1% con tali trattamenti. A questo si aggiungeva che per il 13,9% la terapia convenzionale era troppo aggressiva, mentre per il 13,2% gli effetti collaterali erano troppo marcati: tutte motivazioni che avevano portato il paziente a interrompere un trattamento convenzionale. Come si può constatare i numeri parlano e i risultati di questa ricerca confermano l’esperienza clinica di più di 250.000 medici che in tutto il mondo prescrivono medicinali omeopatici per la cura di numerose patologie e soprattutto che, una volta cominciata una terapia omeopatica, la soddisfazione del paziente risulta elevata.
Appuntamenti nel mondo Italia A Riccione, ci sarà dall’11 al 13 Marzo il XIV Congresso FIAMO, della Federazione Italiana Associazioni e Medici Omeopati dal titolo “Le Forme del Dolore”, con valutazione della terapia omeopatica nel trattamento del dolore in medicina umana e in medicina veterinaria. Spagna A Donostia San Sebastian, nei Paesi Baschi, dal 6 all’8 maggio si terrà il VII Congresso Nazionale di Omeopatia organizzato dall’Associazione Omeopatica di Navarra e Paesi Baschi (AVNMH). Il congresso contemplerà anche uno spazio per gli utenti generici, con workshop dedicati alla medicina, alla veterinaria e alla farmacia. Tra i relatori sarà presente il Premio Nobel della medicina Jean-Luc Montagnier. Argentina A Buenos Aires, dal 24 al 27 agosto avrà luogo il 71° Congresso Internazionale di Omeopatia a cura della Liga Medicorum Homoeopathica Internationalis (LMHI) dal titolo: "Omeopatia, Medicina del Microcosmos" Il dottor Gustavo Castaldi, Presidente del Congresso, commenta così questo prossimo evento: “Nella storia della conoscenza c'è una ricca tradizione per quanto riguarda la rappresentazione dell'uomo come riflesso dell'Universo. Pertanto, l'uomo è sostanzialmente un "piccolo mondo" nella sua costituzione psico-fisica e porta in sé le informazioni dei tre regni della Natura. La malattia si manifesta nel microcosmo umano, che dà voce alla sostanza. L'omeopatia è la terapia che utilizza le sostanze da ogni regno ed è in grado di raggiungere l'equilibrio del microcosmo umano”.
GENNAIO 2016
L’omeopatia per la cura di orti e giardini - Parte II L’applicazione dell’omeopatia in campo botanico ha permesso di evidenziare come questa scienza terapeutica abbia proprietà curative stupefacenti e possa considerarsi la medicina di tutti gli esseri viventi, senza nessuna differenza di specie o di regno naturale di appartenenza.
Questo proprio grazie alla capacità di agire sulla forza vitale degli organismi, attraverso l’invio di un “messaggio” di tipo fisico legato alle proprietà dell’acqua e veicolato dall’acqua stessa che contiene l’impronta della sostanza riparatrice in essa disciolta. In questo modo gli organismi ammalati possono ripristinare l’equilibrio che gli è propriamente intrinseco per natura. Proprio l’esperienza dell’Orto Omeopatico, condotto in occasione di EXPO 2015, ha portato le ultime ricerche dell’agro-omeopatia a conoscenza del grande pubblico. Nel corso delle conferenze tenute presso il Museo Botanico di Milano, legate alla cura dell’orto omeopatico, si è avuta la partecipazione di circa trenta relatori, a corollario di un lavoro interdisciplinare veramente importante. Ma ecco più nello specifico la parola direttamente al dottor Giuseppe Fagone, della Federazione Italiana Medici Omeopati Come è stato realizzato l’orto omeopatico? L’orto è stato curato in maniera specifica dalla dottoressa Raffaella Pomposelli, presidente del centro omeopatico “ Belladonna”, dalla dottoressa Antonella Ronchi, presidente nazionale della FIAMO e dall’agronoma Maria Franziska Rindler. Senza contare l’aiuto dato da diversi omeopati che si sono alternati nei lavori fatti pragmaticamente all’interno dell’orto stesso L’orto è stato concretizzato partendo e utilizzando quelle che sono le tecniche della biodinamica per l’impianto e il trattamento del terreno. Inoltre è stato utilizzato tutto quello che si conosce del trattamento degli orti e delle piante con l’omeopatia partendo dai lavori pubblicati da Vaikunthanath das Kaviraj, che è un omeopata olandese, scrittore, ricercatore e pioniere dell’Agro-omeopatia, con la consulenza della Rindler e poi, con i consigli di una omeopata e agronoma tedesca, la dottoressa Christiane Maute, che ha partecipato al ciclo di conferenze ed ha presentato il suo libro che parla del trattamento omeopatico delle piante, di cui recentemente è uscita una edizione in italiano, dal titolo “L’omeopatia per la cura delle piante”.
