Animalismo

Quando un animale è più umano dell'uomo

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24 Maggio 2016
Quando un animale è più umano dell'uomo

La foto incredibile di un orso che scruta affacciandosi da un muretto Una somiglianza «bestiale» con noi...


Ho sempre scritto di non attribuire comportamenti tipici dell'uomo ai nostri animali. Ho predicato bene ma razzolo molto male, specie se guardo l'immagine di questo orso fotografata con uno scatto straordinario da Giampiero Cutolo lo scorso 12 dicembre.

Il plantigrado che l'inverno molto caldo non ha costretto al letargo, si affaccia sul ponte della Camosciara e contempla lo splendido scenario di questo angolo della ex riserva reale, con uno sguardo che sembra lasciar trapelare la soddisfazione di poter vivere in un paradiso della natura. È uno sguardo che ha commosso il Web. Il grosso esemplare di orso marsicano è in piedi e appoggia le zampe anteriori su un ponte che costeggia la strada che collega Pescasseroli a Villetta Barrea, la grossa testa oltre il cordolo a contemplare il mirabile scenario delle spettacolari pareti di roccia calcarea e dolomite che fanno da anfiteatro a questo angolo immerso nel Parco Nazionale d'Abruzzo.

Si tratta del vero e proprio cuore della vasta oasi, una delle località più affascinanti e probabilmente la più amata dalla gente del posto e dai turisti, che racchiude l'area di Riserva Integrale dove la conservazione di flora e fauna è impermeabile a qualunque eccezione. Qui l'orso è sacro e, proprio in questo angolo incontaminato del nostro patrimonio naturale, ha deciso di onorarci della sua presenza, diventando il simbolo stesso della regione Abruzzo. Se è opportuno evitare un' eccessiva commistione tra i comportamenti umani e quelli animali, non bisogna però commettere l'errore contrario, in quanto l'Homo sapiens condivide una notevole quantità di atteggiamenti con gli altri mammiferi. Non deve quindi stupire che le persone gli sguardi e le posture assunte da un cane vengano prese in considerazione alla stregua di quelle mostrate dall'uomo. «Non ti rattristare e non mettermi il muso. Torno presto!».

Quale proprietario di cane non si è rivolto al proprio Fido con una frase simile, guardando la sua espressione malinconica, una volta compreso che rimarrà solo in casa? E quale proprietario negherà di pensare che il proprio cane è «felice come un bambino» quando, sentendo tintinnare il guinzaglio, capisce che si va a spasso? E queste non sono false interpretazioni e ardite umanizzazioni del cane ma la reale dimostrazione che la maggior parte dei mammiferi prova emozioni e quindi è in grado di trasmettere la sofferenza, l'angoscia, la tristezza e la felicità mediante la mimica del muso o la postura nell'insieme del corpo. Lo sguardo fisso ad occhi aperti fra due persone significa normalmente un gesto di grande attenzione.

Probabilmente lo stesso si può dire di quell'atteggiamento tipico del gatto che si pone davanti a noi seduto, immobile, gli occhi diretti nei nostri, quegli occhi magnetici (miscela di metallo e d'agata, come scrive Baudelaire) che hanno affascinato i più grandi artisti. Il massimo dell'umanizzazione animale, comico e paradossale quanto si vuole, lo troviamo poi nei cartoni animati, soprattutto quelli magistrali di un tempo. Il papero irascibile e ingenuo (Paperino), il topo sbarazzino e determinato (Topolino), il gatto simpatico quanto maldestro (Silvestro) all'eterna caccia di un canarino vendicativo e dispettoso (Titti) spalleggiato dalla nonnina Granny. Insomma animali e uomini spesso si mischiano nei mazzi di carte della realtà e della fantasia e la fotografia di quell'orso affacciato sul ponte ci fa riflettere oltre che commuovere.


(Dal “Giornale” del 19 maggio 2016 – per gentile concessione dell’Autore)


Oscar Grazioli, medico veterinario e giornalista, è stato uno dei primi veterinari, in Italia, a occuparsi scientificamente delle malattie di animali inconsueti, quali scimmie e rettili. Collabora da anni con importanti testate nazionali

 

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