Società

L'invenzione dell'anima, l'imbroglio che ha sconvolto il mondo

Stampa
02 Aprile 2016
 Nell’869 d.C. il Concilio ecumenico di Costantinopoli decretò nell'individuo la scomparsa della dimensione dello spirito per lasciare posto al concetto dualistico di corpo e di anima
Nell’869 d.C. il Concilio ecumenico di Costantinopoli decretò nell'individuo la scomparsa della dimensione dello spirito per lasciare posto al concetto dualistico di corpo e di anima

L'antica cancellazione dell'entità spirituale dell'individuo ha complicato l'esistenza di chi ancora oggi cerca di risolvere i propri problemi psicologici e di rispondere al richiamo del trascendente. La risposta dell'ecospiritualità


I tre piani esperienziali dell'individuo

Da sempre, l'antico sciamanesimo druidico, e dopo di lui tutte le scuole storiche dell'anima, ha contemplato la dimensione della sfera umana in tre distinte competenze esperienziali con cui l'individuo interagisce con l'esistenza. Tre piani di competenze che si riferiscono al corpo fisico, alla misticanza emotiva della mente e alla purezza dell'Io consapevole, riconosciuto anche con il termine di "cristallo trasparente", di "diamante", di "spirito", di "stato di coscienza" o di "sé".

Questa suddivisione delle competenze esperienziali con cui l'individuo è visto interagire con l'esistenza reale del Tutto, definita con il termine di Shan, ovvero il Vuoto concettuale con cui si manifesta la Natura sul suo piano invisibile e immateriale, ha da sempre consentito di evitare equivoci di identificazione della propria natura senziente ponendola sul piano di realtà consapevole.

È evidente che il corpo non può essere il riflesso della realtà dell'esistenza a cui può rapportarsi senza consapevolezza e solamente con la sua sintonia fisica, in quanto dichiaratamente soggetto ai vincoli materiali del visibile sensoriale.

E nemmeno la mente potrebbe farlo con la sua soggettività emotiva e immaginativa, dominata da un Inconscio legato alla materialità delle cose. La mente può portare l'individuo solamente a percezioni soggettive basate sull'ignoranza esperienziale. Una ignoranza riconducibile all'ipoteca della limitatezza sensoriale e del contesto culturale di nascita che tutt'al più, come avviene, può portare l'individuo ad abbracciare inevitabilmente il "materialismo" oppure il fondamentalismo della religione del caso. Quando non finire in una totale confusione esperienziale che affondi nella ricerca empirica di una qualsiasi loggia esoterica e occultista.

Quello che rimane, e che rimane tuttora per il druidismo, era, ed è, la terza competenza esperienziale in cui si identifica l'individuo quando si appella alla sua più intima identità di se stesso. Ovvero quando risveglia il suo stato di coscienza alle potenzialità di consapevolezza, avulsa dalle ipoteche sensoriali e mentali. Quando il suo "essere cristallo trasparente" che non può vedersi se non essere, diviene consapevole di esistere in un uno stato fenomenico di esistenza mistica. Uno stato di essere senziente dalla facoltà meravigliosa di percepirsi, di percepire il proprio stato senziente.

Uno stato di essere che gli permettere di cogliere la percezione di trovarsi dentro ad una condizione fenomenica ben precisa che poi traduce con le domande: "perché c'è qualcosa invece di niente?", "cosa ci sarebbe stato se ci fosse stato un niente?", "chi sono io che esisto, al posto di un niente e che sono apparso qui, in questo qualcosa che c'è, con la mia nascita?", "che senso posso dare alla mia esistenza che è in grado di percepire di esistere?", "in che Mistero esisto?"…

Né il corpo, né la mente potrebbero mai porsi questi interrogativi e mostrano di appartenere solamente al fenomeno chiamato “universo” che è nato dal Vuoto a seguito del Big bang, in cui ancora ora vi è dentro, in una sconosciuta sospensione.

