Animalismo |
Basta con la vivisezione! |
16 Gennaio 2014 | ||||||||||||||||
Un convegno alla Camera dei Deputati ha dimostrato come la sperimentazione animale sia solo un enorme business che sottopone milioni di animali a sofferenze inaudite e inutili e non è affidabile per la salute dell’uomo
“Non possiamo più permettere che i grandi interessi economici delle multinazionali e delle lobby che tutelano la sperimentazione sugli animali prevalgano sul nostro diritto di cittadini di avere una ricerca scientifica affidabile e davvero predittiva per la nostra salute, relegando l'Italia, e l’Europa stessa, nelle retrovie del progresso scientifico per quanto riguarda la ricerca biomedica e tossicologica”. Così affermava l’onorevole Michela Vittoria Brambilla aprendo il convegno "La ricerca scientifica senza animali per il nostro diritto alla salute" che si è tenuto a Roma alla Camera dei Deputati il 13 gennaio scorso. Al Convegno, organizzato dalla Federazione Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente, sono intervenuti esponenti di spicco della comunità scientifica internazionale, tra cui Claude Reiss, fisico e biologo cellulare dell'Università di Lille, e Marcel Leist, professore alla School of Medical Biology in Germania, promotori dello sviluppo di metodi alternativi. Partecipavano i fondatori della Federazione: ENPA, LAV, Lega del cane, LEIDAA e OIPA e i rappresentanti delle associazioni che ne fanno parte tra cui SOS Gaia. Il convegno è stato seguito dalle televisioni nazionali e dai quotidiani. Shan Newspaper ha documentato l’intera giornata.
Il tema della vivisezione in questo periodo è particolarmente cruciale perché il Parlamento sta esaminando il decreto applicativo dell'art.13 della legge che introduce principi e criteri innovativi e restrittivi (norme scritte proprio dall'ex ministro Brambilla) tra cui, per esempio, la promozione dei metodi alternativi, il divieto di eseguire esperimenti senza anestesia o analgesia, il divieto di allevare sul territorio nazionale cani, gatti e primati destinati ai laboratori, o ancora il divieto di fare sperimentazione sugli animali per test di tipo bellico, xenotrapianti e ricerche su sostanze d'abuso. Non a caso si è scatenata in questi giorni una campagna mediatica che ha violentemente creato una barricata tra sostenitori e oppositori della vivisezione, con toni e minacce che non aiutano di certo a comprendere i veri termini del problema. I relatori, scelti tra i maggiori esperti di metodi sostitutivi ai test su animali, hanno fornito una mole impressionante di dati scientifici sull’inutilità della vivisezione per la ricerca medica e illustrato ampi esempi di metodi sostitutivi che offrono una effettiva garanzia per la salute dei cittadini. È stato stigmatizzato che ogni anno sono sacrificati alla ricerca 12 milioni di animali in Europa e circa 900 mila in Italia. Eppure la sperimentazione sugli animali è ritenuta un metodo antiscientifico, e dunque fuorviante, da un numero di scienziati sempre più esteso e nei centri della scienza più accreditati, in quanto le risposte ottenute su un animale non sono trasferibili alla specie umana.
Susanna Penco, biologa e ricercatrice all'Università degli Studi di Genova, ha affermato: “Se ammettiamo scientificamente che la specie su cui si indaga debba essere un buon modello per la specie di destinazione (nel nostro caso, l’uomo), dovremmo utilizzare solo i nostri “cugini”, gli animali che più ci assomigliano, cioè le scimmie antropomorfe. Ma occorre precisare che anche gli studi condotti sui grandi primati non umani sono stati deludenti: basti pensare alla quantità di denari e di vite animali sprecate per il vaccino preventivo contro l’AIDS, che ancora non abbiamo, o agli studi condotti su scimmie per trovare una soluzione alla Sclerosi multipla: sono stati sospesi poiché non efficaci. Il vero motivo per cui si impiegano roditori è che sono piccoli e maneggevoli, occupano spazi ridotti, sono pratici da usare, non sono pericolosi e costano meno.” Sebbene il convegno puntasse soprattutto sulla convenienza per la salute dell’uomo di non usare gli animali per la sperimentazione, inevitabilmente il confronto diventava anche etico. Roberto Cazzolla Gatti, biologo ambientale ed evolutivo, nella sua relazione ha affermato: “È necessario che si parli di sperimentazione sugli 'animali-non-umani' affinché l’illusorio confine di separazione tra uomo e animali venga definitivamente eliminato”. E ancora: “In ogni epoca storica si sono utilizzati esseri viventi ritenuti inferiori e privi di diritti. Ma nessuna specie in Natura, al di fuori dell’uomo, ne usa un’altra per sperimentare come migliorare le sue condizioni di vita.” Sentendo le argomentazioni dei relatori è davvero difficile capire come si possa mantenere in piedi un metodo di ricerca che non offre risultati certi ed è antieconomico. Il fattore economico apparentemente tenderebbe a facilitare il rapido passaggio a sperimentazioni alternative, eppure c’è la tendenza a mantenere, e addirittura incentivare, l’uso di animali nei laboratori biomedici.
