Personaggi

Infiniti mondi, infinite esistenze...

Stampa
18 Ottobre 2012

L’Avatar di un fan di Leonardo Patrignani mentre legge il romanzo "Multiversum" in Second Life

Quante sono le possibilità della nostra esistenza? In quanti universi esistiamo? Ne parliamo con lo scrittore Leonardo Patrignani, autore del romanzo “Multiversum”


La possibilità di esistere non solo nel nostro universo, ma in altri mondi paralleli ha affascinato da sempre gli scrittori di fantascienza e non solo. Fantasticare sulle innumerevoli strade che possono intrecciarsi sul percorso della nostra vita, magari cambiando radicalmente la nostra esistenza, oppure ipotizzare che accanto al nostro universo ne esistano infiniti altri, in cui noi senza saperlo portiamo avanti una vita parallela, è insieme un rompicapo e una idea intrigante.

Oggi le nuove frontiere affrontate dalla scienza ci fanno vedere queste ipotesi come delle possibilità non poi così remote.

Ne parliamo con Leonardo Patrignani che, con il suo romanzo “Multiversum”, ci stimola la fantasia e ci pone degli inquietanti interrogativi.

“Multiversum” è il primo libro di una trilogia pubblicata dalla Mondadori, uscito in Italia lo scorso marzo. Il libro è andato in ristampa dopo soli 3 mesi dall’uscita e i diritti di traduzione, al momento, sono stati acquisiti da 7 Paesi (Francia, Germania, Spagna, Bulgaria, Turchia, Australia, Polonia). L’uscita del secondo atto della saga, dal titolo “Memoria”, è prevista per il 19 febbraio 2013.

Laonardo Patrignani è anche musicista: con lo pseudonimo di Patrick Wire ha fondato i Beholder, heavy metal band milanese che ha partecipato a prestigiosi concerti come i Gods of Metal. Leonardo è anche doppiatore professionista ed ha doppiato videogiochi internazionali.

Nel suo romanzo, Leonardo tratta la teoria del Multiverso, secondo la quale esistono infiniti mondi come infinite sono le possibilità della nostra esistenza. Si suppone che queste realtà non siano in contatto tra loro, ma per i protagonisti del libro gli universi inspiegabilmente si incontrano.


Il nostro incontro è stato un caso fortuito: ho trovato il tuo libro al Salone Internazionale del Libro di Torino e mi ha colpito il titolo, “Multiversum”. Infatti l'ho comprato, l'ho letto, anzi l'ho divorato, perché è un argomento che mi ha sempre attirato moltissimo, e devo dire che l'hai reso molto bene. E' un libro che non può passare inosservato. Ma come ti è venuta questa idea?

Ho capito che siamo sulla stessa lunghezza d’onda, entrambi siamo abbastanza attenti a queste teorie di confine, queste scienze ancora non del tutto spiegate. Da sempre mi sono interessato a documentari su questi argomenti e a tutto ciò che riguarda le scienze di confine, argomenti ancora non del tutto spiegati e spiegabili.



Multiversum, il primo romanzo della trilogia pubblicata da Mondadori

Le nuove frontiere della scienza...

Nuove fino a un certo punto, perché la teoria del multiverso viene dagli anni '30/'40. È nuova forse perché ci vorrà ancora un bel po' prima di spiegarla per bene, è ardua anche per gli stessi scienziati che devono giustamente fare i loro esperimenti. Comunque era una delle teorie che mi affascinavano di più. La mia domanda ricorrente è: cosa sarebbe successo se avessi preso una strada differente quel giorno... Si potrebbe stare qui a parlarne fino a dopodomani. Tema molto interessante da sviscerare, e in effetti anche l’esperimento di percorrere una strada che di solito non prendiamo per andare nello stesso punto è interessante, è un cambiare qualcosa di usuale, qualcosa che non facciamo di solito.