Solo l'Io consapevole può affacciarvisi, dal suo stato di senzienza senza ipoteche di sorta, per guardare sull'Invisibile che né i suoi sensi né l'immaginazione mentale possono mostrargli.

 Lo spirito, o stato di consapevolezza, è il solo ente in grado di poter andare oltre le apparenze dei sensi e della soggettività della mente per sviluppare la conoscenza del piano invisibile e reale dell'esistenza
Lo spirito, o stato di consapevolezza, è il solo ente in grado di poter andare oltre le apparenze dei sensi e della soggettività della mente per sviluppare la conoscenza del piano invisibile e reale dell'esistenza

Può essere che i seguaci del materialismo e delle religioni chiuderanno la loro esistenza materiale con la dissociazione fisica e mentale nel momento della morte, incapaci di vedere oltre. Ovvero di percepire un piano di realtà su cui transitare, poiché non possono conoscerlo.

Anche se per onestà di analisi, non è propriamente detto che coloro che hanno riferimento nel proprio Io consapevole possano proseguire oltre, ma comunque rappresenta in ogni caso una chance in più per essere facilitati a trovare una via spirituale e una dimensione di armonia e di Bien-être in cui vivere la propria vita nell'immediato.

Un’esperienza di Invisibile che la meditazione consente di avvalorare.


L'orrore globale della Discovery Doctrine e del "rasoio di Occam"

I popoli della Terra, e specificatamente quelli legati al mito del Graal e di Fetonte, concepivano la dimensione dell'individuo nella suddivisione delle tre competenze esperienziali di corpo, mente e spirito con cui mediavano, identificando specificatamente ciascuna competenza, l'interazione del singolo con il mistero dell'esistenza. La posizione di consapevolezza e mistica dello spirito, o l' "Io consapevole" del "cristallo trasparente", era evidente e messa al primo posto come riflesso umano del Trascendente.

Questa visione ternaria dei tre piani esperienziali dell'Individuo è sopravvissuta nella storia sino all'epoca dell’Impero Romano e della Magna Grecia.

Ma poi all'improvviso, con l'avvento dell'imposizione culturale del cristianesimo, in occasione del Concilio ecumenico di Costantinopoli dell’869 d.C., venne decretato, per abissale ignoranza o per furbesca metodica ideologica, che l'individuo si rivolgeva all'esistenza solamente attraverso due piani esperienziali, ovvero quello del corpo e quello dell'anima in cui, in quest'ultima, si assommavano caoticamente la mente e l'Io consapevole.

Decisione che avrebbe portato nei secoli successivi a dare importanza spirituale alle competenze del corpo, come la nudità e la sessualità, e dell'anima nell'apprendimento dei dogmi e delle morali religiose a cui ci si doveva adeguare. Mandando in confusione l'Io consapevole che si trovava senza più parametri in cui identificarsi. Con il risultato di soffocare i bisogni reali dell'individuo portandolo alla pratica della falsità al fine di nasconderli e per proteggersi dalla falce religiosa che puniva spesso con la morte chi contravveniva ai suoi principi.

Azione ideologica poi rimarcata pesantemente e con più dovizia di mezzi, secoli dopo, con l'opera ideologica della "Discovery Doctrine", promossa nel 1400 dalla Chiesa del tempo per giustificare le grandi colonizzazioni depredatrici svolte sui vari continenti, ad opera di una Europa cristianizzata che, oltre a permettere massacri inenarrabili e la schiavitù di interi popoli, permise alla Chiesa di evangelizzare con il pensiero cristiano quasi l'intero pianeta caduto in balia di questa opera contronatura. Facendo in modo che le antiche tradizioni scomparissero, cancellate per sempre, e gli antichi saggi venissero messi a tacere, spesso barbaramente uccisi.

