Animalismo

La scultrice dei Dinosauri

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02 Novembre 2019
La scultrice Mariaelena Mariotti con una delle sue “creature”
La scultrice Mariaelena Mariotti con una delle sue “creature”

Intervista all’Artista che dedica le sue sculture ai grandi sauri e con le sue mostre pone il problema dello sfruttamenti degli animali


Un amore nato già da piccola. Una passione che Mariaelena Mariotti coltiva con grande dedizione e costanza dedicando la sua abilità artistica a questi grandi animali scomparsi che nelle sue mostre prendono vita. E un modo per porre all’attenzione del pubblico il problema dello sfruttamento degli animali.


Da dove nasce la tua passione per i dinosauri?

La mia sensibilità e il mio amore verso il mondo preistorico e i dinosauri nasce insieme a me, nel senso che sono nata nel '91 e dopo un anno e mezzo o poco più è uscito il primo Jurassic Park, quindi diciamo che già al tempo i miei genitori mi fecero vedere il film, anche se censurando alcune parti più violente, però già da lì il mio amore per queste creature del passato era folle.

Poi i miei genitori, avendo capito questa mia passione, l'hanno sempre foraggiata portandomi a vedere musei, come il museo di storia naturale di Milano, quello di Genova, andando anche a vedere musei non solo di storia naturale o di dinosauri, ma anche su animali contemporanei. E quindi, tutto quanto è nato con estrema naturalezza, anche se i miei genitori si sono impegnati con tutte le loro forze a far sì che sviluppasse sempre più. È grazie al periodo storico, quindi anche a Jurassic Park, ma poi anche grazie ai miei genitori che mi hanno sempre appoggiata, sostenuta, infatti io fin da piccola ho tantissimi dinosauri che ancora oggi conservo, li ho sempre collezionati, non smetto tutt'oggi. È proprio una sorta di "fissa", una passione molto forte, anche perché nel dinosauro, anche nella sua forma più elementare io riesco a ritrovare tutti i ricordi d'infanzia, tutta la gioia, la spensieratezza. Sono diventati parte di me, in un certo senso.


E la tua sensibilità verso gli animali da cosa è scaturita?

Ironicamente, anche la sensibilità verso gli animali nasce in una maniera molto simile, nel senso che da sempre sono appassionata di animali, di documentari, tutt'oggi non passa un giorno senza che ne guardi uno. Avendo avuto, come ancora oggi ho, un giardino molto grande, fin da subito mi sono avvicinata agli animali, dai più piccoli, insetti, piccoli rettili, serpenti e altri animali simili. Poi avevamo qualche gallina, erano cinque mi pare, che stavano libere per casa, in più il cane, quindi, insomma, l’amore per gli animali domestici è nato così.

L’Artista con un dinosauro a grandezza naturale
L’Artista con un dinosauro a grandezza naturale

Poi è nata anche la versione più ampia, andando a indagare e leggere molto riguardo ai temi degli animali africani, dell'Amazzonia e tutto quello che concerne la zoologia. Ho letto anche fin da piccola alcuni libri di biologia, ovviamente quello che riuscivo a capire al tempo, e ricordo che i libri di testo che usavamo a scuola spesso parlavano solo di alcune cose e altre parti invece le tralasciavano, quindi sono sempre andata a leggere anche le cose sugli animali che spesso a scuola tralasciano: parlano più di come si è formata la Terra, di come si è formato l'uomo, l'evoluzione umana e tralasciano molto tante cose che riguardano invece gli animali. Questo interesse è nato in maniera simile a come è nata la passione per i dinosauri.


Parliamo della mostra “Imago. Il riflesso di ciò che succede” inaugurata a Carrara. Come la hai realizzata?

La mostra "Imago" mette insieme due cose che sembrano essere lontane tra loro, ma neanche poi tanto, infatti sono, dicendolo in estrema sintesi, i problemi degli animali di oggi sulla carne degli animali di ieri. In pratica in questa mostra nello specifico io ho voluto mettere i principali problemi che affliggono l'ambiente e, di conseguenza, gli animali. Si parla, come si vede nella mostra, dell'inquinamento della plastica nel mare, che poi non è solo nel mare. Si parla del problema del bracconaggio che, insieme al circo che è presente anche in questa mostra, è uno dei più vecchi; dopodiché c'è la deforestazione e gli incendi dolosi e anche gli idrocarburi in mare.

L’idea della deforestazione era nata anni fa, perché questa mostra la sto progettando da sette anni, ma solo quest'anno ho avuto le capacità tecniche di metterla in piedi proprio come la volevo io, quindi grandezza naturale e così tanti soggetti, perché sono cinque installazioni ma sei soggetti. L'ultima idea che ho realizzato per la mostra è quella della deforestazione, che inizialmente era nata con un parasaurolophus, cioè il dinosauro dal becco d'anatra e con il corno dietro alla nuca, denutrito che camminava in una stesa di foreste di tronchi tagliati. L'ho modificata ad aprile, quando è uscito il video dove si vede nel Borneo l'orango che cerca a tutti i costi di difendere il suo territorio che è devastato dalle ruspe e, a un certo punto, gli sparano, sembra un dardo, non si sa, lui cade e finisce così in malo modo il video. Mi sono ispirata a lui, infatti il pachicefalosauro che è parte di questa installazione è dei colori dell'orangotango, quindi l'ho fatta proprio in suo onore: è arancione, marrone con qualche sfumatura più scura.

