Arte

La pittura è una professione da cieco

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16 Marzo 2013

“Il bacio”, olio su tela 180×180 cm realizzato nel 1907-08 dal pittore austriaco Gustav Klimt, Österreichische Galerie Belvedere, Vienna


In molti scritti sull'arte ci sono continui riferimenti a termini come emozione e sentimento per descrivere i contenuti e la fruizione di un'opera d'arte. ”L'emozione estetica”, così è denominato lo stato emotivo suscitato da un'opera d’arte, sia dall'artista che la realizza, sia dallo spettatore e si riferisce a un sentimento che si prova innanzi alla contemplazione della bellezza e dell’armonia che sono elementi solitamente peculiari di un’opera d’arte. Secondo alcuni studi in psicologia, l’arte costituisce un ambito particolarmente adatto per investigare le emozioni, perché ha il merito di rendere più esplicite tutte le intuizioni umane, riuscendo a cogliere in modo più immediato la natura del fenomeno emotivo. Studi psicologici degli anni cinquanta del '900 hanno contribuito a diffondere l’idea che l’emozione è connessa all’arte non per il suo contenuto immediatamente percepibile, quanto piuttosto perché essa presenta schemi sensoriali, immagini e pensieri come forme che hanno la capacità di trasmettere qualcos’altro. Secondo il Natya Shastra, il più antico trattato d’arte, drammaturgia e danza, considerato dalla tradizione indiana il “quinto Veda”, lo scopo dell’arte non consiste nella bellezza in sé ma nell’abilità di evocare gli stati più elevati dell’essere.

Molti studiosi hanno cercato spiegazioni scientifiche sui meccanismi nervosi alla base delle reazioni che si hanno davanti all’opera d’arte, tali da spiegare l’universalità o, almeno, il largo consenso su ciò che è attraente e bello. Le recenti tecnologie di imaging cerebrale ci mostrano che, davanti a un quadro che ci attrae, regioni specifiche del cervello si attivano e che quindi il bello ha un suo equivalente oggettivo a livello del sistema nervoso. “La bellezza delle cose esiste nella mente di colui che le contempla” (David Hume 1745); nell’arte e anche nell’esperienza dell’arte c’è il respiro della libertà cerebrale, del momento in cui il razionale cede all’emotivo, a quel pizzico di follia che fa l’uomo così differente dal computer, lo rende creativo e umanamente grande. L’arte è il regno dell’illusione e non c'è scienza che sappia spiegare il mistero di come pochi segni generino la percezione di forme complesse, i colori e i chiaroscuri, lo sfumato o la profondità provochino emozioni diverse.

La ricerca della comunicazione emotiva, rispetto al patrimonio tecnico e stilistico del passato, inizia a metà ottocento ma nel novecento con i vari movimenti artistici ci sarà una vera rottura con il passato e la tradizione.

Quali sono gli elementi principali della pittura che, se utilizzati dall'artista in modo opportuno, provocano più emozione?

Linguaggio del segno, colore, luce e chiaroscuro.


Il linguaggio del segno

Nei disegni e nelle rappresentazioni grafiche la raffigurazione delle figure e delle forme può essere affidata alle sole linee di contorno. Alcune immagini preistoriche contengono forme di animali e di uomini rappresentate solo mediante linee più o meno sottili.

La possibilità di trasmettere l’informazione figurativa con i contorni trova spazio con gradi diversi anche nelle opere d’arte. Nella pittura rinascimentale i segni di contorno sono praticamente assenti, mentre la rappresentazione del confine tra aree di luminosità o di colori diversi diventa più realistica e molto vicina a ciò che viene percepito nella visione reale.


“Guernica” di Picasso, olio su tela 349x776 cm, Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia, Madrid

Questo si accentua ancor più nella pittura impressionistica, dove vengono del tutto a mancare le linee nette di contorno, che tornano, invece, a dominare nelle scuole successive di pittura, più intellettualistiche, come, per esempio, l’astrattismo e il cubismo, le quali si propongono di rappresentare prevalentemente simboli e concetti.


