Esobiologia

Esseri mutaforma ci guardano?

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19 Novembre 2025
Il Cane Procione o Nittereute, in giapponese Tanuki (Foto: Bernd Schwabe in Hannover) - Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo 3.0 Unported
Il Cane Procione o Nittereute, in giapponese Tanuki (Foto: Bernd Schwabe in Hannover)

Il mistero del Cane Procione


Riprendiamo il nostro viaggio sulle piste meravigliose della criptozoologia, di tutto ciò che genera stupore nel mondo animale umano e non umano…

E, questa volta, vogliamo parlare del Nittereute. Forse pochi al mondo sanno chi sia: è il più antico Cane vivente. Ma tutto sembra tranne che un Cane. È un simpatico mammifero, endemico nelle foreste dell’Estremo Oriente, dalla Siberia all’Indocina passando per il Giappone, nome scientifico Nyctereutes procyonoides che, dal greco, starebbe a significare “Animale simile al Procione che si muove nella notte”. Infatti, il nostro Nyctereutes procyonoides girovaga più abitualmente sotto la luce della Luna che non sotto quella del Sole, cosa che, già di per sé, ne fa un essere piuttosto fiabesco. Essere che gli animali umani incontrano di rado e al quale hanno conferito appunto, il nome comune di “Nittereute”, che più o meno, sempre dal greco, significa “viaggiatore notturno”, comunque meglio conosciuto come Cane Procione.

Questo perché appartiene alla Famiglia dei Canidi, cioè è un cugino, potremmo dire, del Bassotto così come dell’Alano o del Chihuahua ma… a costoro, come dicevamo, assomiglia molto poco. Così come poco ricorda la Volpe, la quale è, in realtà, il Canide più scientificamente vicino al Cane Procione, tanto che la zoologia paleontologica lo individua quasi come un fossile vivente, essendo le sue caratteristiche filogenetiche molto vicine a quelle delle Volpi primitive… e parliamo dell’Era Miocenica Superiore, vale a dire circa sei milioni di anni fa. È davvero uno strano animale non umano, la sua immagine di per sé si può definire criptozoologica: ha un pelo color marrone - nero, un aspetto molto puffoso, con un viso tondo che presenta una sorta di mascherina nera intorno a naso e bocca (ricorda, appunto, quello del Procione) e un corpo dalle fattezze che ricordano più quelle di una pecora molto lanosa che non quelle di un Canide ma così è: simpatico ma veramente insolito.

Un caratteristico Izakaya, il tradizionale locale giapponese di cibo da strada (Foto:gullevek da Yaguchi, Ota, Tokyo) - Creative Commons Attribuzione 2.0 Generico
Un caratteristico Izakaya, il tradizionale locale giapponese di cibo da strada (Foto:gullevek da Yaguchi, Ota, Tokyo)

Insolito e criptozoologico anche nelle abitudini: tanto per dirne una, è l’unico Canide che va in letargo e non se ne capisce il motivo, visto che, sì, parte dei Cani Procioni vive negli ambienti freddi o freddissimi della Siberia ma molti altri vivono in ambienti temperati o addirittura caldi, come l’Indocina. Costoro non avrebbero alcun bisogno di andare in letargo, azione che, come ben sappiamo, supporta e protegge il metabolismo animale nelle situazioni di grande freddo. Eppure, il Nittereute decide che a un certo punto non ne può più e, anche se vive nelle calde giungle indocinesi, se ne va a nanna per circa quattro mesi l’anno. Complimenti vivissimi!

Altra caratteristica criptozoologica ma non solo, direi eubiotica, cioè riferita a tutti quei comportamenti, soprattutto igienici ed alimentari, ritenuti utili a vivere in maniera il più possibile sana: il Cane Procione, nel corso dei millenni, ha sviluppato una morfologia evolutiva che lo ha portato a modificare la sua dentatura al fine di rendere la specie la meno carnivora possibile. Tant’è che oggi, tra i carnivori assodati, quali i Canidi sono da sempre, il Cane Procione è quello che in assoluto si può definire, quantomeno, il più onnivoro di tutti, dal momento che si nutre abitualmente non solo di piccoli animali quali rane, lucertole, insetti, piccoli roditori ma anche e soprattutto di prodotti della natura, cibi vegetali quali le bacche e i frutti.