Solo che questi universi, se mai esistono, di solito vanno per vie parallele ma non si incontrano, invece tu hai fatto in modo che si incontrassero, e questo è affascinante.

Sì: nel mio romanzo, il concetto base, quello che viene ripetuto spesso anche dai protagonisti è “la nostra mente è la chiave”, per cui il mio è un multiverso mentale, nel senso che lo spostamento tra le varie dimensioni avviene proprio per mezzo del pensiero, della mente. Quindi è la mente che si collega ai nostri alter-ego, e non noi che passiamo in un worm-hole e ci troviamo da un'altra parte dove magari c'è anche il nostro doppio, che chiaramente esiste anche lui. No, non ci sono i doppi, ci sono gli alter-ego in questo caso, versioni alternative di noi che hanno preso strade diverse.


Quindi secondo te esiste un Leonardo Patrignani anche in altri universi?

Sì, assolutamente, ne sono convinto, purtroppo (ride).

A livello narrativo è sicuramente uno spunto che spalanca le porte alla fantasia. Sul piano scientifico, dovremmo essere davvero degli scienziati per capire effettivamente la meccanica quantistica che poi è alla base della teoria del multiverso. Per quanto riguarda l'osservazione quantistica, quindi delle particelle elementari, subatomiche, l'unica spiegazione possibile per gli scienziati è quella del multiverso. Forse il multiverso è davvero l'unica soluzione per spiegare alcuni fenomeni che noi chiaramente non possiamo capire non essendo scienziati.


Ma anche gli scienziati a volte brancolano nel buio, proprio per via dei paradossi presentati dalla fisica quantistica.

Lo stesso Einstein, prima l’ha rifiutata, poi l’ha adottata, ma è morto senza riuscire a portare a termine....


...la famosa Teoria del Tutto, su cui gli scienziati si dibattono ancora oggi.

Esatto. Questo dibattito è molto interessante, anche perché non posso rispondere come risponderebbe un Einstein di turno perché non ne sono in grado. Però per quello che ho capito durante la stesura del romanzo, visto che un po' di informazioni ovviamente le ho reperite, l'unica cosa che ho veramente capito è che dobbiamo svincolarci dall'osservazione di tutti i giorni. Perché è impossibile capire certi meccanismi come quelli quantistici se siamo legati a un'osservazione della fisica classica, catalogando quello che vediamo tipo “ho davanti un tavolo, ho in mano un telefono...” Invece quando si osservano i quanti interagire, quindi le particelle elementari di energia, e noi stessi come agglomerati di particelle, noi li vediamo in una forma fissa e corpuscolare, ma quando non li osserviamo sono in tutte le forme possibili delle funzioni d'onda. Quindi tutto dipende dalla nostra osservazione: nel momento in cui noi osserviamo, vediamo qualcosa di diverso, osservando i quanti, rispetto ai vari stati possibili dei quanti che danno origine alla possibilità dell'esistenza di universi paralleli in cui agiscono. Tutto questo è talmente lontano dalla nostra visione “normale” delle cose di tutti i giorni che è veramente difficile dibattere su questo e non ne sarei neanche in grado.


Avendo a che fare spesso con gli scienziati del CERN, vedo che anche loro si dibattono in queste tematiche. La cosa più interessante è quella che dicevi tu poco fa: astrarsi un attimo dalla visione scontata del nostro universo quotidiano. Forse lì cominci ad avere, non dico delle risposte perché le risposte non ci sono ancora, ma almeno delle intuizioni. Intuizioni che poi portano magari anche a dei bei libri come il tuo.

Grazie. La nostra è una visione comunque limitata del mondo, la percezione che noi abbiamo di ciò che ci circonda è molto limitata, basti pensare che un fischietto a ultrasuoni non lo sentiamo. Anche quello che vediamo, ad esempio i colori: ne percepiamo una gamma molto limitata.

