Meditazione

La Meditazione e l’intuizione del Vuoto

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19 Novembre 2025
Guardando il cielo stellato in una notte serena e silenziosa, ci può cogliere un’inaspettata vertigine interiore che non sappiamo definire
Guardando il cielo stellato in una notte serena e silenziosa, ci può cogliere un’inaspettata vertigine interiore che non sappiamo definire


Quando ci capita di guardare il cielo stellato, in una notte serena e silenziosa, solitamente ci soffermiamo a guardare quello spettacolo immenso con profonda reverenza. Dapprima ci lasciamo andare alla poesia del mistero che sa suscitare, ma subito dopo ci coglie un’inaspettata vertigine interiore che non sappiamo definire ma che ci porta alla certezza di essere vicini al segreto che anima il mondo.

È una vertigine strana e inspiegabile. Ci sentiamo ridimensionati di fronte allo spettacolo che incombe su di noi, di colpo incredibilmente consapevoli, per l’intuizione ineffabile di un istante, del senso della nostra vita e di tutte le cose.

È un’esperienza indescrivibile che non ha motivo di essere vissuta poiché non corrisponde alle aspettative della nostra cultura ordinaria. Noi sappiamo che quel cielo straordinario è lo spazio immenso che avvolge il nostro pianeta e che si protende verso improbabili confini. Ci può cogliere una vertigine che può essere paragonata ad un attacco di agorafobia, sulla soglia di un abisso che si percepisce senza fine. Oppure ci può cogliere una vertigine di commozione al pensiero che in quel cielo stellato ci possano essere altre umanità sorelle e forse qualcuno che come noi in quel momento è affacciato sull’abisso a guardare…

Forse ci può cogliere una vertigine di impotenza all’idea che stiamo guardando uno scenario vecchio di milioni di anni, quanti la luce impiegherà per raggiungerci con nuove immagini, di un universo che non esiste più…

Eppure la vertigine che proviamo è diversa. Assomiglia più al silenzio che ci accompagna nell’oltrepassare la soglia di una cattedrale ricolma di storia e di secoli di conquiste spirituali. È una vertigine che stravolge le nostre aspettative ordinarie, che non poggia su una visione astrofisica dell’universo né tantomeno sulla nostra impotenza a possederlo. È la vertigine di chi si affaccia sulla verità della propria esistenza, una verità che le parole non possono descrivere e che ci rende ancora più frastornati per l’esperienza che stiamo vivendo.

Come spiegare questa vertigine? Come spiegare il nostro turbamento? Perché quella gioia che ci sale da dentro da certezze nascoste che non sapevamo neppure di possedere?

Il cielo stellato ci sollecita a percepire un aspetto sconosciuto della nostra esistenza… Ci troviamo di fronte ad uno specchio fatto di infinito che rimanda l’immagine inquietante di noi stessi per chi siamo realmente
Il cielo stellato ci sollecita a percepire un aspetto sconosciuto della nostra esistenza… Ci troviamo di fronte ad uno specchio fatto di infinito che rimanda l’immagine inquietante di noi stessi per chi siamo realmente

La risposta che possiamo darci è che in quel momento ci stiamo trovando di fronte ad un aspetto della nostra esistenza che non abbiamo mai conosciuto. Ma quale può essere questo aspetto?

Noi viviamo una vita ordinaria che è tutta la nostra esistenza. I nostri ruoli quotidiani, le nostre vicende e le nostre passioni sembrano essere i limiti invalicabili della nostra vita e non possiamo neppure immaginare qualche cosa di diverso. Certo le abitudini di altri paesi e di altre genti possono allargare i confini della nostra esperienza con altre abitudini di vita, ma certamente non tanto da farci uscire dalle radici di quella che consideriamo l’ovvietà di quanto esiste.

Eppure è sufficiente guardare verso il cielo stellato per renderci conto che nuove emozioni e sconosciute intuizioni possono affiorare al di là di ogni possibile certezza quotidiana. Alle volte in maniera tanto forte che possiamo persino mettere da parte e dimenticare affanni e passioni.

