Cinema

Il Tredicesimo Piano

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Realtà virtuale e vita reale: come distinguere l’una dall’altra?



Il film è basato in parte sul romanzo “Simulacron-3” di Daniel F. Galouye. Il tema è già stato affrontato dal film Matrix, ma dato che il film è uscito prima di Matrix, se pur nello stesso anno, è assurdo pensare che Il Tredicesimo Piano possa aver tratto ispirazione dal film dei fratelli Wachowski.

Un noto programmatore, Hannon Fuller, è stato assassinato. Prima della sua morte però lascia un unico indizio all’interno di un mondo virtuale che egli stesso ha progettato e che stava sperimentando: una realtà immersiva seppur virtuale ambientata a Los Angeles, anno 1937 in cui ogni utente impersonifica un avatar, un alter ego ed interagisce con altre “persone” pensanti create da unità cibernetiche. In questo mondo, i personaggi nel momento in cui non vengono comandati dai giocatori reali hanno delle amnesie, non ricordano nulla di ciò che è avvenuto nel frattempo tranne alcuni “deja-vu”…

Inizia così un film che rivela continue sorprese e colpi di scena, in un intrigo tra realtà virtuale e vita reale che si mescolano sapientemente fino a confondersi l’una nell’altra.

La domanda che sorge spontanea dunque è: ma noi siamo davvero reali? In fondo viviamo in un mondo che il nostro cervello ci proietta, non c’è nulla di tridimensionale come vediamo eppure noi questa bidimensionalità del mondo non la percepiamo. E se fossimo una sorta di “second life”? Una realtà virtuale, una simulazione anche noi stessi e ciò che ci circonda? Quante volte magari giochiamo a un videogioco in cui ci mettiamo nei panni di un altro personaggio? E se noi stessi fossimo il personaggio di qualcun altro?

Sembra un film di fantascienza, eppure per quanto ne possiamo sapere potrebbe essere la cruda realtà, noi crediamo di esistere e invece la nostra esistenza è soltanto il frutto di qualcun altro, un creatore…

Tutto intorno a noi, noi compresi, potrebbe essere ologramma. Lo scorso anno nel campo della scienza vi è stata una nuova scoperta: fino ad allora gli ologrammi erano statici, ma nascevano i primi in movimento tridimensionale senza l’ausilio di occhialini appositi, in tempo reale a distanza, esattamente come in “Guerre stellari” dove l'ologramma della principessa Leila, proiettato dal piccolo R2D2 (C1-P8), invoca l'aiuto del maestro Jedi Obi Wan Kenobi per fermare l'imperatore Palpatine.

Noi stessi potremmo essere ologrammi pilotati… e chi può saperlo? Solo i creatori del nostro mondo, ma chissà se anche loro sono reali o anch’essi comandati a loro volta?

Dopo aver visto “Il Tredicesimo Piano” il dubbio resta…



 

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