Animalismo

Una lettura consigliata: l’Uovo!

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28 Febbraio 2011


E’ consigliabile leggere il codice alfanumerico di 11 caratteri che dal 1° Gennaio 2004 si trova impresso su ogni uovo? Direi di sì, perché è proprio la lettura e la comprensione di questa etichettatura che ci permette di rintracciarne la provenienza e salvaguardare la nostra salute e il benessere delle galline.

L’ultimo scandalo alimentare in ordine di tempo riguarda proprio la vendita di uova nelle quali è stata riscontrata la presenza di diossina in quantità 77 volte superiore al consentito, a causa di residui di biodiesel somministrati alle galline insieme ai mangimi .

Sono state coinvolte la Germania, l’ Olanda e la Gran Bretagna, arrivando alla chiusura nella sola Germania di ben 4700 allevamenti di ovaiole.

Su ogni uovo è stampigliata la sigla dello stato europeo in cui si trova l’allevamento da cui proviene, è importante imparare a leggerlo! Esistono però anche ragioni etiche che ci impongono di essere informati se vogliamo migliorare le condizioni di vita di milioni di galline, tenuto conto che in Italia nel solo 2009 sono state consumate 12,9 miliardi di uova, circa 220 uova a persona. Ecco come leggere l’etichetta. Il primo ad apparire è un codice numerico che può essere 3,2,1 o 0 e la nostra scelta può condizionare il mercato e migliorare la vita delle galline ovaiole. Il codice 3 si riferisce ad un “allevamento in batteria” nel quale 40 milioni di galline, cioè circa il 90% di tutte quelle allevate per la produzione di uova in Italia, vivono la loro breve vita (un anno al massimo) rinchiuse in piccole gabbie di rete. Provate ad immaginare: tanti capannoni grandissimi, galline stipate in gabbie che vengono impilate in altezza fino a 4 file, per ogni gallina uno spazio che corrisponde a quello di un foglio di carta A4, il becco tagliato per evitare che si feriscano tra loro a causa del sovraffollamento, arrivando fino al cannibalismo. La povera gallina ovaiola non può aprire le ali, né deporre uova nei nidi (che non ci sono perché le uova passano direttamente su un nastro trasportatore), non può soddisfare alcun bisogno etologico fondamentale ma solo vivere una vita di sofferenze. Se sulle uova è stampigliato il codice 2, le galline vivono in capannoni senza gabbie ma senza uscite verso l’esterno, in numero massimo di 12 per metro quadrato, hanno nidi, trespoli, lettiere. E possono muoversi, compatibilmente con l’affollamento: questo è un “allevamento a terra” dove però per “terra” si intende cemento, sia chiaro.

Scegliendo le uova con il codice 1 si incentivano gli allevamenti “all’aperto”, costituiti da capannoni nei quali le galline possono essere al massimo 12 per metro quadrato, sono presenti nidi, trespoli, lettiere e ci sono aperture all’esterno. In un “allevamento all’aperto “le galline possono finalmente vedere la luce del sole, cercare cibo nel terreno, aprire le ali e fare bagni di polvere, avere cioè un comportamento etologicamente compatibile con la specie a cui appartengono.

L'atroce condizione dei polli allevati in batteria

Il codice 0 evidenzia che le galline, oltre a avere i vantaggi del codice 1, vengono alimentate con mangimi biologici e questo può essere una sicurezza per la nostra salute. La categoria zero differisce dalla categoria 1 sia per l’alimentazione della gallina che per lo spazio: 1 gallina per 10 metri quadrati di terreno all’aperto con vegetazione, contro i 2,5 mq della categoria 1.

Dal 1° gennaio 2012, dopo varie proroghe, dovrebbe finalmente entrare in vigore la Direttiva UE 99/74 che prevede la messa al bando delle gabbie di batteria attualmente in uso e decreta l’ utilizzo di gabbie cosiddette “arricchite”, nelle quali ci saranno nidi, lettiera e trespoli per soddisfare in parte le esigenze etologiche delle galline.

Ma l’industria avicola oppone forti resistenza anche a questo piccolo miglioramento delle loro condizioni di vita.

Eppure un’indagine di Eurobarometro ha messo in evidenza che il 62% dei consumatori UE sarebbe disponibile a cambiare l'abituale supermercato pur di acquistare prodotti più rispettosi del benessere degli animali .

Purtroppo oltre allo sfruttamento delle galline ovaiole, esiste anche una barbarie che riguarda 30 milioni di pulcini maschi che non sono adatti a diventare polli 'da carne' perché appartengono ad una razza che cresce troppo lentamente e pertanto, appena usciti dalle uova, vengono separati dalle femmine e triturati vivi per diventare rifiuti o farine di carne.

Dobbiamo indignarci e imparare a sfruttare il grande potere che abbiamo in quanto consumatori! E' sempre più importante diventare consapevoli del fatto che le nostre scelte e i nostri acquisti possono orientare le produzioni. Nel caso specifico, acquistando solo uova con il codice 1 o 0 favoriremo la produzione avicola “all’aperto”, cioè degli allevamenti senza gabbie con capannoni aperti verso l’esterno dove le galline saranno finalmente libere di muoversi e respirare aria e non acidi urici concentrati ed irritanti per le mucose. Vorrei ricordare che gli animali non sono “macchine da produzione” da sfruttare senza pietà , ma soggetti che hanno diritti, provano sensazioni, sentimenti e dolore che molti di noi riescono a percepire e desiderano porvi fine.

Galline allevate in libertà

Proseguendo nella lettura dell’uovo, possiamo risalire allo Stato

di provenienza dell’allevamento perché le due lettere che seguono ne rappresentano la sigla: se un uovo è “nato” in Italia, la sigla sarà quindi IT.

Le uova “alla diossina” provenienti dalla Germania e già in vendita negli scaffali dei supermercati in Italia, dopo lo scoppio dello scandalo sono state rintracciate proprio perché la sigla presente sull’uovo era DE cioè Deutchland .

Le 3 cifre successive corrispondono al codice ISTAT del comune dove si trova l’allevamento, e le due lettere seguenti ne indicano la provincia. Infine le altre 3 tre cifre che seguono rappresentano il numero di identificazione dell’allevamento. Naturalmente sulla confezione deve essere riportata la data di scadenza, che è di 28 giorni dalla deposizione, e si farà anche riferimento alla categoria di qualità e di peso, al numero di uova contenute della confezione, nome e ragione sociale o marchio del centro di imballaggio e le modalità di conservazione. Bene, la lettura è terminata! A partire da oggi poniamoci un obiettivo: impariamo a leggere l’uovo!

Tutti insieme con le nostre scelte potremo migliorare le condizioni di vita di milioni di galline evitando loro inutili sofferenze e inoltre ci prenderemo la responsabilità di contribuire a salvaguardare la nostra salute.



 

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