Di nuovo complimenti vivissimi: direi, da prendere ad esempio. Non solo sa perfettamente che l’alimentazione plant-based fa bene ed è l’unica sostenibile ma addirittura modifica sé stesso per avvicinarsi progressivamente a questa abitudine. Potrebbe essere un ottimo testimonial per un’alimentazione sempre più cruelty free.

Statuette di Tanuki all’ingresso di un Izakaya (Foto:tradurreilgiappone.com)
Statuette di Tanuki all’ingresso di un Izakaya (Foto:tradurreilgiappone.com)

Altra caratteristica davvero curiosa del Cane Procione è il suo linguaggio. Curiosa perché il Nittereute “parla” come un Gatto. Incredibile ma vero: è un Canide, e come tale ringhia, quando qualcosa lo mette in crisi ma, normalmente, si esprime con un linguaggio che sembra un canto e che ricorda molto da vicino i richiami dei Gatti in amore. Un Cane, quindi, che in qualche modo e per qualche motivo ha scelto di superare una barriera ben precisa che distingue le specie diverse, vale a dire quella del linguaggio. A suo modo, decisamente antispecista. Se i Cani Procioni si dicano le stesse cose dei Gatti questo non lo sapremo forse mai ma, di sicuro, e con grande perplessità dei ricercatori che si occupano di zoologia e di etologia, parlano in maniera quasi uguale. Cosa decisamente misteriosa e criptozoologica.

Infine, il Nittereute è un grande viaggiatore, un vero esploratore del mondo che lo circonda, lo potremmo definire un ricercatore inesauribile. Perché? A questa domanda si potrebbe rispondere con un’altra domanda: cosa ci faceva, nell’estate del 2008, ai margini di una foresta del Sud della Spagna, un Cane Procione? Beh, i soliti scientisti avrebbero la risposta pronta e cioè: negli anni ’20 del 1900 molti Cani Procioni, all’epoca ricercatissimi per la loro pelliccia, furono crudelmente deportati dai loro luoghi d’origine e diffusi in alcune foreste della Russia. Da qui, nel corso dei decenni, si espansero, muovendosi alla ricerca di cibo e di luoghi dove ripararsi e riprodursi. Ci sono stati infatti numerosi avvistamenti: in Finlandia fin dagli anni Trenta; in Svezia dal 1945; in Estonia e Lituania negli anni Cinquanta; in Polonia dal 1955, in Germania dal 1961, in Norvegia dal 1983; dal 1995 in Danimarca.

Il Cane Procione si è allargato come una macchia d’olio e non si è limitato all’Europa Settentrionale ma, attraverso un’altra rotta, è sceso fino al Mediterraneo tanto che, a partire dal 1975, fu avvistato anche nei Paesi Bassi, in Francia, nell’Ex Jugoslavia e in Italia, per la precisione nei boschi delle province di Trento, Udine e Bolzano. Dopodiché, in Austria e in Svizzera.

L’antico tempio di Morinji (Foto:visit-gunma.jp)
L’antico tempio di Morinji (Foto:visit-gunma.jp)

Ma arrivare ad una strada nel Sud della Spagna, presso la città di Murcia… beh, è un viaggio davvero da Star Trek. Qui, come dicevamo, nell’estate del 2008 un isolatissimo Nittereute fu purtroppo investito e ucciso da un’auto. Questo Cane Procione si trovava a circa 3000 chilometri dalle ultime aree dove era stato avvistato. Come poteva essere lì… e perché? Nella migliore delle ipotesi, e cioè che la specie Nittereute porti avanti un’approfondita strategia di diffusione, verrebbe da dire che sono quanto meno delle macchine da guerra. Tutte le altre ipotesi purtroppo riguarderebbero misfatti umani: catturato e poi rilasciato, fuggito da una cattività o da un macello illegale… Non lo sapremo mai. Il Cane Procione purtroppo investito e ucciso in quella strada del Sud della Spagna rimarrà nella storia come uno dei più grandi viaggiatori di ogni tempo.