Guardare il cielo stellato diventa come guardare ad un eterno presente che esiste al di sopra delle nostre vicende. Anzi, in grado di limitarle e relativizzarle come cose inutili e senza senso.

Ma cosa accade? Eventi tanto significativi per la nostra vita quotidiana divengono all’improvviso brandelli di sogno sfumati e senza certezza solo perché stiamo guardando un cielo scintillante di stelle?

C’è una sola spiegazione convincente. Che in quel momento ci troviamo ad intuire un aspetto sconosciuto della nostra esistenza quale lo spettacolo del cielo stellato ci ha sollecitato a percepire occasionalmente. Ma non un aspetto sconosciuto qualsiasi, non certamente quello che ci intimorisce e ci rende ansiosi nel buio della notte. Un aspetto sconosciuto che è in grado di scuoterci dalla percezione ordinaria della vita.

È evidente che ci troviamo di fronte ad un aspetto della nostra esistenza che trascende l’ordinario e che ci propone valori che vanno al di là della consuetudine del nostro quotidiano. È evidente che ci troviamo di fronte ad uno specchio fatto di infinito che rimanda l’immagine inquietante di noi stessi per chi siamo realmente.

In quella vertigine misteriosa troviamo una risposta a tutti i nostri interrogativi, troviamo certezza per la nostra angoscia di mancanza di identità, troviamo conforto per la nostra paura della morte.

Gettando in aria per tante volte una qualsiasi moneta essa cadrà sicuramente per il 50 per cento di volte di testa e per l’altro 50 per cento di croce… ma dove sono le mani nascoste, che spostano le facce della moneta per mantenere le proporzioni?
Gettando in aria per tante volte una qualsiasi moneta essa cadrà sicuramente per il 50 per cento di volte di testa e per l’altro 50 per cento di croce… ma dove sono le mani nascoste, che spostano le facce della moneta per mantenere le proporzioni?

Possiamo dire di più, in quella vertigine troviamo la percezione della reale natura della nostra esistenza in una intuizione di un Trascendente ineffabile e inafferrabile da parte del nostro intelletto e dell’esperienza dei sensi.

È difficile concepire il Trascendente attraverso il ragionamento, lontani dall’intuizione diretta che è generata in questo caso dal fascino intrinseco di un cielo stellato. Quando siamo presi dai nostri problemi quotidiani o immersi nel torpore delle emozioni non c’è posto per il Trascendente. L’esistenza qui ci appare concretamente inspessita in una realtà evidente che non lascia posto ad altro.

Eppure la nostra esistenza ordinaria è soggetta ad una natura trascendente che neppure immaginiamo. Il Trascendente sembra essere una realtà globale che continua ad esistere anche quando non ci pensiamo affatto.

In quella intuizione di infinito ci è ben chiaro che il Trascendente sia un ente fenomenico di natura globale, a noi assolutamente invisibile nella sua interezza dimensionale, ma che comprende anche il nostro visibile quotidiano che i sensi ci delimitano in una parziale visione del globale.

Ma abbiamo una prova evidente se consideriamo come il nostro quotidiano sia soggetto ad un’infinità di leggi che, pur operando con fermezza, non sono visibili nella loro struttura. Noi conosciamo gli effetti, ma non vediamo la causa di tali effetti.

Un esempio molto evidente lo abbiamo nel fenomeno delle leggi della probabilità. Se non concepissimo un Trascendente globale che ci condiziona con le sue leggi fenomeniche, un universo ombra che non concepiamo per la limitatezza dei nostri sensi, non potremmo spiegare altrimenti perché gettando in aria per tante volte una qualsiasi moneta essa cadrà sicuramente per il 50 per cento di volte di testa e per l’altro 50 per cento di croce. L’effetto c’è, ma dove sono gli attrezzi fenomenici, le mani nascoste che spostano le facce della moneta per mantenere le proporzioni?