La spiegazione a questo controsenso ce la dà Roberto Cazzolla Gatti: “Un tale controsenso si realizza perché, anche in campo biomedico, viene posta in essere quella che è possibile definire ‘La strategia Monsanto’. Seguendo il modus operandi della multinazionale americana delle sementi, il potere economico viene concentrato nelle mani di poche aziende affinché la biodisponibilità sia limitata e brevettata. Così, nel settore biomedico, una delle principali ragioni economiche che tiene in vita la sperimentazione sugli animali-non-umani è lo strapotere di alcune aziende che allevano e riforniscono di animali da laboratorio le università e rallentano lo sviluppo di metodologie sperimentali alternative, come i test in vitro su microorganismi e colture cellulari che potrebbero essere autoprodotti dalle singole istituzioni di ricerca.” Dice Michela Vittoria Brambilla: “A questi signori che lucrano sulla sofferenza di milioni di animali dico che non possono più mettere a repentaglio la salute dei cittadini, ostacolando l’accesso a metodi di ricerca ben più esaurienti, affidabili, veloci ed economici, realizzati con nuove e straordinarie tecnologie, già di uso comune in molti Paesi, come ad esempio gli Stati Uniti.” Al Convegno partecipava Carla Ramacciotti, psichiatra e psicoterapeuta, con un intervento molto accorato contro l’uso della sperimentazione animale in campo psichiatrico. Le abbiamo chiesto un commento sulla perversità dell’uomo quando compie azioni riducendo gli animali in uno stato di ‘cose’: “La psicologia del sadismo e della perversione ha interessato molti prima di me, però devo dire che non tutti i vivisettori sono sadici. La maggior parte sono insensibili e non sono stati preparati e messi in condizioni di valutare questo aspetto del problema. Anch’io dopo aver fatto gli studi di medicina (ai miei tempi non esisteva l’obiezione di coscienza ma la facevo per conto mio) mi allontanavo dal laboratorio di fisiologia. All’inizio il futuro medico, ricercatore o biologo, viene veramente indottrinato, presentandogli questi metodi come inevitabili e necessari di fronte a un bene maggiore.”
Abbiamo chiesto a Gianluca Felicetti, presidente della LAV (Lega AntiVivisezione), se si arriverà finalmente ad abolire questa pratica abominevole e in quali tempi. Ecco la sua risposta: “Tutti noi abbiamo purtroppo avuto o abbiamo in casa persone che hanno sofferto per malattie che la vivisezione che si fa da sempre non è riuscita a risolvere. Il dibattito di oggi non è fra chi è a favore degli animali e chi è a favore degli esseri umani, ma tra chi è per la ricerca scientifica e chi è invece contro. Tutti vogliamo che si possano curare le malattie, tutti vogliamo che si possa stare bene su questo pianeta. La differenza però tra noi e l’altra parte è che noi lo vogliamo esteso anche agli altri animali. La battaglia contro la vivisezione è una battaglia di libertà, per la ricerca scientifica e per il rispetto di tutti gli esseri viventi, uomini e animali.” Chiediamo anche una riflessione sul dibattito in corso a Carla Rocchi, presidente dell’ENPA (Ente Nazionale Protezione Animali): “Ormai i tempi della vivisezione sono segnati perché c’è un’indignazione popolare altissima, ma soprattutto i cittadini hanno capito che la vivisezione è una metodica non sperimentata, è una pratica abusiva e non c’è nessuna verifica che funzioni, di fatto non funziona, e i cittadini sono indignati. La nostra è certamente una battaglia epica, ma è soprattutto una battaglia scientifica. Attraverso una medicina che si basi sulla vivisezione, le persone arrivano a star male, molto banalmente. Quindi nonostante le resistenze disumane di chi ha grossi interessi in questo business, questa battaglia sarà sicuramente vinta, e noi speriamo che questo accada presto perché ogni giorno significa il sacrificio inutile di centinaia di migliaia di animali che sulla coscienza di qualcuno dovrebbero pur stare. Io sono convinta che ormai i tempi si stiano accelerando, ci sono Premi Nobel per la Medicina che si stanno pronunciando contro le metodiche della sperimentazione e della vivisezione, quindi alla fine quella che è una verità ovvia, ossia che io non sono un topo e un topo non sono io, verrà a galla e verrà capita nonostante la difesa strenua degli interessi che sono dietro a questo business.”
Michela Vittoria Brambilla sostiene che “non è più necessario che muoiano animali per salvare le persone. Oggi si può salvare il topolino e si può salvare il bambino, quindi l’argomento che i vivisettori in modo assolutamente demagogico presentano per cercare di influenzare l’opinione pubblica va smentito. Quello che vogliamo dimostrare grazie ai più illustri ricercatori internazionali è che c’è una ragione scientifica per dire no alla sperimentazione sugli animali, ossia il fatto che il modello animale è nettamente diverso da quello umano e quindi dà risposte pericolose e fuorvianti per la nostra salute. Negli Stati Uniti dal 2007 nei centri di ricerca tossicologica e farmacologica statale il modello animale è stato sostituito completamente da metodi sostitutivi grazie ai laboratori di robotica che in pochi giorni analizzano la tossicità di centinaia di sostanze chimiche con risultati sicuri, economici e veloci, mentre in Itala e in Europa muoiono milioni di animali per analisi ed esperimenti di cui si potrebbe fare e meno.” Quello che abbiamo avuto in regalo dal Convegno non è stato solo un bagaglio di preziosissimi dati scientifici che supportano l’istintiva repellenza per la sofferenza animale che ogni umano dovrebbe provare. Il regalo che ci portiamo dietro alla fine della giornata è un’esperienza condivisa con i relatori. Ognuno di loro ci ha mostrato una sfaccettatura diversa dello stesso problema, e lo ha fatto con l’onestà inestimabile di chi crede in un’idea di armonia, rispetto e uguaglianza. A conclusione della giornata, abbiamo chiesto a Michela Vittoria Brambilla se secondo lei si arriverà all’abolizione di questa pratica aberrante o è un sogno. Chiudiamo con le sue parole di speranza: “Certamente verrà superata la sperimentazione sugli animali e qualcuno un giorno si chiederà come sia stato possibile che così tante persone intelligenti e preparate abbiano voluto relegare l’Italia e l’Europa nelle retrovie del progresso scientifico per così tanto tempo.” Vedere servizi:
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