Animalismo |
Caccia sospesa in tutto il Piemonte |
10 Settembre 2012 | |||||||||
Il TAR ha accolto il ricorso di LAC, Pro Natura e SOS Gaia. Stop alla nuova stagione venatoria
Dopo la grande delusione per l’abolizione del referendum sulla caccia, ora una vittoria sperata ma non data per scontata ha risollevato gli animi dei tanti che amano e difendono gli animali. Con Ordinanza del 7 settembre 2012 il TAR (Tribunale Amministrativo Regionale) del Piemonte ha accolto il ricorso presentato contro il calendario venatorio 2012/2013 dalle associazioni LAC (Lega per l’Abolizione della Caccia), Pro Natura e SOS Gaia, ed ha sospeso la caccia in tutto il Piemonte. Domenica 16 settembre 2012, giorno previsto per l’apertura della caccia, non ci sarà nessuna attività venatoria: la caccia per ora si ferma e non parte in tutto il Piemonte.
Un risultato clamoroso, una prima tappa di una causa nata dal ricorso di tre associazioni ambientaliste e animaliste, assistite dagli avvocati Andrea Fenoglio e Mia Callegari, non nuovi a questo tipo di ricorso. Ricordiamo infatti la vittoria del ricorso, lo scorso maggio, contro la cattura e l’abbattimento degli scoiattoli grigi all’interno dei Parchi del Piemonte, presentato anche questo da LAC e SOS Gaia insieme a ENPA, OIPA, LAV, assistiti da Fenoglio e Callegari. La richiesta delle tre associazioni ambientaliste era quella di annullare la delibera dell'11 giugno con cui la giunta regionale ha approvato il calendario venatorio, delibera che comprendeva anche l’estensione della stagione venatoria nelle aree private come aziende faunistiche e agriturismi. Anche i caprioli e i cinghiali quindi possono tirare un sospiro di sollievo: la sospensione comprende i piani di prelievo selettivo dei caprioli in azienda agrituristica e faunistica e degli ungulati nei comprensori alpini e delle aziende agri-turistico-venatorie. Il ricorso è stato basato su tre elementi fondamentali. Il primo riguarda la mancanza del piano faunistico venatorio, previsto dalla legge nazionale sulla caccia, ma assente in Piemonte. Le associazioni che hanno presentato il ricorso ritengono questa mancanza aggravata dall’abrogazione della legge regionale 70/96, effettuata evidentemente al solo fine di evitare il referendum. Infatti lo stop alla caccia è anche la conseguenza del vuoto creato dall'abrogazione della legge sulla caccia avvenuta a maggio in maniera da poter abolire il referendum.
Il secondo elemento riguarda la mancata valutazione dell'incidenza della caccia sulle aree della rete europea "Natura 2000". Natura 2000 è il principale strumento della politica dell'Unione Europea per la conservazione della biodiversità. Si tratta di una rete ecologica diffusa su tutto il territorio dell'Unione per garantire il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati o rari. Inoltre, e qui siamo al terzo elemento su cui si basava il ricorso, la giunta regionale, nella preparazione del calendario, non ha rispettato il parere dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) per quanto riguarda i periodi della caccia. L’ISPRA aveva inviato lo scorso 27 agosto una nota a tutte le Regioni italiane, e per conoscenza ai Ministeri competenti, che descriveva i provvedimenti di regolamentazione dell'attività venatoria che andrebbero assunti dalle Amministrazioni Regionali. Le condizioni climatiche estreme che hanno caratterizzato la stagione estiva possono determinare un notevole stress per le popolazioni di fauna selvatica del Paese. La nota dell’ISPRA era mirata a ridurre il rischio di gravi danni alle popolazioni selvatiche che attraversano condizioni di particolare vulnerabilità a causa del perdurante periodo di siccità. Tuttavia la giunta regionale del Piemonte non ha tenuto conto dei rilievi dell’ente, e questo ha costituito un ulteriore elemento per il ricorso. Per le associazioni che hanno vinto il ricorso è un momento di gioia, ma lo è anche per tutti coloro che vedono nella caccia una pratica aberrante e contro ogni sviluppo di civiltà e di progresso.
Ricordiamo che il Piemonte è stato recentemente il teatro di una lotta pacifica, condotta con le armi della democrazia, per l’istituzione di un referendum che si aspettava da ben 25 anni. 60.000 firme raccolte non sono bastate per indire un referendum che voleva limitare la caccia. A ridosso della consultazione, quando ormai tutte le città e i comuni piemontesi erano tappezzati di manifesti elettorali e la campagna referendaria era all’apice, la Regione Piemonte è riuscita a impedire il referendum abrogando la legge che il referendum chiedeva di modificare. Un espediente, un “trucchetto legislativo”, così come lo hanno definito i promotori del referendum. Una decisione che ha provocato indignazione in tutta Italia, non soltanto negli animalisti ma in quanti hanno visto nella decisione della Regione Piemonte una posizione antidemocratica che non teneva conto della volontà della maggioranza dei cittadini. La decisione del TAR di sospendere l’attività venatoria in tutto il Piemonte ha ridato ossigeno al movimento anti-caccia e ha risollevato il morale di coloro che da 25 anni si battono per abolire o quantomeno limitare uno sport anacronistico e primitivo che si basa sull’uccisione di animali selvatici per puro divertimento.
“Per l’Assessore regionale alla caccia Sacchetto una sonora lezione. Punita la sua arroganza. Ora si dimetta, magari portandosi dietro il “compare” Vignale, con lui principale protagonista dello scippo del referendum regionale contro la caccia” ha affermato Roberto Piana, Presidente della Sezione Piemonte della LAC. Ma i veri protagonisti di questa vittoria sono gli animali selvatici, che potranno ancora per qualche tempo godere della loro libertà di vivere. “Per gli animali selvatici è una grande vittoria e un grande giorno” ha dichiarato Piero Belletti di Pro Natura. “Ora aspettiamo con fiducia che Napolitano sciolga il Consiglio regionale colpevole del furto di democrazia del maggio scorso. Ancora una volta lo Studio legale Fenoglio-Callegari di Torino si è distinto in una battaglia difficilissima per la difesa della fauna selvatica. Gli animali ringraziano”. Cosa succederà ora? L'udienza finale del ricorso è fissata per l’ottobre 2013. Ma sarebbe troppo ottimistico sperare in una intera stagione venatoria annullata. Sarebbe troppo fantascientifico sperare in una presa di coscienza da parte di quei politici che sostengono la caccia pur sapendo di scontentare la stragrande maggioranza dei cittadini. Dalle statistiche emerge che otto italiani su dieci vogliono abolire la caccia, soprattutto i giovani. I cacciatori si stanno estinguendo, in 25 anni si sono dimezzati e oggi hanno un’età media di settant’anni. Eppure la caccia continua ad essere praticata e difesa dalla legge. Sappiamo che la decisione del TAR rappresenta solo una battuta d’arresto. Ma per adesso godiamoci questa vittoria storica, e andiamo a dormire con il sorriso sulle labbra, con la consapevolezza di aver contribuito a salvare qualche migliaio di creature dal massacro. E non è cosa da poco! |