Scienze

Plutone: una missione lunga quasi 10 anni

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23 Luglio 2015

La sonda della NASA New Horizons – Image NASA

New Horizons, la sonda della NASA alla scoperta di Plutone, ha conquistato la prima meta. E’ solo il primo passo di una ricognizione ancora più importante nella Fascia di Kuiper alla scoperta di migliaia di piccoli corpi rocciosi


New Horizons ha conquistato la prima meta, Plutone, mostrandocene il volto finora sconosciuto. I sette strumenti imbarcati lo hanno scandagliato per sciogliere nel velocissimo passaggio ravvicinato tutti i misteri trattenuti finora. Lo sapremo nelle prossime ore quando vedremo le immagini del passaggio e alla Johns Hopkins University cominceranno a legge i dati trasmessi. Ma il grande e a lungo inseguito obiettivo, in realtà è solo il primo passo di una ricognizione ancora più importante per certi aspetti.

La sonda della Nasa si è tuffata, infatti, nella terza zona del sistema solare, la più esterna (fascia di Kuiper) dopo quelle dei pianeti rocciosi e dei pianeti gassosi, e caratterizzata da corpi ghiacciati. Da qui partono anche le comete di breve periodo. Questa fascia estrema, estesa circa 3 miliardi di chilometri e che nasconde i resti della formazione del Sistema solare, attende di essere esplorata non solo per aiutarci a raccontare la storia delle nostre origini, ma anche i meccanismi che hanno portato alla formazione di Plutone e Caronte, l’anomalo piccolo sistema di due corpi che ruota attorno a un punto di gravità.

E, soprattutto, New Horizons scrutando da vicino le profondità dovrà cogliere la presenza di altri corpi celesti e dare concretezza alle stime teoriche finora elaborate che parlano di almeno 100 mila pianetini con un diametro superiore ai cento chilometri. Per i più piccoli si ipotizzano addirittura milioni di corpi. E poi ci sono i misteri dell’atmosfera di Plutone, con una pressione 50 mila volte più bassa di quella della Terra e con azoto e metano e altri idrocarburi (interessanti materiali organici). Forse c’è pure la presenza di un mare nascosto sotto i ghiacci sia di Plutone che di Caronte.

Insomma, tante domande dalle quali gli astronomi si aspettano risposte grazie a New Horizons che ha completato la ricognizione del Sistema solare dopo le imprese dei Pioneer e dei Voyager che ci avevano portato prima a Giove e Saturno e poi sino a Urano e Nettuno.


(Dal Corriere della Sera del 14 luglio 2015 – Per gentile concessione dell’Autore)


Giovanni Caprara, giornalista e scrittore, è responsabile della redazione scientifica del Corriere della Sera