Scienze

La Cina vuole inviare un robot sulla faccia nascosta della Luna

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20 Ottobre 2015
La Cina vuole inviare un robot sulla faccia nascosta della Luna

Il piano prevede lo sbarco della sonda Chang’e-4. Mai nessuno finora è arrivato sulla superficie del lato oscuro del nostro satellite


I cinesi, in attesa di arrivare con i loro taikonauti, stanno organizzando una missione robotica mai tentata da altra nazione. Prima del 2020 sbarcheranno con un piccolo rover sulla faccia nascosta della Luna. Zou Yongliao, dell’Accademia cinese delle scienze, lo ha annunciato durante un forum a Pechino dedicato all’esplorazione profonda dello spazio. Già nei mesi scorsi la notizia correva con qualche indiscrezione, ma ora il progetto è pienamente in corso e i dettagli sono precisati.

Il piano prevede lo sbarco della sonda Chang’e-4, che è la riserva perfettamente uguale nelle caratteristiche di Chang’e-3 arrivata sulle sabbie seleniche due anni fa con il robottino Yutu.

«La Cina sarà la prima nazione a compiere una impresa del genere», ha riferito all’agenzia Xinhua il professor Yongliao. La prima immagine della faccia nascosta del nostro satellite naturale la forniva la sonda sovietica Luna 3 nel 1959. Erano passati appena due anni dal lancio del primo Sputnik sorprendendo di nuovo il mondo per il successo del complicato exploit tecnologico. E la fotografia rivelò un mondo completamente diverso: la superficie era priva dei grandi «mari» del volto a noi noto ed era butterata da una miriade di crateri da impatto. Poi la storia portò addirittura dodici astronauti americani a camminare lassù tra il 1969 e il 1972 per detronizzare Mosca. Ma gli sbarchi delle sonde automatiche o degli uomini avvenivano tutti nella faccia perennemente visibile per avere comunicazioni dirette.

Gli scienziati guardano all’altra parte soprattutto per le ricerche di radioastronomia. L’interesse sarebbe quello di installare dei radiotelescopi che potrebbero agire indisturbati perché le loro parabole non sarebbero inquinate dalle trasmissioni terrestri diffuse nello spazio. «Se sistemassimo un spettrografo di frequenze sulla faccia nascosta», nota Yongliao, «registreremmo il vuoto».

Ma a questo si aggiungono due ulteriori interessi: il primo riguarda la presenza dell’elio-3, un elemento giudicato prezioso per i futuri reattori a fusione nucleare che si costruiranno sulla Terra per produrre energia senza i problemi delle scorie radioattive; il secondo è legato all’acqua presente nel suolo lunare confermata dalla sonda indiana Chandrayaan e vista come una risorsa determinante per le future colonie lunari. Per queste ragioni gli scienziati cinesi stanno valutando la possibile zona dello sbarco al fine di ricavare i maggiori vantaggi sui tre fronti d’indagine.

La Luna è il programma spaziale più strategico varato dalla Cina, ma nel frattempo si sta lavorando anche per la costruzione di una stazione spaziale (già sono stati sperimentati i moduli abitati Tyangong) e in prospettiva per arrivare su Marte. Per questo ultimo obiettivo Pechino sta collaborando anche con Mosca.


(Dal Corriere della Sera dell’11 settembre 2015 – Per gentile concessione dell’Autore)


Giovanni Caprara, giornalista e scrittore, è responsabile della redazione scientifica del Corriere della Sera