Il colore

Il colore è uno degli aspetti più attraenti di ciò che vediamo ed è anche uno degli elementi che rivestono un maggior ruolo nell’arte pittorica per la sua capacità altamente evocativa. Dal punto di vista fisiologico, i colori che noi vediamo sono essenzialmente il risultato dell’attività di strutture del nostro sistema visivo, presenti nell’occhio e nel cervello. Il colore, in ultima analisi, non è una proprietà intrinseca degli oggetti, bensì una qualità della nostra percezione: un oggetto non è rosso, verde o giallo di per sé, ma ci appare rosso, verde o giallo in opportune condizioni di illuminazione e, in un determinato contesto, la percezione del suo colore può essere influenzata dalla presenza di altri oggetti.

Per rendere un paesaggio d'autunno non cercherò di ricordarmi quali tinte si convengano a questa stagione ma mi ispirerò solamente alle sensazioni che essa mi procura.” Henri Matisse.


La luce

È chiaro che un dipinto, ottenuto stendendo sostanze coloranti su una tavola o una tela, non può in nessun caso dare luogo a una vera sorgente primaria di luce. Tuttavia, sfruttando effetti di contrasto è possibile creare la percezione illusoria di una sorgente luminosa: il Sole, la Luna, una fiamma.

Nella pittura l’artista può scegliere tra una rappresentazione con ricchezza di dettagli, così come sarebbero visibili a occhio nudo, e una più sfumata dai contorni meno netti.

Un altro fenomeno di contrasto cromatico è quello delle ombre colorate, per cui, in un ambiente illuminato con luce di un certo colore, le zone di ombra tendono ad assumere un colore complementare. Così, nella luce rosata di un tramonto le ombre possono apparire verdastre, mentre nella luce gialla del Sole diurno esse tendono ad assumere colori tra l’azzurro e il violaceo. Vi sono numerosi esempi nella pittura in cui il colore dell’ombra contribuisce a creare contrasto.

Un altro effetto di contrasto di notevole efficacia pittorica è quello che si crea tra tinte calde e tinte fredde, per esempio tra rosso e blu. Se nel Medioevo e nel Rinascimento stava a indicare dualità tra ciò che è materiale e ciò che trascende la materia, in seguito è stato largamente usato dagli impressionisti per contrapporre alla tonalità azzurra dell’atmosfera, e alle sue zone d’ombra, la tonalità calda delle aree illuminate dal Sole.


“Soleil levant” di Claude Monet, olio su tela 48x63 cm, Musée Marmottan Monet, Paris

Detto questo, gli ultimi anni del Novecento hanno dato ampio spazio all'Arte concettuale e a svariate performances e installazioni con un totale rifiuto e anche disprezzo per l'arte figurativa definita come dilettantistica e artigianale.

Nell'arte concettuale l'idea è l'aspetto più importante del lavoro, lasciando da parte qualsiasi abilità dell'artista come artigiano.

Ma la comunicazione emozionale si è interrotta e si è creato uno scollamento totale tra la stragrande maggioranza delle persone e un'élite ristrettissima di “esperti”. Il pubblico è spiazzato dall'irriconoscibilità di queste opere e non è in grado di valutare in termini di estetica, di bellezza, di emozione.

Io penso che se un'opera ha bisogno di lunghissime spiegazioni più o meno create ad hoc come operazione commerciale per rendere interessante qualcosa che di per sé non lo è... ebbene quale valore ha?

Ogni persona ha una sensibilità e un vissuto diverso e questo ci porta a emozionarci e ad apprezzare opere con capacità evocative differenti, siano astratte o figurative, antiche o moderne.

Questo va al di là di qualsiasi imposizione commerciale o critica e dovremmo sentirci liberi di esprimere ad alta voce questi sentimenti, senza aver paura di passare per incompetenti.

Non dobbiamo dimenticare mai che per un artista vero il momento creativo è uno stato emotivo alto in cui le scelte del linguaggio, della luce, del colore sono dettate non solo dall'abilità tecnica ma soprattutto dalla capacità di far fluire sulla tela una parte importante ed elevata del suo stesso esistere.

Ha scritto Matisse: “Il colore contribuisce a esprimere la luce, non in quanto fenomeno fisico, ma la sola luce che effettivamente esiste, quella del cervello dell’artista”.

E ancora:

“L'arte è una professione da cieco: uno non dipinge ciò che vede ma ciò che dice a se stesso riguardo ciò che ha visto”. Pablo Picasso

 

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