Nella mostra “Imago” il baby-brachiosauro si collega al maltrattamento degli animali nei circhi, infatti si vede sul retro un cucciolo di elefante in catene
Nella mostra “Imago” il baby-brachiosauro si collega al maltrattamento degli animali nei circhi, infatti si vede sul retro un cucciolo di elefante in catene

A fare da portavoce per quanto riguarda il bracconaggio invece c'è il triceratopo che si vede senza corna e con suo cucciolo a fianco. Si vede il triceratopo con le corna tagliate dagli eventuali bracconieri che è accasciata e ha a fianco il suo cucciolo che la guarda, proprio come la scena che si vede tutt'oggi purtroppo in tante parti del mondo e quindi, diciamo che è nata da lì.

Ogni installazione è accompagnata da immagini proiettate sul muro che fanno sì che il visitatore possa comodamente vedere da quali foto io, nella realtà, ho tratto le mie sculture.

Gli idrocarburi in mare sono rappresentati in modo molto realistico da uno pterodattilo invischiato nel petrolio che simula quello che accade agli uccelli acquatici.

Per quanto riguarda invece l'inquinamento della plastica ho fatto una sorta di trasposizione tra il passato e il presente, anche se le tartarughe esistevano già al tempo dei dinosauri, comunque ho voluto farla più in tema con tutti gli altri soggetti, quindi ho scelto l'elasmosauro che è un po' come il plesiosauro, il famoso mostro di Loch Ness che, anziché nuotare in un lago o nel mare, nuota invischiato in una rete tutta rovinata in mezzo a un mare di rifiuti di plastica: bottiglie, tappi, uno pneumatico, borsine, sacchetti e cose simili. Questo è quello che i bambini capiscono immediatamente perché casualità fortuita vuole (non per la mia mostra ma per tutti) che quest'anno nelle scuole elementari e non solo, il tema ambiente sia molto molto vivo, quindi arrivano bambini di prima, seconda, terza elementare che già sanno cosa sono le microplastiche, già sanno che la gente abbandona le reti in mare, insomma sono molto avanti.

Poi, per ultimo, c'è il circo che in questo caso è rappresentato anche qui con una sorta di specularità visiva, perché tanti pensano che i pachidermi siano un po' come i dinosauri, quindi ho scelto un baby-brachiosauro a fare da portavoce del circo facendolo assomigliare, anche con l'espressione dolce e quasi bambinesca, ad un cucciolo di elefante, infatti poi nella proiezione che si vede dietro, si vede la foto a cui mi sono ispirata, dove c’è questo piccolissimo elefante, carinissimo, che però ha già delle catene strette al collo e alla zampa in una maniera veramente orribile. Non dico disumana perché è molto umano, ogni volta che la racconto mi emoziono.


È molto bello il fatto che tu leghi la tua arte alla diffusione di un messaggio che renda sensibile il pubblico al maltrattamento degli animali.

È, credo, la cosa più bella che io potessi fare, perché mette insieme le cose che amo di più: gli animali, i dinosauri, l’ambiente. Vedere gente di tutte le età, dai bambini fino agli anziani che si commuovono davanti alla triceratops sofferente col cucciolo a fianco, o altri che si commuovono per il cucciolo di collolungo, insomma… mi emoziona molto. Ho avuto una bella risposta dalla mia città, so che ne parlano molto bene, e tanti non negano di essersi commossi, quindi ripaga proprio l'anima, vuol dire che sebbene sia stato un messaggio che in questo periodo viene trattato molto (per fortuna), l'ho detto in chiave mia dopo sette anni di progettazione dentro la mia testa e ha funzionato, quindi sono molto orgogliosa, sono molto contenta.


Mariaelena Mariotti con gli allievi di alcune classi delle scuole elementari di Carrara in visita alla mostra “Imago”
Mariaelena Mariotti con gli allievi di alcune classi delle scuole elementari di Carrara in visita alla mostra “Imago”

Che messaggio vuoi dare con questa mostra?

Ricollegandoci al discorso del tema, io l'ho fatto per fare una denuncia di problemi ben noti, però usando i miei soggetti artistici, i dinosauri. La cosa interessante è che comunque ci sono diverse chiavi di lettura, ad esempio io ne ho formulate altre due che do ai visitatori.

Una è che questa mostra potrebbe anche essere uno specchio di come sarebbe il destino dei dinosauri se non si fossero mai estinti e vivessero insieme a noi. Noi gli faremmo del male in questo modo, come facciamo agli altri animali.

Un'altra chiave è quella di questa corsa alla scienza che stanno intraprendendo, o dicono di stare iniziando a intraprendere con la clonazione dei mammut e anche di riportare in vita alcune specie di chiamiamoli dinosauri facendo la retroingegneria dalle uova di uccelli di oggi, che è molto affascinante, però già oggi trattiamo male le creature meravigliose che sono con noi, quindi non vedo il motivo di andare a riportarne in vita altre per poi alla fine fargli comunque del male. Queste sono le chiavi che possono essere date da questa mostra.

Per concludere, è tutto fatto con materiale di recupero, è tutto fatto con poliuretano, che chiamano tutti poliuretano, in realtà si chiama stifferite di recupero che io ho avuto grazie a un amico che ha una ditta di edili, quindi con questo materiale che è usato per fare i cappotti termici io ho realizzato l'interno, incollandolo e modellandolo. L'unica cosa non di recupero è la pelle, realizzata con una resina ecologica, quindi ho lavorato senza guanti, senza maschera ed è stato anche quello a impatto zero, anche perché poi tutta quella che ho usato è sopra i dinosauri e per sempre lì resterà, anche questo mi rende ancora più contenta.