Guarda caso quella fu la stessa epoca in cui nacque l'ecclesiale metodo di valutazione pseudoscientifica, ancora oggi applicato dal conservatorismo delle idee da parte degli skeptics, conosciuto come "il rasoio del frate Occam", il rasoio che taglia via tutte le considerazioni del libero pensiero che non sono allineate con l'ideologia dominante.

 La struttura ternaria della sfera individuale secondo il complesso esoterismo della Qabbalah ebraica
La struttura ternaria della sfera individuale secondo il complesso esoterismo della Qabbalah ebraica

Sopravvissero allo sterminio culturale perpetrato dalla Discovery Doctrine solamente i cosiddetti "Popoli naturali", presenti oggi all'ONU con il 25% della popolazione mondiale, che si opposero strenuamente all'azione oscurantista e dominatrice dell'Europa cristianizzata. E oggi i Popoli naturali sono gli unici a continuare l'antica tradizione edenica, apparentemente scomparsa nei media del "mondo maggioritario" e vanamente cercata degli esoteristi che loro malgrado sono prigionieri della loro inevitabile ignoranza.

Se non ci fossero state le nefaste azioni della Discovery Doctrine e del rasoio di Occam ad oscurare la cultura del pianeta, con tutta probabilità l'umanità sarebbe avanti sul cammino del suo progresso culturale e scientifico di almeno un millennio.

Basti pensare all'azione censoria perpetrata nei confronti di Galileo Galilei, alla cancellazione sistematica della cultura dei Nativi europei da cui comunque la Chiesa ha scippato molte cose, ad un Tesla vilipeso poiché si mostrava di andare controcorrente a cui in ogni caso dobbiamo molto, come l’evento della corrente elettrica che oggi giunge in tutte le abitazioni e che alimenta i nostri computer.

La Discovery Doctrine ha privato di preziosi step evolutivi l'Individuo e l'intera umanità, ed ha solo finito per rafforzare religioni e ideologie retrive. Forme di pensiero che non hanno certamente a cuore il benessere dell'individuo, né l'opzione di concedere il diritto di una possibile partecipazione libera e individuale al trascendente.

Diritto che ogni libera creatura si è trovata, dal momento della sua nascita, elargita naturalmente e insindacabilmente dalla grandezza mistica della Natura.


Il danno continua

Oggi, a distanza di millenni dal lontano Concilio di Costantinopoli, il dualismo "corpo" e "anima" sembra sussistere ancora, creando nella cultura e nella scienza del mondo maggioritario un bel po' di problemi di comprensione sulla dimensione esperienziale individuale.

Nonostante l'azione evangelizzatrice, sostenuta dalla Discovery Doctrine della Chiesa del '400, si sia parzialmente assopita, il problema generato dal Concilio di Costantinopoli continua tuttora, producendo nefasti esiti sulla vita degli individui e complicando il lavoro di ricerca di filosofi e di psicoterapeuti.

L'individuo, prima del Concilio, poteva identificare la sua realtà personale nell'Io consapevole e intravedere in esso il riflesso mistico del Trascendente senza dover nulla alla mente e ai sensi del corpo. Questo gli permetteva di mettere al giusto posto le sue esperienze interiori relativizzando con la soggettività del visibile ordinario quanto poteva accadergli sul piano del corpo fisico e della fluidità ondivaga del piano mentale.

Questa chiarezza gli dava modo di fare delle scelte di vita e di comprendere quale sentiero interiore doveva percorrere per poter dare una sua effettiva risposta al Trascendente senza dover ricorrere alle rivelazione delle religioni del caso e agli insegnamenti di maestri di alcun genere.

Oggi, nella immatura dicotomia di "corpo" e "anima" che gli è stata imposta, l'Individuo rimane inevitabilmente confuso nel focalizzare la sua reale identità e può scadere a ricondurre quanto può realizzare esperienzialmente solamente sul piano fisico del corpo e sulla aleatorietà del piano dell'anima, finendo per non capirci più nulla.