È evidente che il nostro universo visibile osserva delle leggi che gli sono imposte da una natura effettiva e reale dell’esistenza. Una natura trascendente che ci coinvolge nostro malgrado senza che noi possiamo farci nulla…

Ma allora perché riferirci ancora ai valori e ai fenomeni limitati e limitanti del nostro visibile quotidiano? Perché non cercare di conoscere la natura fenomenica del Trascendente per applicarla nel nostro quotidiano?

La nostra vita di ogni giorno ci appare continuamente conflittuale. Per via dei nostri desideri inappagati, per via della violenza che gli altri ci fanno e che anche noi inconsapevolmente facciamo ad essi, per via del destino inspiegabile della vecchiaia e della morte che dobbiamo affrontare senza poter capire nulla di quanto sta accadendo…

Nell’equilibrio della postura in cui ci siamo seduti e della consapevolezza di ciò che stiamo cercando, poco alla volta la morsa della logica incalzante del visibile si allenterà in maniera più permanente e incisiva, da sola, come la cosa più naturale del mondo, per lasciarci entrare altrettanto progressivamente in quella luminosa e cristallina, del Trascendente
Nell’equilibrio della postura in cui ci siamo seduti e della consapevolezza di ciò che stiamo cercando, poco alla volta la morsa della logica incalzante del visibile si allenterà in maniera più permanente e incisiva, da sola, come la cosa più naturale del mondo, per lasciarci entrare altrettanto progressivamente in quella luminosa e cristallina, del Trascendente

Perché, allora, non riferirci al Trascendente per azzerare la nostra vita e cercare concretamente benessere e armonia?

Per riuscirci non occorre altro che mantenere viva in noi l’intuizione profonda che ci ha guidati a questa considerazione e lasciarci guidare oltre, nelle nostre azioni quotidiane e nella valutazione dei nostri stati d’animo. Scopriremo così un altro modo di vivere la vita di ogni giorno, uscendo dalla banalizzazione della consuetudine per trovare un senso e uno scopo reale ed appagante a tutte le nostre azioni.

Certamente non possiamo avere a nostra disposizione lo spettacolo stimolante di un cielo stellato in ogni momento in cui sentiamo bisogno di rinnovare il contatto con il Trascendente, tuttavia possiamo fare un’altra cosa, che è altrettanto valida al di là della sua apparente banalità. Possiamo infatti riprodurre la nostra intuizione interiore del Trascendente semplicemente sottraendoci al plagio del visibile quotidiano.

Non abbiamo altro da fare che sederci quietamente, incuranti degli stimoli pressanti a cui il nostro quotidiano può richiamarci, e rimanervi per il tempo che occorre per realizzare un momento interiore di arresto, né più né meno di ciò che si può cercare quando si fugge alle situazioni o allo stress. Solo che questa volta, nell’equilibrio della postura in cui ci siamo seduti e della consapevolezza di ciò che stiamo cercando, poco alla volta la morsa della logica incalzante del visibile si allenterà in maniera più permanente e incisiva, da sola, come la cosa più naturale del mondo, per lasciarci entrare altrettanto progressivamente in quella, luminosa e cristallina, del Trascendente.

Ecco allora che la nostra intuizione del Trascendente si identifica in maniera più determinata e utile, in una percezione particolare e fondamentale che possiamo definire di vuoto.

Un vuoto cosmico e interiore in cui ci rendiamo conto che non esistono più i valori sensoriali e morali a cui siamo abituati e attraverso i quali viviamo il nostro quotidiano. Un vuoto che si rivela non come l’assenza di valori esperienziali, ma semplicemente come la negazione di ciò che erroneamente viviamo, scambiandolo per esistenza reale, e che invece non è altro che la causa dei nostri problemi e della nostra sofferenza.

Ed è in questo vuoto che troviamo un’energia immensa, in grado di sostenerci nella realizzazione del nostro benessere.


Da “LAFORGHIANA, nuova conoscenza” agosto 1990

www.giancarlobarbadoro.net