Quale è stato il programma delle conferenze tenute? L’altra cosa importante del nostro progetto è stato proprio il programma di conferenze il cui titolo generale era “ Curare quel che ci nutre per nutrire il pianeta”. In realtà questo ciclo di conferenze in qualche modo voleva raccogliere tutto quello che in questo momento gli omeopati hanno messo a punto sulla conoscenza dell’omeopatia in agricoltura. Così è successo che i partecipanti hanno portato il massimo della conoscenza in questo campo, come hanno fatto appunto Rindler e Maute, che hanno parlato della loro esperienza diretta nel trattamento degli orti e delle piante. Notevole è stata anche la partecipazione di Lucietta Betti, ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroambientali della Facoltà di Agraria dell’Università di Bologna, che ci ha illustrato le ricerche più recenti. Nello specifico si tratta di sperimentazioni effettuate con tutti i crismi della ricerca scientifica, cioè la sperimentazione in doppio cieco, l’osservazione ripetuta nel tempo, l’incrocio dei risultati con altri ricercatori internazionali, soprattutto con un pater dell’Università di Berna che si occupa delle stesse cose. Come è stata la risposta del pubblico? Il pubblico intervenuto si è mostrato estremamente interessato all’argomento e fortemente motivato, tanto che spesso, più che conferenze sono diventate dei workshop, in cui si è sviluppata una interazione molto forte tra i partecipanti e i relatori. È capitato che in una stessa conferenza si intrecciassero una conoscenza scientifica d’avanguardia con una conoscenza pragmatica quotidiana nella gestione dell’agricoltura, tanto che il pubblico ha potuto partecipare allo svisceramento dell’argomento, approfondendolo da più sfaccettature. È una esperienza che pensate di ripetere il prossimo anno? Direi che potrà essere riproposta per alcune sue parti, sicuramente in altre occasioni. Di certo la sperimentazione diretta sul campo per valutare le patologie delle piante e come trattarle con i rimedi omeopatici ha una importanza notevole! Certo che sì! Anche perché i risultati con l’utilizzo dell’omeopatia nel trattamento delle piante sono anche abbastanza evidenti e sono rapidi, nel senso che non è che devi aspettare mesi per vedere se funziona. Lo vedi subito, da un giorno all’altro ti rendi conto se sta funzionando il trattamento. Se hai una infestazione di afidi e utilizzi il rimedio nella diluizione omeopatica adeguata, spruzzandolo sulla pianta, l’indomani gli afidi si sono ridotti a un decimo o addirittura non ci sono proprio più, ma perlomeno ridotti a una quantità di afidi accettabili per le coltivazioni. Oppure se hai nel tuo orto una infestazione di lumache che si stanno divorando la tenera lattuga in crescita e spruzzi sopra alla lattuga e sul terreno il rimedio omeopatico idoneo, all’indomani mattina le lumache non ci sono più…se ne sono andate! Così le lumache se ne vanno via e l’insalata non è nemmeno avvelenata da sostanze tossiche e stanno tutti tranquilli, compresi i nostri amici animali di casa! Infatti il nostro scopo è quello di arrivare a ridurre drasticamente la presenza di residui dannosi nel terreno e negli alimenti e l’unico modo che si ha per ottenere questo risultato è utilizzare l’omeopatia. Quando, per esempio, Lucietta Betti porta i risultati ottenuti sul trattamento del cavolfiore aggredito da un fungo infestante che hanno spesso i cavolfiori, la Peronospora, oppure sul trattamento delle fragole contro la Botrytis, che appare come una muffa bianca in superficie, non si può fare a meno di entusiasmarsi. I dati dimostrano che trattando le fragole omeopaticamente, non solo sparisce il fungo, ma esse, ad una analisi bromatologica, cioè del contenuto e qualità dei nutrienti, risultano più ricche di sostanze antiossidanti e vitaminiche rispetto alle altre. Perché quello che ottiene il rimedio omeopatico è di migliorare la capacità della pianta di produrre le sostanze che le sono proprie. Quindi, siccome aumentano gli antiossidanti