Magico, a suo modo. Anche perché “magia” può essere la parola giusta: la forza criptozoologica e le davvero insolite caratteristiche del Nittereute si esprimono magicamente anche nei miti e nelle leggende, soprattutto dei luoghi che da sempre ospitano questo straordinario animale non umano.

Uno fra tutti: il Giappone. Qui, da tempo immemore, il Cane Procione fa parte della fauna abituale e viene chiamato con un appellativo dolce e fiabesco: Tanuki.

Nell’immaginario giapponese è uno degli animali antichi e magici per eccellenza: è visto come una creatura amichevole e curiosa, dai particolari poteri. Intanto, non viene considerato un essere del nostro mondo: il Tanuki vive “anche” nel mondo abituale degli Umani ma le sue terre spaziano su mondi diversi, su di un aldilà sconosciuto. Un essere, dunque, in grado di andare e venire tra dimensioni diverse, portatore di messaggi tra i mondi e, per questo, ritenuto capace di mutare il proprio aspetto e di assumere forme le più svariate.

Alcune delle 22 statue di Tanuki nel viale d’ingresso al tempio di Morinji, durante lo Hanami, festa della fioritura dei ciliegi
Alcune delle 22 statue di Tanuki nel viale d’ingresso al tempio di Morinji, durante lo Hanami, festa della fioritura dei ciliegi

Le prime testimonianze scritte sul Tanuki sono antichissime: si ritrovano infatti in due testi letterari, il Nihon Shoki, opera pubblicata nel 720 d.C. che tratta di mitologia e storia del popolo giapponese e il Nihon Ryōiki, una raccolta di leggende pubblicata nell’824 d.C. In entrambi i testi si parla moltissimo del Tanuki e delle sue magiche proprietà di mutaforma, con particolare riferimento alla sua curiosità nell’assumere fattezze umane per imitare e studiare i comportamenti dell’Uomo. Una storia davvero intrigante: esseri provenienti da altre dimensioni per conoscerci e studiarci? Chissà… Ad ogni modo, il travestimento preferito del Tanuki pare fosse quello del monaco, del quale, secondo le leggende, il Tanuki sapeva riprodurre le preghiere e intonare perfettamente i canti rituali. Tanto che, nelle leggende riportate da molti monasteri giapponesi, si parla di monaci che condussero una vita apparentemente identica a quella dei confratelli ma che, in realtà, erano dei Tanuki trasformati. Davvero suggestivo. E misterioso.

Così come suggestiva è la modalità con la quale i Tanuki, sempre secondo il mito, operavano per le loro trasformazioni: si coprivano di foglie e, da queste, usciva il Tanuki nella sua nuova forma. Una sorta, potremmo dire, di immersione nella Natura per riemergere nuovi, così come, da sempre, il ciclo degli eventi naturali fa evolvere la vita su questo Pianeta. E lasciamo immaginare quante situazioni insolite sono riportate nelle leggende giapponesi, laddove si parla delle proprietà del Tanuki di pietrificarsi o di volare: le possiamo vedere come altrettante fotografie, se così si può dire, di esperienze che vanno ben al di là del corpo e della mente.

Per lungo tempo, nella cultura popolare giapponese i Tanuki sono stati considerati creature ammirevoli, vicine alla dimensione divina e controllori della Natura. Un ruolo di enorme rispetto che, come spesso accade ad opera delle grandi religioni, fu poi depauperato, a seguito dell’introduzione del Buddhismo in Giappone. Buddhismo che trasformò l’immagine del magico Tanuki in quella di un essere un po’ irriverente e burlone, talora anche malvagio. Questa contraffazione religiosa non impedì però che il Tanuki rimanesse tra gli animali non umani più cari ai Giapponesi, tant’è che è molto diffusa in Giappone l’abitudine di porre statuette raffiguranti il Cane Procione davanti alle case o ai negozi, come auspicio di buona fortuna e prosperità. Tradizione che è ancora vivissima negli Izakaya, locali pubblici che corrispondono più o meno ai pub europei e che costituiscono la più antica forma di ristorazione di strada nella civiltà giapponese, a testimonianza dell’antico e radicato amore degli abitanti per il leggendario Tanuki.

