Esoterismo

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16 Marzo 2013

Spadolini: “Porta Pia, in lontananza San Ciriaco”

L’enigmatico artista Alberto Spadolini


Nel corso di un’intervista il nobile russo Alex Wolfson riferisce che Spadolini:


“… è stato un leale e fervente Rosacroce affiliato in Marsiglia col segreto nome di Magno Albert.

È a l’Hôpital de Dieu come volontario. La sua grande e nascosta passione per l’esoterismo è utile a ispirar balli, poesie, dipinti. È un sensitivo vero, ma non rivelerà mai questo talento.

Si occupò di restauro in Francia presso Bellifer pittore in Paris.”


Per anni abbiamo cercato il ‘pittore Bellifer’ finché, scartabellando in un impolverato volume dal titolo “Les Sociétés Secrètes de Paris” (Pierre Geyraud, 1938) ci siamo imbattuti in Julius Bellifer, alias Jules Boucher, scrittore di simbologia esoterica, allievo del misterioso Fulcanelli.

I momenti più importanti dell’esistenza di Spadolini, l’infanzia anconetana, la giovinezza romana, la maturità parigina, sono rappresentati nei dipinti: ‘Porta Pia, in lontananza San Ciriaco’, ‘Place Saint-Pierre de Rome’, e ‘Notre-Dame de Paris’.

Ricco di simbolismi è il dipinto ‘Tau, l’ultima colonna del Tempio’ in cui cinque personaggi sono sovrastati dalla grande colonna che forma la lettera Tau, di origine biblica, prefigurante la croce utilizzata nel Medioevo dai seguaci di Antonio Abate e dallo stesso San Francesco d’Assisi. Nella sua ‘Vita di San Francesco – Legenda Maior’ scrive Bonaventura da Bagnoregio: “… e in realtà il Santo nutriva grande venerazione ed affetto per il segno del Tau, lo raccomandava spesso nel parlare e lo scriveva di propria mano sotto le lettere che inviava, come se la sua missione consistesse, secondo il detto del profeta, nel segnare il Tau sulla fronte degli uomini che gemono e piangono, convertendosi sinceramente a Cristo” .


Il volume “Spadò il danzatore nudo” di Marco Travaglini, Andrea Livi Editore

Le Cattedrali sono legate fra loro dai Fratelli di Heliopolis, guidati da ‘uomini illuminati’ , quelli evidenziati in rosso, colore che indica il predominio dello spirito sulla materia. Li ritroviamo assetati di verità diretti verso la Fontana di Piazza San Pietro, in attesa di entrare in quel meraviglioso tempio che è Notre-Dame de Paris.

L’eclettico artista Spadolini, come ricorda Jean-François Crance, “Pur non avendo mai ballato improvvisamente si lanciava, colpito da non si sa cosa, per eseguire una danza meglio di chiunque altro. Creava composizioni pittoriche strane e sontuose dopo lunghe meditazioni in una poltrona mentre la sua mente viaggiava verso le sue coreografie ... tutto sembrava conferirgli un’aurea magica ...”


Jules Boucher dedicò un romanzo ad Alberto Spadolini intitolato “Spadò il danzatore nudo. La vita segreta dell’eclettico artista Alberto Spadolini” (Andrea Livi Editore, 2012), di cui pubblichiamo un passo significativo:

Parigi, 1949

Alberto si reca nello studio del Maestro con l’ultimo dipinto esoterico. Sale i tre gradini, osserva le due colonne, percorre il pavimento a scacchiera, volge lo sguardo verso la pietra grezza e quella squadrata prima di raggiungere lo studio...

Sprofondato nella comoda poltrona egli avverte gli arti diventare pesanti, il respiro farsi calmo, profondo e regolare… L’immagine che prende forma nella sua mente proviene da un lontano passato: un apprendista lavora con martello e scalpello la pietra che verrà utilizzata per costruire la maestosa Cattedrale gotica.


Spadolini, “Le Danseur”

A testa china, con decisione, il giovane percuote il duro sasso, mentre l’anziano precettore recita: “… la pietra grezza rappresenta il disordine morale, le imperfezioni del cuore e dello spirito... Tu devi scolpire la tua personalità se vuoi diventare un’opera d’arte vivente… Squadrare con pazienza la pietra con maglietto e scalpello significa smussare i propri difetti, diventare uomini sinceri ed onesti ...”

Quando Spadolini apre gli occhi trova su di sé lo sguardo penetrante del Maestro: “Che gioia vedervi!” Jules Boucher osserva con curiosità il dipinto: “È quanto meno singolare una colonna a forma di Tau!” Alberto indica i cinque personaggi raffigurati: “Ho voluto rappresentare le metamorfosi della mia anima!”

Il Maestro esamina i personaggi che vivificano la tela: il giovane nudo nell’ombra, fuori dal tempio, malinconicamente appoggiato ad una chitarra; la donna patinata d’oro nella semioscurità tiene sollevato un pappagallo, metafora del pavoneggiarsi e dell’apparire; il danzatore di spalle, tolta la maschera troppo a lungo indossata, si dirige a passi di danza verso la luce con l’ardente desiderio di diventare semplicemente se stesso; l’uomo nudo, proveniente da Oriente, scostato il velo di Maya, che rende distorta ogni realtà, scopre la sfera, simbolo della perfezione e della completa trasmutazione dell’anima. Infine la donna spogliata da ogni ornamento di facciata danza felice, al centro del Tempio, pienamente illuminata dalla Luce, sulle mani protese verso l’alto è adagiata la sfera, i capelli si muovono al vento nel segno della completa libertà raggiunta: il bruco è resuscitato sotto forma di una meravigliosa farfalla .

Il Maestro è soddisfatto: “Gli occhi profani leggeranno una parte della verità, solo colui che ricerca con ardore troverà il giusto significato!”

Spadolini sottopone un quesito: “È giusto preferire la pietra grezza a quella squadrata?”

Le dita del Maestro scorrono sulla tela, lungo le pietre all’esterno del Tempio perfettamente squadrate; poi su quelle multiformi che plasmano la colonna centrale: “La verità è multiforme! Il profano che varca la soglia del Tempio è piegato sotto il peso della ‘pietra squadrata’ dai pregiudizi, dalle certezze assolute, dall’incrollabile fede. Ecco perché noi garantiamo ad ognuno la libertà di scolpire la pietra in modo che sia di proprio gradimento: occorre affrancare l’uomo dalla schiavitù del conformismo!”


www.albertospadolini.it