e la capacità di difesa della pianta, la muffa non attecchisce. Dunque non solo la guarisce ma rende anche più buono il frutto. Lo stesso si è osservato con il cavolfiore, in cui, dal punto di vista nutrizionale, erano aumentati i componenti che noi troviamo utili, per esempio, contro l’insorgenza di malattie e tumori dell’intestino. E con i lavori della nostra ricercatrice italiana c’è proprio un dato scientifico: ha fatto sperimentazione in doppio cieco e sono state fatte le analisi dei contenuti delle piante e delle sostanze che ci interessano dal punto di vista nutrizionale. Per cui non è che uno dice che il frutto “ mi sembra” più buono, perché più buono lo è veramente! Allora l’omeopatia lavora proprio per ottenere il giusto equilibrio degli organismi. E se lo fa sui vegetali, succede anche sugli umani… Sì, e succede anche in campo veterinario. Lo constatano gli stessi veterinari, con i loro lavori di applicazione clinica. Quello dell’agricoltura è un campo abbastanza nuovo in cui stiamo facendo esperienza un po’ tutti noi omeopati e riteniamo che l’omeopatia in agricoltura permetta grandi sviluppi.
La realizzazione dell’ Orto omeopatico al Museo botanico ha messo in relazione tutta una serie di conoscenze sullo studio dell’omeopatia a vantaggio della diffusione della medicina omeopatica in più discipline. Per esempio ha reso visibile un lavoro particolarmente interessante che sta svolgendo la veterinaria omeopata Marta Rota insieme alla SIOV, la società italiana di omeopatia veterinaria, sul trattamento delle api con l’omeopatia. Lo scopo è di ridurre i danni che queste subiscono da alcuni parassiti, che sono abbastanza difficili da trattare con la medicina ortodossa perché crea una tossicità importante per le api stesse. Invece trattandole con l’omeopatia non vi è tossicità ed è salvo sia l’alveare che la salute delle api. Quindi quali sono le prospettive interdisciplinari di applicazione della medicina omeopatica nel futuro prossimo? Diciamo che i risultati di questo lavoro sono stati tali da incoraggiare una serie di collaborazioni. Già qui a Milano ci saranno degli incontri sull’Agro-omeopatia e l’agronoma Rindler ha iniziato una collaborazione con un gruppo di coltivatori in Puglia. Ora sono cose “seminali”, cioè si buttano dei semi e questi a poco a poco germoglieranno da qualche parte, producendo frutti. Diciamo figurativamente così, visto che siamo in tema di orto! L’esperimento dell’orto omeopatico si è concluso con la stagione invernale e la dottoressa Raffaella Pomposelli, che ha seguito amorevolmente e scientificamente il progetto, ha raccontato: “Che cosa rende l’esperienza dell’orto omeopatico affascinante per me? Lavorare con le mani nella terra, osservare attraverso le piantine che cosa la terra chiede per nutrirle bene, pensare al rimedio omeopatico più simile da somministrare. Allora potremo cogliere dalla terra i frutti e restituirle nutrimento con il rimedio omeopatico che la renda più sana di quando l’abbiamo incontrata, per le prossime colture e per chi verrà dopo di noi.” Si allega qui il link della conferenza tenuta dalla ricercatrice Lucietta Betti in occasione dell’ “Orto omeopatico EXPO Milano 2015”, in cui vengono esposti i principi essenziali omeopatici in agricoltura e sono illustrati alcuni esperimenti sull'uso dell'omeopatia nella pratica agricola. www.youtube.com/watch?v=5ytC2Anizo4
Spotlight Un libro consigliato L'Omeopatia nella cura delle piccole urgenze, di Annalisa Motelli, è un libro scritto per rispondere alla richiesta dei pazienti di capire meglio come funziona l'Omeopatia e di avere a disposizione un piccolo prontuario di primo soccorso domiciliare. Non è importante “credere nell'Omeopatia” per essere curati dall'Omeopatia, ma è necessario che si capisca perché ci si ammala, quali sono le reali cause della malattia e come la terapia omeopatica agisce.
Nella prima parte del libro sono trattati i principi teorici fondamentali dell’ Omeopatia.
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