Animalismo |
La Pet Therapy fa bene agli animali? |
12 Aprile 2023 | ||||||||
Analisi critica degli Interventi Assistiti con Animali
La terminologia inglese è diventata comune e Pet Therapy indica globalmente l’utilizzo degli animali in alcune patologie umane. Fin dal marzo 2015 la Conferenza Stato Regioni aveva approvato “l’Accordo e le Linee Guida in materia di interventi assistiti con gli animali che stabiliscono gli standard minimi per il loro svolgimento e definiscono regole omogenee sul territorio nazionale” con l’occasione distinguendo le tipologie degli IAA – Interventi Assistiti con Animali – in Terapie Assistite con gli Animali (TAA), finalizzate alla cura di disturbi della sfera fisica, neuro e psicomotoria, cognitiva, emotiva e relazionale; Educazione Assistita con Animali (EAA), volta a promuovere, attivare e sostenere le risorse e le potenzialità di crescita, relazione e inserimento sociale delle persone e Attività Assistite con gli Animali (AAA), indirizzate al miglioramento della qualità della vita e alla promozione del benessere. Lodevole esempio di non delegare agli anglicismi concetti esprimibili correttamente in italiano.
Lo sviluppo delle IAA è stato oggetto di notevole interesse da più parti e soprattutto è stato visto con favore da molti impegnati nella difesa degli animali convinti che il nuovo ruolo “terapeutico” conferisse importanza, se non dignità, riconosciuta anche dalla parte della popolazione che si dimostrava indifferente o contraria alla presenza degli animali nella società. Così sono nate numerosissime attività indirizzate in quella direzione con proliferazione della varietà delle proposte comprensive della diversità delle varie specie animali coinvolte, dai cani trasmigrando ai cavalli, asini, gatti. Sempre con un consenso sociale quasi unanime. I responsabili degli animali, i proprietari, addirittura entusiasti, convinti di partecipare alla cura della salute delle persone e con ciò assunti anch’essi al ruolo terapeutico. Poche le eccezioni a questo comune sentire, poche le voci che chiedevano, e chiedono, attenzione e valutazione delle ricadute per gli animali, perché la partecipazione agli Interventi Assistiti con Animali non è un’azione innata e naturale ma richiede un periodo di addestramento o quanto meno di educazione come si rileva dal fatto che, prima di essere introdotto nel rapporto con il paziente umano, l’animale deve superare un periodo di prova. Questo porta a una riflessione basilare: quando si richiede a un animale un qualche momento di addestramento o si impone all’animale un apprendimento, si compie un intervento che va a modificare la sua naturalità imponendo un artificio nel suo comportamento che si può ottenere con il sistema inevitabile del premio e della punizione, rinforzo positivo e negativo, sperando che sia sufficiente e prevalente il premio.
L’animale quindi subisce comunque una forzatura poiché se non fosse così non sarebbe necessario l’addestramento, anche se questo serve a rafforzare alcune qualità comportamentali di base al fine di ottenere che sia accettata, nel caso dei cani, la presenza di persone non conosciute in precedenza, o che acconsenta a essere manipolato se il caso lo comporta, o alla conduzione al guinzaglio da sconosciuti o, ancora, a rimanere fermo in attesa senza svolgere attività di perlustrazione o esplorazione mentre viene osservato. Nel caso degli equidi essere cavalcati da persone che possono non avere particolare esperienza. Come si può constatare si tratta di comportamenti che sono una evoluzione della normalità ma richiedono un adeguamento alle richieste umane con la modificazione della propria volontà espressiva. Tra i sostenitori dell’intervento animale molto frequentemente la problematica delle conseguenze per gli animali viene superata dalla convinzione che sia necessario fornire adeguati strumenti di intervallo e che un ruolo importante sia quello del medico veterinario che deve partecipare alle sedute di IAA per osservare gli animali e decidere i modi e i tempi di recupero. Come si può comprendere il ruolo è fondamentale per il benessere degli animali e ci si deve ugualmente porre la domanda di quale sia l’effettivo potere decisionale del medico veterinario di fronte al parere dell’altro professionista, il medico. Se l’intervento si protrae a vantaggio del paziente umano, ma con disagio dell’animale, sarà preminente l’interesse umano o quello animale? Come sempre nei casi di utilizzo di animali, come ugualmente in qualsiasi situazione di rapporto tra uomo e animale, è l’umano che decide per l’altro vivente. Questo chiama in causa il nocciolo del rapporto uomo/donna-animale, come si possa davvero rispettare l’altro vivente in ogni occasione. La domanda implicita è alla base della riflessione bioetica che ragiona sulle modalità del rapporto interspecie chiedendo di valutare le conseguenze per l’animale; disciplina filosofica che, prosaicamente, si può riassumere nella domanda precedente, ovvero se quanto viene richiesto agli animali rientra o meno in risposte che necessitano di un impegno da parte loro.
Certamente ci sono situazioni molto più impegnative della Pet Therapy, si pensi alla sperimentazione animale, agli allevamenti intensivi, alle esibizioni nei circhi, ecc., però anche nelle terapie assistite gli animali rispondono con un impegno e un lavoro. Queste ovvie constatazioni sono corroborate dalle ricerche scientifiche, della serie “se si cerca si trova”, con le quali è stato dimostrato inequivocabilmente che sia gli equini sia i cani nelle sedute di IAA vivono uno stato di stress, risultato ottenuto nei test condotti con tutte le precauzioni che si ritengono necessarie e sufficienti per garantire il benessere degli animali e ciononostante si è constatata la sofferenza degli animali, perché lo stress significa sofferenza. Per cui si può dire che al momento non ci sono garanzie assolute che nelle sedute di IAA gli animali non si trovino in condizioni di negatività. Con particolare preoccupazione se le sedute sono gestite in maniera improvvisata e con minori attenzioni. I test, che hanno rilevato le negatività vissute dagli animali, chiamano a ragionare e a valutare gli impegni che chiediamo agli animali coinvolti nella nostra vita poiché non solo le richieste più onerose sono da riconsiderare ma anche quelle che generalmente sono valutate come delle sine cure, come gli IAA. Enrico Moriconi è Medico Veterinario, Consulente Etologia e Benessere animale. Già Dirigente SSN, già Garante Diritti Animali Regione Piemonte |