Il film Matrix fonda il suo pensiero narrativo proprio su questo: “cos'è la realtà che ci circonda?” “Questa sedia è reale?” dice Morpheus nella scena clou. Che cos'è reale? Come fai a spiegare una cosa reale? Tutto è frutto dell’interpretazione di segnali elettrici del tuo cervello.


Tu sei anche musicista. Sei fondatore dei Beholder, tra l’altro un ottimo sound! Continuate a esibirvi?

Ci siamo sciolti nel 2004...



Leonardo Patrignani a Rai 1

Non pratichi più l'arte della musica?

Più o meno, nel senso che mi è sempre piaciuto molto comporre, oltre a cantare come in quel caso, quindi ogni tanto mi capita di comporre qualche tema musicale.


Uno dei tuoi brani si intitola “No religion”. Perchè?

Perché ho una visione abbastanza laica della vita, diciamo così. Io credo più nell'uomo che in un potere sovrannaturale o in una creazione sovrannaturale dell'universo. Credo che le religioni abbiano fatto più danni che altro su questo pianeta, non so sugli altri... (ride)


È abbastanza evidente, non si può negare.

È abbastanza evidente, è sotto gli occhi di tutti. Sono quasi arrivato a pensare che, anche se dovesse esistere qualcosa di sovrannaturale che i religiosi possono chiamare Dio, bisogna discutere dell'utilizzo che ha fatto l'uomo di questa esistenza. Per fare una battuta, dico spesso “Non gli conviene esistere” perché è stato preso a pretesto per fare delle nefandezze.


Non è così per tutti. I Popoli Nativi, i Popoli Indigeni, hanno una loro religiosità completamente diversa.

Assolutamente. Io rispetto in maniera totale qualsiasi tipo di spiritualità. Però è un discorso molto differente da quello delle religioni. La spiritualità di ognuno, e anche la ricerca di un rifugio di qualsiasi tipo, per qualsiasi persona in situazioni difficili, è assolutamente fuori discussione perché fa parte dell'animo umano. Ma poi ci sono le multinazionali...


Sono d'accordo anche su questo. In fondo anche la scienza ha bisogno della filosofia. Le nuove frontiere della scienza arrivano anche a toccare la filosofia, è inevitabile.

Einstein era un grande filosofo.


Qual è il messaggio che vuoi lanciare con il tuo libro?

Ce ne sono alcuni. Intanto vorrei regalare una bella avventura a chi lo legge. Ma uno dei messaggi è che la morte non esiste in realtà. Ed è uno dei segreti del multiverso, io posso affrontare delle difficoltà da una parte e vincere dall'altra. Posso morire in una realtà e posso continuare a vivere in un'altra. Se mi slego da questo mondo in cui vivo e penso a un multi-mondo, le possibilità sono infinite, le strade le posso percorrere tutte. Quindi uno dei messaggi principali è che la morte possa essere superata.


Com'è il tuo rapporto con la morte?

Il mio rapporto con la morte (ride), ci rido sopra come vedi.


Anch'io ci rido sopra, perché non è una cosa cupa, non è un argomento tabù.

Diciamo che più tardi ci arriviamo meglio è. Se posso fare un piccolo inciso forse un po' triste, questo libro è nato anche da un'esperienza di morte: avevo perso mio padre nel 2008 e ho iniziato a scrivere questo romanzo nei mesi successivi, forse anche come reazione. Per cui probabilmente questo romanzo è nato da quell'esperienza e oggi mi viene da pensare, a 6-7 mesi dall'uscita, che forse non sarebbe mai nato se non fosse accaduto quel che è accaduto.



Leonardo Patrignani firma il suo romanzo al Salone Internazionale del Libro di Torino

Quindi può essere anche inteso come un bel regalo che ti è arrivato da tuo padre.

Può essere un'eredità artistica, può essere interpretato in vari modi: un segnale, una spinta energetica, chiamiamola così. Però in effetti anche un romanzo può nascere dalla fine di qualcosa, anzi spesso nasce dalla fine di qualcosa, un amore magari.