La leggendaria teiera Bunbuku, in un’antica stampa giapponese
La leggendaria teiera Bunbuku, in un’antica stampa giapponese

E, in un tempio molto particolare, ancora oggi si può percepire con forza la magia del leggendario Tanuki: parliamo del tempio Zen di Morinji, costruito nel 1426 a Tatebayashi, nell’isola di Honshu, la più grande delle isole che compongono il Giappone. Qui viene custodita Bunbuku, la teiera magica, in ricordo della leggenda forse più suggestiva e mai dimenticata del mitico Tanuki: una leggenda fiabesca, secondo la quale un giorno, un anziano signore che di mestiere faceva lo stagnino trovò in un bosco una bella teiera. Considerando il ritrovamento una cosa straordinaria, lo stagnino decise di omaggiare le divinità e donò la teiera ai sacerdoti del Tempio di Morinji. Nel Tempio però, la teiera iniziò a manifestare cose straordinarie: saltellava sul fuoco, come se avesse delle zampe, faceva vocalizzi e gorgogli, si riempiva d’acqua da sola ed altre azioni mirabolanti. Tormentati all’idea che si trattasse di uno spirito strano, i sacerdoti restituirono la teiera allo stagnino e qui si scoprì la magia: non si trattava di un oggetto bensì di un essere animato, un Tanuki mutaforma che aveva assunto in una sorta di gioco le fattezze di una teiera e, da tempo, non riusciva a liberarsene. Il vecchio stagnino fu impietosito dalla storia del Tanuki-teiera, che i monaci avevano chiamato Bunbuku, per via degli scoppiettii che produceva sul fuoco. L’Umano tenne con sé lo strano essere e lo accudì in tutti i modi, nonostante la sua povertà. Bunbuku e il vecchio divennero amici inseparabili. Il Tanuki ricambiò l’affetto e le cure dell’Umano portandolo con sé nelle fiere di paese, dove Bunbuku si esibiva in bellissime danze e riceveva in cambio denaro: denaro che rese agiata la vita dei due vecchi amici. Di essi, Bunbuku fu il primo ad andarsene: negli ultimi attimi della sua vita, l’Umano gli promise che avrebbero goduto insieme ancora di uno Hanami, la festa tradizionale giapponese che si tiene quando fioriscono i ciliegi. Per questo, alla morte del Tanuki, il vecchio lo riportò al Tempio di Morinji, dove sotto un grande ciliegio centenario veniva celebrato lo Hanami. E in questo tempio la teiera Bunbuku è conservata ancora oggi e si dice che ogni tanto, di notte, riprenda le sue fattezze di Tanuki per aggirarsi in mezzo ai ciliegi…

Una storia molto dolce e commovente, che nella sua semplicità mette insieme davvero tutti i mondi: gli animali umani e gli animali non umani, le piante e le loro meraviglie, le cose inanimate e le dimensioni diverse. Tutto, in un unico grande e misterioso disegno. Direi, pura criptozoologia e non solo. Fatto veramente curioso, l’accesso al Tempio di Morinji è costellato da ventidue statue che rappresentano altrettanti Tanuki. E sarà un caso che siano proprio ventidue, esattamente come i 22 punti dell’Hatmar, la sequenza che mostrava gli archetipi delle esperienze possibili in questo mondo e che era una delle basi delle conoscenze ecospirituali dell’antico Sciamanesimo druidico, da cui sarebbero derivate tutte le civiltà dell’Uomo? Mah…


Elio Bellangero, speaker di Radio Dremland (www.radiodreamland.it) conduce la trasmissione “Animali ed Enigmi”.