Il blog di Anna Maria Bonavoglia

Uomini e Lupi

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15 Ottobre 2014


I fruscii della notte accompagnavano il suo cammino, un raggio di luna ad illuminare un percorso noto a lui solo.

Gli odori che danzavano nell'aria raccontavano le storie e gli umori dei piccoli esseri del bosco, dei funghi spugnosi che spuntavano quasi dal nulla, delle bacche amarognole che appassivano tra gli sterpi contorti.

Ma su tutti un odore più forte, deciso: che entrava dritto nello stomaco e lo sconvolgeva, lasciando presagire la presenza di cibo succulento, abbondante, capace di placare la fame sua e del branco.

Le femmine avevano avuto da poco i cuccioli, e dovevano nutrirli e nutrirsi.

Il capo del branco avanzava, sicuro alla luce della luna, il suo fiuto non poteva tradirlo. Il cibo era sempre più vicino... Si stava allontanano troppo dal territorio del branco ma quell'odore così forte, abbondante, prezioso... Adesso all'odore del cibo si era unito un altro odore, anche questo forte e deciso, ma che parlava di pericolo e di morte; l'odore dell'uomo.

Il lupo si fermò di colpo, preoccupato.

Bilanciò indeciso il peso sulle quattro zampe, la coda leggermente abbassata, le orecchie ben spinte all'indietro, a captare ogni suono o sospiro. Fece un passo avanti, incerto: l'odore del cibo era diventato fortissimo, quasi tangibile. Ancora un passo, guardingo, le fauci spalancate, i sensi frementi...


Il ruggito di metallo, secco ed inaspettato esplose nella notte. Il dolore immenso ed infinito fu immediato e feroce... la zampa maciullata dalla tagliola era un grumo pulsante di dolore, come fuoco e acqua, e si espandeva inarrestabile alle membra, al corpo, fin nel cervello e gli parve anche oltre la sfera del corpo...

L'ululato disperato squarciò la notte, ed echeggiò lugubre e straziato tra le cime degli alberi e fra i cespugli ingialliti dall'autunno.

Il lupo, gli occhi gialli spalancati, il folto pelo rossiccio sporco di sangue e brandelli di ossa e carne, cercò di liberarsi della morsa, aggredendo con i denti coperti di schiuma la morsa assassina. Ma le zanne scivolarono impotenti sul metallo temprato e gelido come la morte. Ogni movimento aumentava la morsa dell'oggetto sulla zampa, straziandola, aumentando il dolore oltre ogni limite. Oltre la soglia infinita del dolore percepì qualcosa di nuovo: rumori di passi pesanti, foglie spostate, odore di muschio e di funghi...

E di nuovo l'odore dell'uomo...

Apparve come dal nulla: il lupo lo vide apparire, chiaro alla luce della luna. Gli occhi tondi e quieti dell'uomo si posarono su di lui, una massa tremante e furente di pelo e sangue... L'uomo aprì la bocca ed emise un suono strano... non sembrava un grido di trionfo... Poi fece un passo avanti, le mani protese... Erano vuote, non stringevano la canna tonante... Il lupo si rannichiò tremante... Un altro passo dell'uomo...

Poi inaspettato nuovamente l'urlo secco di metallo di una nuova tagliola, assassina e nascosta, che aveva reclamato la sua preda.

Il grido dell'uomo, assoluto e disperato, esplose nella notte quando l'eco di metallo non si era spenta ancora...

L'uomo cadde pesantemente al suolo, contorcendosi, mentre i funghi che aveva osservato la scena tremando, cli occhi offuscati da una nebbiolina rossastra, le membra gelide... La luce della luna illuminò i capelli soffici dell'uomo, lunghi e rossi come il fuoco, ed i suoi occhi pallidi e gentili. L'uomo continuò a gridare, contorcendosi e tentando di aprire le fauci di metallo che gli straziavano la caviglia.

Nulla...

Poi si accorse del lupo accanto a lui, vicinissimo, tremante, che lo osservava con gli occhi spalancati e disperati. L'uomo per un istante si sentì gelare e nella sua mente rivisse la leggenda dell'umanità, nella sua lunga guerra contro il popolo della notte. Ma fu un istante... In quella guerra senza fine erano entrambi vittime... Tremando a sua volta si fece più vicino al lupo, allungò una mano e ne toccò titubante il pelo lucido. Il lupo tremò più forte, digrignò i denti ma non si ritrasse. Avevano freddo entrambi ed il contatto tra di loro parve scaldarli...

Infrangendo ancestrali regole non scritte l'uomo ed il lupo, feriti, si abbracciarono alla luce della luna, il sangue dell'uno a confondersi con quello dell'altro, il loro calore ad allungare di un altro penoso istante la vita ad entrambi... L'uomo iniziò a piangere piano, il viso sincero e forte affondato nella pelliccia del lupo.

Il lupo leccò quasi con pietà le mani bianche e sottili che lo stringevano, e chissa perché gli vennero in mente i cuccioli lontani, sicuramente addormentati accanto al caldo ventre delle femmine...

Ancora un rumore... E l'odore di un altro uomo.

Entrambi alzarono la testa ed entrambi lo videro.

Era robusto, vestito di scuro. I raggi di luna a illuminare i corti capelli color dell'ala del corvo e il viso abbronzato, contornato da una corta barba nerissima e ispida. L'uomo ed il lupo percepirono entrambi, fortissima, la volontà del nuovo venuto. L'uomo ferito non fece in tempo a gridare e il suo tentativo di lanciarsi incontro al cacciatore fu goffo e vano.

Il lupo non riuscì a tremare di più, ne' pensare un'ultima volta alla femmina, ai cuccioli ed al branco...

Le canne tonanti apparvero dal nulla tra le dure mani dell'uomo dai capelli neri e vomitarono una bava di fuoco, e un urlo di morte.

Il lupo colpito in pieno fu sbattuto contro un albero come un fuscello, la zampa ormai una poltiglia di ossa pelo e carne serrata dalla tagliola, il petto spaccato in due dalle pallottole roventi.

Il dolore ormai non aveva significato, ed i suoi occhi fieri prima di spegnersi si riempirono di luna.

Il grido dell'uomo prigioniero fu altissimo e disperato, il suo pianto immediato e dirotto. "Non piangere fratello" disse il cacciatore con voce stranamente dolce e modulata. "È tutto finito. Adesso ti libero da questa dannata tagliola... Non piangere è tutto finito... Vedrai, quel lupo lo faremo impagliare e lo regaleremo alla scuola... Non piangere amico". L'uomo prigioniero annuì, un dolore più forte di quello del corpo a spaccargli l'anima. Quell'unico attimo di tregua tra il popolo del giorno e quello della notte era finito, svanito in un raggio di luna e un ululato di dolore.

Ancora una volta aveva vinto la cosiddetta umanità.

"È tutto finito...hai ragione è tutto finito..." disse singhiozzando piano l'uomo dagli occhi pallidi, scostandosi i capelli umidi di sangue e sudore dagli occhi.

Rinchiuse nello scrigno del suo cuore il calore di un'amicizia svanita sul nascere. "Grazie amico mio", sussurro al vento.

Continuava la notte sul mondo degli uomini.


Il racconto “Uomini e lupi” di Anna Maria Bonavoglia ha vinto il concorso bandito dal Museo Regionale di Storia Naturale di Torino, dal WWF e dalla rivista Oasis dal titolo “Racconta il tuo lupo”  ed è stato pubblicato in seguito su Torino Sette


 

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