Indigenous Peoples |
I Popoli naturali si ritrovano all’ONU di Ginevra |
11 Luglio 2012 | ||||||||
È iniziato alle Nazioni Unite di Ginevra l’annuale “Expert Mechanism on the Rights of Indigenous Peoples”
Si sta svolgendo all’ONU di Ginevra l’annuale meeting di esperti sui diritti dei Popoli Indigeni, denominato “Expert Mechanism on the Rights of Indigenous Peoples” (EMRIP). Questa assemblea è un corpo sussidiario del Consiglio per i Diritti Umani istituito con lo scopo di fornire al Human Rights Council la consulenza tematica, sotto forma di studi e ricerche, sui diritti dei Popoli indigeni e di suggerire proposte per la loro tutela. L’EMRIP, alla sua quinta sessione, raduna anche quest’anno esperti e rappresentanti indigeni da tutti i continenti che attraverso relazioni e dibattiti porteranno avanti il lavoro iniziato più di 20 anni fa proprio qui a Ginevra con il Working Group on Indigenous Populations, sfociato poi nel Permanent Forum on Indigenous Peoples dell’ONU di New York. Il lavoro di questa Commissione consiste in ultima analisi nel creare le procedure affinché la Carta dei Diritti dei Popoli Indigeni, approvata dall’ONU nel 2007, non rimanga un atto puramente morale, ma venga applicata dagli Stati. In questi cinque anni di lavoro dell’EMRIP sono stati affrontati temi fondamentali. La prima fase è stata dedicata al diritto all’istruzione dei Popoli indigeni e alle modalità per la sua applicazione. Nella seconda la Commissione di Esperti ha affrontato la questione dei diritti degli Indigenous Peoples a partecipare ai processi decisionali degli Stati. Dal 2011 l’EMRIP si sta focalizzando su una terza fase di lavoro, tanto delicata quanto emblematica: il diritto dei Popoli indigeni alla propria lingua, alla propria cultura e identità.
Tematiche che possono sembrare scontate nella nostra epoca, ma che rivelano la profonda discriminazione di cui i Popoli naturali sono ancora oggetto.
Come sempre, l’atmosfera che si respira in queste riunioni è gioiosa e frizzante. Un’assemblea variopinta composta da delegati di etnie da tutto il mondo che esibiscono con fierezza i loro abiti tradizionali, tutti quanti attrezzati con tablet e smartphones di nuova generazione. Le declarations trattano temi scottanti e vengono lette con enfasi e parole toccanti. Il tema principale è l’identità nativa, con tutto quello che implica: la cultura, le tradizioni ancestrali, la lingua. Tutte cose di cui i Nativi per lungo tempo sono stati privati, e questa privazione ha minato seriamente la sopravvivenza della loro cultura e identità. La Ecospirituality Foundation partecipa come ogni anno con i suoi delegati. Ci si ritrova tutti e ormai il rapporto è consolidato. Da un forum all’altro sembra che il tempo non sia passato. Abbiamo assistito agli avvenimenti degli ultimi dodici anni e abbiamo dato il nostro piccolo contributo per la maturazione di una identità nativa globale. Ma il processo era già iniziato molto prima. Sono passati 30 anni dall’ingresso dei Popoli indigeni all’ONU. Il primo passo è stato l’avvio del Working Group on Indigenous Populations, nato in sordina nell’ambito della Commissione per i Diritti Umani, e frequentato all’inizio da pochissimi rappresentanti nativi. Lo scopo era quello di promuovere una Carta dei Diritti dei Popoli Indigeni, un lavoro che si è rivelato arduo per via del difficile rapporto con i Governi e che ha richiesto per la sua stesura circa 25 anni. Ma l’assemblea degli indigenous Peoples nel frattempo è cresciuta sempre di più, e con essa è cresciuta la consapevolezza dell’identità Nativa, una caratteristica che gli Indigenous Peoples hanno scoperto di avere in comune al di là delle differenze geografiche e culturali.
Il lavoro del Working Group di Ginevra è sfociato nel Permanent Forum di New York, dove l’assemblea dei Popoli naturali ha toccato le sue punte massime con più di 3.000 rappresentanti indigeni da tutto il mondo, consolidandosi come l’assemblea più vasta delle Nazioni Unite. Per via della grande partecipazione dei Nativi, il Permanent Forum ha spesso dovuto adottare misure straordinarie e svolgersi in più sale collegate tra di loro da maxischermi, in quanto non vi erano sale sufficientemente capienti per contenere tutti i partecipanti. La Carta dei Diritti è stata finalmente adottata nel 2007, un risultato impensabile solo 10 anni fa, e quello che più conta, è stata adottata anche da tutti gli Stati membri. La Ecospirituality Foundation in tutti questi anni ha sempre sostenuto l’importanza di tutelare, a fianco dei diritti alla terra e ai mezzi di sussistenza, anche le tradizioni e l’identità dei Nativi. Nella versione finale della Carta dei Diritti, questi principi sono presenti in molti dei suoi articoli. Ora il passo successivo è quello di fare in modo che la Carta non rimanga un atto formale, ma venga applicata. Per questo è fondamentale che meccanismi come l’EMRIP continuino a esistere per tutelare, pressare gli Stati, proporre strategie al fine che i Popoli indigeni possano finalmente vantare gli stessi diritti che godono i cittadini della società maggioritaria. E soprattutto è importante che tutti i Popoli autoctoni, di qualsiasi latitudine, possano manifestare le loro culture e le loro tradizioni senza essere oggetto di discriminazioni. Il problema tocca anche noi europei: sono ancora molte quelle comunità autoctone che si ammantano della discrezione per proteggere le loro tradizioni millenarie. Ma queste culture, così come i loro luoghi sacri, non sono tutelate e la loro sopravvivenza è a rischio. Quand’è che vedremo in queste assemblee dell’ONU anche rappresentanti di comunità autoctone di casa nostra? Il processo è avviato. Non resta che andare avanti. Vedere servizi:
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