Animalismo

Cani pericolosi, soluzioni o resa?

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19 Novembre 2025

La Locandina del Convegno


Questo è il titolo di un interessante e riuscitissimo convegno organizzato dalla Dr.ssa Rosalba Nattero, giornalista, da sempre “portavoce” e paladina degli animali non umani. Ideatrice e conduttrice di una fortunata trasmissione televisiva settimanale, “SOS Gaia, il pianeta vivo”, e molto sensibile alle questioni riconducibili agli animali, nessuno escluso. Il titolo del convegno - che si è tenuto a maggio scorso a Torino - era “Cani pericolosi, soluzioni o resa”. Non vi è bisogno alcuno di sottolineare come il tema sia di enorme importanza oltre che di grande attualità. Sappiamo tutti che in Parlamento, anzi in una delle commissioni, è giunto un progetto di legge che a breve, una volta calendarizzato, inizierà il suo percorso. Mi guardo bene da alludere a tale progetto, limitandomi a ripercorrere - a beneficio di chi avrà interesse a leggermi - il mio intervento.

Parto dal significato etimologico delle parole di questo titolo. Pericoloso significa controindicato, sconsigliabile; che ha in sé la possibilità di determinare o di costituire un pericolo, che può procurare o provocare danni fisici o d’altra natura, direttamente o indirettamente. E un cane è dunque sicuramente o potenzialmente pericoloso, qualunque sia l’accezione. L’interrogativo propone una soluzione oppure una resa. Soluzione, dal diritto romano, significa liberazione da un’obbligazione, da un debito, quello di dover pagare con la vita di altri cani o di umani la pericolosità di alcuni altri cani. Resa significa arrendersi, soccombere di fronte a quella che è una situazione non oltremodo sostenibile. Ebbene, l’obiettivo non può che essere quello di limitare il danno: occorre un’azione di prevenzione organica e non solo emergenziale o di facciata. Non si tratta infatti di tragici incidenti ma di tragedie annunciate. Nonostante molti si ostinino a promuovere rimedi salvifici. Siamo di fronte ad un fenomeno, quello delle aggressioni da parte dei cani, dotato di leggi proprie che siamo ben lontano da aver compreso interamente in ogni aspetto. 

Chiediamoci se quando un cane uccide provocando la morte della vittima siamo di fronte a qualcosa di voluto oppure di accidentale e inevitabilmente conseguente. 

Marco Bravi ideatore del Convegno
Marco Bravi ideatore del Convegno

Siamo davvero sicuri che un proprietario potrà mai essere preparato per gestire qualunque situazione in cui il cane potrà trovarsi nel corso della sua vita? Se la risposta è affermativa ci stiamo prendendo in giro da soli. Anche quei cani noti se bene educati potranno essere gestiti in serenità da proprietari consapevoli e preparati? Suvvia, non prendiamoci in giro. Anzi non prendeteci in giro.

Prendiamo in considerazione il binomio cane-conduttore nella vita quotidiana (quella di tutti i giorni, diversa da quella simulata in recinti sotto lo sguardo attento di educatori e/o addestratori cinofili). Non vi è dubbio che siamo davanti ad un’aspettativa importante e impegnativa, soprattutto per alcune tipologie di cani. Quelle che hanno una spiccata dipendenza da relazioni esclusive con talune persone, uniche in grado di potere gestire quel determinato cane con il quale da sempre si relazionano. E con il quale magari hanno condotto, solo loro, un lungo corso di formazione. Perché non ci mettiamo in testa che un cane è un essere vivente che agisce motu proprio

Che fa quello che fa o vuole fare indipendentemente da quello che l’umano ha voluto insegnare lui, credendo così di avere risolto, ora per allora, ogni problema di convivenza e socializzazione con altri umani e non umani. Magari riducendo l’animale ad un automa, rallegrandosi di tanto. Non credo sia la soluzione quella volta a ritenere di avere risolto ogni problema cercando e ottenendo un finto pieno controllo (dominio) del proprio cane. 

Filippo Portoghese durante il suo intervento
Filippo Portoghese durante il suo intervento

Questo “motu proprio” potrebbe essere determinato da modificazioni comportamentali riconducibili a patologie che ignoriamo o non percepiamo. Il dolore originato da fenomeni infiammatori, vascolari, degenerativi, neoplasie, l’assunzione di farmaci possono (potrebbero) scatenare aggressività maligna nel cane. Patologie neuropsichiatriche tipiche di alcune razze sono all’origine di comportamenti non usuali quali episodi di allucinazioni visive con predazione di prede immaginarie e possibili aggressioni al proprietario. Cosi ci riferiscono gli esperti nelle loro perizie e nei loro studi.

Soprattutto ci dimentichiamo che il nostro sistema normativo prevede la responsabilità oggettiva e questa prescinde dalla condotta del suo proprietario o detentore e si ricollega al fatto materiale da quel cane posto in essere, cioè al fatto che l'incidente si è verificato a causa di quel cane, indipendentemente da ogni valutazione riferibile al suo proprietario. E il fatto proprio dell’animale tanto avrà conseguenze più severe quanto più vi sarà pericolosità riconducibile non al cane ma alle conseguenze di quel fatto riconducibile a quel cane. Alla sua mandibola, alla sua forza. Alle sue caratteristiche naturali o da noi indotte su quel cane. Alla sua memoria di razza. Prima di mettere mano ad una seria e definitiva proposta dobbiamo interrogarci sulle competenze reali di tutti i soggetti coinvolti e protagonisti di questo variegato mondo. Un mondo lasciato spesso alla improvvisazione. Ai luoghi comuni. Ad un tifo da stadio. Ai social.

E qui, purtroppo, si spengono le luci. Si naviga a vista. Le ordinanze prevedono il principio di responsabilità del proprietario/detentore del cane, la disciplina dell’uso del guinzaglio e della museruola, l’istituzione di percorsi formativi per i proprietari di cani (patentino) da rendersi obbligatori in determinati casi. Il nulla. 

Rosalba Nattero moderatrice del Convegno
Rosalba Nattero moderatrice del Convegno

Come la realtà quotidiana ci insegna. Molti Paesi sono intervenuti con soluzioni drastiche, per alcuni impopolari, individuando il fenomeno con un approccio più di pubblica sicurezza che veterinario. Noi ancora discutiamo del collare a strozzo sì oppure no. Quando invece non mettiamo neanche il più normale e innocuo collare al nostro cane quando andiamo in giro. E tante tragedie si eviterebbero solo utilizzando il guinzaglio. E invece preferiamo percuotere il nostro compagno non umano laddove, privo di guinzaglio, non si è fermato al nostro primo comando. Facciamo pace con la nostra testa. Avere un cane non è un obbligo. Se non vogliamo obbligarci non cimentiamoci nemmeno. Perché quella criminale rinuncia che alcuni poi esercitano, dopo avere capito che un cane non scade come uno yogurt, è forse la peggiore forma di maltrattamento. Purtroppo legalizzato.


Filippo Portoghese

Avvocato specializzato in Diritti degli Animali, Garante diritti animali del Comune di San Giuliano Milanese