| Meditazione |
La pratica della meditazione |
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| 19 Novembre 2025 | ||||||||
La meditazione rende davvero liberi? O è una pratica che asservisce a qualche Guru?
In questo mondo inflazionato dalle varie tecniche di benessere si sente sempre più spesso parlare di meditazione, dallo Yoga al Tai Chi, alla Mindfulness, alla Meditazione Zen e altre tecniche. Però la pratica della meditazione ha uno scopo essenziale: la libertà e la conoscenza di se stessi in tutte le nostre potenzialità. La meditazione dovrebbe avere lo scopo NON di asservirci a qualche Guru, magari arricchendolo, ma di renderci conto della dimensione precaria in cui viviamo. La scienza ci informa che noi vediamo solo il 5 percento dell’universo visibile, il rimanente 75 percento è formato da energia oscura e materia oscura. Del resto, veniamo dal Vuoto e torneremo nel Vuoto. Sono più le cose che non conosciamo che non quelle che conosciamo, di noi stessi e dell’universo. La nostra permanenza in questa dimensione avrà un termine e il meditante lo sa bene. Il meditante non ha certezze, ha solo tanti dubbi. Dubbi su chi egli sia veramente, dubbi sul film che si proietta instancabilmente nella nostra testa, diverso per ognuno, dubbi sul mostro che si manifesta dentro ciascuno di noi, a volte totalmente inaspettato. Come nel film Matrix, siamo costantemente sul set di un film e non sappiamo nulla sulla regia, tranne che a volte si manifesta la signora in rosso e ci fa capire che c’è un bug. Non sappiamo neppure niente del programmatore che ha programmato una realtà così perversa.
Perché essere nati se poi dobbiamo morire? Che senso ha tutto questo? Però i dubbi fanno crescere, e il meditante lo sa bene. Siamo, volenti o nolenti, su un cammino verso il trascendente, siamo degli sciamani in erba, ognuno di noi è un potenziale sciamano, un filosofo, l’importante è orientare la propria vita al Trascendente, fare delle scelte che portino da qualche parte. Sempre la scienza ci informa che secondo l’evoluzione della specie abbiamo sviluppato tre cervelli è la tesi del “Cervello Tripartito”, proposta dal neurologo americano Paul MacLean. Abbiamo il cervello cosiddetto “rettiliano”, anche detto “cervello rettile”, abbiamo il cervello “limbico” ereditato dai mammiferi, e abbiamo la “neocorteccia”. Ognuno di questi cervelli sviluppa dei bisogni anche in netto contrasto con lo sviluppo delle specie precedenti. Il cervello “Limbico” ha l’esigenza della ricerca del piacere, in netto contrasto con la “Neocorteccia” alla ricerca della razionalità e delle buone motivazioni. Il “cervello rettile” ha lo scopo della sopravvivenza della specie, per cui un innamoramento è visto solo in funzione della procreazione. È facile che questi tre cervelli contrastino tra di loro, mandando dei segnali contraddittori. Ed è facile che se una persona non sviluppa una consapevolezza di sè stesso, si trova a fare delle scelte di vita che risultano sbagliate. Però in tutta questa precarietà abbiamo uno “Stargate” rappresentato dalla meditazione. La meditazione ci rende liberi, a patto di non avere certezze ma solo dubbi. Ma come facciamo a sapere se la meditazione che stiamo praticando ci rende davvero liberi? Bastano pochi minuti per accorgersene. Non c’è bisogno di complicate tecniche, non c’è bisogno di tecniche preparatorie. La Nah-sinnar (La Musica del Vuoto dell’antico Sciamanesimo Druidico) ci viene in aiuto proponendoci una musica aliena, adatta per fare una scelta quando ancora non si hanno ancora le idee chiare sul metodo da intraprendere.
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