L'anima, secondo la visione del Concilio di Costantinopoli, doveva comprendere il senso di sé dell'individuo quanto i suoi sentimenti e le sue emozioni. Questo nuovo ente era così inteso onnicomprensivo di tutta l'esperienza umana dell'interiore. Venivano a miscelarsi tra di loro lo stato di coscienza dell'individuo con le varie pulsioni possibili della mente. Pulsioni che vanno dalla sessualità a quella dell'odio, dal senso di possesso alla spossatezza psicologica, dalla schiavitù delle fobie al rancore verso gli altri sino alla trappola dell'amore che nasce dal senso biochimico dell'innamoramento. Non solo, si giungeva anche a fondere lo stato di consapevolezza con i bisogni associati al sesso di appartenenza che portavano l'individuo a sentirsi "donna" oppure "uomo"…

 L'esperienza della meditazione porta a dimostrare la realtà dell'Io consapevole che può elevarsi al di sopra dei sensi e della mente
L'esperienza della meditazione porta a dimostrare la realtà dell'Io consapevole che può elevarsi al di sopra dei sensi e della mente

Unica realtà concessa dall'invenzione dell'anima risultava essere l'adeguamento consapevole alle morali ideologiche abilmente imposte sino a farle percepire come una realtà esistenziale. Inutile dire che se non esiste l'indicazione culturale di poter distinguere l'Io consapevole dalla mente, risulta evidente che entrambi condividono lo stesso evento di invisibilità esperienziale.

Un caos interiore da cui ancora oggi risulta impossibile districarsi per chi non abbia idea che la mente e la coscienza del proprio Io consapevole sono due cose distinte e diverse, con caratteristiche diametralmente opposte, e che vederle in uno stesso ente individuale non ha nessun senso.

Con la creazione del solo ente definito come "anima", visto che né la psiche né lo stato di coscienza possono essere visti come il corpo, il progetto ecclesiale voleva identificare l'invisibilità dei processi che non appartengono alla fisicità corporea.

Ma l'individuo, nella sua identità reale di Io consapevole, come può essere confuso con la torbidità dei processi della mente, se non per un astuto disegno di dominazione degli individui?

C'è da chiedersi in effetti se questo vetusto progetto fu frutto di ignoranza ecclesiale di chi non aveva mai raggiunto e sperimentato la dimensione spirituale, oppure fu l'esito di un’abile metodica didattica che nella mistificazione poteva asservire meglio l'individuo alla religione negandogli il suo libero arbitrio.


La risposta dell'Ecospiritualità

Oggi, il problema di questo progetto ecclesiale continua a fare danni. Per fare un esempio eloquente: Tizio ha mal di denti, ma consapevole che è un dolore proprio del suo corpo, non ne fa un caso esistenziale. Consapevole che è il corpo ad avere il problema, e che lui non è il corpo, si rivolge senza problemi a un dentista in grado di risolvergli il problema.

Ma purtroppo può accadere che Caio, ignorante e partigiano di quanto è stato proposto dalla filosofia obsoleta che ha chiuso tutto dentro all'involucro fittizio dell'anima, trovandosi con la testa farcita di torbidi pensieri, solo perché la sera prima aveva mangiato pesante, non ha assolutamente chiaro il fatto che è la sua mente ad avere il problema e non la realtà del suo Io consapevole.

Caio non penserebbe affatto che è la mente ad avere un problema facilmente superabile con una buona meditazione. Penserebbe inevitabilmente che è lui come individuo ad avere un problema serio di natura esistenziale che giunge a coinvolgere il suo rapporto con tutto quanto gli sta intorno. Non è in grado di avere idea, come è capitato a Tizio, di capire che lui non è la mente e che è la mente ad avere i suoi relativi problemi.

Pertanto, sull'onda dei suoi torbidi pensieri, Caio si lascerà andare ad una crisi esistenziale che potrà sfociare in uno stato depressivo che, se non curato, può portare anche alla malattia e in casi estremi, alla prematura morte.