Ti sei posto il problema di cosa succederà quando morirai? Andrai in un altro universo?

Appunto, se mi sveglio da un'altra parte le teorie sono confermate. Con la visione laica che ho della vita non mi sono posto alcun problema, perché nel momento in cui smetterò di respirare, adiós.

A volte sento dire: “preferisci la cremazione o l'inumazione canonica?” io non ci sarò quel giorno, per cui se volete fate voi... è uguale, quello che costa meno!


La prossima puntata della saga è prevista per febbraio 2013. Anche il titolo “Memoria” lascia presagire molte cose...

“Memoria” è un concetto fondamentale nel romanzo, soprattutto nel finale del primo per chi l'ha letto, ma non rivelo niente sulla trama, non spiego cos'è “Memoria”. Però è un concetto molto importante, si riparte da lì e la saga va avanti. E si chiuderà con il terzo libro nel 2014 o nella fine dell'anno prossimo, questo ancora lo dovrà decidere l'editore. Insomma sono in fervente attesa per questo 19 febbraio.


Penso che la tua vita abbia subito una svolta nel momento in cui hai firmato questa trilogia.

Decisamente. Potevo aspettarmi qualche interessamento da parte di case editrici magari più piccole. A volte magari pecco di presunzione o sono un po' troppo ottimista, ma anche quando suonavo ero così, quindi sarà un problema del mio DNA. Di solito quando produco qualcosa, oppure profondo tutte le mie energie in un lavoro, mi aspetto che ci sia dell'interesse verso questo lavoro, questo se ho lavorato bene, perché quando lavoro male sono il primo a prendere il prodotto e lanciarlo dalla finestra, ne ho lanciati tanti.


A volte però ci vuole una bella dose di fortuna. Perché magari uno è bravissimo ma non ha quelle possibilità.

Sembra assurdo dirlo, ma la fortuna è alla base. È una di quelle ragioni per cui magari in quest'universo ho scelto la strada giusta, ho incontrato le persone giuste, chissà...


Oltretutto era il tuo primo libro.

È il primo libro pubblicato a tiratura nazionale, in realtà ne avevo già pubblicato uno nel lontano 2003, per un piccolo editore di Torino che si chiama Elena Morea Editore. Un libro che praticamente sul mercato non è mai esistito, un thriller abbastanza “Kinghiano”. Io sono un fan di Stephen King, quindi avendolo scritto a 19 anni, il primo libro che riuscivo a finire sulla lunga distanza era chiaramente di matrice “Kinghiana”, abbastanza claustrofobico, una situazione thriller. Fu pubblicato da un editore talmente piccolo che - ai tempi suonavo - lo vendevo al banchetto insieme ai dischi, si chiamava “Labirinto”.


C'è stato un bel salto allora quando sei passato alla Mondadori.

C'è stato un bel salto, intanto c'è stata tutta la carriera musicale che poi ho abbandonato. Passare a Mondadori ovviamente ti dà un ampio respiro, presentazioni di un certo tipo... insomma sai che a quel punto sei su vasta scala.


Ora anche all'estero, in 7 Paesi.

Ecco, quello ti assicuro che proprio non lo immaginavo. Anche se ho un agente letterario che prima ancora di negoziare e chiudere questi contratti me l'aveva detto. Mi aveva detto “guarda che io questo libro te lo vendo in X paesi, sicuramente”. Io da esordiente rispondevo “Sì, va bene... lo vediamo quando accadrà”. Non per poca fiducia nell'agente, che è un grandissimo agente, ma per minor fiducia nei miei mezzi comunicativi. Paesi come l'Australia che prevedono quindi un'edizione in lingua inglese, significano un traguardo incredibile, perché di solito il mercato inglese non risponde positivamente, non è molto interessato al nostro mondo editoriale “piccolo”. Per cui è un bellissimo traguardo, mi fa molto piacere. Il primo libro esce a gennaio in Spagna e quindi inizia anche lì l'avventura... vedremo.