Ma probabilmente, prima che accada l'irreparabile, Caio correrà a confrontarsi con un sacerdote, per chiedere perdono della sua inadeguatezza morale, oppure andrà dal suo psicoterapeuta per cercare aiuto al fine di riportare equilibrio e armonia nella sua "anima".

Il sacerdote lo imbonirà con tanti buoni consigli, ricordandogli i precetti che lo portano sulla "retta via" e quindi all'armonia della sua anima, senza tuttavia potergli risolvere effettivamente il problema. Caio sentirà ancora di essere un disadattato e inizierà probabilmente un processo interiore che metterà in crisi il suo rapporto con il partner, con gli amici e con la sociètà. Magari potrebbe addirittura darsi alla droga e pensare al suicidio.

Sorte migliore non spetterebbe a Caio se si rivolgesse al suo psicoterapeuta. Il quale, da parte sua non ha assolutamente gli strumenti adatti per aiutarlo poiché è anche lui imbevuto della cultura obsoleta del modello psichico che è stato forgiato dalla psicoanalisi sulla base dell'antico progetto conciliare.

Senza la chiarezza dell'esperienza ternaria dell'individuo, la dualità corpo-anima crea solamente confusione che porta al suo disagio esperienziale. Un disagio che neppure la psicoterapia può curare in quanto mancante della valutazione di un sistema naturale su cui lavorare
Senza la chiarezza dell'esperienza ternaria dell'individuo, la dualità corpo-anima crea solamente confusione che porta al suo disagio esperienziale. Un disagio che neppure la psicoterapia può curare in quanto mancante della valutazione di un sistema naturale su cui lavorare

L'unico aiuto che lo psicoterapeuta potrebbe dare a Caio consisterebbe nel costituire una sorta di punto di appoggio consolatorio, di "pseudo-genitore", a cui ricorrere per puntellarsi e provvedere progressivamente ad una confessione liberatoria, come potrebbe fare in un qualsiasi confessionale di una Chiesa. Un processo liberatorio che comporterebbe un periodo di molti anni di sedute basato soprattutto sull'apporto del transfert di autorevolezza che lo stesso psicoterapeuta gli potrebbe regalare.

E pensare che lo psicoterapeuta, non certamente il sacerdote, se avesse chiaro che cosa è accaduto ai danni dell'umanità in quel lontano tempo di Costantinopoli, potrebbe aiutarlo dicendo semplicemente "lasciamo perdere, andiamo insieme a fare meditazione per uscire dalla melma della mente, risolviamo i nostri e i problemi dell'intero pianeta…"

Caio verrebbe così a scoprire una esperienza di libera vita creativa, negata dall'obsolescenza storica, che porterebbe ad una visione ecospirituale del mondo. Quella, appunto, dell'esperienza vitale degli individui che appartengono alla cultura dei Popoli naturali dell'intero pianeta, che si sono sottratti da sempre al giogo ideologico della Discovery Doctrine.

Risulterebbe l'esperienza di un individuo maturo che vive una sua reale armonia interiore, basata sul pragmatismo della meditazione, che è in grado di rapportarsi creativamente con altrettanta armonia con l'ambiente in cui vive senza problemi di sorta e senza riceverne di riflesso.

Avrebbe modo di dare corpo al principio dell'ecosostenibilità ambientale, rispettando la vita e la dignità di tutte le altre creature con cui convive, dai suoi simili a tutte le forme animali.

Avrebbe modo di andare oltre la percezione dell'aspetto fisico dei prati e del cielo stellato con cui si presenta la Natura in cui vive la sua esistenza, per comprendere intimamente che essa non è altro che la manifestazione di una realtà trascendente, invisibile e immateriale, da cui tutto dipende e nella cui conoscenza può trovare una effettiva e concreta gioia di vita.

E così potrebbe realmente rispondere al richiamo del Trascendente, per se stesso, per gli altri e per la Grande Opera in atto.


www.giancarlobarbadoro.net